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Evento: Achille Ascani, Consolazioni
01/10/2016 - 30/10/2016
Dettagli
Data di inserimento: | 20/09/2016 - 14:38 |
Luogo: | Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna |
Data di inizio: | 01/10/2016 |
Data di fine | 30/10/2016 |
Descrizione
Il Museo dei Frati Cappuccini di Reggio Emilia presenta, dal 1 al 30 ottobre 2016, la mostra fotografica di Achille Ascani, a cura di Andreina Pezzi. Allestita nella biblioteca, in occasione della “Settimana della salute mentale”, l’esposizione sarà inaugurata sabato 1 ottobre alle ore 10.00.
Il titolo della mostra – “Consolazioni” – è tratto dal nuovo progetto del fotografo emiliano, per la prima volta presentato al pubblico.
Come spiega la curatrice, «Achille Ascani ha un rapporto privilegiato con la meccanica e i materiali, che mette in dialogo con la fotografia per creare installazioni. La sua ricerca mostra attenzione verso l’ambiente e, soprattutto, interesse alla persona, testimoniato dalla sua ultima produzione, in cui lo sguardo fotografico si posa su alcune delle più importanti piazze italiane, portando a riflettere sulle abitudini, gli svaghi e le consolazioni dell’uomo, di cui questi luoghi diventano teatro».
Ogni opera fotografica è accompagnata da manufatti in metallo che “guidano” la visione, trasportando lo spettatore in una sorta di camera ottica. Oggetti che sono scelti personalmente dall’autore come chiavi di lettura del proprio lavoro.
L’immagine fotografica nasce da continue sovrapposizioni, a ripresa diretta, in campo aperto, senza lavoro di postproduzione e senza la minima manipolazione digitale in studio.
«La magia di questa mostra, conclude Andreina Pezzi, è la perfetta fusione tra ispirazione, tecnica e arte e la capacità di entrare con discrezione in alcuni aspetti della fragilità e solitudine umana».
La personale sarà visitabile fino al 30 ottobre 2016, di sabato e domenica con orario 16.00-19.00. Sabato 15 ottobre 2016, alle ore 11.00, visita guidata gratuita condotta dalla curatrice. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 580720, www.museocappuccini.it, segreteria@museocappuccini.it. Per approfondimenti: http://progettoeikon.it/achille-ascani/.
Achille Ascani nasce a Parma, vive e lavora a Reggio Emilia. Si avvicina al linguaggio fotografico nel 1987 continuando, ancora oggi, sperimentazioni in analogico e coniugando la tradizione con i territori della sperimentazione e contaminazione dei linguaggi. Non interviene in postproduzione attraverso software informatici. La sua modalità fotografica prevede la scansione diretta del negativo, prediligendo il notturno per i tempi di posa e per le luci contrastanti, collegati alla sovrapposizione di istanti che rimandano alla memoria. Dal 1996 ha preso parte a numerose mostre personali e collettive, partecipando anche a SetUp Contemporary Art Fair (Bologna, 2016).
Il titolo della mostra – “Consolazioni” – è tratto dal nuovo progetto del fotografo emiliano, per la prima volta presentato al pubblico.
Come spiega la curatrice, «Achille Ascani ha un rapporto privilegiato con la meccanica e i materiali, che mette in dialogo con la fotografia per creare installazioni. La sua ricerca mostra attenzione verso l’ambiente e, soprattutto, interesse alla persona, testimoniato dalla sua ultima produzione, in cui lo sguardo fotografico si posa su alcune delle più importanti piazze italiane, portando a riflettere sulle abitudini, gli svaghi e le consolazioni dell’uomo, di cui questi luoghi diventano teatro».
Ogni opera fotografica è accompagnata da manufatti in metallo che “guidano” la visione, trasportando lo spettatore in una sorta di camera ottica. Oggetti che sono scelti personalmente dall’autore come chiavi di lettura del proprio lavoro.
L’immagine fotografica nasce da continue sovrapposizioni, a ripresa diretta, in campo aperto, senza lavoro di postproduzione e senza la minima manipolazione digitale in studio.
«La magia di questa mostra, conclude Andreina Pezzi, è la perfetta fusione tra ispirazione, tecnica e arte e la capacità di entrare con discrezione in alcuni aspetti della fragilità e solitudine umana».
La personale sarà visitabile fino al 30 ottobre 2016, di sabato e domenica con orario 16.00-19.00. Sabato 15 ottobre 2016, alle ore 11.00, visita guidata gratuita condotta dalla curatrice. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 580720, www.museocappuccini.it, segreteria@museocappuccini.it. Per approfondimenti: http://progettoeikon.it/achille-ascani/.
Achille Ascani nasce a Parma, vive e lavora a Reggio Emilia. Si avvicina al linguaggio fotografico nel 1987 continuando, ancora oggi, sperimentazioni in analogico e coniugando la tradizione con i territori della sperimentazione e contaminazione dei linguaggi. Non interviene in postproduzione attraverso software informatici. La sua modalità fotografica prevede la scansione diretta del negativo, prediligendo il notturno per i tempi di posa e per le luci contrastanti, collegati alla sovrapposizione di istanti che rimandano alla memoria. Dal 1996 ha preso parte a numerose mostre personali e collettive, partecipando anche a SetUp Contemporary Art Fair (Bologna, 2016).
Altri eventi dell'inserzionista
Arte per immagini. Interviste a dodici grandi artisti del nostro tempo
27/04/2021 - 27/05/2021
Lanciano (CH) - Abruzzo
Inserito da CSArt Serri
Tra le novità editoriali della Casa editrice Carabba si segnala il volume “Arte per immagini. Interviste a dodici grandi artisti del nostro tempo” di Anna Maria Santoro, con prefazione di Elena Pontiggia, postfazione di Gabriele Simongini e apparato bio-bibliografico a cura di Valentina Cocco.
Il libro offre uno spaccato della pittura figurativa italiana dal secondo dopoguerra a oggi attraverso le interviste ad alcuni dei suoi protagonisti – Claudio Bonichi, Ennio Calabria, Bruno Caruso, Armando De Stefano, Omar Galliani, Carlo Guarienti, Franco Mulas, Romano Notari, Ruggero Savinio, Giuliano Vangi, Piero Vignozzi, Giuseppe Zigaina – individuati grazie al supporto del gallerista e mecenate Alfredo Paglione, che nella sua storica Galleria Trentadue di Milano ha seguito e trattato quasi tutti gli artisti intervistati.
Esito di tanti anni di lavoro e di innumerevoli viaggi attraverso Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Campania, affrontati da Anna Maria Santoro tra il 2012 e il 2019 per incontrare gli artisti nei loro studi, il volume riporta i dodici racconti di vita all’interno delle complesse dinamiche sociali, antropologiche e storiche che hanno caratterizzato il panorama culturale italiano del XX secolo: la guerra, la diatriba su astratto e figurativo, le scoperte di fisica quantistica, il Sessantotto, l’intervento degli Stati Uniti nel mercato dell’arte, la chiusura dei manicomi. Nel testo-intervista non vengono riportate le domande: la narrazione si sviluppa in un continuum, che comprende anche la descrizione degli atelier e dei luoghi in cui gli artisti hanno lavorato e vissuto, in una sintesi di immagini paesaggistiche, o di cronaca, che evocano le atmosfere e gli stilemi delle loro opere. L’ultima biografia, dedicata ad Omar Galliani, è stata invece tratteggiata a partire da uno scambio epistolare.
«Una delle cose più utili che un critico possa fare – scrive Elena Pontiggia – è ascoltare gli artisti e riportare le loro parole. […] L’opera d’arte, ha dimostrato Gadamer, ha infiniti significati e il suo significato ultimo è la somma di tutte le analisi possibili. Tuttavia una cosa è imporre una lettura a senso unico, una sorta di pensiero unico dell’interpretazione; un’altra (ben altra) è sentire un artista che ci rivela qualcosa di sé. E non si ringrazierà mai abbastanza chi lo sollecita a farlo. Così quando Anna Maria Santoro mi ha inviato il suo manoscritto, consigliata da Alfredo Paglione (che capisce di pittura come pochi e conosce il mondo dell’arte come nessuno), mi sono precipitata a leggerlo, trovando tante cose interessanti da imparare, da sottolineare, da tenere a mente. […] Ne riporto solo tre esempi. Romano Notari, il grande mistico della pittura contemporanea, ci dice: “Chi guarda le mie opere deve capire e sentire che dentro c’è vita e che c’è amore… Perfino questo colore soave mio nasce dall’anima, da una tecnica non vaga ma precisa e la forza di dipingere la luce mi è aumentata. Come? Annullando l’ombra”. Tutta da leggere è poi l’intervista a Ruggero Savinio, che racconta dello zio Giorgio de Chirico, del padre Alberto Savinio e di sé, in pagine da vero narratore. Anche se non bisogna dimenticare la sua precisazione: “Mi sento più pittore che scrittore: la pittura è stata la prima cosa alla quale mi sono dedicato, e la scrittura, comunque, gira sempre intorno alla mia pittura”. Commuove infine la testimonianza di Omar Galliani quando parla del figlio Massimiliano, pittore di raro talento che ci ha lasciati troppo presto. Né Anna Maria, quando poneva le domande, né Omar, quando le rispondeva, sapevano che il destino del giovane artista stava per compiersi. Ma la scrittura serve anche a questo: a conservare».
«Non sono semplicemente dodici interviste ad altrettanti artisti – aggiunge Gabriele Simongini – quelle raccolte in questo godibile libro di Anna Maria Santoro. Tutte, tranne una, sono nate dall’incontro dell’artista nel suo studio e diventano quasi un racconto in cui domina la narrazione del protagonista senza che ci sia un’intrusione evidente dell’intervistatrice che però è lì, riservata ma ben attenta e sensibile, presente nell’introdurre e contestualizzare l’intervista, nell’inserire osservazioni e descrizioni sempre puntuali e nell’innescare le risposte senza mettere le domande nel testo. Ne viene fuori, per ciascun artista, un insieme fluido di ricordi, riflessioni, intenzioni, pieno di umanità ma anche di tante testimonianze sull’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi. E poi non va sottovalutata la vena… sempre misurata e mai fuori dalle righe negli incipit sintetici e poetici dedicati al viaggio per arrivare allo studio dell’artista creando un emozionante senso d’attesa per l’incontro imminente. […] E… entra in gioco l’omaggio ad una figura unica del panorama collezionistico e mecenatistico italiano, quell’Alfredo Paglione che con le sue donazioni ha gettato infiniti semi di bellezza … Così gli artisti protagonisti del libro sono stati tutti legati
Il libro offre uno spaccato della pittura figurativa italiana dal secondo dopoguerra a oggi attraverso le interviste ad alcuni dei suoi protagonisti – Claudio Bonichi, Ennio Calabria, Bruno Caruso, Armando De Stefano, Omar Galliani, Carlo Guarienti, Franco Mulas, Romano Notari, Ruggero Savinio, Giuliano Vangi, Piero Vignozzi, Giuseppe Zigaina – individuati grazie al supporto del gallerista e mecenate Alfredo Paglione, che nella sua storica Galleria Trentadue di Milano ha seguito e trattato quasi tutti gli artisti intervistati.
Esito di tanti anni di lavoro e di innumerevoli viaggi attraverso Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Campania, affrontati da Anna Maria Santoro tra il 2012 e il 2019 per incontrare gli artisti nei loro studi, il volume riporta i dodici racconti di vita all’interno delle complesse dinamiche sociali, antropologiche e storiche che hanno caratterizzato il panorama culturale italiano del XX secolo: la guerra, la diatriba su astratto e figurativo, le scoperte di fisica quantistica, il Sessantotto, l’intervento degli Stati Uniti nel mercato dell’arte, la chiusura dei manicomi. Nel testo-intervista non vengono riportate le domande: la narrazione si sviluppa in un continuum, che comprende anche la descrizione degli atelier e dei luoghi in cui gli artisti hanno lavorato e vissuto, in una sintesi di immagini paesaggistiche, o di cronaca, che evocano le atmosfere e gli stilemi delle loro opere. L’ultima biografia, dedicata ad Omar Galliani, è stata invece tratteggiata a partire da uno scambio epistolare.
«Una delle cose più utili che un critico possa fare – scrive Elena Pontiggia – è ascoltare gli artisti e riportare le loro parole. […] L’opera d’arte, ha dimostrato Gadamer, ha infiniti significati e il suo significato ultimo è la somma di tutte le analisi possibili. Tuttavia una cosa è imporre una lettura a senso unico, una sorta di pensiero unico dell’interpretazione; un’altra (ben altra) è sentire un artista che ci rivela qualcosa di sé. E non si ringrazierà mai abbastanza chi lo sollecita a farlo. Così quando Anna Maria Santoro mi ha inviato il suo manoscritto, consigliata da Alfredo Paglione (che capisce di pittura come pochi e conosce il mondo dell’arte come nessuno), mi sono precipitata a leggerlo, trovando tante cose interessanti da imparare, da sottolineare, da tenere a mente. […] Ne riporto solo tre esempi. Romano Notari, il grande mistico della pittura contemporanea, ci dice: “Chi guarda le mie opere deve capire e sentire che dentro c’è vita e che c’è amore… Perfino questo colore soave mio nasce dall’anima, da una tecnica non vaga ma precisa e la forza di dipingere la luce mi è aumentata. Come? Annullando l’ombra”. Tutta da leggere è poi l’intervista a Ruggero Savinio, che racconta dello zio Giorgio de Chirico, del padre Alberto Savinio e di sé, in pagine da vero narratore. Anche se non bisogna dimenticare la sua precisazione: “Mi sento più pittore che scrittore: la pittura è stata la prima cosa alla quale mi sono dedicato, e la scrittura, comunque, gira sempre intorno alla mia pittura”. Commuove infine la testimonianza di Omar Galliani quando parla del figlio Massimiliano, pittore di raro talento che ci ha lasciati troppo presto. Né Anna Maria, quando poneva le domande, né Omar, quando le rispondeva, sapevano che il destino del giovane artista stava per compiersi. Ma la scrittura serve anche a questo: a conservare».
«Non sono semplicemente dodici interviste ad altrettanti artisti – aggiunge Gabriele Simongini – quelle raccolte in questo godibile libro di Anna Maria Santoro. Tutte, tranne una, sono nate dall’incontro dell’artista nel suo studio e diventano quasi un racconto in cui domina la narrazione del protagonista senza che ci sia un’intrusione evidente dell’intervistatrice che però è lì, riservata ma ben attenta e sensibile, presente nell’introdurre e contestualizzare l’intervista, nell’inserire osservazioni e descrizioni sempre puntuali e nell’innescare le risposte senza mettere le domande nel testo. Ne viene fuori, per ciascun artista, un insieme fluido di ricordi, riflessioni, intenzioni, pieno di umanità ma anche di tante testimonianze sull’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi. E poi non va sottovalutata la vena… sempre misurata e mai fuori dalle righe negli incipit sintetici e poetici dedicati al viaggio per arrivare allo studio dell’artista creando un emozionante senso d’attesa per l’incontro imminente. […] E… entra in gioco l’omaggio ad una figura unica del panorama collezionistico e mecenatistico italiano, quell’Alfredo Paglione che con le sue donazioni ha gettato infiniti semi di bellezza … Così gli artisti protagonisti del libro sono stati tutti legati
Claudio Gaddini, Lucide trasparenze
01/10/2016 - 29/10/2016
Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
La Galleria 8,75 Artecontemporanea di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 4) presenta, dal 1 al 29 ottobre 2016, “Lucide trasparenze”, mostra dell’artista toscano Claudio Gaddini che, partendo dal dato naturale, sintetizza il segno per “entrare” nella materia e vedere ciò che essa sottende. Curata da Chiara Serri, la personale sarà inaugurata sabato 1 ottobre alle ore 17.00.
In esposizione, una quindicina di opere pittoriche tratte dalla serie “Arborescenze”, riferibile al periodo 2014-2016. Lavori in cui alla “trasparenza” della superficie si associa la “lucidità” (ovvero la consapevolezza) dell’autore che, dopo un lungo periodo di ricerca, si propone di trasferire sul supporto l’essenza stessa del segno.
Come scrive la curatrice, «La recente produzione di Claudio Gaddini nasce da uno strato di polietilene semitrasparente, sul quale interviene con pennarelli acrilici, dando vita a forme lineari, a schemi ed arborescenze che, seppur vicini all’astratto, evocano la natura, le foglie e i rami da cui sono tratti. La visione diretta dell’opera è, tuttavia, negata da una successiva velatura (a volte da un ulteriore strato di polietilene) che ricopre i segni appena tracciati con ritagli di nastro adesivo di carta. Un’operazione che assume un doppio valore simbolico: da un lato l’invito a cercare ciò che è nascosto, ad andare dentro la materia per scoprire diagrammi di forze e vettori direzionali; dall’altro la ricerca dell’equilibrio tra la plastica (chimica) e la carta (natura), necessario per salvaguardare un ambiente che si sta via via disgregando».
La personale sarà visitabile fino al 29 ottobre 2016, di martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 17.30-19.30, oppure su appuntamento. Ingresso libero. Sabato 8 ottobre, alle ore 17.00, si terrà in galleria una narrazione per bambini a cura di Galline Volanti (www.gallinevolanti.com). Per informazioni: tel. 340 3545183, ginodifrenna875arte@yahoo.it, www.csart.it/875.
“Lucide trasparenze” è parte della terza edizione della rassegna “In Contemporanea” che vede l’apertura congiunta della stagione espositiva autunnale in sette gallerie d’arte di Reggio Emilia. Realizzata in collaborazione con il Comune e i Musei Civici di Reggio Emilia, la manifestazione prevede anche l’esposizione collettiva “In Contemporanea al Museo”, dal 1 al 30 ottobre 2016 presso il Palazzo dei Musei (Via Spallanzani, 1). L’inaugurazione della mostra museale si terrà venerdì 30 settembre 2016 alle ore 18.00.
Claudio Gaddini nasce nel 1973 a Lucca, vive e lavora a Nozzano Castello (LU). Tra le mostre principali, “Arte contemporanea italiana 3” (Burgersaal st. Sthephans platz, Konstanz, 2013), “Art Collection” (Galleria Emmediarte, Milano, 2014), “Art Collection” (Galleria Emmediarte, S. Stefano Belbo, 2014), “Sigismund, anno dell’incontro europeo” (Burgersaal st. Sthephans platz, Konstanz, 2014), “Arte e sociodramma collettivo” (Rivadavia, Buenos Aires, 2015), “Claudio Gaddini” (Studio 73, Lucca, 2015), “Per Giorgio, Arte a Massa e Cozzile” (Massa e Cozzile, 2016). Con la Galleria Emmediarte ha partecipato ad Arte Fiera Padova (2014) e BAF – Bergamo Arte Fiera (2015). Vincitore del Premio Ora, terrà nel 2017 una mostra personale presso Menhir Arte Contemporanea di La Spezia.
In esposizione, una quindicina di opere pittoriche tratte dalla serie “Arborescenze”, riferibile al periodo 2014-2016. Lavori in cui alla “trasparenza” della superficie si associa la “lucidità” (ovvero la consapevolezza) dell’autore che, dopo un lungo periodo di ricerca, si propone di trasferire sul supporto l’essenza stessa del segno.
Come scrive la curatrice, «La recente produzione di Claudio Gaddini nasce da uno strato di polietilene semitrasparente, sul quale interviene con pennarelli acrilici, dando vita a forme lineari, a schemi ed arborescenze che, seppur vicini all’astratto, evocano la natura, le foglie e i rami da cui sono tratti. La visione diretta dell’opera è, tuttavia, negata da una successiva velatura (a volte da un ulteriore strato di polietilene) che ricopre i segni appena tracciati con ritagli di nastro adesivo di carta. Un’operazione che assume un doppio valore simbolico: da un lato l’invito a cercare ciò che è nascosto, ad andare dentro la materia per scoprire diagrammi di forze e vettori direzionali; dall’altro la ricerca dell’equilibrio tra la plastica (chimica) e la carta (natura), necessario per salvaguardare un ambiente che si sta via via disgregando».
La personale sarà visitabile fino al 29 ottobre 2016, di martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 17.30-19.30, oppure su appuntamento. Ingresso libero. Sabato 8 ottobre, alle ore 17.00, si terrà in galleria una narrazione per bambini a cura di Galline Volanti (www.gallinevolanti.com). Per informazioni: tel. 340 3545183, ginodifrenna875arte@yahoo.it, www.csart.it/875.
“Lucide trasparenze” è parte della terza edizione della rassegna “In Contemporanea” che vede l’apertura congiunta della stagione espositiva autunnale in sette gallerie d’arte di Reggio Emilia. Realizzata in collaborazione con il Comune e i Musei Civici di Reggio Emilia, la manifestazione prevede anche l’esposizione collettiva “In Contemporanea al Museo”, dal 1 al 30 ottobre 2016 presso il Palazzo dei Musei (Via Spallanzani, 1). L’inaugurazione della mostra museale si terrà venerdì 30 settembre 2016 alle ore 18.00.
Claudio Gaddini nasce nel 1973 a Lucca, vive e lavora a Nozzano Castello (LU). Tra le mostre principali, “Arte contemporanea italiana 3” (Burgersaal st. Sthephans platz, Konstanz, 2013), “Art Collection” (Galleria Emmediarte, Milano, 2014), “Art Collection” (Galleria Emmediarte, S. Stefano Belbo, 2014), “Sigismund, anno dell’incontro europeo” (Burgersaal st. Sthephans platz, Konstanz, 2014), “Arte e sociodramma collettivo” (Rivadavia, Buenos Aires, 2015), “Claudio Gaddini” (Studio 73, Lucca, 2015), “Per Giorgio, Arte a Massa e Cozzile” (Massa e Cozzile, 2016). Con la Galleria Emmediarte ha partecipato ad Arte Fiera Padova (2014) e BAF – Bergamo Arte Fiera (2015). Vincitore del Premio Ora, terrà nel 2017 una mostra personale presso Menhir Arte Contemporanea di La Spezia.
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Giovanna Fileccia presenta La Giostra dorata del Ragno che tesse
24/06/2016 - 24/06/2016
Terrasini (PA) - Sicilia
Inserito da Giovanna Fileccia
COMUNICATO STAMPA
Venerdì 24 giugno 2016 alle ore 18.00 presso la Galleria d’Arte Studio 71, Via Vincenzo Fuxa n.9 90143 Palermo, si presenterà l’ultimo libro di Giovanna Fileccia dal titolo:
La Giostra dorata del Ragno che tesse
Ed. SIMPOSIUM
Saranno presenti, oltre all’autrice, Veronica Giuseppina Billone (editrice), Vinny Scorsone (critico d’arte), Anna Barone (attrice per passione) e Calogero Catania (poeta e scrittore).
Nel corso della serata Giovanna Fileccia, affiancata da Veronica Billone, Calogero Catania e Anna Barone, reciterà alcune poesie contenute nel libro introdotte da brevi brani in prosa scritti dalla stessa autrice. Poesie celeri e poesie pacate sospese nel tempo; scritte compostamente o sparpagliate sul foglio.
Più che una presentazione una conversazione in cui si parlerà delle motivazioni che hanno spinto l’autrice a scrivere il libro e si inviterà il pubblico ad intervenire sui temi affrontati quali l’emigrazione, l’arte e la nostra terra.
Autrice eclettica, Giovanna Fileccia, si dedica da anni all’arte in tutti i suoi aspetti, dalla pittura alla fiber art, dalla scrittura alla Poesia sculturata.
La serata è inserita negli eventi della mostra di Liana Taurini Barbato, LE ROTTE DELL’EMIGRAZIONE che ha visto, nella serata inaugurale, l’esibizione per voce e chitarra di Cinzia Romano La Duca su di una poesia ’A fami di Giovanni Berardo Di Ferro.
La mostra è visitabile fino al 25/6/2016 tutti i giorni, festivi esclusi, dalle ore 16.30 alle 19.30.
Testo in catalogo di Vinny Scorsone.
L’addetto stampa
Mariella Calvaruso
www.studio71.it
www.lianabarbato.it
studio71pa@tin.it
lita33@virgilio.it
tel.333 2737182
https://www.facebook.com/events/1000903213297642/
Venerdì 24 giugno 2016 alle ore 18.00 presso la Galleria d’Arte Studio 71, Via Vincenzo Fuxa n.9 90143 Palermo, si presenterà l’ultimo libro di Giovanna Fileccia dal titolo:
La Giostra dorata del Ragno che tesse
Ed. SIMPOSIUM
Saranno presenti, oltre all’autrice, Veronica Giuseppina Billone (editrice), Vinny Scorsone (critico d’arte), Anna Barone (attrice per passione) e Calogero Catania (poeta e scrittore).
Nel corso della serata Giovanna Fileccia, affiancata da Veronica Billone, Calogero Catania e Anna Barone, reciterà alcune poesie contenute nel libro introdotte da brevi brani in prosa scritti dalla stessa autrice. Poesie celeri e poesie pacate sospese nel tempo; scritte compostamente o sparpagliate sul foglio.
Più che una presentazione una conversazione in cui si parlerà delle motivazioni che hanno spinto l’autrice a scrivere il libro e si inviterà il pubblico ad intervenire sui temi affrontati quali l’emigrazione, l’arte e la nostra terra.
Autrice eclettica, Giovanna Fileccia, si dedica da anni all’arte in tutti i suoi aspetti, dalla pittura alla fiber art, dalla scrittura alla Poesia sculturata.
La serata è inserita negli eventi della mostra di Liana Taurini Barbato, LE ROTTE DELL’EMIGRAZIONE che ha visto, nella serata inaugurale, l’esibizione per voce e chitarra di Cinzia Romano La Duca su di una poesia ’A fami di Giovanni Berardo Di Ferro.
La mostra è visitabile fino al 25/6/2016 tutti i giorni, festivi esclusi, dalle ore 16.30 alle 19.30.
Testo in catalogo di Vinny Scorsone.
L’addetto stampa
Mariella Calvaruso
www.studio71.it
www.lianabarbato.it
studio71pa@tin.it
lita33@virgilio.it
tel.333 2737182
https://www.facebook.com/events/1000903213297642/
Bruno Canova, Mai più
22/01/2017 - 26/02/2017
Terrasini (PA) - Sicilia
Inserito da CSArt Serri
Dal 22 gennaio al 26 febbraio 2017 il Museo “Il Correggio” (Palazzo dei Principi, C.so Cavour, 7, Correggio) ospita la mostra “Mai più”, personale di Bruno Canova – artista testimone della Shoah – promossa dal Comune di Correggio in occasione del Giorno della Memoria. L’esposizione fa parte di un progetto internazionale, curato da Margherita Fontanesi e Lorenzo Canova, che vede coinvolto l’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona che ospiterà, in contemporanea alla mostra di Correggio, disegni e grafiche dello stesso Bruno Canova.
Bruno Canova (1925 – 2012) è stato un grande interprete dell’arte italiana, avendo vissuto la terribile esperienza del campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra indagherà un aspetto in particolare della Shoah attraverso le opere di chi ha vissuto la guerra e la persecuzione in prima persona. Un approccio del tutto nuovo per esplorare ogni modo in cui l’arte può essere interprete e portavoce della storia.
Artista militante e antifascista, attivo nella Resistenza partigiana e per questo arrestato e deportato come prigioniero politico nel campo di concentramento di Brüx nel Sudetenland, Canova, nonostante il vissuto personale di oppositore politico, non ha messo solo il suo vissuto personale al centro del suo lavoro, ma ha dedicato molto spazio, nel suo narrare, alla persecuzione antiebraica. La maggior parte delle opere in mostra appartengono a un ciclo unitario di dipinti intitolato “L’arte della Guerra”, il cui nucleo principale risale agli anni ’70. Si tratta di opere di medie e grandi dimensioni, fra le quali si distinguono numerosi collage realizzati con documenti, quotidiani e manifesti dell’epoca che danno al lavoro un taglio quasi scientifico.
Attraverso le opere di Canova è possibile trovare l’intera parabola di nascita, sviluppo e fine del Nazifascismo.
“In questi anni stiamo caratterizzando le proposte di Correggio in occasione del Giorno della Memoria attraverso l’allestimento di percorsi artistici contemporanei”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi. “Confortati in questa scelta dall’apprezzamento ricevuto, quest’anno ospitiamo la mostra di Bruno Canova, che propone il punto di vista di un artista che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento non perché ebreo, ma in quanto prigioniero politico. Grazie alla collaborazione con i curatori, la contemporaneità della mostra con l’esposizione all’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona offre all’evento un respiro internazionale di cui siamo ovviamente felici”.
“Il linguaggio artistico fortemente espressionista di Canova”, spiega Margherita Fontanesi, “si intreccia ai documenti storici e ai ricordi personali in opere alle quali è impossibile sottrarre gli occhi e la coscienza. Nelle sue opere si trovano echi delle avanguardie di inizio Novecento, di Hieronymus Bosch e dei suoi quadri brulicanti di figure mostruose e disperate, della Neue Sachlichkeit ma anche dello stile degli amici e compagni con cui ha condiviso pittura e ideali: Renzo Vespignani, Mario Mafai, Antonietta Raphaël. Quello di Canova è un simbolismo non onirico ma storico e bellico al cui servizio è stata declinata la tecnica del collage, impiegata solitamente da movimenti artistici dai contenuti molto distanti da questo, come il futurismo e il dadaismo”.
Domenica 22 gennaio, alle ore 17, in occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presente a Correggio anche Lorenzo Canova – figlio dell’artista, critico d’arte, professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università del Molise e direttore dell’Archivio Bruno Canova – che illustrerà al pubblico l’opera del padre.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, il sabato con orario 15,30 - 18,30 e la domenica ore 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, apertura straordinaria con orario 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Altri giorni su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 691806, museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org.
Bruno Canova (1925 – 2012) è stato un grande interprete dell’arte italiana, avendo vissuto la terribile esperienza del campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. La mostra indagherà un aspetto in particolare della Shoah attraverso le opere di chi ha vissuto la guerra e la persecuzione in prima persona. Un approccio del tutto nuovo per esplorare ogni modo in cui l’arte può essere interprete e portavoce della storia.
Artista militante e antifascista, attivo nella Resistenza partigiana e per questo arrestato e deportato come prigioniero politico nel campo di concentramento di Brüx nel Sudetenland, Canova, nonostante il vissuto personale di oppositore politico, non ha messo solo il suo vissuto personale al centro del suo lavoro, ma ha dedicato molto spazio, nel suo narrare, alla persecuzione antiebraica. La maggior parte delle opere in mostra appartengono a un ciclo unitario di dipinti intitolato “L’arte della Guerra”, il cui nucleo principale risale agli anni ’70. Si tratta di opere di medie e grandi dimensioni, fra le quali si distinguono numerosi collage realizzati con documenti, quotidiani e manifesti dell’epoca che danno al lavoro un taglio quasi scientifico.
Attraverso le opere di Canova è possibile trovare l’intera parabola di nascita, sviluppo e fine del Nazifascismo.
“In questi anni stiamo caratterizzando le proposte di Correggio in occasione del Giorno della Memoria attraverso l’allestimento di percorsi artistici contemporanei”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi. “Confortati in questa scelta dall’apprezzamento ricevuto, quest’anno ospitiamo la mostra di Bruno Canova, che propone il punto di vista di un artista che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento non perché ebreo, ma in quanto prigioniero politico. Grazie alla collaborazione con i curatori, la contemporaneità della mostra con l’esposizione all’Istituto di Cultura Italiana di Lisbona offre all’evento un respiro internazionale di cui siamo ovviamente felici”.
“Il linguaggio artistico fortemente espressionista di Canova”, spiega Margherita Fontanesi, “si intreccia ai documenti storici e ai ricordi personali in opere alle quali è impossibile sottrarre gli occhi e la coscienza. Nelle sue opere si trovano echi delle avanguardie di inizio Novecento, di Hieronymus Bosch e dei suoi quadri brulicanti di figure mostruose e disperate, della Neue Sachlichkeit ma anche dello stile degli amici e compagni con cui ha condiviso pittura e ideali: Renzo Vespignani, Mario Mafai, Antonietta Raphaël. Quello di Canova è un simbolismo non onirico ma storico e bellico al cui servizio è stata declinata la tecnica del collage, impiegata solitamente da movimenti artistici dai contenuti molto distanti da questo, come il futurismo e il dadaismo”.
Domenica 22 gennaio, alle ore 17, in occasione dell’inaugurazione della mostra, sarà presente a Correggio anche Lorenzo Canova – figlio dell’artista, critico d’arte, professore di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università del Molise e direttore dell’Archivio Bruno Canova – che illustrerà al pubblico l’opera del padre.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 febbraio 2017, il sabato con orario 15,30 - 18,30 e la domenica ore 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Venerdì 27 gennaio, Giorno della Memoria, apertura straordinaria con orario 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30. Altri giorni su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 691806, museo@comune.correggio.re.it, www.museoilcorreggio.org.