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Evento: Carlo Vannini. Cupi fantasmi di una vita perduta
08/05/2015 - 27/11/2015
Dettagli
Data di inserimento: | 30/04/2015 - 10:54 |
Luogo: | Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna |
Data di inizio: | 08/05/2015 |
Data di fine | 27/11/2015 |
Descrizione
I “Cupi fantasmi di una vita perduta” di Carlo Vannini sono in mostra, dall’8 maggio al 27 novembre 2015 presso BFMR & Partners Dottori Commercialisti, studio professionale che dal 2010 sostiene “Fotografia Europea”, promuovendo anche esposizioni fotografiche presso la propria sede in Piazza Vallisneri 4 a Reggio Emilia.
Curata da Sandro Parmiggiani, la mostra presenta la nuova produzione del fotografo reggiano, dedicata ai villaggi, alle tonnare e ai complessi industriali abbandonati della Sardegna meridionale. Una cinquantina di fotografie di medie dimensioni, realizzate nel 2014 attraverso l’utilizzo di una tecnica personale. L’autore, infatti, procede alla de-saturazione dell’immagine, intervenendo successivamente solo su alcuni canali per ridare colore e modificare le tinte.
Affermato nel campo dell’immagine pubblicitaria e della riproduzione di opere d’arte, Vannini lavora da alcuni anni anche nell’ambito della fotografia artistica, con progetti legati alle sculture della Cattedrale di Reggio Emilia e alle collezioni dei Musei Civici.
Come scrive il curatore, «Vannini coglie – secondo le antiche leggi della fotografia – l’arresto del tempo: restano, sui muri, le tracce del passaggio dell’uomo, ma la sua presenza fisica si è ormai dissolta. Eppure questi cupi fantasmi di architetture e geometrie, questi ritmici squarci di porte e di finestre, queste luci che accecano e queste ombre impenetrabili, non chiedono l’oblio, non sollecitano l’intervento di una mano pietosa che, cancellandole, ponga fine al degrado e alla solitudine, ma suscitano il desiderio di una conservazione e di un ritorno alla vita, che, nella vegetazione rigogliosa che continua a crescere e s’insinua dentro di loro, si esprime con la forza di ciò che è perenne».
In occasione del vernissage su invito, previsto per venerdì 8 maggio a partire dalle ore 19.00, sarà presentata l’anteprima della mostra, visitabile da lunedì a venerdì con orario 10.00-12.00 e 16.00-18.00. Per informazioni: www.bfmr.it - info@bfmr.it - tel. 0522 455000.
Curata da Sandro Parmiggiani, la mostra presenta la nuova produzione del fotografo reggiano, dedicata ai villaggi, alle tonnare e ai complessi industriali abbandonati della Sardegna meridionale. Una cinquantina di fotografie di medie dimensioni, realizzate nel 2014 attraverso l’utilizzo di una tecnica personale. L’autore, infatti, procede alla de-saturazione dell’immagine, intervenendo successivamente solo su alcuni canali per ridare colore e modificare le tinte.
Affermato nel campo dell’immagine pubblicitaria e della riproduzione di opere d’arte, Vannini lavora da alcuni anni anche nell’ambito della fotografia artistica, con progetti legati alle sculture della Cattedrale di Reggio Emilia e alle collezioni dei Musei Civici.
Come scrive il curatore, «Vannini coglie – secondo le antiche leggi della fotografia – l’arresto del tempo: restano, sui muri, le tracce del passaggio dell’uomo, ma la sua presenza fisica si è ormai dissolta. Eppure questi cupi fantasmi di architetture e geometrie, questi ritmici squarci di porte e di finestre, queste luci che accecano e queste ombre impenetrabili, non chiedono l’oblio, non sollecitano l’intervento di una mano pietosa che, cancellandole, ponga fine al degrado e alla solitudine, ma suscitano il desiderio di una conservazione e di un ritorno alla vita, che, nella vegetazione rigogliosa che continua a crescere e s’insinua dentro di loro, si esprime con la forza di ciò che è perenne».
In occasione del vernissage su invito, previsto per venerdì 8 maggio a partire dalle ore 19.00, sarà presentata l’anteprima della mostra, visitabile da lunedì a venerdì con orario 10.00-12.00 e 16.00-18.00. Per informazioni: www.bfmr.it - info@bfmr.it - tel. 0522 455000.
Altri eventi dell'inserzionista
Provocators. Capolavori dell’astrazione italiana
13/02/2016 - 03/03/2016
Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Dopo il successo riscosso ad “Arte Fiera”, la Galleria de’ Bonis di Reggio Emilia (Viale dei Mille, 44/B) presenta, dal 13 febbraio al 3 marzo 2016, “Provocators. Capolavori dell’astrazione italiana”, con opere di Salvatore Scarpitta, Piero Dorazio, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giuseppe Amadio, Umberto Mariani e Getulio Alviani.
L’esposizione, che prende il nome da un capolavoro di Achille Perilli (“Provocators”, 1957), propone un’interessante incursione nel panorama dell’astrazione italiana, dallo storicizzato ai giorni nostri, attraverso alcuni nomi-chiave.
Una mostra essenziale con opere selezionate di autori che hanno fatto la storia dell’arte contemporanea italiana. Accanto a questi, anche i lavori di alcuni artisti che si stanno imponendo all’attenzione del grande pubblico e che la Galleria de’ Bonis ha già trattato, come Giuseppe Amadio e Umberto Mariani.
Storia e contemporaneità si affiancano in un discorso per immagini.
Salvatore Scarpitta, genio dell’astrazione italiana, scoperto nientemeno che da Leo Castelli, che sarà a lungo il suo gallerista di riferimento e che gli organizzerà una decina di personali, è presente in mostra con un’opera pittorica del 1949 sui toni del grigio e del nero.
Piero Dorazio che, fin dal 1945, ha contribuito all’affermazione dell’astrattismo in Italia benché in una prima fase avesse aderito al realismo socialista e fosse uno dei frequentatori dello studio di Guttuso. Nel 1947 è fra i firmatari del manifesto del gruppo Forma 1. In mostra, una tecnica mista su carta intelata del 1957.
Achille Perilli, un altro dei membri fondatori del gruppo Forma 1. L’artista è presente in mostra con un’interessante opera di grande formato del 1957, che presta il nome alla mostra stessa e fa parte della serie “Fumetti” nella quale le rigorose geometrie che lo caratterizzano si stemperano in forme morbide e colori più tenui.
Antonio Sanfilippo, uno degli artisti più importanti dell'arte italiana ed europea del secondo dopoguerra, partecipa alla Biennale del 48 e a quelle del 1954 e del 1964. Anch’egli aderisce al formalismo e firma il manifesto del gruppo Forma 1. In mostra, una delle prime opere del gruppo: un pezzo del 1948.
La Galleria de’ Bonis, che identifica le proprie scelte artistiche nella figurazione italiana, non è nuova ad aperture ad altri ambiti di ricerca. Accanto ai “mostri sacri” dell’astrazione italiana – Scarpitta, Dorazio, Perilli, Sanfilippo – sono stati accostati tre artisti contemporanei sulla cresta dell’onda: Giuseppe Amadio, Umberto Mariani e, a sorpresa, Getulio Alviani, presente con due piccoli “gioielli” che brillano fra tutti come scelta inconsueta. I tre rappresentano la nuova frontiera dell’astrazione e sviluppano il discorso pittorico dei loro predecessori attraverso le estroflessioni (Amadio) e i nuovi materiali come il piombo (Mariani) e l’alluminio (Alviani).
La mostra, sarà visitabile fino al 3 marzo 2016, da martedì a sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00. Per informazioni: tel. 0522 580605, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
L’esposizione, che prende il nome da un capolavoro di Achille Perilli (“Provocators”, 1957), propone un’interessante incursione nel panorama dell’astrazione italiana, dallo storicizzato ai giorni nostri, attraverso alcuni nomi-chiave.
Una mostra essenziale con opere selezionate di autori che hanno fatto la storia dell’arte contemporanea italiana. Accanto a questi, anche i lavori di alcuni artisti che si stanno imponendo all’attenzione del grande pubblico e che la Galleria de’ Bonis ha già trattato, come Giuseppe Amadio e Umberto Mariani.
Storia e contemporaneità si affiancano in un discorso per immagini.
Salvatore Scarpitta, genio dell’astrazione italiana, scoperto nientemeno che da Leo Castelli, che sarà a lungo il suo gallerista di riferimento e che gli organizzerà una decina di personali, è presente in mostra con un’opera pittorica del 1949 sui toni del grigio e del nero.
Piero Dorazio che, fin dal 1945, ha contribuito all’affermazione dell’astrattismo in Italia benché in una prima fase avesse aderito al realismo socialista e fosse uno dei frequentatori dello studio di Guttuso. Nel 1947 è fra i firmatari del manifesto del gruppo Forma 1. In mostra, una tecnica mista su carta intelata del 1957.
Achille Perilli, un altro dei membri fondatori del gruppo Forma 1. L’artista è presente in mostra con un’interessante opera di grande formato del 1957, che presta il nome alla mostra stessa e fa parte della serie “Fumetti” nella quale le rigorose geometrie che lo caratterizzano si stemperano in forme morbide e colori più tenui.
Antonio Sanfilippo, uno degli artisti più importanti dell'arte italiana ed europea del secondo dopoguerra, partecipa alla Biennale del 48 e a quelle del 1954 e del 1964. Anch’egli aderisce al formalismo e firma il manifesto del gruppo Forma 1. In mostra, una delle prime opere del gruppo: un pezzo del 1948.
La Galleria de’ Bonis, che identifica le proprie scelte artistiche nella figurazione italiana, non è nuova ad aperture ad altri ambiti di ricerca. Accanto ai “mostri sacri” dell’astrazione italiana – Scarpitta, Dorazio, Perilli, Sanfilippo – sono stati accostati tre artisti contemporanei sulla cresta dell’onda: Giuseppe Amadio, Umberto Mariani e, a sorpresa, Getulio Alviani, presente con due piccoli “gioielli” che brillano fra tutti come scelta inconsueta. I tre rappresentano la nuova frontiera dell’astrazione e sviluppano il discorso pittorico dei loro predecessori attraverso le estroflessioni (Amadio) e i nuovi materiali come il piombo (Mariani) e l’alluminio (Alviani).
La mostra, sarà visitabile fino al 3 marzo 2016, da martedì a sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00. Per informazioni: tel. 0522 580605, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
Profeti in Patria - Cammini d'artista a Montecchio Emilia. Graziano Pompili
21/02/2016 - 28/02/2016
Montecchio Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Con la mostra personale di Graziano Pompili, in programma fino al 28 febbraio 2016 al Castello Medievale di Montecchio Emilia (RE), si apre la rassegna “Profeti in patria - Cammini d’artista a Montecchio Emilia” promossa dall’amministrazione comunale. L’intento del progetto è quello di permettere ai cittadini di conoscere gli artisti che vivono ed operano nel Comune non solo attraverso la loro opera ma anche grazie a momenti di incontro e confronto personali.
Curata da Sandro Parmiggiani, l’esposizione presenta una selezione di opere in terracotta realizzate negli anni ’70 e ’80. Come scrive, infatti, il curatore, «A partire dal 1978, e per almeno un decennio, la terracotta diventa il materiale elettivo di Pompili, che dà vita a un ciclo di particolare fascino, le “Ri-archeologie”, terrecotte che ripropongono lo splendore delle sembianze dell’antico, riemerso dagli abissi del tempo: mostrano, infatti, ferite e mutilazioni, accentuate dal fatto che l’artista le riduce in frammenti all’uscita dal forno di cottura, per poi ricomporle con ganci di ferro».
Il percorso espositivo, pensato per gli spazi del Castello, comprende un’opera monumentale nell’atrio d’ingresso (“Domotica”, 2008), la sequenza ritmica di “Archeologia del ‘900” nella stanza laterale e tre opere riferibili alla prima metà degli anni ’80 – “Grande scudo”, “Acrolito”, “Emmaus” – immerse nell’ombra dei sotterranei.
«Queste cinque opere sul tema delle Ri-archeologie – spiega Graziano Pompili – realizzate più di vent’anni fa, dopo essere state esposte in decine di spazi pubblici e privati, sia in Italia che all'estero, trovano ora posto all'interno del piccolo Castello medievale di Montecchio Emilia, un luogo “ideale” nel quale si instaura un dialogo privilegiato tra la scultura e lo spazio che la contiene».
Domenica 21 febbraio, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00, l’artista sarà presente in mostra ed accompagnerà i visitatori alla scoperta delle opere esposte.
La personale è visitabile fino al 28 febbraio 2016 di lunedì e giovedì ore 9.00-13.00 e 15.00-18.00, martedì e venerdì ore 15.00-18.00, mercoledì ore 9.00-13.00, sabato ore 9.00-12.00. Ingresso libero. Per informazioni: Biblioteca Comunale di Montecchio Emilia (tel. 0522 861864, biblioteca@comune.montecchio-emilia.re.it, www.comune.montecchio-emilia.re.it).
Il ciclo di iniziative che il Comune di Montecchio Emilia ha inteso dedicare a Graziano Pompili proseguirà fino a giugno 2016 con mostre temporanee, appuntamenti ed incontri. Il prossimo evento espositivo sarà dedicato alla “Via Crucis” realizzata dall’artista nel 2003. L’opera sarà allestita dal 19 marzo 2016 negli spazi di Casa Cavezzi, quattrocentesco palazzo nel centro storico di Montecchio Emilia.
Graziano Pompili nasce a Fiume nel 1943. La sua formazione avviene all’Istituto d’Arte Internazionale per la Ceramica di Faenza e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove nel 1977 diventerà docente di Scultura in marmo. Nel 1982 si stabilisce a Montecchio Emilia (RE). Molti sono i materiali con cui si è misurato nella sua attività di scultore: il marmo, la terracotta, il bronzo, il ferro, il legno e la pietra, realizzando anche opere di grandi dimensioni ed alcune installazioni. Tiene numerose mostre personali in Italia e all’estero, in musei pubblici e in gallerie private. Tra le recenti esposizioni, si segnalano: “La memoria del sacro” (Palazzo Magnani, Reggio Emilia, 2006; MUSMA, Matera, 2013; Complesso Monumentale di Santa Maria della Vita, Bologna, 2014), “ORT” (Castello di Pergine Valsugana, Trento, 2011) e “Der Feldweg” (Giardino di Daniel Spoerri, Seggiano, Grosseto, 2002). Vive e lavora tra Montecchio Emilia e Carrara.
Il Castello di Montecchio Emilia, di proprietà comunale, domina il centro storico ed è una delle più interessanti architetture fortificate matildiche della provincia. Non è nota la data della fondazione del Castello, esistente però già nel 1114 secondo un placito matildico, e denominato “Castrum vetus” nel 1259. Il suo primo nucleo probabilmente esisteva già nel X sec. d.C. La Rocca fu, nel XIII sec., oggetto di aspre contese fra i Vescovi e il Comune di Parma. Successivamente si avvicendarono, nel dominio del Castello, i Vicedomini e importanti famiglie afferenti alle signorie dei Visconti e degli Este. Nel 1426 Montecchio passò definitivamente sotto il controllo degli Estensi e, per la sua notevole importanza strategica, nel 1562 fu elevato a Marchesato. Fino all'Unità d'Italia – con la breve eccezione del periodo napoleonico – Montecchio seguì le sorti del Ducato Estense. Per secoli e fino al 1960, la Rocca fu adibita a carcere mandamentale.
Curata da Sandro Parmiggiani, l’esposizione presenta una selezione di opere in terracotta realizzate negli anni ’70 e ’80. Come scrive, infatti, il curatore, «A partire dal 1978, e per almeno un decennio, la terracotta diventa il materiale elettivo di Pompili, che dà vita a un ciclo di particolare fascino, le “Ri-archeologie”, terrecotte che ripropongono lo splendore delle sembianze dell’antico, riemerso dagli abissi del tempo: mostrano, infatti, ferite e mutilazioni, accentuate dal fatto che l’artista le riduce in frammenti all’uscita dal forno di cottura, per poi ricomporle con ganci di ferro».
Il percorso espositivo, pensato per gli spazi del Castello, comprende un’opera monumentale nell’atrio d’ingresso (“Domotica”, 2008), la sequenza ritmica di “Archeologia del ‘900” nella stanza laterale e tre opere riferibili alla prima metà degli anni ’80 – “Grande scudo”, “Acrolito”, “Emmaus” – immerse nell’ombra dei sotterranei.
«Queste cinque opere sul tema delle Ri-archeologie – spiega Graziano Pompili – realizzate più di vent’anni fa, dopo essere state esposte in decine di spazi pubblici e privati, sia in Italia che all'estero, trovano ora posto all'interno del piccolo Castello medievale di Montecchio Emilia, un luogo “ideale” nel quale si instaura un dialogo privilegiato tra la scultura e lo spazio che la contiene».
Domenica 21 febbraio, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00, l’artista sarà presente in mostra ed accompagnerà i visitatori alla scoperta delle opere esposte.
La personale è visitabile fino al 28 febbraio 2016 di lunedì e giovedì ore 9.00-13.00 e 15.00-18.00, martedì e venerdì ore 15.00-18.00, mercoledì ore 9.00-13.00, sabato ore 9.00-12.00. Ingresso libero. Per informazioni: Biblioteca Comunale di Montecchio Emilia (tel. 0522 861864, biblioteca@comune.montecchio-emilia.re.it, www.comune.montecchio-emilia.re.it).
Il ciclo di iniziative che il Comune di Montecchio Emilia ha inteso dedicare a Graziano Pompili proseguirà fino a giugno 2016 con mostre temporanee, appuntamenti ed incontri. Il prossimo evento espositivo sarà dedicato alla “Via Crucis” realizzata dall’artista nel 2003. L’opera sarà allestita dal 19 marzo 2016 negli spazi di Casa Cavezzi, quattrocentesco palazzo nel centro storico di Montecchio Emilia.
Graziano Pompili nasce a Fiume nel 1943. La sua formazione avviene all’Istituto d’Arte Internazionale per la Ceramica di Faenza e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove nel 1977 diventerà docente di Scultura in marmo. Nel 1982 si stabilisce a Montecchio Emilia (RE). Molti sono i materiali con cui si è misurato nella sua attività di scultore: il marmo, la terracotta, il bronzo, il ferro, il legno e la pietra, realizzando anche opere di grandi dimensioni ed alcune installazioni. Tiene numerose mostre personali in Italia e all’estero, in musei pubblici e in gallerie private. Tra le recenti esposizioni, si segnalano: “La memoria del sacro” (Palazzo Magnani, Reggio Emilia, 2006; MUSMA, Matera, 2013; Complesso Monumentale di Santa Maria della Vita, Bologna, 2014), “ORT” (Castello di Pergine Valsugana, Trento, 2011) e “Der Feldweg” (Giardino di Daniel Spoerri, Seggiano, Grosseto, 2002). Vive e lavora tra Montecchio Emilia e Carrara.
Il Castello di Montecchio Emilia, di proprietà comunale, domina il centro storico ed è una delle più interessanti architetture fortificate matildiche della provincia. Non è nota la data della fondazione del Castello, esistente però già nel 1114 secondo un placito matildico, e denominato “Castrum vetus” nel 1259. Il suo primo nucleo probabilmente esisteva già nel X sec. d.C. La Rocca fu, nel XIII sec., oggetto di aspre contese fra i Vescovi e il Comune di Parma. Successivamente si avvicendarono, nel dominio del Castello, i Vicedomini e importanti famiglie afferenti alle signorie dei Visconti e degli Este. Nel 1426 Montecchio passò definitivamente sotto il controllo degli Estensi e, per la sua notevole importanza strategica, nel 1562 fu elevato a Marchesato. Fino all'Unità d'Italia – con la breve eccezione del periodo napoleonico – Montecchio seguì le sorti del Ducato Estense. Per secoli e fino al 1960, la Rocca fu adibita a carcere mandamentale.
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Donne e Motori. Storie di gioie tra grandi dolori
10/10/2015 - 25/10/2015
Montecchio Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
A Reggio Emilia, all’interno dei Chiostri di San Domenico (Via Dante Alighieri, 11), dal 10 al 25 ottobre 2015, “Donne e Motori. Storie di gioie tra grandi dolori”, una mostra collettiva per ribaltare un luogo comune di vecchia data e riportare al giusto piano di lettura due elementi di grande nobiltà.
Curata da Daniele Lunghini, la collettiva è promossa dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, che ha messo a disposizione gli spazi espositivi.
In mostra, una selezione di dipinti, fotografie, video, sculture, installazioni ed opere digitali realizzati per l’occasione da una ventina di autori afferenti all’associazione reggiana (Marco Arduini, Luis Borri, Maria Grazia Candiani, Silvio D'Amico, Maria Grassi, Nero Levrini, Roberta Lodi Rizzini, Daniele Lunghini, Eugenio Paterlini, Rodolfo Pisi, Andrea Poletti, Marco Reverberi, Beatrice Riva, Michele Sassi, Enzo Zanni), ai quali si aggiungono alcuni invitati (Alessandro Alghisi, Sofia Bolognesi, Greta Catellani, Fausto Franzosi, Elisabetta Trevisan, Donatella Violi).
Spiega il curatore a proposito del titolo, «La lingua fa di questi scherzi. Nel prendere due valori materiali, Donne e Motori, dal significato comune infinitamente alto, li pone sugli immaginari assi cartesiani delle convenzioni borghesi dando loro un senso positivo nell’uso quotidiano, ma rendendoli specularmente di segno opposto nel momento in cui unendoli dà loro un’accezione morale di segno negativo». Un binomio fastidioso – continua Lunghini – che è necessario prendere di petto per proporre una contro-verità e fare definitivamente lo scalpo ad un detto estremamente provinciale.
La mostra sarà inaugurata sabato 10 ottobre alle ore 17.00. La serata sarà animata da un set fotografico allestito dai fotografi del Circolo degli Artisti e da una performance di Maria Antonietta Centoducati e Gianni Binelli intitolata “3donne”. Da un testo di Daniele Lunghini, la vita di Amelia Earhart (aviatrice), Janet Frame (scrittrice) e Nellie Bly (giornalista), tre donne che hanno vissuto storie, hanno subìto storie e hanno fatto la storia nella società sostanzialmente maschilista del primo Novecento.
Nel chiostro, grazie al supporto del Museo dell’automobile di San Martino in Rio (RE), saranno inoltre collocate due importanti autovetture – Ansaldo 4H (1927) e Fiat/NSU Ardita 527 (1934) – e due motociclette d’epoca provenienti da una collezione privata.
La collettiva sarà visitabile fino al 25 ottobre 2015. Ingresso gratuito. Brochure con testi di Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti), Daniele Lunghini (Curatore) e Carlo Baja Guarienti (Storico). Orari: sabato e domenica ore 10.00-13.00 e 15.00-20.00. Per informazioni: tel. 0522 554711, cell. 346 0142189, info@circolodegliartisti.re.it, www.circolodegliartisti.re.it.
Curata da Daniele Lunghini, la collettiva è promossa dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, che ha messo a disposizione gli spazi espositivi.
In mostra, una selezione di dipinti, fotografie, video, sculture, installazioni ed opere digitali realizzati per l’occasione da una ventina di autori afferenti all’associazione reggiana (Marco Arduini, Luis Borri, Maria Grazia Candiani, Silvio D'Amico, Maria Grassi, Nero Levrini, Roberta Lodi Rizzini, Daniele Lunghini, Eugenio Paterlini, Rodolfo Pisi, Andrea Poletti, Marco Reverberi, Beatrice Riva, Michele Sassi, Enzo Zanni), ai quali si aggiungono alcuni invitati (Alessandro Alghisi, Sofia Bolognesi, Greta Catellani, Fausto Franzosi, Elisabetta Trevisan, Donatella Violi).
Spiega il curatore a proposito del titolo, «La lingua fa di questi scherzi. Nel prendere due valori materiali, Donne e Motori, dal significato comune infinitamente alto, li pone sugli immaginari assi cartesiani delle convenzioni borghesi dando loro un senso positivo nell’uso quotidiano, ma rendendoli specularmente di segno opposto nel momento in cui unendoli dà loro un’accezione morale di segno negativo». Un binomio fastidioso – continua Lunghini – che è necessario prendere di petto per proporre una contro-verità e fare definitivamente lo scalpo ad un detto estremamente provinciale.
La mostra sarà inaugurata sabato 10 ottobre alle ore 17.00. La serata sarà animata da un set fotografico allestito dai fotografi del Circolo degli Artisti e da una performance di Maria Antonietta Centoducati e Gianni Binelli intitolata “3donne”. Da un testo di Daniele Lunghini, la vita di Amelia Earhart (aviatrice), Janet Frame (scrittrice) e Nellie Bly (giornalista), tre donne che hanno vissuto storie, hanno subìto storie e hanno fatto la storia nella società sostanzialmente maschilista del primo Novecento.
Nel chiostro, grazie al supporto del Museo dell’automobile di San Martino in Rio (RE), saranno inoltre collocate due importanti autovetture – Ansaldo 4H (1927) e Fiat/NSU Ardita 527 (1934) – e due motociclette d’epoca provenienti da una collezione privata.
La collettiva sarà visitabile fino al 25 ottobre 2015. Ingresso gratuito. Brochure con testi di Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti), Daniele Lunghini (Curatore) e Carlo Baja Guarienti (Storico). Orari: sabato e domenica ore 10.00-13.00 e 15.00-20.00. Per informazioni: tel. 0522 554711, cell. 346 0142189, info@circolodegliartisti.re.it, www.circolodegliartisti.re.it.
MOSTRA “VISIONI INTROSPETTIVE: DAL PAESAGGIO AMATO AL SOGNO”, PERSONALE DEL PITTORE MARINO NAGRO
10/06/2017 - 10/07/2017
Padova (PD) - Veneto
Inserito da Maria Palladino
Sabato 10 giugno alle ore 18,00, presso l’Antica Drogheria Caberlotto, Via Manin 11, Padova, inaugurerà la mostra personale “Visioni introspettive: dal paesaggio amato al sogno” del pittore Marino Nagro.
Durante l’inaugurazione avrà luogo un concerto del musicista Roberto Giannelli.
A cura di Maria Palladino.
La pittura di Marino Nagro trae origine ed ispirazione dalla realtà del quotidiano, una realtà comunque meditata ed elaborata attraverso il filtro della sensibilità e dell’inconscio, della memoria, come della fantasia e di una cultura visiva da cui media modelli e tecniche di rappresentazione, rivisitati e fatti propri, rivissuti grazie all’abilità pratica e alla finezza significativa raggiunte in oltre un quarantennio di carriera artistica.
Elementi desunti dal mondo rinascimentale si sposano con motivi di stampo romantico, un senso della Natura soverchiante e annichilente nella sua maestosità, una Natura che comunque rimane sempre madre e si rispecchia nel paesaggio vissuto e profondamente sentito e amato della natìa Padova: il fiume Brenta e i Colli Euganei, come anche Chioggia e Venezia, vengono ritratti e trasfigurati attraverso un senso di atmosfericità trascolorante, che si richiama alla tradizione veneta come all’influsso dello sfumato leonardesco, il quale appare talvolta in alcuni scenari immaginari simili a quinte di sogno in contrasto ai solidi, volumetrici primi piani.
La concretezza plastica degli oggetti e delle figure nasce dalla lunga osservazione e dalla consuetudine della pittura dal vero, che sola permette all’artista di acquisire il senso delle forme, dei volumi e della prospettiva e da una familiarità col colore che da adito, grazie ad innumerevoli prove e stesure di velature e contrapposizioni ad ottenere quegli accordi che comunicano gli effetti desiderati e trasmettono agli occhi di chi osserva le sensazioni che l’artista ha voluto raffigurare.
Presenti in mostra, oltre ai dipinti di paesaggio, anche le nature morte e i nudi, dove ricordo e trasposizione immaginifica danno vita a soluzioni di grande ricercatezza e delicatezza ed alcune opere tratte dalle serie delle “teste di donna” che derivano spunti dall’antichità greco-romana, bizantina, etrusca, orientale e dal busto-ritratto rinascimentale, dalla cultura sudamericana e altresì da un sottile gusto surrealista per l’illusione visiva e il paradosso simbolico.
Il realismo nell’arte di Marino Nagro è sempre un linguaggio che viene trasformato e arricchito da una profondità introspettiva la quale rende possibile all’autore raggiungere una propria dimensione espressiva e quindi un proprio stile ben identificabile, sia nelle opere di stampo più prettamente veristico che in quelle di invenzione e che quindi fa in modo che sia ben individuabile e riconoscibile a prima vista il suo segno.
Si tratta ad ogni modo di una cifra stilistica non semplicisticamente indagabile in tutte le sue implicazioni di intimistica passione e dedizione per quanto costituisce da molti anni il suo mondo poetico e il suo sentire e a cui avvicinarsi con mente e cuore aperti al fine di carpirne quanto più possibile tutte le connessioni materiali e contenutistiche di raffinata elaborazione.
02.06.2017 Maria Palladino
Curriculum vitae di Marino Nagro
Marino Nagro, pittore padovano, attivo in campo artistico da oltre un trentennio, possiede una innata vocazione alla pittura, fin dai primi anni di età. Comincia a produrre in maniera assidua dagli anni Settanta, frequentando gruppi di artisti indipendenti e prendendo parte a studi di nudo, senza mai perdere la sua spontanea inclinazione per il paesaggio e l’osservazione diretta e meditata dell’elemento naturale, sempre trasfondendo in essa una particolare sensibilità visiva che lo porta alla creazione di un suo particolare universo immaginifico, soffuso di lirismo, fantasia e memoria.
Fra le esposizioni realizzate:
1975: mostra collettiva per l’inaugurazione della Galleria Fioretto, Padova;
1988: mostra personale al Circolo Artistico Città di Padova;
1999: mostra personale Pro Telethon presso la B.N.L. a Padova;
2007: mostra collettiva “L’altro volto della pittura” a Palazzo Moroni presso il Comune di Padova;
2010: mostra collettiva “Dialoghi nel colore” al Palazzo della Gran Guardia, del Comune di Padova;
2013: mostra personale “Paesaggi dell’anima” al Museo di Arte Contemporanea Dino Formaggio di Teolo (PD);
2014: mostra personale “Ritorno al paesaggio” al Centro Culturale Altinate San Gaetano (PD);
2015: mostra personale " ????? ??? Panta rei" presso il Maaap – Museo Archeologico Ambientale delle Acque di Padova, ad Altichiero (PD).2015 - Personale " Fantasie Eclettiche", presso il Superflash Store Padova, della Cassa di Risparmio del Veneto, Padova
Molte opere si possono trovare presso collezioni private all'estero (Germania, Francia, U.S.A.)
La mostra resterà visitabile fino al 10 luglio. Orario di apertura: lunedì - sabato, 08,30 - 12,30, 15,30 - 19,30.
Ingresso libero.
Per
Durante l’inaugurazione avrà luogo un concerto del musicista Roberto Giannelli.
A cura di Maria Palladino.
La pittura di Marino Nagro trae origine ed ispirazione dalla realtà del quotidiano, una realtà comunque meditata ed elaborata attraverso il filtro della sensibilità e dell’inconscio, della memoria, come della fantasia e di una cultura visiva da cui media modelli e tecniche di rappresentazione, rivisitati e fatti propri, rivissuti grazie all’abilità pratica e alla finezza significativa raggiunte in oltre un quarantennio di carriera artistica.
Elementi desunti dal mondo rinascimentale si sposano con motivi di stampo romantico, un senso della Natura soverchiante e annichilente nella sua maestosità, una Natura che comunque rimane sempre madre e si rispecchia nel paesaggio vissuto e profondamente sentito e amato della natìa Padova: il fiume Brenta e i Colli Euganei, come anche Chioggia e Venezia, vengono ritratti e trasfigurati attraverso un senso di atmosfericità trascolorante, che si richiama alla tradizione veneta come all’influsso dello sfumato leonardesco, il quale appare talvolta in alcuni scenari immaginari simili a quinte di sogno in contrasto ai solidi, volumetrici primi piani.
La concretezza plastica degli oggetti e delle figure nasce dalla lunga osservazione e dalla consuetudine della pittura dal vero, che sola permette all’artista di acquisire il senso delle forme, dei volumi e della prospettiva e da una familiarità col colore che da adito, grazie ad innumerevoli prove e stesure di velature e contrapposizioni ad ottenere quegli accordi che comunicano gli effetti desiderati e trasmettono agli occhi di chi osserva le sensazioni che l’artista ha voluto raffigurare.
Presenti in mostra, oltre ai dipinti di paesaggio, anche le nature morte e i nudi, dove ricordo e trasposizione immaginifica danno vita a soluzioni di grande ricercatezza e delicatezza ed alcune opere tratte dalle serie delle “teste di donna” che derivano spunti dall’antichità greco-romana, bizantina, etrusca, orientale e dal busto-ritratto rinascimentale, dalla cultura sudamericana e altresì da un sottile gusto surrealista per l’illusione visiva e il paradosso simbolico.
Il realismo nell’arte di Marino Nagro è sempre un linguaggio che viene trasformato e arricchito da una profondità introspettiva la quale rende possibile all’autore raggiungere una propria dimensione espressiva e quindi un proprio stile ben identificabile, sia nelle opere di stampo più prettamente veristico che in quelle di invenzione e che quindi fa in modo che sia ben individuabile e riconoscibile a prima vista il suo segno.
Si tratta ad ogni modo di una cifra stilistica non semplicisticamente indagabile in tutte le sue implicazioni di intimistica passione e dedizione per quanto costituisce da molti anni il suo mondo poetico e il suo sentire e a cui avvicinarsi con mente e cuore aperti al fine di carpirne quanto più possibile tutte le connessioni materiali e contenutistiche di raffinata elaborazione.
02.06.2017 Maria Palladino
Curriculum vitae di Marino Nagro
Marino Nagro, pittore padovano, attivo in campo artistico da oltre un trentennio, possiede una innata vocazione alla pittura, fin dai primi anni di età. Comincia a produrre in maniera assidua dagli anni Settanta, frequentando gruppi di artisti indipendenti e prendendo parte a studi di nudo, senza mai perdere la sua spontanea inclinazione per il paesaggio e l’osservazione diretta e meditata dell’elemento naturale, sempre trasfondendo in essa una particolare sensibilità visiva che lo porta alla creazione di un suo particolare universo immaginifico, soffuso di lirismo, fantasia e memoria.
Fra le esposizioni realizzate:
1975: mostra collettiva per l’inaugurazione della Galleria Fioretto, Padova;
1988: mostra personale al Circolo Artistico Città di Padova;
1999: mostra personale Pro Telethon presso la B.N.L. a Padova;
2007: mostra collettiva “L’altro volto della pittura” a Palazzo Moroni presso il Comune di Padova;
2010: mostra collettiva “Dialoghi nel colore” al Palazzo della Gran Guardia, del Comune di Padova;
2013: mostra personale “Paesaggi dell’anima” al Museo di Arte Contemporanea Dino Formaggio di Teolo (PD);
2014: mostra personale “Ritorno al paesaggio” al Centro Culturale Altinate San Gaetano (PD);
2015: mostra personale " ????? ??? Panta rei" presso il Maaap – Museo Archeologico Ambientale delle Acque di Padova, ad Altichiero (PD).2015 - Personale " Fantasie Eclettiche", presso il Superflash Store Padova, della Cassa di Risparmio del Veneto, Padova
Molte opere si possono trovare presso collezioni private all'estero (Germania, Francia, U.S.A.)
La mostra resterà visitabile fino al 10 luglio. Orario di apertura: lunedì - sabato, 08,30 - 12,30, 15,30 - 19,30.
Ingresso libero.
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