Accedi
Evento: Frammenti. Venti artisti dagli anni ’50 ai giorni nostri
24/11/2017 - 31/01/2018
Dettagli
Data di inserimento: | 22/11/2017 - 15:18 |
Luogo: | Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna |
Data di inizio: | 24/11/2017 |
Data di fine | 31/01/2018 |
Descrizione
La Galleria Bonioni Arte di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 43) presenta, dal 24 novembre 2017 al 31 gennaio 2018, “Frammenti”, esposizione collettiva con opere realizzate da venti artisti attivi dagli anni ’50 ai giorni nostri.
La mostra trae il titolo – “Frammenti” – da una tela di Franco Angeli riferibile ai primi anni ‘70. Un percorso che, attraverso opere selezionate, intende ripercorre la storia dell’arte italiana a partire dal secondo Dopoguerra, riservando particolare attenzione anche alle nuove generazioni e alla ricerca artistica contemporanea.
Gli anni ’50 e ’60 sono rappresentati in mostra da un lavoro polimaterico di Roberto Crippa legato al Movimento Nucleare, da una carta intelata di Tancredi, da un “Diario” di Arturo Vermi, da una tela e da un sicofoil di Carla Accardi e da un’incisione all’acquatinta di Lucio Fontana, oltre ad un olio geometrico di Luigi Veronesi riferibile alla seconda metà del decennio precedente.
Sono ascrivibili agli anni ’70 e ’80, oltre all’opera di Franco Angeli che dà il titolo alla mostra, anche un dipinto di Paolo Cotani denominato “Dagli occhi della tigre” e una scultura sferica di Arnaldo Pomodoro. La sezione è inoltre completata da due lavori di Paolo Minoli, artista cui la Galleria ha recentemente dedicato un’ampia retrospettiva.
Si riferiscono agli anni ’90 e Duemila ancora un dittico di Paolo Minoli (“Per il poeta”, 1996), un dipinto a tecnica mista su carta di Alighiero Boetti, un rilievo su pvc di Alberto Biasi e una spiaggia in poliuretano espanso di Piero Gilardi.
La scultura contemporanea è indagata, per finire, da Eduard Habicher, Rudy Pulcinelli, Luca Freschi, Renata e Cristina Cosi; la pittura da Mirko Baricchi e Simone Pellegrini.
Curata da Federico Bonioni, la collettiva sarà inaugurata venerdì 24 novembre, dalle 10.00 alle 20.00, in occasione della festa patronale di San Prospero. L’esposizione sarà visitabile fino al 31 gennaio 2018, da martedì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00; 16 e 17 dicembre ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 435765, www.bonioniarte.it, info@bonioniarte.it, www.facebook.com/bonioniarte, www.instagram.com/bonioniarte.
“Frammenti” è parte della quarta edizione di “In Contemporanea”, rassegna che nel 2017 è diventata rete di gallerie, con un maggior numero di proposte distribuite nel corso dell’anno. Tra i primi appuntamenti, “In Contemporanea a Palazzo Magnani”, una serie di incontri dedicati ai mestieri dell’arte. Federico Bonioni sarà ospite a Palazzo Magnani, insieme allo staff di Vicolo Folletto Art Factories, venerdì 1 dicembre, alle ore 18.30, con l’intervento “La Galleria fuori dalla Galleria. Mostre pubbliche e progetti curatoriali”. Sempre nell’ambito di “In Contemporanea”, il 16 e il 17 dicembre 2017 si terrà “In Contemporanea fiera diffusa”, weekend all’insegna dell’arte con apertura delle gallerie aderenti ad orario continuato, dalle 10.00 alle 20.00.
La mostra trae il titolo – “Frammenti” – da una tela di Franco Angeli riferibile ai primi anni ‘70. Un percorso che, attraverso opere selezionate, intende ripercorre la storia dell’arte italiana a partire dal secondo Dopoguerra, riservando particolare attenzione anche alle nuove generazioni e alla ricerca artistica contemporanea.
Gli anni ’50 e ’60 sono rappresentati in mostra da un lavoro polimaterico di Roberto Crippa legato al Movimento Nucleare, da una carta intelata di Tancredi, da un “Diario” di Arturo Vermi, da una tela e da un sicofoil di Carla Accardi e da un’incisione all’acquatinta di Lucio Fontana, oltre ad un olio geometrico di Luigi Veronesi riferibile alla seconda metà del decennio precedente.
Sono ascrivibili agli anni ’70 e ’80, oltre all’opera di Franco Angeli che dà il titolo alla mostra, anche un dipinto di Paolo Cotani denominato “Dagli occhi della tigre” e una scultura sferica di Arnaldo Pomodoro. La sezione è inoltre completata da due lavori di Paolo Minoli, artista cui la Galleria ha recentemente dedicato un’ampia retrospettiva.
Si riferiscono agli anni ’90 e Duemila ancora un dittico di Paolo Minoli (“Per il poeta”, 1996), un dipinto a tecnica mista su carta di Alighiero Boetti, un rilievo su pvc di Alberto Biasi e una spiaggia in poliuretano espanso di Piero Gilardi.
La scultura contemporanea è indagata, per finire, da Eduard Habicher, Rudy Pulcinelli, Luca Freschi, Renata e Cristina Cosi; la pittura da Mirko Baricchi e Simone Pellegrini.
Curata da Federico Bonioni, la collettiva sarà inaugurata venerdì 24 novembre, dalle 10.00 alle 20.00, in occasione della festa patronale di San Prospero. L’esposizione sarà visitabile fino al 31 gennaio 2018, da martedì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00; 16 e 17 dicembre ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 435765, www.bonioniarte.it, info@bonioniarte.it, www.facebook.com/bonioniarte, www.instagram.com/bonioniarte.
“Frammenti” è parte della quarta edizione di “In Contemporanea”, rassegna che nel 2017 è diventata rete di gallerie, con un maggior numero di proposte distribuite nel corso dell’anno. Tra i primi appuntamenti, “In Contemporanea a Palazzo Magnani”, una serie di incontri dedicati ai mestieri dell’arte. Federico Bonioni sarà ospite a Palazzo Magnani, insieme allo staff di Vicolo Folletto Art Factories, venerdì 1 dicembre, alle ore 18.30, con l’intervento “La Galleria fuori dalla Galleria. Mostre pubbliche e progetti curatoriali”. Sempre nell’ambito di “In Contemporanea”, il 16 e il 17 dicembre 2017 si terrà “In Contemporanea fiera diffusa”, weekend all’insegna dell’arte con apertura delle gallerie aderenti ad orario continuato, dalle 10.00 alle 20.00.
Altri eventi dell'inserzionista
Un viaggio - Gianni Ruspaggiari
26/10/2017 - 26/11/2017
Reggio Emilia
Inserito da CSArt Serri
“Un viaggio” attraverso la recente produzione dell’artista reggiano Gianni Ruspaggiari, dal 26 ottobre al 26 novembre 2017, presso la Casa di Cura Privata Polispecialistica Villa Verde di Reggio Emilia (Via Lelio Basso, 1).
La mostra, promossa dalla Casa di Cura e dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia, sarà inaugurata giovedì 26 ottobre alle ore 17.30 con una presentazione del curatore Giuseppe Berti. Saranno presenti al vernissage, oltre all’artista e al curatore, Fabrizio Franzini (Presidente di Villa Verde) ed Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti).
In esposizione negli spazi di accoglienza e nella Sala Esagono al terzo piano della struttura, una quindicina di opere di medie e grandi dimensioni, realizzate prevalentemente dal 2009 al 2014.
«Gianni Ruspaggiari – scrive Giuseppe Berti – è un esploratore di colori e di segni. Placate la foga del gesto e la “cupa” violenza cromatica di precedenti esperienze, l’artista ora si esprime attraverso più morbidi registri compositivi dove il colore, fluido, libero e cangiante, si unisce ad un segno sottile che si fa figura, che diventa corpo, immagine pulsante di un desiderio carnale: una pittura, questa, che si potrebbe persino definire neo-secentesca e rubensiana, per lo meno nell’espansa e calda sensuosità della composizione. Infatti, sia nelle opere ad olio, sia in quelle di più piccolo formato condotte a tecnica mista (acrilico e acquerello), Ruspaggiari fa uso di una tavolozza esuberante di contrappunti cromatici e di valori tattili: un “canto libero” di viola, lilla, azzurro, arancio, rosso, bianco che si dispiega sulla tela o sul foglio ora con lenti e sfumati trapassi di toni, ora attraverso palpitanti esplosioni cromatiche in cui, in una felice combinazione di tachisme e di dripping, talvolta risuonano anche le note più gravi del nero».
«Il progetto – spiegano Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi – conferma ancora una volta l’importante collaborazione posta in essere una quindicina d’anni fa tra Villa Verde e il Circolo degli Artisti, “insieme per la cultura come strumento di salute”. La personale di Gianni Ruspaggiari è parte di una serie di mostre dedicate ad insigni artisti reggiani che si inseriscono a pieno titolo nel panorama pittorico del secondo Novecento».
L’esposizione, visitabile fino al 26 novembre 2017, negli orari di apertura della Casa di Cura, è accompagnata da un catalogo con le prefazioni di Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi ed il testo di Giuseppe Berti. Ingresso libero. Per informazioni: www.villaverde.it, www.circolodegliartisti.re.it.
Gianni Ruspaggiari è nato a Reggio Emilia nel 1935. Ha studiato presso il locale Istituto d’Arte Gaetano Chierici, interrompendo però gli studi per seguire il padre musicista a Saint Vincent. Fondamentale per la sua formazione è l’incontro in Val d’Aosta con l’artista torinese Annibale Biglione che gli fa conoscere le ricerche dei pittori delle avanguardie europee. Terminato il servizio militare, e rientrato in città nel 1958, stringe un forte sodalizio intellettuale con altri giovani artisti reggiani, anch’essi impegnati a elaborare nuovi linguaggi formali: Angela Bergomi, Nino Squarza, Mario Pini, Bruno Olivi, Marco Gerra. Gli anni Sessanta vedono dunque Ruspaggiari impegnato a sviluppare la propria ricerca alla luce delle nuove correnti artistiche americane ed europee: da De Kooning a Bacon, dall’Espressionismo astratto alla Pop Art, alla cui estetica – interpretata spesso anche in chiave optical attraverso l’impiego di un cromatismo acceso ma elegante – rimane legato per tutti gli anni Settanta. Progressivamente, negli anni e decenni successivi, “ritorna all’espressionismo informale, dapprima con la tecnica mista del collage, infine col recupero di una pittura ricca di velature di colore, e fortemente allusiva nei contenuti” (Emanuele Filini, Dizionario degli artisti reggiani, Reggio Emilia, 2003).
La mostra, promossa dalla Casa di Cura e dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia, sarà inaugurata giovedì 26 ottobre alle ore 17.30 con una presentazione del curatore Giuseppe Berti. Saranno presenti al vernissage, oltre all’artista e al curatore, Fabrizio Franzini (Presidente di Villa Verde) ed Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti).
In esposizione negli spazi di accoglienza e nella Sala Esagono al terzo piano della struttura, una quindicina di opere di medie e grandi dimensioni, realizzate prevalentemente dal 2009 al 2014.
«Gianni Ruspaggiari – scrive Giuseppe Berti – è un esploratore di colori e di segni. Placate la foga del gesto e la “cupa” violenza cromatica di precedenti esperienze, l’artista ora si esprime attraverso più morbidi registri compositivi dove il colore, fluido, libero e cangiante, si unisce ad un segno sottile che si fa figura, che diventa corpo, immagine pulsante di un desiderio carnale: una pittura, questa, che si potrebbe persino definire neo-secentesca e rubensiana, per lo meno nell’espansa e calda sensuosità della composizione. Infatti, sia nelle opere ad olio, sia in quelle di più piccolo formato condotte a tecnica mista (acrilico e acquerello), Ruspaggiari fa uso di una tavolozza esuberante di contrappunti cromatici e di valori tattili: un “canto libero” di viola, lilla, azzurro, arancio, rosso, bianco che si dispiega sulla tela o sul foglio ora con lenti e sfumati trapassi di toni, ora attraverso palpitanti esplosioni cromatiche in cui, in una felice combinazione di tachisme e di dripping, talvolta risuonano anche le note più gravi del nero».
«Il progetto – spiegano Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi – conferma ancora una volta l’importante collaborazione posta in essere una quindicina d’anni fa tra Villa Verde e il Circolo degli Artisti, “insieme per la cultura come strumento di salute”. La personale di Gianni Ruspaggiari è parte di una serie di mostre dedicate ad insigni artisti reggiani che si inseriscono a pieno titolo nel panorama pittorico del secondo Novecento».
L’esposizione, visitabile fino al 26 novembre 2017, negli orari di apertura della Casa di Cura, è accompagnata da un catalogo con le prefazioni di Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi ed il testo di Giuseppe Berti. Ingresso libero. Per informazioni: www.villaverde.it, www.circolodegliartisti.re.it.
Gianni Ruspaggiari è nato a Reggio Emilia nel 1935. Ha studiato presso il locale Istituto d’Arte Gaetano Chierici, interrompendo però gli studi per seguire il padre musicista a Saint Vincent. Fondamentale per la sua formazione è l’incontro in Val d’Aosta con l’artista torinese Annibale Biglione che gli fa conoscere le ricerche dei pittori delle avanguardie europee. Terminato il servizio militare, e rientrato in città nel 1958, stringe un forte sodalizio intellettuale con altri giovani artisti reggiani, anch’essi impegnati a elaborare nuovi linguaggi formali: Angela Bergomi, Nino Squarza, Mario Pini, Bruno Olivi, Marco Gerra. Gli anni Sessanta vedono dunque Ruspaggiari impegnato a sviluppare la propria ricerca alla luce delle nuove correnti artistiche americane ed europee: da De Kooning a Bacon, dall’Espressionismo astratto alla Pop Art, alla cui estetica – interpretata spesso anche in chiave optical attraverso l’impiego di un cromatismo acceso ma elegante – rimane legato per tutti gli anni Settanta. Progressivamente, negli anni e decenni successivi, “ritorna all’espressionismo informale, dapprima con la tecnica mista del collage, infine col recupero di una pittura ricca di velature di colore, e fortemente allusiva nei contenuti” (Emanuele Filini, Dizionario degli artisti reggiani, Reggio Emilia, 2003).
Alberto Manfredi, Petits plaisirs
24/04/2015 - 13/05/2015
Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Con i “Petits Plaisirs” di Alberto Manfredi, la Galleria de’ Bonis di Reggio Emilia (Viale dei Mille, 44/B) rende omaggio ad un grande artista della sua città.
La mostra, in programma dal 24 aprile al 13 maggio 2015, presenta una selezione di opere di piccolo formato, realizzate dal 1959 al 1995.
I dipinti scelti hanno come soggetti le donne, i paesaggi cittadini e gli interni tanto cari al Maestro. “Petits Plaisirs”, praline, piccoli momenti di piacere, da gustarsi poco a poco.
Nonostante Mino Maccari, di cui fu assistente all’Accademia di Roma, lo chiamasse ironicamente “l’emiliano”, Manfredi si è sempre distinto per un modo di dipingere scevro da ogni provincialismo e anzi permeato da una profonda cultura di matrice europea, tedesca e francese soprattutto.
Se la laurea in Lettere ha arricchito le sue opere di quelle atmosfere che si respirano nei romanzi di Kafka, La Fontaine, Baudelaire e Campana (che Manfredi ha anche illustrato), la conoscenza della Storia dell’Arte ha rivestito la sua pennellata con citazioni colte: le sue radici protonovecentesche si rivelano, infatti, in inevitabili rimandi a Modigliani, Beckmann e Grosz.
Erotismo e ironia, malinconia e disincanto, scomposizione e profondità emergono da tutte le opere selezionate dalla Galleria de’ Bonis, in un clima parigino anni ’30 che si ritrova sia nei soggetti femminili, con le loro atmosfere di bordelli e can-can, sia nei paesaggi, con quei tetti e comignoli da Ville Lumière e i tavolini da bistrot.
Una piacevole e insolita contraddizione, per finire, rende uniche le figure femminili di Manfredi, nelle quali si fondono sguardi duri, profili taglienti e pose sensuali.
La personale sarà visitabile fino al 13 maggio 2015, dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, giovedì dalle 10 alle 13, aperto 25 aprile, chiuso 1 maggio. Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
Alberto Manfredi (Reggio Emilia, 1930-2001) è stato pittore ed incisore. Laureato in Lettere all’Università di Bologna ha detenuto per molti anni la cattedra di incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Numerosissime sono le mostre personali che hanno sancito la fama di questo artista anche fuori dai confini locali: alla Galleria del Milione e alla Galleria Il Mappamondo di Milano, alla Galleria Pananti di Firenze, al Palazzo del Parlamento Europeo di Strasburgo, alla Bouquinerie de l’Institut di Parigi, culminate pochi mesi prima della sua scomparsa in una grande mostra antologica di oltre cento dipinti, organizzata a Palazzo Magnani nella sua Reggio Emilia.
La mostra, in programma dal 24 aprile al 13 maggio 2015, presenta una selezione di opere di piccolo formato, realizzate dal 1959 al 1995.
I dipinti scelti hanno come soggetti le donne, i paesaggi cittadini e gli interni tanto cari al Maestro. “Petits Plaisirs”, praline, piccoli momenti di piacere, da gustarsi poco a poco.
Nonostante Mino Maccari, di cui fu assistente all’Accademia di Roma, lo chiamasse ironicamente “l’emiliano”, Manfredi si è sempre distinto per un modo di dipingere scevro da ogni provincialismo e anzi permeato da una profonda cultura di matrice europea, tedesca e francese soprattutto.
Se la laurea in Lettere ha arricchito le sue opere di quelle atmosfere che si respirano nei romanzi di Kafka, La Fontaine, Baudelaire e Campana (che Manfredi ha anche illustrato), la conoscenza della Storia dell’Arte ha rivestito la sua pennellata con citazioni colte: le sue radici protonovecentesche si rivelano, infatti, in inevitabili rimandi a Modigliani, Beckmann e Grosz.
Erotismo e ironia, malinconia e disincanto, scomposizione e profondità emergono da tutte le opere selezionate dalla Galleria de’ Bonis, in un clima parigino anni ’30 che si ritrova sia nei soggetti femminili, con le loro atmosfere di bordelli e can-can, sia nei paesaggi, con quei tetti e comignoli da Ville Lumière e i tavolini da bistrot.
Una piacevole e insolita contraddizione, per finire, rende uniche le figure femminili di Manfredi, nelle quali si fondono sguardi duri, profili taglienti e pose sensuali.
La personale sarà visitabile fino al 13 maggio 2015, dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, giovedì dalle 10 alle 13, aperto 25 aprile, chiuso 1 maggio. Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
Alberto Manfredi (Reggio Emilia, 1930-2001) è stato pittore ed incisore. Laureato in Lettere all’Università di Bologna ha detenuto per molti anni la cattedra di incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Numerosissime sono le mostre personali che hanno sancito la fama di questo artista anche fuori dai confini locali: alla Galleria del Milione e alla Galleria Il Mappamondo di Milano, alla Galleria Pananti di Firenze, al Palazzo del Parlamento Europeo di Strasburgo, alla Bouquinerie de l’Institut di Parigi, culminate pochi mesi prima della sua scomparsa in una grande mostra antologica di oltre cento dipinti, organizzata a Palazzo Magnani nella sua Reggio Emilia.
Eventi che potrebbero interessarti
Giovanna Fileccia presenta La Giostra dorata del Ragno che tesse
24/06/2016 - 24/06/2016
Terrasini (PA) - Sicilia
Inserito da Giovanna Fileccia
COMUNICATO STAMPA
Venerdì 24 giugno 2016 alle ore 18.00 presso la Galleria d’Arte Studio 71, Via Vincenzo Fuxa n.9 90143 Palermo, si presenterà l’ultimo libro di Giovanna Fileccia dal titolo:
La Giostra dorata del Ragno che tesse
Ed. SIMPOSIUM
Saranno presenti, oltre all’autrice, Veronica Giuseppina Billone (editrice), Vinny Scorsone (critico d’arte), Anna Barone (attrice per passione) e Calogero Catania (poeta e scrittore).
Nel corso della serata Giovanna Fileccia, affiancata da Veronica Billone, Calogero Catania e Anna Barone, reciterà alcune poesie contenute nel libro introdotte da brevi brani in prosa scritti dalla stessa autrice. Poesie celeri e poesie pacate sospese nel tempo; scritte compostamente o sparpagliate sul foglio.
Più che una presentazione una conversazione in cui si parlerà delle motivazioni che hanno spinto l’autrice a scrivere il libro e si inviterà il pubblico ad intervenire sui temi affrontati quali l’emigrazione, l’arte e la nostra terra.
Autrice eclettica, Giovanna Fileccia, si dedica da anni all’arte in tutti i suoi aspetti, dalla pittura alla fiber art, dalla scrittura alla Poesia sculturata.
La serata è inserita negli eventi della mostra di Liana Taurini Barbato, LE ROTTE DELL’EMIGRAZIONE che ha visto, nella serata inaugurale, l’esibizione per voce e chitarra di Cinzia Romano La Duca su di una poesia ’A fami di Giovanni Berardo Di Ferro.
La mostra è visitabile fino al 25/6/2016 tutti i giorni, festivi esclusi, dalle ore 16.30 alle 19.30.
Testo in catalogo di Vinny Scorsone.
L’addetto stampa
Mariella Calvaruso
www.studio71.it
www.lianabarbato.it
studio71pa@tin.it
lita33@virgilio.it
tel.333 2737182
https://www.facebook.com/events/1000903213297642/
Venerdì 24 giugno 2016 alle ore 18.00 presso la Galleria d’Arte Studio 71, Via Vincenzo Fuxa n.9 90143 Palermo, si presenterà l’ultimo libro di Giovanna Fileccia dal titolo:
La Giostra dorata del Ragno che tesse
Ed. SIMPOSIUM
Saranno presenti, oltre all’autrice, Veronica Giuseppina Billone (editrice), Vinny Scorsone (critico d’arte), Anna Barone (attrice per passione) e Calogero Catania (poeta e scrittore).
Nel corso della serata Giovanna Fileccia, affiancata da Veronica Billone, Calogero Catania e Anna Barone, reciterà alcune poesie contenute nel libro introdotte da brevi brani in prosa scritti dalla stessa autrice. Poesie celeri e poesie pacate sospese nel tempo; scritte compostamente o sparpagliate sul foglio.
Più che una presentazione una conversazione in cui si parlerà delle motivazioni che hanno spinto l’autrice a scrivere il libro e si inviterà il pubblico ad intervenire sui temi affrontati quali l’emigrazione, l’arte e la nostra terra.
Autrice eclettica, Giovanna Fileccia, si dedica da anni all’arte in tutti i suoi aspetti, dalla pittura alla fiber art, dalla scrittura alla Poesia sculturata.
La serata è inserita negli eventi della mostra di Liana Taurini Barbato, LE ROTTE DELL’EMIGRAZIONE che ha visto, nella serata inaugurale, l’esibizione per voce e chitarra di Cinzia Romano La Duca su di una poesia ’A fami di Giovanni Berardo Di Ferro.
La mostra è visitabile fino al 25/6/2016 tutti i giorni, festivi esclusi, dalle ore 16.30 alle 19.30.
Testo in catalogo di Vinny Scorsone.
L’addetto stampa
Mariella Calvaruso
www.studio71.it
www.lianabarbato.it
studio71pa@tin.it
lita33@virgilio.it
tel.333 2737182
https://www.facebook.com/events/1000903213297642/
La storia dell’arte italiana, a partire dal secondo dopoguerra, attraverso una settantina di opere p
16/10/2015 - 29/11/2015
Terrasini (PA) - Sicilia
Inserito da CSArt Serri
La storia dell’arte italiana, a partire dal secondo dopoguerra, attraverso una settantina di opere provenienti dalle collezioni astigiane. A Palazzo Mazzetti (Corso Vittorio Alfieri, 357 – Asti), dal 17 ottobre al 29 novembre 2015, “ASTI CONTEMPORANEA. Collezioni private”, esposizione collettiva curata da Maria Federica Chiola con un testo critico di Raffaella A. Caruso.
Promossa da Fondazione Palazzo Mazzetti e Città di Asti, in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Asti, la mostra sarà inaugurata venerdì 16 ottobre alle ore 18.00.
In esposizione, settantadue opere realizzate da cinquantuno artisti, tra i quali Giuseppe Capogrossi, Carla Accardi, Giulio Turcato, Piero Dorazio, Mimmo Rotella, Afro, Lucio Fontana, Piero Gilardi, Valentino Vago, Getulio Alviani, Giorgio Griffa, Alighiero Boetti e Paolo Cotani.
Il progetto nasce dal profondo interesse che la città di Asti nutre per l’arte a partire dagli anni ’40, con mostre, premi ed un collezionismo radicato. Ne costituiscono un esempio la “Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea e di Scenografia”, inaugurata nel 1949 per celebrare il bicentenario della nascita di Vittorio Alfieri, e la prima edizione del Premio Alfieri (1950).
“ASTI CONTEMPORANEA” va dunque a rileggere, in sale organizzate per anni e per temi, la storia dell’arte italiana dal dopoguerra al boom economico e ai nuovi linguaggi, attraverso gli occhi del collezionismo di soli prestatori astigiani, le cui opere si sono rivelate espressione della valenza del territorio attraverso arte e cultura.
Come scrive Raffaella A. Caruso nel testo critico in catalogo, «Raccogliere un’opera d’arte, farla propria, permetterle di dialogare con sue simili, creare connessioni impreviste, ambientare il lavoro in contesti spesso improbabili significa espandere la possibilità di comunicazione dell’opera stessa, concorrere a una funzione educativa nel proprio contesto sociale, migliorare nel bello la propria qualità di vita, restituire ai posteri uno spaccato della società con una personalissima sensibilità, spesso precorrere i tempi, anticipare le tendenze, poter dire vent’anni dopo io c’ero».
Il filo rosso della mostra, interpretato graficamente dalla curatrice nella scomposizione del logo di Palazzo Mazzetti, che ricorre negli allestimenti e nel catalogo, rappresenta il persistere di un’idea che, sin dall’origine, intendeva identificare Palazzo Mazzetti come luogo d’arte e cultura. «Un sottile filo rosso – spiega Maria Federica Chiola – da subito parte del progetto e chiaro nella mente, ha tenuto insieme tutti gli elementi, quadri e pensieri, fino alla realizzazione del percorso. Da architetto so che non esiste mai un progetto che venga realizzato come inizialmente pensato: c’è come una provvidenziale forza che guida e raccoglie tutte le energie».
Un percorso metaforico che si concretizza in "Fil-Rouge", opera in realtà aumentata realizzata per l’occasione dall’artista Aidan che rende il catalogo della mostra interattivo, regalando allo spettatore emozioni inattese e permettendogli di rivivere l’intera esposizione.
Il visitatore sarà guidato di sala in sala da alcune pareti rosse a ricordare, insieme al bianco, i colori della città di Asti, a cui è dedicata una piccola stanza. Il percorso espositivo comprende anche tre opere (Giuseppe Capogrossi, Antonio Corpora, Giuseppe Santomaso) da cui sono stati tratti alcuni degli arazzi realizzati nel 1960 per la nave transoceanica Leonardo da Vinci dall’arazzeria Scassa, vanto della città, a partire da una selezione operata da Giulio Carlo Argan.
La mostra sarà visitabile da martedì a domenica con orario 10.30-18.30 (ultimo ingresso ore 17.30). Il biglietto d’ingresso al Museo Civico di Palazzo Mazzetti (€ 5.00) consente di accedere gratuitamente alla mostra “ASTI CONTEMPORANEA”. Catalogo di 303 pagine con presentazione di Maria Federica Chiola, testo critico di Raffaella A. Caruso e ricco apparato iconografico. Media partner: “La Stampa”. Per informazioni: tel. 0141530403, info@palazzomazzetti.it, mazzetti@fondazionecrasti.it, www.palazzomazzetti.it.
Opere di: Carla Accardi, Getulio Alviani, Enrico Baj, Paolo Baratella, Afro Basaldella, Vasco Bendini, Aldo Bergolli, Gianni Bertini, Alberto Biasi, Renato Birolli, Alighiero Boetti, Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Bruno Cassinari, Enrico Castellani, Antonio Ciarallo, Antonio Corpora, Paolo Cotani, Roberto Crippa, Dadamaino, Sergio Dangelo, Lucio Del Pezzo, Piero Dorazio, Gianni Dova, Lucio Fontana, Reale Franco Frangi, Piero Gilardi, Giorgio Griffa, Umberto Mastroianni, Aldo Mondino, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Gualtiero Nativi, Ugo Nespolo, Mario Nigro, Claudio Olivieri, Tancredi Parmeggiani, Cesare Peverelli, Pino Pinelli, Mimmo Rotella, Piero Ruggeri, Antonio Sanfilippo, Giuseppe Santomaso, Emilio Scanavino, Mario Schifano, Giacomo Soffiantino, Giulio Turcato, Valentino Vago, Emilio Vedova, Claudio Verna, Luigi Veronesi.
Promossa da Fondazione Palazzo Mazzetti e Città di Asti, in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Asti, la mostra sarà inaugurata venerdì 16 ottobre alle ore 18.00.
In esposizione, settantadue opere realizzate da cinquantuno artisti, tra i quali Giuseppe Capogrossi, Carla Accardi, Giulio Turcato, Piero Dorazio, Mimmo Rotella, Afro, Lucio Fontana, Piero Gilardi, Valentino Vago, Getulio Alviani, Giorgio Griffa, Alighiero Boetti e Paolo Cotani.
Il progetto nasce dal profondo interesse che la città di Asti nutre per l’arte a partire dagli anni ’40, con mostre, premi ed un collezionismo radicato. Ne costituiscono un esempio la “Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea e di Scenografia”, inaugurata nel 1949 per celebrare il bicentenario della nascita di Vittorio Alfieri, e la prima edizione del Premio Alfieri (1950).
“ASTI CONTEMPORANEA” va dunque a rileggere, in sale organizzate per anni e per temi, la storia dell’arte italiana dal dopoguerra al boom economico e ai nuovi linguaggi, attraverso gli occhi del collezionismo di soli prestatori astigiani, le cui opere si sono rivelate espressione della valenza del territorio attraverso arte e cultura.
Come scrive Raffaella A. Caruso nel testo critico in catalogo, «Raccogliere un’opera d’arte, farla propria, permetterle di dialogare con sue simili, creare connessioni impreviste, ambientare il lavoro in contesti spesso improbabili significa espandere la possibilità di comunicazione dell’opera stessa, concorrere a una funzione educativa nel proprio contesto sociale, migliorare nel bello la propria qualità di vita, restituire ai posteri uno spaccato della società con una personalissima sensibilità, spesso precorrere i tempi, anticipare le tendenze, poter dire vent’anni dopo io c’ero».
Il filo rosso della mostra, interpretato graficamente dalla curatrice nella scomposizione del logo di Palazzo Mazzetti, che ricorre negli allestimenti e nel catalogo, rappresenta il persistere di un’idea che, sin dall’origine, intendeva identificare Palazzo Mazzetti come luogo d’arte e cultura. «Un sottile filo rosso – spiega Maria Federica Chiola – da subito parte del progetto e chiaro nella mente, ha tenuto insieme tutti gli elementi, quadri e pensieri, fino alla realizzazione del percorso. Da architetto so che non esiste mai un progetto che venga realizzato come inizialmente pensato: c’è come una provvidenziale forza che guida e raccoglie tutte le energie».
Un percorso metaforico che si concretizza in "Fil-Rouge", opera in realtà aumentata realizzata per l’occasione dall’artista Aidan che rende il catalogo della mostra interattivo, regalando allo spettatore emozioni inattese e permettendogli di rivivere l’intera esposizione.
Il visitatore sarà guidato di sala in sala da alcune pareti rosse a ricordare, insieme al bianco, i colori della città di Asti, a cui è dedicata una piccola stanza. Il percorso espositivo comprende anche tre opere (Giuseppe Capogrossi, Antonio Corpora, Giuseppe Santomaso) da cui sono stati tratti alcuni degli arazzi realizzati nel 1960 per la nave transoceanica Leonardo da Vinci dall’arazzeria Scassa, vanto della città, a partire da una selezione operata da Giulio Carlo Argan.
La mostra sarà visitabile da martedì a domenica con orario 10.30-18.30 (ultimo ingresso ore 17.30). Il biglietto d’ingresso al Museo Civico di Palazzo Mazzetti (€ 5.00) consente di accedere gratuitamente alla mostra “ASTI CONTEMPORANEA”. Catalogo di 303 pagine con presentazione di Maria Federica Chiola, testo critico di Raffaella A. Caruso e ricco apparato iconografico. Media partner: “La Stampa”. Per informazioni: tel. 0141530403, info@palazzomazzetti.it, mazzetti@fondazionecrasti.it, www.palazzomazzetti.it.
Opere di: Carla Accardi, Getulio Alviani, Enrico Baj, Paolo Baratella, Afro Basaldella, Vasco Bendini, Aldo Bergolli, Gianni Bertini, Alberto Biasi, Renato Birolli, Alighiero Boetti, Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Bruno Cassinari, Enrico Castellani, Antonio Ciarallo, Antonio Corpora, Paolo Cotani, Roberto Crippa, Dadamaino, Sergio Dangelo, Lucio Del Pezzo, Piero Dorazio, Gianni Dova, Lucio Fontana, Reale Franco Frangi, Piero Gilardi, Giorgio Griffa, Umberto Mastroianni, Aldo Mondino, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Gualtiero Nativi, Ugo Nespolo, Mario Nigro, Claudio Olivieri, Tancredi Parmeggiani, Cesare Peverelli, Pino Pinelli, Mimmo Rotella, Piero Ruggeri, Antonio Sanfilippo, Giuseppe Santomaso, Emilio Scanavino, Mario Schifano, Giacomo Soffiantino, Giulio Turcato, Valentino Vago, Emilio Vedova, Claudio Verna, Luigi Veronesi.