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Evento: GIACOMO MONTANARO IN In the Middle of Nowhere
11/10/2014 - 11/01/2015
Dettagli
Data di inserimento: | 07/10/2014 - 16:28 |
Luogo: | Ivrea (TO) - Piemonte |
Data di inizio: | 11/10/2014 |
Data di fine | 11/01/2015 |
Descrizione
Si inaugurerà sabato 11 settembre in occasione della decima giornata del Contemporaneo organizzata da A.M.A.C. I la mostra “ In the Middle of Nowhere” di Giacomo Montanaro presso lo Spazio Open Art house in collaborazione con la Galleria Il Ritrovo di Rob Shazar . Il nuovo progetto dell’artista napoletano , a quasi sei anni dal precedente Parete Lavica, si presenta con una novità sorprendente: l’assenza di ogni traccia di figura umana. Essa viene presunta ed evocata nelle 50 opere in mostra: edifici industriali abbandonati, relitti sociali, scorie economiche, persi in un deserto bianco e solitario. Il percorso del Montanaro nasce dall’incontro con le “periferie” tedesche con quelle napoletane di li l’abbondo della figura e la nascita di in mondo immaginifico, che tende di raccontare un viaggio intimistico dell’artista potandoci oltre il limite , nel suo continuo ricercare e sperimentare. Come scrive Gloria Gradassi nel catalogo che accompagna il catalogo completo della mostra : “Questo spostamento ha avuto un suo doppio nell’evoluzione cromatica, che ha ora tutto un altro baricentro: il nuovo bianco del supporto si è sostituito al nero dei fondi e la pittura si è come invertita, dal negativo al positivo, il tocco non è più un graffito ma una velatura chiaroscurata, i colori, più contenuti danno corpo a volumi armonici, il dinamismo infine, non è nella ripetizione ma dentro la forma e nella pennellata. La gestualità, placata nelle nuove strutture, alimenta una composizione meno nervosa, come se l’urgenza espressiva, e quel senso epico che accompagnava la figura umana semplificata, si fosse tramutato in qualcosa di molto più contenuto e denso. Montanaro in questi lavori recenti usa l’acido a volte con la delicatezza di un acquarello, discostandosi dai gesti elettrici dei suoi precedenti lavori. Gli edifici industriali sono sagome geometriche attraverso le quali l’artista sonda tutte le sfumature cromatiche e le diverse profondità della sua pennellata. Messe a confronto con la descrittività analitica di un genere che ha dato molto nella fotografia, queste periferie appaiono come fantasmi inconsci, pure visioni pittoriche nelle quali la realtà è completamente trasfigurata e riletta secondo un codice capace di reinventarla e di creare un intrigo visivo che ha il sapore del nuovo e soprattutto che porta indelebile il segno di Giacomo Montanaro”.
Spazio Open Art house - In occasione della decima giornata del Contemporaneo organizzata da A.M.A.C. I
opening sabato 11 ottobre h. 12 / 22 - orario continuato
dal 11 ottobre 2014 al 11 gennaio 2015
Via San Gaudenzio 10/b
10015 Ivrea (TO)
Email: info@openarthouse.it
Email: stampa@openarthouse.it
Cellulare: +39 338 5093563 +39 338 5093563 - +39 01251897402
Skype: openarthouse
Giovanni Cardone
Spazio Open Art house - In occasione della decima giornata del Contemporaneo organizzata da A.M.A.C. I
opening sabato 11 ottobre h. 12 / 22 - orario continuato
dal 11 ottobre 2014 al 11 gennaio 2015
Via San Gaudenzio 10/b
10015 Ivrea (TO)
Email: info@openarthouse.it
Email: stampa@openarthouse.it
Cellulare: +39 338 5093563 +39 338 5093563 - +39 01251897402
Skype: openarthouse
Giovanni Cardone
Altri eventi dell'inserzionista
MICHELE PERO IN LA DOLCE VITA MADE IN GERMANY
04/07/2015 - 02/08/2015
Arezzo (AR) - Toscana
Inserito da Giovanni Cardone
Si inaugura sabato 4 luglio alle ore 18.00 la mostra La Dolce Vita Made in Germany di Michele Pero con il Patrocinio del Comune di Poppi- Arezzo presso il Castello dei Conti Guidi di Poppi –Arezzo. La mostra precedentemente ospitata presso la prestigiosa sede del chiostro della chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, sarà quindi accolta in un’altra sede antica di notevole interesse storico e architettonico, qual è appunto il Castello dei Conti Guidi si potrà visitare fino al 2 agosto 2015. Germania, Italia, Giappone. Tre Paesi accomunati dallo stesso destino, all’alba della fine della guerra del 1945: tre Paesi rasi al suolo. Anni ‘80. In Italia arrivano tedeschi, in massa, a trascorrere le vacanze nel Bel Paese. Hanno le tasche piene di soldi da spendere, la loro industria è già un riferimento di eccellenza per la precisione e la qualità dei prodotti. Con La Dolce Vita Made in Germany, Michele Pero, fotoreporter e artista, racconta una Germania spogliata dei luoghi comuni che la dipingono come abnegazione alla produzione, efficienza grigia, organizzazione priva di sentimento. Le 48 stampe in bianco e nero alla gelatina d’argento, fotografie scattate fra il 2012 e il 2014 ed esposte in questa occasione, raccontano “l’altra Germania”, la Germania in cui l’organizzazione, l’efficienza, il rispetto per gli altri e per il bene comune sono semplicemente un modo per vivere meglio, valorizzare i momenti di svago e riposo, godersi la vita. Gli ampi Biergarten, le strade pulite, le architetture temerarie e al tempo stesso a misura d’uomo sono qui celebrati come i “luoghi del cuore” dell’artista, il riflesso geografico di un’isola felice che è, in realtà, soprattutto interiore. La mostra fotografica di Michele Pero è un’esperienza attraverso cui vedere con occhi diversi quella che è definita oggi la “Locomotiva d’Europa”, dando modo di percepire le diverse sfaccettature di una società complessa, rispettata ma anche guardata con sospetto. Attraverso la specificità dell’allestimento, i materiali utilizzati, la scelta di mostrare la fotografia senza alcun elemento protettivo, e quindi senza alcuna interposizione fra immagine e fruitore, fanno sì che le fotografie in mostra non siano semplicemente guardate ma vissute, introiettate al fine di divenire esperienza personale.
Biografia di Michele Pero
Michele Pero inizia la sua carriera negli anni ’90 come fotografo commerciale tra Firenze e Milano. L’amore per il fotogiornalismo lo spinge nei Balcani: Croazia, Bosnia, Albania, Kosovo. Fotografa i conflitti che si succedono in quella regione. Nel 2012 è in Siria, durante i bombardamenti su Aleppo. Pubblica ed espone le sue storie in Italia e all’estero. Ha insegnato fotografia per oltre 15 anni a migliaia di studenti, provenienti da tutte le parti del mondo. Nel 2002 fonda la scuola di fotografia professionale TheDarkroom, ceduta nel 2014, oggi riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione. Da alcuni anni è tornato a fotografare in pellicola in bianco e nero e al lavoro in camera oscura. Stampa le sue opere personalmente su carta baritata alla gelatina d’argento ed espone dal vivo.
Castello dei Conti Guidi
Piazza della Repubblica 1, Poppi –Arezzo
La Dolce Vita Made in Germany – Personale fotografica di Michele Pero
Dal 4 luglio al 2 agosto 2015
Orari: lun – dom dalle ore 10 alle 19
Ingresso 5 euro con visita al Castello
Info e Contatti:
http://www.michelepero.it/
Ufficio Cultura e Turismo, Roberto Salvi
http://www.comune.poppi.ar.it
info@castellodipoppi.it
Contatti press
Responsabile Promozione e Comunicazione: Chiara Reale
Mail chiara.reale81@gmail.com
Tel (+39)3805899435
Giovanni Cardone
Biografia di Michele Pero
Michele Pero inizia la sua carriera negli anni ’90 come fotografo commerciale tra Firenze e Milano. L’amore per il fotogiornalismo lo spinge nei Balcani: Croazia, Bosnia, Albania, Kosovo. Fotografa i conflitti che si succedono in quella regione. Nel 2012 è in Siria, durante i bombardamenti su Aleppo. Pubblica ed espone le sue storie in Italia e all’estero. Ha insegnato fotografia per oltre 15 anni a migliaia di studenti, provenienti da tutte le parti del mondo. Nel 2002 fonda la scuola di fotografia professionale TheDarkroom, ceduta nel 2014, oggi riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione. Da alcuni anni è tornato a fotografare in pellicola in bianco e nero e al lavoro in camera oscura. Stampa le sue opere personalmente su carta baritata alla gelatina d’argento ed espone dal vivo.
Castello dei Conti Guidi
Piazza della Repubblica 1, Poppi –Arezzo
La Dolce Vita Made in Germany – Personale fotografica di Michele Pero
Dal 4 luglio al 2 agosto 2015
Orari: lun – dom dalle ore 10 alle 19
Ingresso 5 euro con visita al Castello
Info e Contatti:
http://www.michelepero.it/
Ufficio Cultura e Turismo, Roberto Salvi
http://www.comune.poppi.ar.it
info@castellodipoppi.it
Contatti press
Responsabile Promozione e Comunicazione: Chiara Reale
Mail chiara.reale81@gmail.com
Tel (+39)3805899435
Giovanni Cardone
ANGELO VOLPE IN ACID FAIRYTALE
23/10/2015 - 08/11/2015
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Giovanni Cardone
Si inaugura venerdì 23 alle ore 19.00 la mostra Acid Fairytale di Angelo Volpe a cura di Maurizio Siniscalco. La mostra è organizzata dall’Associazione Culturale ArteAs in collaborazione con la UERJ - Universidade do Estado do Rio de Janeiro e la Femptec - Fundação de Gestão de Projetos di Rio de Janeiro. Presso la Galleria Siniscalco la mostra la si potrà visitare fino all’8 novembre 2015. È una fiaba acida e allucinata quella che racconta Angelo Volpe con la sua più recente produzione artistica: un ciclo di 10 opere ad olio su tela, arricchita da una video-istallazione, che prende spunto da un genere letterario antico e popolare come la fiaba. Dissacrante e spietato, Volpe descrive la sua personale verità morale attraverso un linguaggio espressivo ispirato al mondo fantastico che pervase l’opera letteraria di Giovambattista Basile, il quale usò la fiaba, considerato genere “leggero”, per sfuggire al controllo politico, con lo scopo di intrattenere e raccontare la società. Ci si imbatte in una galleria di personaggi incantatori (per certi versi familiari all’universo Disney) attraverso i quali ammaliare e assopire adulti e bambini diviene assoggettamento ad un modello di “sottocultura”, ovvero ad una civiltà del consumo che rischia di creare una “omogeneizzazione culturale”. Le opere si susseguono e si rimandano in un unico racconto, in cui è ritratto un mondo che riassume gli opposti della vita: l’ordinario e l’anomalo, il magico e il quotidiano, il regale e l’osceno, l’orribile e il soave, usando il linguaggio fantastico della fiaba per evidenziare la condizione dell’individuo “de-soggettivizzato”. Ritratti antropomorfi di personaggi storico-politici e opere che analizzano la condizione sociale contemporanea hanno l’obiettivo di incantare, stupire, sorprendere ma anche divertire: il linguaggio fantastico adottato intende instaurare un dialogo con l’osservatore, inducendolo a riflettere su alcune manipolazioni socio-culturali che influiscono inconsciamente sul vivere quotidiano condizionandone l’esistenza.
Biografia di Angelo Volpe
Angelo Volpe è nato nel 1976 a Pozzuoli (Napoli). Diplomato in Grafica Pubblicitaria all’Istituto Statale d’Arte Umberto Boccioni di Napoli, prosegue gli studi conseguendo la Laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Terminati gli studi collabora come assistente con noti artisti internazionali quali: Sol LeWitt, David Tremlett e Thomas Hirschhorn. Nel 2011 partecipa alla 54ma Mostra Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia. Quello di Angelo Volpe è un universo raccontato da un cromatismo acceso e brillante, i cui dipinti rigorosamente ad olio, conducono verso un mondo fantastico, mascherato da un romanticismo fittizio, dove si svelano i dilemmi della società occidentale. Protagonisti dei suoi dipinti sono figure antropomorfe, metafore di un’innocenza perduta e di una vulnerabilità che riflette il turbinio di angoscia, caos e violenza cui è sottoposto l’uomo nell’epoca contemporanea. Il risultato di questi lavori è uno stile unico, prestigioso e sensibile. Nella trama della tela il colore intesse il vivere quotidiano, nel quale non troviamo né condanna né salvezza, ma soltanto quesiti irrisolti che instaurano un dialogo democratico con l’osservatore, invitandolo a riflettere sui diversi aspetti della società della globalizzata. Numerose sono le sue partecipazione ad esposizioni collettive presso sedi istituzionali in Italia e all’estero: 2009, Taiwan (Animanix Biennal-Visual Attract and attack, MoCA the Museum of Contemporary Art Taipei). 2010, Italia (Brand: New Art, Museo della Permanente, Milano / Impresa da talenti, PAN|Palazzo delle Arti Napoli). 2011, Olanda, (Future Pass, Wereldmuseum, Rotterdam), Italia (Future Pass, Collateral Event, 54ma Esposizione d’Arte Internazionale la Biennale di Venezia), India (Dadaumpop, in collaborazione con il Consolato Generale d'Italia e l’Istituto Italiano di Cultura, Cultural Center, Nuova Delhi / Rabindranath Tagore, Calcutta / BMB Gallery, Mumbai), Italia, (Brand: New Art, Museo di Palazzo della Penna, Perugia / Fondazione Puglisi Cosentino, Catania / Villa delle Rose/Museo Mambo, Bologna). 2012, Cina (Future Pass, Today Art Museum, Beijing / National Taiwan Museum of Fine Arts di Taichung, Taiwan). 2013, Russia (VIII International Shiryaevo Biennal of Contemporary Art, Modern Museum, Shiryaevo). Tra le sue esposizioni personali recenti si citano: 2013, “What about tomorrow?” in collaborazione con la UERJ|Universidade do Estado do Rio de Janeiro, presso la Galleria Candido Portinari, Rio de Janeiro. 2014, “No pun intended” presso la Krause Gallery, New York.
Biografia di Angelo Volpe
Angelo Volpe è nato nel 1976 a Pozzuoli (Napoli). Diplomato in Grafica Pubblicitaria all’Istituto Statale d’Arte Umberto Boccioni di Napoli, prosegue gli studi conseguendo la Laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Terminati gli studi collabora come assistente con noti artisti internazionali quali: Sol LeWitt, David Tremlett e Thomas Hirschhorn. Nel 2011 partecipa alla 54ma Mostra Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia. Quello di Angelo Volpe è un universo raccontato da un cromatismo acceso e brillante, i cui dipinti rigorosamente ad olio, conducono verso un mondo fantastico, mascherato da un romanticismo fittizio, dove si svelano i dilemmi della società occidentale. Protagonisti dei suoi dipinti sono figure antropomorfe, metafore di un’innocenza perduta e di una vulnerabilità che riflette il turbinio di angoscia, caos e violenza cui è sottoposto l’uomo nell’epoca contemporanea. Il risultato di questi lavori è uno stile unico, prestigioso e sensibile. Nella trama della tela il colore intesse il vivere quotidiano, nel quale non troviamo né condanna né salvezza, ma soltanto quesiti irrisolti che instaurano un dialogo democratico con l’osservatore, invitandolo a riflettere sui diversi aspetti della società della globalizzata. Numerose sono le sue partecipazione ad esposizioni collettive presso sedi istituzionali in Italia e all’estero: 2009, Taiwan (Animanix Biennal-Visual Attract and attack, MoCA the Museum of Contemporary Art Taipei). 2010, Italia (Brand: New Art, Museo della Permanente, Milano / Impresa da talenti, PAN|Palazzo delle Arti Napoli). 2011, Olanda, (Future Pass, Wereldmuseum, Rotterdam), Italia (Future Pass, Collateral Event, 54ma Esposizione d’Arte Internazionale la Biennale di Venezia), India (Dadaumpop, in collaborazione con il Consolato Generale d'Italia e l’Istituto Italiano di Cultura, Cultural Center, Nuova Delhi / Rabindranath Tagore, Calcutta / BMB Gallery, Mumbai), Italia, (Brand: New Art, Museo di Palazzo della Penna, Perugia / Fondazione Puglisi Cosentino, Catania / Villa delle Rose/Museo Mambo, Bologna). 2012, Cina (Future Pass, Today Art Museum, Beijing / National Taiwan Museum of Fine Arts di Taichung, Taiwan). 2013, Russia (VIII International Shiryaevo Biennal of Contemporary Art, Modern Museum, Shiryaevo). Tra le sue esposizioni personali recenti si citano: 2013, “What about tomorrow?” in collaborazione con la UERJ|Universidade do Estado do Rio de Janeiro, presso la Galleria Candido Portinari, Rio de Janeiro. 2014, “No pun intended” presso la Krause Gallery, New York.
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Intragallery presenta Three Triptychs
29/09/2016 - 12/11/2016
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
La galleria per le arti contemporanee Intragallery presenta Three Triptychs, mostra a cura di Mario Codognato, visitabile dal 29 settembre al 12 novembre 2016 presso la sede di via Cavallerizza a Chiaia. Inaugurazione giovedì 29 settembre alle ore 19.00 alla presenza degli artisti che espongono: David Batchelor, Rachel Howard, Henrietta Labouchere. I tre britannici presenteranno tre variazioni sul tema della tradizione compositiva del trittico: a confronto generazioni e percorsi diversi, legati però da un’interpretazione critica del medium pittorico, rivisitato in chiave architettonica e tridimensionale.
Dal testo critico del curatore della mostra, Mario Codognato: “Il lavoro di David Batchelor si focalizza sul rapporto con il colore generato dell'ambiente urbano e sottolineato da come lo vediamo e reagiamo alle sollecitazioni fisiche e psicologiche nell’era tecnologica in cui viviamo. Nel trittico per la mostra di Intragallery l’artista ha raccolto una serie di vecchi light boxes, di quelli che in genere pubblicizzano negozi e ristoranti, li ha ripuliti e montati in modo da formare delle installazioni verticali. I colori provenienti dai light boxes si riflettono contro la parete e il pubblico li percepisce vedono solo attraverso il loro riflesso. Un tramonto artificiale e sublime al contempo. La potenzialità visiva e psicologica del colore caratterizza anche il lavoro di Rachel Howard, che nel trittico per la mostra da Intragallery alterna e accosta senza ruoli o gerarchie tre momenti e adagi della pittura contemporanea: figurazione, astrazione e la rappresentazione bidimensionale a parete di un oggetto tridimensionale, in questo caso una stampella per vestiti, che ironicamente richiama all’appendiabiti di Trap di Marcel Duchamp. Nel lavoro di Henrietta Labouchere, tre pannelli liberamente ispirati ai tessuti dei kosode e ai paraventi giapponesi del periodo Edo vengono esposti in una sequenza crescente, allineandoli dal basso. Partendo dall'idea degli orli dei kosode, l’artista nella preparazione dei pannelli ha scelto dodici colori tipici dei kimono d'epoca Edo, applicando molti strati di colla di coniglio, dipinti con tonalità tali che alla fine, attraverso un sofisticato processo di levigatura, comparissero piccoli segni come delle cicatrici”.
Perché questo tema? “La simbologia del numero tre è pressoché infinita e riscontrabile nei miti di tutte le civiltà in tutte le latitudini. Tre è considerato il “numero perfetto“, in quanto espressione della Triade o Trinità. È il simbolo spirituale della pianta che allunga i suoi rami (triforcazione) e i Pitagorici lo consideravano sacro perché permette di tracciare il triangolo, figura perfetta”, dice Codognato. “Il Tre, è il prodotto dell’unione tra l’Uno, il principio attivo e il Due, il grembo che accoglie la creazione. Possiamo definirlo il primo prodotto del pensiero che si moltiplica e si espande; racchiude in sé sia il concetto di unione sia quello di espansione”.
Dal testo critico del curatore della mostra, Mario Codognato: “Il lavoro di David Batchelor si focalizza sul rapporto con il colore generato dell'ambiente urbano e sottolineato da come lo vediamo e reagiamo alle sollecitazioni fisiche e psicologiche nell’era tecnologica in cui viviamo. Nel trittico per la mostra di Intragallery l’artista ha raccolto una serie di vecchi light boxes, di quelli che in genere pubblicizzano negozi e ristoranti, li ha ripuliti e montati in modo da formare delle installazioni verticali. I colori provenienti dai light boxes si riflettono contro la parete e il pubblico li percepisce vedono solo attraverso il loro riflesso. Un tramonto artificiale e sublime al contempo. La potenzialità visiva e psicologica del colore caratterizza anche il lavoro di Rachel Howard, che nel trittico per la mostra da Intragallery alterna e accosta senza ruoli o gerarchie tre momenti e adagi della pittura contemporanea: figurazione, astrazione e la rappresentazione bidimensionale a parete di un oggetto tridimensionale, in questo caso una stampella per vestiti, che ironicamente richiama all’appendiabiti di Trap di Marcel Duchamp. Nel lavoro di Henrietta Labouchere, tre pannelli liberamente ispirati ai tessuti dei kosode e ai paraventi giapponesi del periodo Edo vengono esposti in una sequenza crescente, allineandoli dal basso. Partendo dall'idea degli orli dei kosode, l’artista nella preparazione dei pannelli ha scelto dodici colori tipici dei kimono d'epoca Edo, applicando molti strati di colla di coniglio, dipinti con tonalità tali che alla fine, attraverso un sofisticato processo di levigatura, comparissero piccoli segni come delle cicatrici”.
Perché questo tema? “La simbologia del numero tre è pressoché infinita e riscontrabile nei miti di tutte le civiltà in tutte le latitudini. Tre è considerato il “numero perfetto“, in quanto espressione della Triade o Trinità. È il simbolo spirituale della pianta che allunga i suoi rami (triforcazione) e i Pitagorici lo consideravano sacro perché permette di tracciare il triangolo, figura perfetta”, dice Codognato. “Il Tre, è il prodotto dell’unione tra l’Uno, il principio attivo e il Due, il grembo che accoglie la creazione. Possiamo definirlo il primo prodotto del pensiero che si moltiplica e si espande; racchiude in sé sia il concetto di unione sia quello di espansione”.
Ascoltare il tempo
24/10/2015 - 06/01/2016
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da Filippo Rolla
Ascoltare il tempo mostra personale di Graziano Pompili a cura di Filippo Rolla inaugurazione: sabato 24 ottobre, ore 18.00 - Galleria Duomo, Via Finelli 22/b – Carrara (MS)
Sabato 24 ottobre alle ore 18.00 inaugura presso la Galleria Duomo in Via Finelli 22/b a Carrara (MS) la mostra personale di Graziano Pompili dal titolo "Ascoltare il tempo" curata da Filippo Rolla e visibile fino al 6 gennaio 2016 negli orari di apertura al pubblico o su appuntamento, come indicato nel sito www.galleriaduomo.it.
La mostra è la prima personale dell’artista nella città di Carrara e vuole essere un’occasione per capire lo stile e la poetica di Graziano Pompili in un arco di tempo che parte dai primi anni ’70, in cui si focalizza sulla tematica della maternità in marmo statuario, arriva alla fine degli anni ’80 ed inizio ’90, con i paesaggi e gli autoritratti in marmo di Carrara, nero Belgio, granito svedese, fino ad oggi con il tema della casa, in marmo greco, rosso persiano, granito brasiliano.
È proprio sull’attenzione all’utilizzo di materiali diversi quali il marmo statuario, il nero Marquinia, il nero del Belgio, l’Azul Bajia, il marmo greco, il travertino di Persia, e sul passaggio dalle tematiche legate alla maternità, al paesaggio-casa o all'autoritratto che si incentra il viaggio-curatoriale di Filippo Rolla negli spazi di tempo scultoreo di Graziano Pompili.
Nell’esposizione "Ascoltare il tempo" Filippo Rolla ha voluto mostrare sculture in marmo statuario di piccole e medie dimensioni, come "Incontro" (1976), "Concetto materno" (1975), "Fiore assopito" (1976), raccontano l’amore come desiderio di procreazione, il calore e la dolcezza della maternità, la protezione di un terreno fertile dove far crescere la vita. Così come le opere "Paesaggio urbano" del 1989 in marmo bianco di Carrara o "Terrae Motus" del 1990 in marmo nero di Carrara, spostano la ricerca dell’artista sulla natura e sulla condizione umana, con le sue luci ed ombre. In "Autoritratto con ombra" del 1998 si riconosce l’artista quando parla a se stesso e al mondo intero attraverso il simbolo della propria ombra, un’ombra raffigurata dallo scorrere del tempo, una sorta di teatro della coscienza che chiunque può vedere ed ascoltare. Questo teatro diventa l’essenza dell’abitare dell’uomo in "Luogo" (2004, granito nero Zimbabwe) e "Poeticamente abita l’uomo" in marmo statuario del 2010. Una dimensione a cui arriva attraverso un sentiero, "Der feldweg" (2007, granito nero Zimbabwe), e nella quale si trova ed esiste in relazione allo spazio, al riconoscimento dell’altro e a quella familiarità delle cose che permettono a ciascuno di noi di sentirsi a casa e radicato nel proprio mondo, come dimostra la reinterpretazione del soggetto "ORT" nel corso degli ultimi anni in vari materiali, dal granito nero Zimbabwe allo statuario, al marmo nero del Belgio, al travertino rosso di Persia.
In mostra oltre ad una ventina di sculture, anche disegni su carta con bitume e smalto, ed incisioni a tiratura limitata, che richiamano le tematiche sviluppate in forma plastica.
Esposizione realizzata con il patrocinio di Comune di Carrara e Club Unesco Massa Carrara.
Galleria Duomo Carrara, via Finelli, 22 /b – Carrara (MS)
Inaugurazione: sabato 24 ottobre, ore 18.00.
Orari di apertura al pubblico: venerdì, sabato, domenica ore 17.00-20.00 o su appuntamento.
Finissage: mercoledì 6 gennaio 2016.
Per informazioni: tel. 0585 71839.
info@galleriaduomo.it
www.galleriaduomo.it
Sabato 24 ottobre alle ore 18.00 inaugura presso la Galleria Duomo in Via Finelli 22/b a Carrara (MS) la mostra personale di Graziano Pompili dal titolo "Ascoltare il tempo" curata da Filippo Rolla e visibile fino al 6 gennaio 2016 negli orari di apertura al pubblico o su appuntamento, come indicato nel sito www.galleriaduomo.it.
La mostra è la prima personale dell’artista nella città di Carrara e vuole essere un’occasione per capire lo stile e la poetica di Graziano Pompili in un arco di tempo che parte dai primi anni ’70, in cui si focalizza sulla tematica della maternità in marmo statuario, arriva alla fine degli anni ’80 ed inizio ’90, con i paesaggi e gli autoritratti in marmo di Carrara, nero Belgio, granito svedese, fino ad oggi con il tema della casa, in marmo greco, rosso persiano, granito brasiliano.
È proprio sull’attenzione all’utilizzo di materiali diversi quali il marmo statuario, il nero Marquinia, il nero del Belgio, l’Azul Bajia, il marmo greco, il travertino di Persia, e sul passaggio dalle tematiche legate alla maternità, al paesaggio-casa o all'autoritratto che si incentra il viaggio-curatoriale di Filippo Rolla negli spazi di tempo scultoreo di Graziano Pompili.
Nell’esposizione "Ascoltare il tempo" Filippo Rolla ha voluto mostrare sculture in marmo statuario di piccole e medie dimensioni, come "Incontro" (1976), "Concetto materno" (1975), "Fiore assopito" (1976), raccontano l’amore come desiderio di procreazione, il calore e la dolcezza della maternità, la protezione di un terreno fertile dove far crescere la vita. Così come le opere "Paesaggio urbano" del 1989 in marmo bianco di Carrara o "Terrae Motus" del 1990 in marmo nero di Carrara, spostano la ricerca dell’artista sulla natura e sulla condizione umana, con le sue luci ed ombre. In "Autoritratto con ombra" del 1998 si riconosce l’artista quando parla a se stesso e al mondo intero attraverso il simbolo della propria ombra, un’ombra raffigurata dallo scorrere del tempo, una sorta di teatro della coscienza che chiunque può vedere ed ascoltare. Questo teatro diventa l’essenza dell’abitare dell’uomo in "Luogo" (2004, granito nero Zimbabwe) e "Poeticamente abita l’uomo" in marmo statuario del 2010. Una dimensione a cui arriva attraverso un sentiero, "Der feldweg" (2007, granito nero Zimbabwe), e nella quale si trova ed esiste in relazione allo spazio, al riconoscimento dell’altro e a quella familiarità delle cose che permettono a ciascuno di noi di sentirsi a casa e radicato nel proprio mondo, come dimostra la reinterpretazione del soggetto "ORT" nel corso degli ultimi anni in vari materiali, dal granito nero Zimbabwe allo statuario, al marmo nero del Belgio, al travertino rosso di Persia.
In mostra oltre ad una ventina di sculture, anche disegni su carta con bitume e smalto, ed incisioni a tiratura limitata, che richiamano le tematiche sviluppate in forma plastica.
Esposizione realizzata con il patrocinio di Comune di Carrara e Club Unesco Massa Carrara.
Galleria Duomo Carrara, via Finelli, 22 /b – Carrara (MS)
Inaugurazione: sabato 24 ottobre, ore 18.00.
Orari di apertura al pubblico: venerdì, sabato, domenica ore 17.00-20.00 o su appuntamento.
Finissage: mercoledì 6 gennaio 2016.
Per informazioni: tel. 0585 71839.
info@galleriaduomo.it
www.galleriaduomo.it