Evento: Stabat Mater 15-18, Donne in guerra
08/04/2016 - 24/04/2016
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Data di inserimento: 24/03/2016 - 11:19
Luogo: Parma (PR) - Emilia-Romagna
Data di inizio: 08/04/2016
Data di fine 24/04/2016
Descrizione
Lo spazio WoPa Temporary di Parma (Via Palermo, 6) ospita, dall’8 al 24 aprile 2016, “Stabat Mater 15-18, Donne in guerra”, installazione audiovisiva di Pietro Bandini e Mauro Casappa dedicata alle donne che hanno vissuto la Grande Guerra e, per estensione, a tutte le donne che vivono oggi conflitti armati.
Realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale “Workout Pasubio” (Temporary) e le Officine On/Off di Parma, l’esposizione sarà inaugurata venerdì 8 aprile alle ore 18.00.
A partire dalle fotografie di Pietro Bandini, tratte dalla serie “Animha” (2012-2015), un’installazione audiovisiva di Mauro Casappa che porta le donne in prima linea, evidenziando sacrifici e responsabilità pari a quelle dei soldati.
«Siamo andate noi nelle fabbriche svuotate – si legge nella sinossi poetica di Karima Cristina Crosali –, nei campi ondulati, per l’acqua e per il grano, per farci scudo contro un lungo giorno grave. […] Presenti, attente, desolate, in uniformi d’attesa, guardiane, sorelle di retrovie, tra i camini raffreddati e i pianti di fame degli ultimi nati. […]Speranza di ritorni di figli integri, in braccia e gambe, di compagni e fratelli ancor medicati ma caldi, da riabbracciare dopo l’ultimo giorno di armi. Madri, a tenere forte l’ingombro d’essere rimaste, sole, a vigilare con muscoli e senno. Dovrà pur finire la pazzia della morte che squarcia i corpi, che con tuffo di bomba, da sopra la nube, prende uomini e bestie donati senza ragione alla terra».
Con il progetto “Animha” Pietro Bandini racconta la difficoltà di essere realmente liberi, di esprimere se stessi al di là dei condizionamenti imposti dal vivere contemporaneo. Figure femminili che abitano luoghi sospesi, dove l’assenza di indicazioni spazio-temporali ed il mascheramento del volto portano ad associare all’immagine carattere di universalità. Ottenute in fase di ripresa su pellicola in bianco e nero, attraverso la doppia esposizione dello stesso fotogramma, le opere di Pietro Bandini sono stampate su supporti metallici corrosi ed irregolari, la cui materia densa e stratificata rivela brandelli di memoria.
In esposizione, sette fotografie appese a telai di ferro di grandi dimensioni (cm. 300x200x100), disposti a ferro di cavallo. Come spiega Mauro Casappa, ogni lastra è percossa da un frammento di rosario, azionato da un motore elettrico a velocità modulata. Un memento mori, ma anche una generale invocazione al bene, che trova riscontro nell’illuminazione periodica delle opere. Dal fondo buio e fumoso emergono, di tanto in tanto, voci e suoni lontani, ottenuti dalla registrazione di un brano per coro femminile sovrapposto centinaia di volte.
Nel corso della mostra si terranno tre eventi collaterali: domenica 10 aprile, ore 21.00, “Stabat Mater 15-18, SELF”, concerto quadrifonico per danzatrice e tavolo amplificato (ideazione, regia e musiche Mauro Casappa, coreografia e danza Nicoletta Cabassi); venerdì 15 aprile, ore 21.00, performance “Stabat Mater 15-18, Donne in guerra” (ideazione, regia e musiche Mauro Casappa, testi poetici di Karima Cristina Crosali, riproduzione 3D Oscar Accorsi, con Annalisa Pelacci, Francesca Grisenti, Gianfranco Tosi); venerdì 22 aprile, ore 21.00, performance di danza “Stabat Mater 15-18, Lucia” e “Stabat Mater 15-18, Chiara” (regia e musiche Mauro Casappa, coreografie ed interpretazioni Lucia Nicolussi Perego e Chiara Montalbani).
L’esposizione è visitabile fino al 24 aprile 2016, di mercoledì ore 16.00-23.30, giovedì ore 19.00-23.30 e domenica ore 16.00-23.30, oppure su appuntamento (cell. 347 4589365, stabatmater15.18@gmail.com). Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0521 283087, info@workoutpasubio.it, www.wopa-temporary.org. Per contattare Pietro Bandini: cell. 335 5800756, pietro.bandini@phocusagency.com. Per contattare Mauro Casappa: cell. 347 4589365, maurocasappa@libero.it.
Pietro Bandini vive e lavora in provincia di Parma. Da sempre interessato a fotografia, musica ed arti visive, dal 1996 è fotografo ufficiale del “Parma Jazz Frontiere Festival”. Partecipa a numerosi workshop dedicati alla fotografia musicale, collaborando con la rivista “Jazzit” e con il “Festival Internazionale della Chitarra Niccolò Paganini”. Nel 2004 è tra i soci fondatori di “Phocus Agency”. Pubblica i libri “Zone” (2004) e “The book is on the table” (2008). Conduce una ricerca artistica personale, presentata dal 2011 nell’ambito di mostre personali e collettive. Lavora su pellicola in bianco e nero e privilegia la luce naturale.
Mauro Casappa studia musica e composizione presso gli Istituti Musicali di Parma e di Reggio Emilia. Collabora con numerose Compagnie di Teatro e di Danza, con gli artisti plastico-figurativi Oscar Accorsi e Robert Morris e con il regista Peter Greenaway. Da anni si occupa di diffusione audio a canali multipli, in cui il suono “viaggia” nello spazio seguendo percorsi circolari e prospettici. Ha collaborato per diversi anni con “Reggio Children”, progetto formativo dedicato all’infanzia.
Altri eventi dell'inserzionista
Il segreto dei Giusti
23/01/2016 - 21/02/2016
Correggio (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Dal 23 gennaio al 21 febbraio 2016 la Galleria Espositiva del Museo “Il Correggio” (Palazzo dei Principi, C.so Cavour, 7, Correggio) ospita la mostra “Il segreto dei Giusti”, una collettiva a cura di Margherita Fontanesi, promossa dal Comune di Correggio in occasione della Giornata della Memoria (mercoledì 27 gennaio).
L’esposizione, che sarà ufficialmente inaugurata domenica 24 gennaio alle ore 17.00, propone opere di Mirko Baricchi, Paul Beel, Ariela Böhm, Alfio Giurato, Fosco Grisendi, Ester Grossi, Lea Golda Holterman, Federico Infante, Massimo Lagrotteria, Marco Martelli, Matteo Massagrande, Sonia Maria Luce Possentini, Matteo Pugliese, Tobia Ravà, Max Rohr, Matteo Tenardi, Wainer Vaccari. Si tratta di artisti di rilievo internazionale, le cui opere hanno il compito di illustrare l’importantissimo ruolo dei Giusti fra le Nazioni, non ebrei che, durante la Seconda Guerra Mondiale, salvarono tantissimi ebrei dall’Olocausto.
Accanto alla pittura sono stati selezionati per la mostra anche sculture, fotografie e video, offrendo diversi mezzi espressivi e coinvolgendo nuove tipologie di artisti.
Da alcuni anni il Comune di Correggio ha scelto l’arte contemporanea come linguaggio complementare per parlare di Shoah, accanto ai veri e propri approfondimenti storici: se questi ultimi sono essenziali per la narrazione e la conoscenza dei fatti, il linguaggio dell’arte permette di creare quella giusta empatia che tocca le corde più profonde dell’animo umano e apre la strada alla comprensione della storia.
“Il tema, ampio e delicato, è stato affrontato mettendone in evidenza un aspetto in particolare, cioè il ruolo chiave dei Giusti fra le Nazioni che hanno salvato tantissime vite umane rischiando la propria”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi. Non solo protagonisti storici dunque ma grandi esempi morali. Pur non dimenticando i sei milioni di morti della Shoah, la mostra spazia su storie a lieto fine, per ricordare come di fronte al Male si può dire anche no”.
Gli artisti selezionati da Margherita Fontanesi, ebrei e non ebrei, rappresentano bene il panorama dell’arte figurativa contemporanea: “Attraverso le loro opere”, continua il sindaco, “la mostra vuole invitare a conoscere meglio le storie dei Giusti e suggerisce spunti di riflessione su alcuni elementi chiave del loro modo di agire: l’importanza di soccorrere i più deboli, l’anonimato del bene, il coraggio del libero pensiero. Celebrare la Giornata della Memoria, quindi, non significa solo ricordare ciò che è stato, gli orrori che guerra e discriminazioni razziali hanno causato a milioni di innocenti, ma rappresenta un dovere istituzionale perché quelle testimonianze e quell’esperienza sono fondamentali per interpretare l’attualità e le sfide che questa ci pone”.
La mostra è realizzata grazie alla disponibilità di Bonelli Lab (Canneto sull’Oglio, MN), Bonioni Arte (Reggio Emilia), Cardelli & Fontana Arte Contemporanea (Sarzana, SP), Galleria de’ Bonis (Reggio Emilia), Federico Rui Arte Contemporanea (Milano), M77 Gallery (Milano), Punto sull’Arte (Varese), Galleria Restarte (Bologna), Spazio Testoni (Bologna), Zanini Arte (San Benedetto Po, MN).
La sede espositiva è aperta al pubblico il sabato ore 15.30-18.30 e la domenica ore 10-12.30 e 15.30-18.30. Apertura straordinaria, con orari domenicali, mercoledì 27 gennaio, Giornata della memoria. Gli altri giorni su appuntamento (tel. 0522 691806). Ingresso libero. Per informazioni: museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org.
Come ideale finissage della mostra, sabato 20 febbraio, alle ore 17, nella sala conferenze “A. Recordati” di Palazzo dei Principi, il dott. Fausto Ciuffi, direttore della Fondazione Villa Emma di Nonantola, terrà una conferenza sul ruolo storico dei Giusti fra le Nazioni.
La Fondazione Villa Emma nasce nel 2004, ispirandosi alla solidarietà che sessant’anni prima aveva portato la comunità di Nonantola ad accogliere 73 giovani ebrei, provenienti da Germania, Austria e Jugoslavia, alla ricerca di un rifugio nel nostro Paese. La Fondazione Villa Emma opera nei settori della ricerca storica, della formazione e della progettazione didattica; promuove iniziative culturali, con attenzione alla storia e alle memorie della seconda guerra mondiale, ai conflitti attuali, al dialogo tra le diversità e alle problematiche interculturali; intrattiene rapporti e scambi con istituzioni che in Italia e all’estero adottano analoghe prospettive di ricerca, con l’obiettivo di raccogliere e documentare i più importanti risultati dei loro studi.
Dieci anni di Galleria
18/09/2016 - 16/10/2016
Pedaso (FM) - Marche
Inserito da CSArt Serri
Dal 18 settembre al 16 ottobre 2016 la Galleria Marcantoni Arte Contemporanea di Pedaso (FM) presenta “Dieci anni di Galleria (2006-2016)”. Una selezionata scelta di opere di artisti che si sono alternati con esposizioni personali e collettive nei dieci anni di attività.
La sede espositiva nasce nel settembre 2006 a Pedaso, un piccolo borgo marinaro sulla costa sud delle Marche, da un progetto consequenziale all’avveduto ed instancabile collezionismo del suo patron, Gabriele Marcantoni. Proprio dall’aver cercato con sagacia e sicuro istinto i nomi e i pezzi offerti dal mercato si è con il tempo formato quel patrimonio di esperienza e di cognizione che conferisce oggi alla Galleria Marcantoni la patina gratificante della garanzia. Queste scelte hanno comportato sforzi e vera passione, oltre a un lungo lavoro di sensibilizzazione e una partecipazione a valorizzare tutte le esperienze utili ad aprire nuove occasioni di dialogo, di reciproco arricchimento culturale. Scevra da ogni condizionamento di mercato e di moda la collezione della Galleria si presenta come una delle poche associazioni nazionali che ha saputo costruire una propria raccolta attraverso una selezione di opere mirata e attenta alla storia dell’arte. L’orientamento scelto nelle varie esposizioni di questi primi dieci anni di attività è il frutto di tre grandi aree collezionistiche creatisi nel tempo: il verbo visuale, l’esperienza della pittura cosiddetta “sociale” e la grafica d’autore. Scelte di sicuro prestigio storico-culturale, ma di altrettanta difficoltà di affermazione nel sistema dell’arte. Sistema spesso scollegato dal binomio arte e storia e proiettato invece nella richiesta domanda e offerta proveniente dal mercato.
Gli artisti ospitati hanno sempre risposto con grande entusiasmo sia artistico che personale nel proporre le loro opere in galleria. L’alternanza di verbo-visualità e pittura sociale ha fatto sì che si instaurasse un dialogo tra due mondi apparentemente lontani, ma molto affini dal punto di vista delle idee e dei fini comunicativi. Si è così definito nel tempo l’orientamento e la scelta decisa e puntuale delle varie esposizioni proposte. Si sono avvicendati: Paolo Baratella, Umberto Mariani, Eriberto Guidi, Lamberto Pignotti, Lugi Tola, Anna Boschi, Fernando Andolcetti, David Pompili, Arnoldo Ciarrocchi, Alberto Manfredi, Claudio D’angelo, Giovanni Fontana, Fausto Luzi, Paolo Maccari, Paolo Albani, William e Gionata Xerra, Benedetta Montini. La grafica d’autore ricopre, inoltre, uno spazio molto importante nel curriculum della galleria. Passione primogenita, quella delle “carte”, impreziositasi negli anni di nomi di prestigio internazionale. Con il tempo si è potuto dar vita a collettive di firme di sicuro richiamo storico-artistico tra le quali: Vedova, Capogrossi, Mirò, Fontana, Bartolini, Sutherland, Marini, Carrà, Magnelli, Picasso, Castellani, Bonalumi, Leger, Santomaso, Richter e molti altri.
Gli appuntamenti artistici proposti dalla Galleria sono inoltre impreziositi da eventi culturali che gravitano attorno all’arte con la cadenzata proposizione di pomeriggi dedicati alla musica, alla poesia e al teatro. Un luogo quindi non solo dedito all’arte visiva, ma alla cultura a trecentosessanta gradi.
La mostra, che sarà inaugurata domenica 18 settembre dalle ore 18.00, sarà visitabile fino al 16 ottobre 2016, tutti i giorni con orario 17.00-20.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 349 4306492, info@galleriamarcantoni.it, www.galleriamarcantoni.it, www.facebook.com/galleria marcantoni.
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20/02/2016 - 27/02/2016
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Mostra d'arte contemporanea, tenuta presso Palazzo Nervi, a Savona, col patrocinio della circolo culturale VaraggioArt, di Varazze.
Le stanze d'Aragona - Pratiche pittoriche in Italia all’alba del nuovo millennio (Capitolo 1)
12/03/2015 - 02/05/2015
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Prenderà il via il prossimo 12 Marzo a Palermo “Le stanze d’Aragona” un progetto artistico-culturale dedicato alla pittura contemporanea italiana, promosso da RizzutoGallery in collaborazione con il Comune di Palermo, la Regione Siciliana ed ERSU Palermo.
Una trilogia espositiva. Una ricognizione ragionata della scena pittorica italiana degli ultimi anni, filtrata dallo sguardo di due curatori. Una scelta inevitabilmente non esaustiva, ma che partendo da una prospettiva critica riunisca alcuni tra i più interessanti talenti italiani delle ultime generazioni, impegnati in una ricerca (principalmente, ma non esclusivamente) pittorica in cui l’astrazione è protagonista.
È questo il senso del progetto messo a punto da Andrea Bruciati ed Helga Marsala che prenderà vita tra marzo e novembre 2015 attraverso tre appuntamenti: le prime due mostre collettive saranno inaugurate alla RizzutoGallery rispettivamente il 12 Marzo 2015 e il 21 Maggio 2015, e coinvolgeranno otto artisti ciascuna; la terza grande mostra finale sarà inaugurata nel mese di Settembre 2015 in uno spazio espositivo istituzionale e coinvolgerà i primi sedici artisti più altri sedici, per un totale di 32 artisti ed oltre 50 opere d'arte in esposizione. In quest’ultima tappa saranno presenti anche alcune figure riconosciute a livello internazionale, che abbiano rappresentato dei riferimenti diretti o indiretti per le nuove generazioni: una maniera per tracciare delle linee di continuità e di divergenza, identificando processi più o meno sotterranei di germinazione intellettuale e visiva. La mostra finale sarà accompagnata da un ampio catalogo, in cui raccogliere – accanto alla documentazione dell’intero progetto - saggi critici, riflessioni e spunti teorici intorno alla pittura contemporanea.
In un momento in cui l’Italia recupera il linguaggio pittorico come pratica à la page (dopo decenni di isolamento e di mortificazione), “Le stanze d’Aragona” vuole essere un progetto mosso da un’urgenza storico-critica e da una necessità di analisi ad ampio raggio, tra riflessioni estetiche, culturali, di linguaggio e di sistema. La grande tradizione della pittura italiana, nell’ultimo scorcio di secolo non sufficientemente premiata dai contesti internazionali, resta una realtà intorno a cui recuperare consapevolezza e costruire dinamiche virtuose di pensiero, di indagine intellettuale, di veicolazione istituzionale e anche di mercato.
Tantissimi sono i pittori italiani, oggi, che portano avanti ricerche di qualità. Tantissimi sono gli stili, gli approcci, gli immaginari. “Le stanze d’Aragona” ha scelto alcune linee guida, identificando delle emergenze e dei tratti comuni intorno a cui tessere un discorso critico. Il vento nuovo e ciclico dell’astrazione è senz’altro protagonista, ma accanto ad alcune ricerche legate alla figurazione: una maniera per assottigliare la dicotomia netta tra questi due poli, concentrandosi su un pittura dalla natura fortemente concettuale ed intellettuale. In un dialogo nuovo e spesso audace con altri linguaggi affini, dalla scultura all’architettura, passando per l’installazione.
Scegliere Palermo e scegliere un titolo dal sapore quattrocentesco, che riporti alla celebre “stagione internazionale” della cultura siciliana, culminata nei regni di Ferdinando I e Alfonso d'Aragona, non è un caso. E probabilmente è anche una provocazione. Non Milano o Torino, non i circuiti più accreditati, non il centro del sistema italiano. “Le stanze d’Aragona” riparte da un luogo oggi considerato marginale, che un tempo fu fucina di avanguardie e talenti straordinari, per ribadire che il cuore delle cose, e la sostanza, e lo sguardo differente, appartengono non alle forme, non agli equilibri provvisori, non alle gerarchie e le tendenze accreditate. Anzi. Qualche volta è intorno alle luminose periferie – del mondo, ma soprattutto del pensiero – che i tanti centri possibili ruotano e si ridefiniscono.

La prima mostra - che sarà inaugurata il 12 marzo 2015 alla RizzutoGallery - ospita i lavori di Anna Gramaccia, Cristiano Menchini, Lorenzo Morri, Barbara Prenka, Massimo Stenta, Sulltane Tusha, Marco Useli, Serena Vestrucci.
“Al centro una riflessione sulla pelle come superficie: il suo limite è la cornice, il colore il suo cromosoma. Una pittura aniconica quale testimonianza della nostra contemporaneità. Ragionando su queste tre categorie si effettua una ricognizione fattuale tra otto giovanissimi artisti che si cimentano sul dispositivo pittorico. Un campo di alienazione forse, di certo un aggiornamento esperienziale dal celebre Dialogo di Ludovico Dolce (Venezia, 1565), dove si ragionava sulla qualità, diversità e proprietà dei colori e sul suo intenderli e rappresentarli come sostanza e non come sintomo epiteliale. Un atto, il loro, che si esplica su una porzione limitata di spazio ma che potenzialmente si espande fino al punto originario della sensorialità, per una diversa accezione di astrazione”.