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Evento: Fiera Arte Padova
14/11/2013 - 18/11/2013
Dettagli
Data di inserimento: | 10/11/2013 - 13:29 |
Luogo: | Padova (PD) - Veneto |
Data di inizio: | 14/11/2013 |
Data di fine | 18/11/2013 |
Descrizione
Venite a trovarci presso il nostro stand per toccare con mano il nuovo numero della rivista.
Sarà una occasione per conoscerci, scambiare quattro chiacchiere e scoprire tutti i nostri servizi!
Padiglione 1
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Altri eventi dell'inserzionista
Concorso
02/07/2014 - 15/02/2015
Aversa (CE) - Campania
Inserito da ExpoArt Magazine
Iscrizioni aperte fino al 15 Febbraio 2015
Bando di partecipazione - Premio d’Arte Contemporanea "Premio ExpoArt "
Il concorso Premio ExpoArt è promosso dal magazine EXPOART , con lo scopo
di dare visibilità ai nuovi talenti e agli artisti già affermati nel panorama artistico.
ExpoArt è un Magazine di arte contemporanea dove artisti, galleristi, critici e
collezionisti si ritrovano per condividere lavoro e passione in modo attivo e creativo.
Il concorso è aperto a tutti gli artisti, di ogni nazionalità, senza limiti di età,
per le seguenti tecniche: pittura, scultura e fotografia.
Premi:Saranno riconosciuti i seguenti premi, (il primo, il secondo, il terzo classificato)
e gli Special Awards e Special ExpoArt
1 premio: 800€uro
2 Premio: Copertina + una pagina intera sulla rivista ExpoArt (valore 500€uro)
3 Premio: 200euro
4 Premio Special Awards:Miglior Artista Under 30: Euro 100
5 Premio Speciale ExpoArt:Tutti i partecipanti saranno pubblicati sulla rivista d’arte
ExpoArt in ordine alfabetico con l’inserimento di un opera con relativa didascalia
tecnica, e propri dati (indirizzo, telefono, e-mail, sito web)
Comunicazione e informazione:
Il presente bando viene pubblicato sul sito https://www.dropbox.com/s/gkzkf7xqu2vpshc/PremioExpoArt.docx
Per qualsiasi informazione sul concorso è possibile contattare la segreteria organizzativa:
www.expoartcc.it E-mail: expoart@email.it
Bando di partecipazione - Premio d’Arte Contemporanea "Premio ExpoArt "
Il concorso Premio ExpoArt è promosso dal magazine EXPOART , con lo scopo
di dare visibilità ai nuovi talenti e agli artisti già affermati nel panorama artistico.
ExpoArt è un Magazine di arte contemporanea dove artisti, galleristi, critici e
collezionisti si ritrovano per condividere lavoro e passione in modo attivo e creativo.
Il concorso è aperto a tutti gli artisti, di ogni nazionalità, senza limiti di età,
per le seguenti tecniche: pittura, scultura e fotografia.
Premi:Saranno riconosciuti i seguenti premi, (il primo, il secondo, il terzo classificato)
e gli Special Awards e Special ExpoArt
1 premio: 800€uro
2 Premio: Copertina + una pagina intera sulla rivista ExpoArt (valore 500€uro)
3 Premio: 200euro
4 Premio Special Awards:Miglior Artista Under 30: Euro 100
5 Premio Speciale ExpoArt:Tutti i partecipanti saranno pubblicati sulla rivista d’arte
ExpoArt in ordine alfabetico con l’inserimento di un opera con relativa didascalia
tecnica, e propri dati (indirizzo, telefono, e-mail, sito web)
Comunicazione e informazione:
Il presente bando viene pubblicato sul sito https://www.dropbox.com/s/gkzkf7xqu2vpshc/PremioExpoArt.docx
Per qualsiasi informazione sul concorso è possibile contattare la segreteria organizzativa:
www.expoartcc.it E-mail: expoart@email.it
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Other Places di Matteo Basilé e Corrado Sassi
18/05/2017 - 30/06/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
Intragallery è lieta di presentare la doppia personale fotografica degli artisti Matteo Basilé e Corrado Sassi, “Other Places”, che inaugurerà a Napoli il 18 maggio 2017, alle ore 19, negli spazi di Via Cavallerizza a Chiaia 57, con la presenza degli artisti.
Il titolo scelto per la mostra, “Other Places”, invita lo spettatore verso luoghi altri, evocando visioni di realtà immaginate.
Entrambi gli artisti si esprimono attraverso la fotografia; Basilé progetta accuratamente la sua visione, prevedendo con esattezza gli elementi che restituiranno il suo racconto, mentre Sassi ha un approccio più istintivo: fotogrammi da lui raccolti in velocità, vengono poi sovrapposti, per creare una suo ideale luogo altro.
Matteo Basilé (1974) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera a metà degli anni ’90 ed è tra i primi artisti in Europa a fondere arte e tecnologia. Basilé possiede la straordinaria capacità di conciliare idee opposte come il bello e il grottesco, reale e surreale, naturale e artificiale. Tommaso Cascella, il padre, scrive sul suo lavoro “C’è una lucidità feroce e impietosa che l’artigiano lavoro di pennello poteva solo evocare. I personaggi delle sue visioni sono abitanti di altri luoghi o non luoghi…..”.
Formalmente, Basilé cancella l’antagonismo tra l’immaginario e il reale, innescando un complesso sistema di porte scorrevoli emozionali. La poetica di Matteo Basilé è un universo iconografico, è il frutto della combinazione tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico. I viaggi onirici dell’artista alla fine ci guidano verso diversi piani di comprensione, sia sensoriali che intellettuali, dove ci rendiamo improvvisamente conto di questi aspetti della realtà, che di solito sono nascosti all’interno del nostro io interiore; pertanto, la sua profonda indagine del Sé, l’Altro e l’Altrove finalmente corrisponde alla sua personale esperienza di vita al di fuori del suo ambiente originario, affrontando allo stesso tempo il senso dell’esistenza e nel contesto delle confuse dinamiche inerenti al processo di globalizzazione.
In mostra saranno presentati tre suoi lavori della serie “PIETRA SANTA” (2016).
Anche Corrado Sassi (1965) vive e lavora a Roma. Studia fotografia a New York ed ha al suo attivo numerose mostre in Italia e all’estero. Negli ultimi anni la sua ricerca personale si è focalizzata su fotografia, installazioni, performances e video.
In mostra, sarà presentata una selezione di nuovi lavori che l’artista chiama voiles.
“Sono immagini prese talmente al volo da essere immediatamente percepite. Immagini che non raccontano storie particolari ma generano in noi altre immagini. I voiles non appartengono né al sogno né alla veglia, non intendono essere reali ma neanche trasognanti. La sospensione è la loro condizione ideale, appena atterrano inevitabilmente evaporano. In loro non c’è mistero ma non può esistere un voiles che non presenti un enigma, anche di poco conto.
Un voiles si fonda su due elementi: lo scorcio attraverso il quale l’immagine è catturata e la tecnica con cui questo scorcio è reso.
Tra i due elementi, fluttuante, la capacità di saper cogliere e rappresentare l’attimo in cui l’immagine percepita ancora non è arrivata all’intelletto. Monet chiamava questo attimo “impressione” e ha cercato questo momento per tutta la vita per poi perdersi nelle sue infinite ninfee. La tecnica, l’immagine velata, inscatolata, un po’ divisionista è asservita ad uno scopo: quello di darci un’impressione generale, un’atmosfera, o meglio una tonalità. Se potessero i voiles userebbero a tal fine oltre la vista anche l’olfatto e l’udito. Probabilmente, poiché ciò non gli è concesso, per pudore allora velano la propria superficie.” (cit. Valerio Paolo Mosco)
Per Corrado Sassi è la seconda esperienza espositiva alla Intragallery.
Schiller afferma che solo dove si gioca c’è arte, ed anche che il senso dell’immagine è l’immagine stessa, che l’incommensurabile è nell’apparenza, non nel significato. Nulla di nuovo: per i greci infatti éidos vuol dire sia immagine che idea. Ma afferma anche che l’immagine non può essere che frammento, perché noi tutti altro non siamo che frammenti, perché questa è la nostra condizione esistenziale.
Il titolo scelto per la mostra, “Other Places”, invita lo spettatore verso luoghi altri, evocando visioni di realtà immaginate.
Entrambi gli artisti si esprimono attraverso la fotografia; Basilé progetta accuratamente la sua visione, prevedendo con esattezza gli elementi che restituiranno il suo racconto, mentre Sassi ha un approccio più istintivo: fotogrammi da lui raccolti in velocità, vengono poi sovrapposti, per creare una suo ideale luogo altro.
Matteo Basilé (1974) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera a metà degli anni ’90 ed è tra i primi artisti in Europa a fondere arte e tecnologia. Basilé possiede la straordinaria capacità di conciliare idee opposte come il bello e il grottesco, reale e surreale, naturale e artificiale. Tommaso Cascella, il padre, scrive sul suo lavoro “C’è una lucidità feroce e impietosa che l’artigiano lavoro di pennello poteva solo evocare. I personaggi delle sue visioni sono abitanti di altri luoghi o non luoghi…..”.
Formalmente, Basilé cancella l’antagonismo tra l’immaginario e il reale, innescando un complesso sistema di porte scorrevoli emozionali. La poetica di Matteo Basilé è un universo iconografico, è il frutto della combinazione tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico. I viaggi onirici dell’artista alla fine ci guidano verso diversi piani di comprensione, sia sensoriali che intellettuali, dove ci rendiamo improvvisamente conto di questi aspetti della realtà, che di solito sono nascosti all’interno del nostro io interiore; pertanto, la sua profonda indagine del Sé, l’Altro e l’Altrove finalmente corrisponde alla sua personale esperienza di vita al di fuori del suo ambiente originario, affrontando allo stesso tempo il senso dell’esistenza e nel contesto delle confuse dinamiche inerenti al processo di globalizzazione.
In mostra saranno presentati tre suoi lavori della serie “PIETRA SANTA” (2016).
Anche Corrado Sassi (1965) vive e lavora a Roma. Studia fotografia a New York ed ha al suo attivo numerose mostre in Italia e all’estero. Negli ultimi anni la sua ricerca personale si è focalizzata su fotografia, installazioni, performances e video.
In mostra, sarà presentata una selezione di nuovi lavori che l’artista chiama voiles.
“Sono immagini prese talmente al volo da essere immediatamente percepite. Immagini che non raccontano storie particolari ma generano in noi altre immagini. I voiles non appartengono né al sogno né alla veglia, non intendono essere reali ma neanche trasognanti. La sospensione è la loro condizione ideale, appena atterrano inevitabilmente evaporano. In loro non c’è mistero ma non può esistere un voiles che non presenti un enigma, anche di poco conto.
Un voiles si fonda su due elementi: lo scorcio attraverso il quale l’immagine è catturata e la tecnica con cui questo scorcio è reso.
Tra i due elementi, fluttuante, la capacità di saper cogliere e rappresentare l’attimo in cui l’immagine percepita ancora non è arrivata all’intelletto. Monet chiamava questo attimo “impressione” e ha cercato questo momento per tutta la vita per poi perdersi nelle sue infinite ninfee. La tecnica, l’immagine velata, inscatolata, un po’ divisionista è asservita ad uno scopo: quello di darci un’impressione generale, un’atmosfera, o meglio una tonalità. Se potessero i voiles userebbero a tal fine oltre la vista anche l’olfatto e l’udito. Probabilmente, poiché ciò non gli è concesso, per pudore allora velano la propria superficie.” (cit. Valerio Paolo Mosco)
Per Corrado Sassi è la seconda esperienza espositiva alla Intragallery.
Schiller afferma che solo dove si gioca c’è arte, ed anche che il senso dell’immagine è l’immagine stessa, che l’incommensurabile è nell’apparenza, non nel significato. Nulla di nuovo: per i greci infatti éidos vuol dire sia immagine che idea. Ma afferma anche che l’immagine non può essere che frammento, perché noi tutti altro non siamo che frammenti, perché questa è la nostra condizione esistenziale.
DIVISI/INVISI
13/01/2017 - 21/01/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Gennaro Cilento
DIVISI/INVISI
escursus storico sul ritratto d'autore
a cura di Fedela Procaccini
contributo critico di Luigi Fusco
Dal 13 al 21 gennaio 2017
Salvatore Serio galleria d’arte, via Obedan 8, Napoli.
Per ritratto si considera, in maniera universale, ogni tipo di rappresentazione di una persona nelle sue reali fattezze o sembianze. Uomini di ogni sorta, appartenenti a qualsiasi livello sociale, sin dai secoli più remoti, hanno ritenuto opportuno, in virtù di molteplici e personali motivazioni addotte, di lasciare una traccia di se stessi attraverso una riproduzione che noi oggi, per questioni di comodo, definiamo artistica.
Nel corso del tempo, la ritrattistica è divenuta un vero e proprio genere che non è mai tramontato, anche perché si è prestato notevolmente a qualsiasi tipo di tecnica: dalla pittura alla scultura e non ultima alla fotografia.
Per quanto il ritratto possa esser ritenuto una forma di rappresentazione che risponde, appieno, a pratiche meccaniche orientate verso la definizione imitativa della natura dell’uomo, essa ha di continuo risposto anche alla sensibilità dell’artista così come alla sua prassi squisitamente stilistica.
Queste due precipue motivazioni hanno poi consentito a qualsiasi ritrattista di effettuare ulteriori e singolari sviluppi da condurre anche nel campo dell’investigazione fisionomica e dell’indagine introspettiva, facendo emergere, in seguito, pure un modello di produzione innovativa innestata su altre matrici compositive od iconografiche.
La fortuna di questo tipo di pittura è da ritenersi sconfinata anche per quanto concerne la produzione d’età contemporanea, tanto che è riuscita a trovare spazio in qualsiasi elaborazione afferente ai più attuali e singolari linguaggi visivi.
Al riguardo, la mostra Divisi/Invisi è da considerarsi un interessante appuntamento con il genere suddetto, ma soprattutto con le dinamiche creative messe in campo dagli autori Ciraci, De Curtis e Spataro.
I visi di Antonio Ciraci hanno un’origine a dir poco antica e la loro definizione pittorica è da ricercare nei meandri di un passato tanto lontano e che non attende altro di esser riscoperto secondo formule e matrici espressionistiche contemporanee; a monte, è poi la notevole valenza cultuale dei soggetti, che affonda le proprie radici nei miti del territorio partenopeo.
Nei suoi dipinti è esibita un tipo di ritrattistica in cui si evidenziano non pochi topoi figurativi, la cui natura rimanda a segni tribali, riferibili, a loro volta, a grafismi cari a una non misconosciuta cultura subway degli anni Ottanta del secolo scorso. Nella loro complessità, le opere di Ciraci sono connaturate dall’elaborazione di una tecnica mista da cui emerge una forte matericità delle componenti cromatiche.
I ritratti di Salvatore De Curtis sono caratterizzati da una vena poetica di tipo espressionista. I suoi volti emergono attraverso brevi, ma intense, pennellate che, a loro volta, si avvalgono di una tavolozza connaturata dall’impiego di pochi colori. La resa dei suoi dipinti è, appunto, affidata all’espressione, alla manifestazione della dimensione onirica che trapela dai soggetti raffigurati; i suoi volti sono, inoltre, dotati di una forza introspettiva senza eguali che tende ad uscire liberamente, dal proprio quadro, con tutto il suo sgomento e con l’istintivo desiderio di celebrare un qualsiasi sentimento interiore, non sempre percepibile anche agli occhi del più acuto osservatore.
I volti dipinti da Sergio Spataro svelano una verità disarmante: quella di una natura umana che va oltre le apparenze. Nei suoi lavori è percepibile il principio teorico che è alla base della fisio-gnomica dalla fisionomia della realtà. Sergio conduce la propria ricerca pittorica partendo dalla pratica dicotomica dell’osservazione/deduzione della natura circostante, intesa in tutta la sua totalità. Non è esente in tutto il suo operato una gioiosa proiezione barocca, tendente alla manifestazione della meraviglia più pura, quella che sortisce attraverso l’inaspettata sorpresa, la cui magia riporta ai ricordi sbiaditi di una gioventù già trascorsa.
Luigi Fusco
Breve nota aggiuntiva
L’escursus sul ritratto, oggetto della presente mostra, vede la presenza anche di due ritratti eseguiti, intorno alla metà del secolo scorso, da due affermati autori di scuola napoletana, Enrico Cajati e Luigi Crisconio, le cui opere sono state gentilmente rese dispobili dal collezionista Amedeo Clarizia.
Enrico Cajati nasce a Napoli nel 1927 e scompare nel 2002.
Luigi Crisconio nasce a Napoli nel 1893, muore a Portici (NA) nel 1946.
Vernissage venerdì 13 gennaio 2017, ore 18:00
Orari di apertura: dal lunedì al sabato 10:30/13:00 – 16:30/19:30
escursus storico sul ritratto d'autore
a cura di Fedela Procaccini
contributo critico di Luigi Fusco
Dal 13 al 21 gennaio 2017
Salvatore Serio galleria d’arte, via Obedan 8, Napoli.
Per ritratto si considera, in maniera universale, ogni tipo di rappresentazione di una persona nelle sue reali fattezze o sembianze. Uomini di ogni sorta, appartenenti a qualsiasi livello sociale, sin dai secoli più remoti, hanno ritenuto opportuno, in virtù di molteplici e personali motivazioni addotte, di lasciare una traccia di se stessi attraverso una riproduzione che noi oggi, per questioni di comodo, definiamo artistica.
Nel corso del tempo, la ritrattistica è divenuta un vero e proprio genere che non è mai tramontato, anche perché si è prestato notevolmente a qualsiasi tipo di tecnica: dalla pittura alla scultura e non ultima alla fotografia.
Per quanto il ritratto possa esser ritenuto una forma di rappresentazione che risponde, appieno, a pratiche meccaniche orientate verso la definizione imitativa della natura dell’uomo, essa ha di continuo risposto anche alla sensibilità dell’artista così come alla sua prassi squisitamente stilistica.
Queste due precipue motivazioni hanno poi consentito a qualsiasi ritrattista di effettuare ulteriori e singolari sviluppi da condurre anche nel campo dell’investigazione fisionomica e dell’indagine introspettiva, facendo emergere, in seguito, pure un modello di produzione innovativa innestata su altre matrici compositive od iconografiche.
La fortuna di questo tipo di pittura è da ritenersi sconfinata anche per quanto concerne la produzione d’età contemporanea, tanto che è riuscita a trovare spazio in qualsiasi elaborazione afferente ai più attuali e singolari linguaggi visivi.
Al riguardo, la mostra Divisi/Invisi è da considerarsi un interessante appuntamento con il genere suddetto, ma soprattutto con le dinamiche creative messe in campo dagli autori Ciraci, De Curtis e Spataro.
I visi di Antonio Ciraci hanno un’origine a dir poco antica e la loro definizione pittorica è da ricercare nei meandri di un passato tanto lontano e che non attende altro di esser riscoperto secondo formule e matrici espressionistiche contemporanee; a monte, è poi la notevole valenza cultuale dei soggetti, che affonda le proprie radici nei miti del territorio partenopeo.
Nei suoi dipinti è esibita un tipo di ritrattistica in cui si evidenziano non pochi topoi figurativi, la cui natura rimanda a segni tribali, riferibili, a loro volta, a grafismi cari a una non misconosciuta cultura subway degli anni Ottanta del secolo scorso. Nella loro complessità, le opere di Ciraci sono connaturate dall’elaborazione di una tecnica mista da cui emerge una forte matericità delle componenti cromatiche.
I ritratti di Salvatore De Curtis sono caratterizzati da una vena poetica di tipo espressionista. I suoi volti emergono attraverso brevi, ma intense, pennellate che, a loro volta, si avvalgono di una tavolozza connaturata dall’impiego di pochi colori. La resa dei suoi dipinti è, appunto, affidata all’espressione, alla manifestazione della dimensione onirica che trapela dai soggetti raffigurati; i suoi volti sono, inoltre, dotati di una forza introspettiva senza eguali che tende ad uscire liberamente, dal proprio quadro, con tutto il suo sgomento e con l’istintivo desiderio di celebrare un qualsiasi sentimento interiore, non sempre percepibile anche agli occhi del più acuto osservatore.
I volti dipinti da Sergio Spataro svelano una verità disarmante: quella di una natura umana che va oltre le apparenze. Nei suoi lavori è percepibile il principio teorico che è alla base della fisio-gnomica dalla fisionomia della realtà. Sergio conduce la propria ricerca pittorica partendo dalla pratica dicotomica dell’osservazione/deduzione della natura circostante, intesa in tutta la sua totalità. Non è esente in tutto il suo operato una gioiosa proiezione barocca, tendente alla manifestazione della meraviglia più pura, quella che sortisce attraverso l’inaspettata sorpresa, la cui magia riporta ai ricordi sbiaditi di una gioventù già trascorsa.
Luigi Fusco
Breve nota aggiuntiva
L’escursus sul ritratto, oggetto della presente mostra, vede la presenza anche di due ritratti eseguiti, intorno alla metà del secolo scorso, da due affermati autori di scuola napoletana, Enrico Cajati e Luigi Crisconio, le cui opere sono state gentilmente rese dispobili dal collezionista Amedeo Clarizia.
Enrico Cajati nasce a Napoli nel 1927 e scompare nel 2002.
Luigi Crisconio nasce a Napoli nel 1893, muore a Portici (NA) nel 1946.
Vernissage venerdì 13 gennaio 2017, ore 18:00
Orari di apertura: dal lunedì al sabato 10:30/13:00 – 16:30/19:30