Evento: INFINITY LOVE di OMAR RONDA
16/10/2015 - 16/10/2015
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Gruppo Artisti
Dettagli
Data di inserimento: 03/10/2015 - 18:17
Luogo: Vicenza (VI) - Veneto
Data di inizio: 16/10/2015
Data di fine 16/10/2015
Descrizione


Mostra “Infinity Love”

OMAR RONDA


Dal 16 ottobre al 16 novembre 2015

a cura di Elisa Schiesari e Galleria Berga team

Luogo: sala de “Il Bacio” - Castello di Giulietta – via Montecchio Maggiore (Vi) e Galleria Berga - Contrà Porton del Luzzo, 16 - Vicenza - www.galleriaberga.it - info@galleriaberga.it - tel 0444235194

Orari: Castello: da lunedì a domenica dalle ore 10:00 alle 22:00 - giorno di chiusura: giovedì e Galleria Berga: da martedì a venerdì 16:30 - 19:30 (la mattina si riceve su appuntamento)

Galleria Berga promuove una nuova mostra di Omar Ronda, artista internazionale con cui la galleria collabora ormai da tempo. Dopo la recente mostra “Un Fiore Bianco” in cui l'artista ha eccezionalmente esposto l'opera “Desert Storm – Guerra del Golfo”, ritirata dal Padiglione Costa Rica della Biennale di Venezia ancora in corso, Ronda elabora una serie di opere del tutto inedita ispirata ad uno dei più noti romanzi d'amore, quello di Giulietta e Romeo. Dopo aver reso immortali nei sui “Frozen” icone del Bello come Marylin Monroe, Simonetta Vespucci e tante altre, ora è la volta della bella Giulietta, da cui il Castello di Montecchio che ospita la mostra, prende il nome. Pochi sanno, infatti, che la vicenda dei due amanti veronesi venne cantata per la prima volta da un letterato vicentino, Luigi da Porto, che durante il periodo della stesura della novella soggiornò non lontano da Montecchio, venendo colpito dalla visione dei due castelli arroccati, che pare si fronteggino. I due Castelli di Montecchio conservano perciò nel loro nome memoria di un fatto storico che non tutti conoscono.
La serie “Infinity Love” si allinea nel trattamento della materia plastica alle opere “Frozen”. L'artista considera nella sua poetica che la plastica abbia un'origine naturale, in quanto derivante dal petrolio, materia risultante dalla stratificazione e sedimentazione di organismi vegetali ed animali. Con il processo di “congelamento”, di qui la traduzione inglese “Frozen”, l'artista si appropria di fotografie di donne, slegandole dal modo e dall'epoca che le ha viste protagoniste, riportandole alla loro unicità umana, spogliate di ogni ruolo e vivificate per l'eternità dalla forma plastica.
Arricchiranno e renderanno ancora più suggestiva l'atmosfera le fantastiche ed ingannevoli 'Kimere' , le affascinanti creature realizzate da Omar Ronda, che invitano lo spettatore a perdersi in un mondo incantato e fuggevole.


OMAR RONDA

Omar Ronda nasce a Portula (Biella, Italia) l'11 settembre 1947. Nel 1967 conosce Gian Enzo Sperone e Lucio Amelio e con loro organizza una serie di grandi mostre dei maggiori esponenti dell'arte povera e della transavanguardia. Nel 1973-74 trascorre un intero anno a New York, dove conosce Leo Castelli e Ileana Sonnabend,e tramite loro Rauschenberg, Warhol, Dine, Wesselmann, Twombly, Lichtenstein, Indiana, Oldenburg, fino ai minimalisti Sol LeWitt, Carl Andre, Bob Morris e altri. In seguito conosce e frequenta Basquiat e Keith Haring, con il quale stringe un rapporto di vera amicizia.
Collabora con Giorgio Marconi a Milano e con Lucrezia De Domizio Durini a Pescara,e con lei organizza alcune conferenze e mostre di Joseph Beuys.
Nel 1990-91 realizza installazioni estreme sulla vetta del Monte Bianco e nelle grotte di Is Zuddas in Sardegna e vive sei giorni e sei notti in una piramide vegetale sotto il reattore del cracking catalitico nella raffineria Saras Petroli. Nel 1993 fonda un gruppo con altri artisti e organizza mostre e installazioni utilizzando animali in plastica: Epocale a Milano nel 1993, a cura di Tommaso Trini e Luca Beatrice, evidenzia l'intenzione di Ronda di cambiare radicalmente la storia dell'arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale.
Seguono centinaia di mostre, eventi e pubblicazioni che danno a Ronda una notorietà internazionale: 1994, installazioni nel Chiostro del Brunelleschi in Santa Maria degli Angeli, Firenze e alla Mole Vanvitelliana, Ancona; 1996 Mille delfini a Milano, con l'assessore alla cultura Philippe Daverio; 1998, mostre a La Posteria di Milano e alla Galleria Pananti di Firenze; 1999 Galleria Pananti, Firenze; 2001, Biennale di Venezia, su invito del curatore Harald Szeemann; 2002, inaugurazione del Centro Studi e Documentazione, Biella, e Denaro e valori, Bienne (Svizzera), a cura di H. Szeemann; 2003, Triennale d'arte del Belgio, Beaufort, a cura di W. van den Bussche, K. Bussmann, R. Fuchs, J.-H. Martin; Plastica d'artista, Museo della Scienza e della Tecnica, Milano, a cura di T. Trini; 2004, Arte Stupefacente, a cura di Ph. Daverio, Edizioni Mazzotta; 2005, Sul filo della lana, Biella, a cura di Ph. Daverio; mostra al Museo di Santa Apollonia in occasione della Biennale di Venezia, catalogo a cura di M. Corgnati e E Forin, Edizioni Mazzotta, poi a Palazzo Collicola di Spoleto, alla Fondazione Stelline e alla Galleria Cavaciuti di Milano; 2006, UFO Gallery, Ostenda; 2007, Soma Museum, Seoul; Chiostro del Bramante, Roma; Tornabuoni Arte, F
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Mostra "Fiori di strada" di Rosy Mantovani
01/03/2014 - 28/03/2014
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La Galleria Berga presenta la mostra di Rosy Mantovani, artista nata a Vigevano (PV), dove vive e lavora. L'artista si propone al pubblico vicentino negli spazi della Galleria Berga con una personale dal titolo “FIORI DI STRADA”.
Giancarlo Bonomo, curatore e critico, ci farà entrare nel mondo della Mantovani con la presentazione delle opere e del catalogo.


Rosy Mantovani – Vigevano (PV)

“Sono madri, sorelle, figlie di qualcuno o forse di nessuno. Ma c'è la meraviglia del Principio in loro. Le figure muliebri che silenziose e sottili dominano la scena, sono icone eloquenti dell'eterno femminino chiamate nella vita terrena per accendere la speranza e svelare a tutti la verità di una forza interiore che rinasce e ricongiunge sempre, perché la Grande Madre non le abbandona mai.
Lo sguardo di Rosy Mantovani non è mai indagatore o morboso. Non c'è neppure il pietismo stucchevole di circostanza. Ella non intende giudicare quelle vite, quelle scelte, ma semplicemente comprenderle con uno straordinario senso di appartenenza e vicinanza umana. Ella è lì con loro nelle strade e le tiene per mano... mentre il vespero proietta le prime ombre di un'altra serata che si preannuncia difficile e piena di insidiose incognite. Pur nello smarrimento, quelle ragazze mai disperate non si smarriscono. Esse sono e rimangono pur sempre dei meravigliosi fiori cresciuti nelle distese di asfalto. Ma questo, gli uomini soli che furtivi le guardano nel buio, non lo possono comprendere."

Giancarlo Bonomo – estratto dal catalogo “FIORI DI STRADA” disponibile in mostra.
Invisibilia
05/04/2014 - 29/04/2014
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da galleria berga
La Galleria Berga presenta la mostra di Giovanni Bevilacqua, fotografo italiano. L'artista si propone
al pubblico vicentino negli spazi della Galleria Berga con una personale dal titolo “INVISIBILIA”.
Giancarlo Bonomo, curatore e critico, ci racconterà ciò che l'artista vede attraverso l'obiettivo delle
sue macchine fotografiche.

Giovanni Bevilacqua – Verona, 1954

Giovanni Bevilacqua è medico chirurgo e giornalista pubblicista che scopre la fotografia come
mezzo per descrivere le proprie emozioni. Artista dalla sensibilità particolare che per mezzo
dell'arte dello sguardo – con l'ausilio di lenti e obiettivi – intravede i nebulosi ed evanescenti
contorni dell'invisibile. La chiave di lettura è la sua indagine esistenziale, dove non siamo più
persone ma vivide ombre trasparenti e dissolventi, nient'altro. Nelle piste metropolitane piene di
gente, alla fine si finisce per non incontrare nessuno. La moltitudine ci impedisce di vedere
qualcuno e qualcosa. Un pò come leggere un libro con gli occhi appiccicati alle pagine: non si legge
nulla anche se le parole sono tante. Si odono solo rumori sordi, fruscii indecifrabili, occhi senza
volto e volti senza sguardo......Eppoi il mercato. Qui il nostro fotografo-artista rimane folgorato
dallo spettacolo del futile, dell'innumerevole, perduto in una pseudo felicità “maniaca”.
Curiosamente, qui le persone si confondono con le cose. Gli stessi colori, quasi le medesime forme
nel contesto di quello che sembra un fumettone surreale. Nel confronto con paesaggi monumentali
veneti, le persone scompaiono, si polverizzano. L'arena di Verona o gli angoli palladiani di Vicenza,
nella loro maestosità se le mangiano proprio. Non c'è storia. Essi sono lì da secoli immutabili,
granitici e solenni......Il silenzio del senza tempo.

Giancarlo Bonomo – estratto dal catalogo “INVISIBILIA” disponibile in mostra.
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Forme e colori
17/12/2016 - 31/01/2017
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La Galleria Bonioni Arte di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 43) presenta, dal 17 dicembre 2016 al 31 gennaio 2017, “Forme e colori”, mostra collettiva con opere realizzate dal venticinque artisti attivi dagli anni ’50 ai giorni nostri.
Il percorso espositivo si articola in due sezioni: da un lato la Pop Art di Franco Angeli, Tanto Festa e Mario Schifano, protagonisti della Scuola romana di Piazza del Popolo; dall’altro la Pittura Analitica di Rodolfo Aricò, Riccardo Guarneri, Elio Marchegiani, Gottardo Ortelli, Valentino Vago ed Arturo Vermi, con opere realizzate negli anni ’60 e ’70.
La mostra comprende, inoltre, un approfondimento dedicato alla scultura, con il bozzetto della scultura monumentale in acciaio corten realizzata da Paolo Minoli per la piazza di Cantù, un lavoro di Umberto Cavenago, una ceramica di Luca Freschi ed un’opera in gres porcellanato di Renata e Cristina Cosi, oltre a due oggetti di bronzo e legno dipinto di Pietro Consagra e Guillaume Corneille, fondatore del Gruppo Cobra.
Per finire, opere selezionate di Gianfranco Baruchello, Enzo Cacciola, Ennio Chiggio, Roberto Crippa, Lucio Fontana, Alberto Magnelli, Umberto Mastroianni, Arnaldo Pomodoro, Daniel Spoerri ed una tela di grandi dimensioni di Shozo Shimamoto, membro fondatore del movimento d’avanguardia Gutai.
Curata da Federico Bonioni, la collettiva sarà inaugurata sabato 17 dicembre 2016 alle ore 17.00. L’esposizione sarà visitabile fino al 31 gennaio 2017, da martedì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00, 19 e 26 dicembre ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00, 25 dicembre e 1 gennaio ore 16.00-20.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 435765, www.bonioniarte.it, info@bonioniarte.it.
Ab umbra lumen. Galliani incontra Bibiena
01/01/1970 - 01/01/1970
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da CSArt Serri
A Piacenza, all’interno di una chiesa barocca affrescata da Ferdinando Galli Bibiena, ha sede il Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, una realtà culturale unica al mondo che consente di toccare con mano la Poesia, collante di tutte le arti.
Il Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, in sinergia con la nascente “LABiennale POESIA e oltre”, di cui il Museo è tra i soci fondatori, presenta dal 23 aprile al 24 settembre 2022 la mostra “Ab umbra lumen. Galliani incontra Bibiena”: un dialogo affascinante, e per certi versi abissale, tra un grande maestro contemporaneo, Omar Galliani, e il maestro del quadraturismo barocco, Ferdinando Galli Bibiena, artefice dell’affresco della cupola.
Curato da Massimo Silvotti (ideatore e direttore generale del Museo), il progetto si configura come una sorta di bi-personale sui generis, in cui tutto si rovescia e moltiplica per il tramite di una grande pedana rifrangente che raddoppia i quadri e gli affreschi. Il percorso espositivo comprende una quindicina di opere di Omar Galliani, distribuite all’interno della Chiesa e negli attigui locali dell’Oratorio di San Cristoforo, sede della Biblioteca di Poesia contemporanea. Se nella Chiesa è presentata una selezione di grandi disegni su tavola, tra cui i tre inediti “Botanica della fede” (2022), “Litania del cuore” (2022) e “Oltre la croce” (2022), nella Biblioteca sono esposte alcune opere storiche su tavola e su carta che illustrano il percorso dell’artista.
«Ombra che rischiara, luce che adombra. Siamo – scrive il curatore Massimo Silvotti – nell’Oratorio di San Cristoforo e già questa Cupola del Bibiena dove l’altezza è profondità, ci disorienta. Tutto è precipiziale, eppure saldo, possente, marmoreo. E la sontuosità del Barocco che pure ci cinge di allori, appare fuori casa, spaesata. La chiesa è un teatro, la preghiera, l’acuto di una soprano. È qui che s’innesta Galliani, anch’egli a suo modo Barocco, per sottrazione. Egli ci conduce lo sguardo verso dettagli vibranti, dove parrebbe che tutto abbia inizio. Il buio si riaccende e i neri o i grigi, svestendosi della loro opacità ci invitano a un sussulto di vita. Si avverte in lontananza un sussurro, somiglia a un richiamo, una eco. La solennità del silenzio».
«Galliani – spiega Elena Pontiggia – è uno dei pochi artisti contemporanei che hanno rivalutato e praticato quella che le epoche classiche consideravano l’arte più importante, anzi l’essenza stessa dell’arte. In un mondo dove tutto è virtuale, il disegno è ancora l’arte della mano, del polso, dell’homo faber. Il disegno, con le sue ombre e i suoi contrappunti, le sue gradazioni e le sue sfumature, le sue tonalità espressive mai urlate e mai sgargianti, è una delle tecniche artistiche più capaci di parlare attraverso accenni e allusioni, cioè di rivelare. Proprio questa tecnica lenta, millimetrica, paziente, reticente, retrattile, introversa, sottocutanea, è capace di dire quello che a rigore non è possibile dire. […] La pittura di Galliani è metafisica non perché dipinge manichini e piazze straniate, come de Chirico, ma perché disegna tutto alla luce, anzi nell'oscurità, di un infinito mistero».
«Nella sua arte – conclude Giovanni Gazzaneo – Omar Galliani aspira a un disegno infinito, ma prima che senza confine è senza tempo. Non si consuma nell’ossessione del presente. Non si specchia nel nobile passato. L’arte di Galliani è aperta all’irrompere dell’Oltre, è ricerca struggente di bellezza. Una bellezza che non ti aspetti e che ti sorprende. Prima non c’era. O forse si annunciava come sogno. Di più: come speranza. Eccola che si fa volto, cuore, paesaggio, fiore, stelle, corona di spine…».
In occasione della mostra, è possibile visionare anche la collezione del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, costituita da poesie inedite, lettere autografe, libri di poesia di assoluta rarità, riviste letterarie introvabili, installazioni, quadri, sculture, opere di poesia visiva, lineare, concreta. All’interno dell’Oratorio di San Cristoforo è, inoltre, contenuta una fornitissima biblioteca di poesia contemporanea (ma non solo), italiana e internazionale.
L’esposizione è realizzata con il sostegno di Banca di Piacenza (main sponsor), Fondazione di Piacenza e Vigevano (main sponsor) e Confindustria Piacenza (sponsor), con il supporto della Diocesi di Piacenza e Bobbio, della Fondazione Crocevia, della Fondazione Donatella Ronconi - Enrica Prati, di Piacenza musei in rete e del Quotidiano Libertà (media partner).