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Evento: MARTINO MIDALI e MIART |8_17 APRILE 2016: “GILDA” di Betty Bee allo SPAZIOCORTE MIDALI
08/04/2016 - 17/04/2016
Dettagli
Data di inserimento: | 04/04/2016 - 19:59 |
Luogo: | Milano (MI) - Lombardia |
Data di inizio: | 08/04/2016 |
Data di fine | 17/04/2016 |
Descrizione
Martino Midali nel suo storico SPAZIOCORTE, al civico 23 di Via Bronzetti a Milano, dall’8 al 17 aprile, in occasione di MiArt 2016 presenta ”GILDA”, la video performance della sua Ambassador Betty Bee.
Lo stilista milanese accoglie tra le sue “donne ambasciatrici del suo stile”, Betty Bee, artista contemporanea tra le più forti ed eclettica del panorama artistico italiano. Lei, donna del sud, di quella Napoli che da poco ha accolto uno degli ultimi store a insegna Martino Midali, è, con il suo corpo e la sua mente, quel tutt’uno femmineo che ben si accosta alla filosofia midaliana.
In occasione di MIART, momento in cui MILANO diventa capitale dell’arte moderna e contemporanea, Martino Midali vuole accogliere nella sua “storica casa”, sempre aperta per gli eventi più importanti meneghini, ”GILDA”, la video performance simbolo di Betty Bee firmata per la prima volta nel 1995 e poi rivisitata nel 2016 “site specific” in 20 still video.
”GILDA”, prende il nome e vita proprio da quella Gilda del mitico film del 1946, dove Rita Hayworth crea la “donna desiderio” dello sguardo maschile, trasmutandola da persona a personaggio.
La Betty Bee Gilda prova a spezzare questo circolo vizioso, che spesso appaga più la donna stessa che uomo: si offre al desiderio (suo, di altri?) in una danza sensualissima e quasi tribale. Il modo, la maniera, così provocanti da, paradossalmente, creare una trasparente corazza in cui proteggere da quegli sguardi la propria anima.
Vera protagonista della performance più che Gilda è la brocca che accompagna l’artista nella sua danza. O ancora di più: protagonista è quella figura mito, formata da donna e anfora, che diventa simbolo completo della femminilità. Luogo, antro, serbatoio da cui tutti attingono, ma che nessuno è riuscito a colmare. Quella danza è lo “svuotamento”, il dono, il vuoto esistenziale - dell’artista che dona se stessa al suo estimatore, ma da lui non può ricevere. Un dono fine a se stesso.
L’intervento pittorico su ogni singolo frame fotografico, oltre a interpretare a livello semantico un’interessantissima variazione di segno e contaminazione, offre il repertorio più conosciuto e carnale di Betty Bee: i fiori, il filo spinato, le catene. Ogni simbolo isolato in un particolare, diventa focus compositivo, chiave interpretativa, elemento di distrazione da quanto accade realmente sulla scena. Lo spettatore è preso quasi in giro, con lui si gioca, irretendolo con il colore, l'ossessiva sensualità del lavoro.
Lo scarto tra l'istanza della narrazione e l'ambiguità delle immagini diventa infatti nella Bee un’analisi ironica del disadattamento contemporaneo verso la “visione” del presente.
Malessere, tentativo di benessere, derivante dal rapporto problematico con un “passato”, il suo passato, dal quale lei - come tutti noi – non può sfuggire. Ecco quindi che passato diventa presente, precedente diventa attuale. Il lavoro di Betty Bee nasce ancor prima di divenire.
Eccezionalmente, ”GILDA” di Betty Bee, rimarrà esposta anche in occasione dell’evento ”ITALIA: VIETATO SEDERSI!” del Salone del Mobile il 14 aprile 2016 (inizio h. 19).
L’Ambassador Betty Bee sarà tra i protagonisti della serata a fianco di Martino Midali
MIART
BETTY BEE in GILDA a cura di Raffaella A. Caruso
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
8 _17 aprile su appuntamento raffaellacaruso.rc@gmail.com
ITALIA: VIETATO SEDERSI! (Italian Crazy Cocktail su invito)
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
Giovedì 14 aprile 2016
Martino Midali Press & Communication
Milan, Via F.lli Bronzetti 23 |Ph. +39 02 7000 2379
MariaCristina Lani +39.335.8080574 | communication@martinomidali.com
Sara Matarrese +39.333.4296413 | pressoffice@martinomidali.com
martinomidali.com
Lo stilista milanese accoglie tra le sue “donne ambasciatrici del suo stile”, Betty Bee, artista contemporanea tra le più forti ed eclettica del panorama artistico italiano. Lei, donna del sud, di quella Napoli che da poco ha accolto uno degli ultimi store a insegna Martino Midali, è, con il suo corpo e la sua mente, quel tutt’uno femmineo che ben si accosta alla filosofia midaliana.
In occasione di MIART, momento in cui MILANO diventa capitale dell’arte moderna e contemporanea, Martino Midali vuole accogliere nella sua “storica casa”, sempre aperta per gli eventi più importanti meneghini, ”GILDA”, la video performance simbolo di Betty Bee firmata per la prima volta nel 1995 e poi rivisitata nel 2016 “site specific” in 20 still video.
”GILDA”, prende il nome e vita proprio da quella Gilda del mitico film del 1946, dove Rita Hayworth crea la “donna desiderio” dello sguardo maschile, trasmutandola da persona a personaggio.
La Betty Bee Gilda prova a spezzare questo circolo vizioso, che spesso appaga più la donna stessa che uomo: si offre al desiderio (suo, di altri?) in una danza sensualissima e quasi tribale. Il modo, la maniera, così provocanti da, paradossalmente, creare una trasparente corazza in cui proteggere da quegli sguardi la propria anima.
Vera protagonista della performance più che Gilda è la brocca che accompagna l’artista nella sua danza. O ancora di più: protagonista è quella figura mito, formata da donna e anfora, che diventa simbolo completo della femminilità. Luogo, antro, serbatoio da cui tutti attingono, ma che nessuno è riuscito a colmare. Quella danza è lo “svuotamento”, il dono, il vuoto esistenziale - dell’artista che dona se stessa al suo estimatore, ma da lui non può ricevere. Un dono fine a se stesso.
L’intervento pittorico su ogni singolo frame fotografico, oltre a interpretare a livello semantico un’interessantissima variazione di segno e contaminazione, offre il repertorio più conosciuto e carnale di Betty Bee: i fiori, il filo spinato, le catene. Ogni simbolo isolato in un particolare, diventa focus compositivo, chiave interpretativa, elemento di distrazione da quanto accade realmente sulla scena. Lo spettatore è preso quasi in giro, con lui si gioca, irretendolo con il colore, l'ossessiva sensualità del lavoro.
Lo scarto tra l'istanza della narrazione e l'ambiguità delle immagini diventa infatti nella Bee un’analisi ironica del disadattamento contemporaneo verso la “visione” del presente.
Malessere, tentativo di benessere, derivante dal rapporto problematico con un “passato”, il suo passato, dal quale lei - come tutti noi – non può sfuggire. Ecco quindi che passato diventa presente, precedente diventa attuale. Il lavoro di Betty Bee nasce ancor prima di divenire.
Eccezionalmente, ”GILDA” di Betty Bee, rimarrà esposta anche in occasione dell’evento ”ITALIA: VIETATO SEDERSI!” del Salone del Mobile il 14 aprile 2016 (inizio h. 19).
L’Ambassador Betty Bee sarà tra i protagonisti della serata a fianco di Martino Midali
MIART
BETTY BEE in GILDA a cura di Raffaella A. Caruso
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
8 _17 aprile su appuntamento raffaellacaruso.rc@gmail.com
ITALIA: VIETATO SEDERSI! (Italian Crazy Cocktail su invito)
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
Giovedì 14 aprile 2016
Martino Midali Press & Communication
Milan, Via F.lli Bronzetti 23 |Ph. +39 02 7000 2379
MariaCristina Lani +39.335.8080574 | communication@martinomidali.com
Sara Matarrese +39.333.4296413 | pressoffice@martinomidali.com
martinomidali.com
Altri eventi dell'inserzionista
AIDAN - PoP ReloaD!
17/09/2016 - 16/10/2016
Ferrara (FE) - Emilia-Romagna
Inserito da Raffaella Caruso
Mazzacurati Fine Art (Ferrara, Corso Martiri della Libertà 75) apre la stagione espositiva 2016/2017 (e non a caso subito dopo la mostra dedicata a Warhol in maggio 2016) con Pop Reload! un progetto site specific a cura di Raffaella A. Caruso. Protagonista Aidan, artista multimediale ormai conosciuta e apprezzata anche all'estero (suo uno dei video proiettati nel 2013 al MoMA PS1 in Abstract Generation: Now in Print) per i lavori in realtà aumentata, leggibili dallo spettatore semplicemente con l'utilizzo di uno smartphone. Mai come oggi ci viene in aiuto l'attualità: avete presente Pokemon Go? Ecco più di tante parole ci aiutano Pikachu, Bulbasaur and company. Questa è la realtà aumentata: vedere qui e adesso, nel nostro ambiente quello che non c'è, ad esempio un Pigeot sul nostro letto. Solo che Aidan lavora le sue tele in realtà aumentata dal 2011, ben prima che la mania globale della Nintendo facesse parlare ragazzini, adulti e sociologi, e dai suoi quadri non "escono" mostriciattoli, peraltro dalla grafica involuta, ma piume d'angelo, la luce inafferrabile delle stelle, i colori dei sogni e pensieri...
In questa esposizione, fortemente voluta da Roberto Mazzacurati -direttore artistico dell'omonima galleria che si sta distinguendo per scelte molto particolari sia nello storico, sia nel contemporaneo- Aidan interpreta alcuni classici del pop storico statunitense con la cifra stilistica sua propria (sovrapposizioni, sbavature, sfocature che introducono al movimento) penetrandone l'animus, riconfigurandone i simboli, ascoltando le assonanze ma soprattutto sovvertendo i limiti cronologici di una narrazione che avviene tutta qui e adesso, mai uguale a se stessa perchè diverso è l'ambiente in cui l'opera è collocata, perché diversi sono gli occhi e le mani degli spettatori. Un progetto pop non solo per la fonte "grafica" d'ispirazione, ma perché usa quello che è oggi lo strumento popular per antonomasia, lo smatphone, il vero media del terzo millennio. D'altronde -come ricorda Raffaella A. Caruso nel testo in catalogo in cui sono ripercorse velocemente le motivazioni del pop- i primi esperimenti di connubi possibili tra arte e tecnologia furono proprio del pop statunitense, nelle collaborazioni di Rauschenberg e di Warhol con l'ingegnere Billy Kluver. "Il pop dunque, in virtù della trasversalità dei linguaggi, usò media e tecnologia, ma da allora ad oggi la differenza la fa saper utilizzare la tecnologia in proprio, piegandola alla sensibilità dell'arte". Ed è questa la forza di Aidan: lavorare senza interposta persona, trasferendo alle sue opere una doppia anima che si fa una, portando il sensazionalismo del pop verso le più dolenti riflessioni del post human. Scrive ancora Caruso in catalogo: "Credo molto nei progetti site specific perché penso che possano meglio accompagnare lo spettatore a comprendere la vera anima di un lavoro. Sfogliando dunque questo catalogo il lettore vedrà immagini simbolo del pop “storico” servite di ispirazione all’artista e l’opera contemporanea che a sua volta ha una second life in realtà aumentata. Tre livelli di analisi dunque per ragionare sulla forza dell’icona, su come essa si sia sedimentata nell’immaginario collettivo riuscendo a trasformarsi in altro, portando lo spettatore verso letture personalissime, più lievi o più profonde a seconda della propria fantasia, personalità, umore. L’interazione (lasciata dall’artista possibile anche direttamente da alcune pagine del catalogo) è facile e talmente immediata da regalare quell’oh di stupore che ahimè tante opere d’arte, imbrigliate nei meandri di falsi intellettualismi hanno perduto. Qui dunque scoprirete i colori, il movimento, la musica, il sogno, simboli che pensavate di avere dimenticato, speranze che credevate non vi appartenessero, ma soprattutto Bellezza". Una chicca ancora: la copertina del catalogo che i visitatori troveranno in galleria è ideata dall'artista e puntando su di essa il proprio smartphone...PoP Reload!
PoP Reload!
Tipo mostra: personale
Artista: Aidan
Curatore: Raffaella A. Caruso
Galleria: Roberto Mazzacurati Fine Art
Ferrara- Corso Martiri della Libertà 75
Tel +39 0532207395 mob +39 347 4820312
Info: robyarte59@gmail.com
Direttore: Roberto Mazzacurati
Periodo: 17 settembre-16 ottobre
Inaugurazione: 17 settembre ore 18
Orari: 16.30-19.30; Sabato e Domenica 10.00-12.30/ 16.30-19.30
Giovedì chiuso-Ingresso libero
Catalogo: in galleria, Ita/Eng, ricco apparato iconografico
Testi: Raffaella A. Caruso
In questa esposizione, fortemente voluta da Roberto Mazzacurati -direttore artistico dell'omonima galleria che si sta distinguendo per scelte molto particolari sia nello storico, sia nel contemporaneo- Aidan interpreta alcuni classici del pop storico statunitense con la cifra stilistica sua propria (sovrapposizioni, sbavature, sfocature che introducono al movimento) penetrandone l'animus, riconfigurandone i simboli, ascoltando le assonanze ma soprattutto sovvertendo i limiti cronologici di una narrazione che avviene tutta qui e adesso, mai uguale a se stessa perchè diverso è l'ambiente in cui l'opera è collocata, perché diversi sono gli occhi e le mani degli spettatori. Un progetto pop non solo per la fonte "grafica" d'ispirazione, ma perché usa quello che è oggi lo strumento popular per antonomasia, lo smatphone, il vero media del terzo millennio. D'altronde -come ricorda Raffaella A. Caruso nel testo in catalogo in cui sono ripercorse velocemente le motivazioni del pop- i primi esperimenti di connubi possibili tra arte e tecnologia furono proprio del pop statunitense, nelle collaborazioni di Rauschenberg e di Warhol con l'ingegnere Billy Kluver. "Il pop dunque, in virtù della trasversalità dei linguaggi, usò media e tecnologia, ma da allora ad oggi la differenza la fa saper utilizzare la tecnologia in proprio, piegandola alla sensibilità dell'arte". Ed è questa la forza di Aidan: lavorare senza interposta persona, trasferendo alle sue opere una doppia anima che si fa una, portando il sensazionalismo del pop verso le più dolenti riflessioni del post human. Scrive ancora Caruso in catalogo: "Credo molto nei progetti site specific perché penso che possano meglio accompagnare lo spettatore a comprendere la vera anima di un lavoro. Sfogliando dunque questo catalogo il lettore vedrà immagini simbolo del pop “storico” servite di ispirazione all’artista e l’opera contemporanea che a sua volta ha una second life in realtà aumentata. Tre livelli di analisi dunque per ragionare sulla forza dell’icona, su come essa si sia sedimentata nell’immaginario collettivo riuscendo a trasformarsi in altro, portando lo spettatore verso letture personalissime, più lievi o più profonde a seconda della propria fantasia, personalità, umore. L’interazione (lasciata dall’artista possibile anche direttamente da alcune pagine del catalogo) è facile e talmente immediata da regalare quell’oh di stupore che ahimè tante opere d’arte, imbrigliate nei meandri di falsi intellettualismi hanno perduto. Qui dunque scoprirete i colori, il movimento, la musica, il sogno, simboli che pensavate di avere dimenticato, speranze che credevate non vi appartenessero, ma soprattutto Bellezza". Una chicca ancora: la copertina del catalogo che i visitatori troveranno in galleria è ideata dall'artista e puntando su di essa il proprio smartphone...PoP Reload!
PoP Reload!
Tipo mostra: personale
Artista: Aidan
Curatore: Raffaella A. Caruso
Galleria: Roberto Mazzacurati Fine Art
Ferrara- Corso Martiri della Libertà 75
Tel +39 0532207395 mob +39 347 4820312
Info: robyarte59@gmail.com
Direttore: Roberto Mazzacurati
Periodo: 17 settembre-16 ottobre
Inaugurazione: 17 settembre ore 18
Orari: 16.30-19.30; Sabato e Domenica 10.00-12.30/ 16.30-19.30
Giovedì chiuso-Ingresso libero
Catalogo: in galleria, Ita/Eng, ricco apparato iconografico
Testi: Raffaella A. Caruso
Gianni Bertini e Abbaco. Rifondare la coscienza del paese reale con la pittura
31/03/2022 - 03/04/2022
Milano (MI) - Lombardia
Inserito da Raffaella Caruso
Può l'arte assumere il ruolo della coscienza civile di un paese? Può farlo in maniera profetica, slegata paradossalmente dal tempo e dallo spazio e incantando lo spettatore con il fascino della bellezza colpirlo allo stomaco denunciando abusi, soprusi e l'orrore della guerra?
È quanto fa Gianni Bertini, grande artista europeo di cui ricorre il centenario della nascita (Pisa 1922- Caen 2010) con ABBACO, ciclo di lavori compiuto negli anni 70 e che rappresenta profeticamente con disarmante attualità l'ondata di violenza che sta travolgendo nuovamente l'Europa.
In mostra a Miart nella sezione Decades (10 artisti per 10 decenni di storia dell'arte italiana) presentato da Eidos in collaborazione con l'associazione Gianni Bertini (Associazione Gianni Bertini -) il progetto GIANNI BERTINI E ABBACO: rifondare la coscienza del paese reale con la pittura.
Sullo sfondo di paesaggi pittorici di matrice novecentista, consueti e rassicuranti, si svolgono le stesse scene di violenza che in questi giorni siamo obbligati a vedere e considerare mentre per il conflitto Russia/Ucraina tremendi venti di guerra spirano ancora sull'Europa... Non sono scene lontane: ci sono le nostre famiglie che fuggono (Corri uomo,1978), lasciando a terra padri (L'involto, 1978) madri (Lui piange,1977 - E lui ride, 1977) in una “normalità” sociale che ormai in Occidente pensavamo di avere raggiunto. Induce dunque Bertini una riflessione sul seme della violenza in Occidente, sul ruolo della famiglia (Speriamo ci ripari l'ombrello, 1977), sull'essere profugo (Una famiglia, 1980) in senso fisico e mentale come straniamento rispetto a realtà che pensavamo non ci dovessero più appartenere, e a distanza di quarant'anni dalla creazione di questi lavori sembra lanciare il monito: può ancora accadere!
Scriveva Gianni Bertini:
"Abbaco è una allocuzione scaduta d’uso che significa abbecedario. Nel mio caso indica il proposito di ricominciare un discorso partendo dalla base. E non per niente ho assunto come fulcro della rappresentazione il nucleo più elementare: l'uomo, la donna e il bambino in rapporto ad una società dove l'orrore è quotidiano.
Certe referenze tratte da quadri del passato vogliono solo indicare una continuità tra ieri e l'oggi. Talvolta la citazione ripropone scene di altre violenze, violenze antiche, per significare appunto che la violenza è sempre esistita.
Con ABBACO, ciclo condotto dalla metà degli anni 70 all'inizio degli anni 80 – gli anni della protesta, del terrorismo, del dibattito sul divorzio-, Gianni Bertini torna dunque alla pittura riuscendo ugualmente a non interrompere la ricerca Mec Art che lo rese attento interprete degli umori della contemporaneità. Sullo sfondo di una pittura di paesaggio classica (“Questo paesaggio l'ho introdotto per sottolineare meglio le scene di violenza che succedono in primo piano: la cronaca è messa in discussione dal contrappunto”) Bertini introduce personaggi drammatici riuscendo ancora oggi a creare nello spettatore una visione distonica e disturbante, in grado di indurre una riflessione sui fondamentali della pittura e della società.
Info
GIANNI BERTINI E ABBACO: rifondare la coscienza del paese reale con la pittura
Dove fieramilanocity_MiCo Pad 3 – Gate 5 viale Scarampo Milano
Eidos Immagini Contemporanee Both A83 – Sez. Decades
Quando 1-3 Aprile 2022 31 marzo preview su invito
Orari venerdì e sabato 11.30-20.00 domenica 10.00-17.00
È quanto fa Gianni Bertini, grande artista europeo di cui ricorre il centenario della nascita (Pisa 1922- Caen 2010) con ABBACO, ciclo di lavori compiuto negli anni 70 e che rappresenta profeticamente con disarmante attualità l'ondata di violenza che sta travolgendo nuovamente l'Europa.
In mostra a Miart nella sezione Decades (10 artisti per 10 decenni di storia dell'arte italiana) presentato da Eidos in collaborazione con l'associazione Gianni Bertini (Associazione Gianni Bertini -) il progetto GIANNI BERTINI E ABBACO: rifondare la coscienza del paese reale con la pittura.
Sullo sfondo di paesaggi pittorici di matrice novecentista, consueti e rassicuranti, si svolgono le stesse scene di violenza che in questi giorni siamo obbligati a vedere e considerare mentre per il conflitto Russia/Ucraina tremendi venti di guerra spirano ancora sull'Europa... Non sono scene lontane: ci sono le nostre famiglie che fuggono (Corri uomo,1978), lasciando a terra padri (L'involto, 1978) madri (Lui piange,1977 - E lui ride, 1977) in una “normalità” sociale che ormai in Occidente pensavamo di avere raggiunto. Induce dunque Bertini una riflessione sul seme della violenza in Occidente, sul ruolo della famiglia (Speriamo ci ripari l'ombrello, 1977), sull'essere profugo (Una famiglia, 1980) in senso fisico e mentale come straniamento rispetto a realtà che pensavamo non ci dovessero più appartenere, e a distanza di quarant'anni dalla creazione di questi lavori sembra lanciare il monito: può ancora accadere!
Scriveva Gianni Bertini:
"Abbaco è una allocuzione scaduta d’uso che significa abbecedario. Nel mio caso indica il proposito di ricominciare un discorso partendo dalla base. E non per niente ho assunto come fulcro della rappresentazione il nucleo più elementare: l'uomo, la donna e il bambino in rapporto ad una società dove l'orrore è quotidiano.
Certe referenze tratte da quadri del passato vogliono solo indicare una continuità tra ieri e l'oggi. Talvolta la citazione ripropone scene di altre violenze, violenze antiche, per significare appunto che la violenza è sempre esistita.
Con ABBACO, ciclo condotto dalla metà degli anni 70 all'inizio degli anni 80 – gli anni della protesta, del terrorismo, del dibattito sul divorzio-, Gianni Bertini torna dunque alla pittura riuscendo ugualmente a non interrompere la ricerca Mec Art che lo rese attento interprete degli umori della contemporaneità. Sullo sfondo di una pittura di paesaggio classica (“Questo paesaggio l'ho introdotto per sottolineare meglio le scene di violenza che succedono in primo piano: la cronaca è messa in discussione dal contrappunto”) Bertini introduce personaggi drammatici riuscendo ancora oggi a creare nello spettatore una visione distonica e disturbante, in grado di indurre una riflessione sui fondamentali della pittura e della società.
Info
GIANNI BERTINI E ABBACO: rifondare la coscienza del paese reale con la pittura
Dove fieramilanocity_MiCo Pad 3 – Gate 5 viale Scarampo Milano
Eidos Immagini Contemporanee Both A83 – Sez. Decades
Quando 1-3 Aprile 2022 31 marzo preview su invito
Orari venerdì e sabato 11.30-20.00 domenica 10.00-17.00
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Variazioni e capricci morali
04/10/2014 - 18/10/2014
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Variazioni e capricci morali
a cura di Tiziana Pantaleo
Dalila Belato
Roberto Calò
Luigi Citarrella
Daniele Notaro
La Compagnia delle Mutazioni
Inaugurazione sabato 4 ottobre 2014, ore 18.30
fino al 18 ottobre
dal martedì al sabato 9:30/12:30 | 16:30/19:30
lunedì 16:30/19:30
BoBeZ
Associazione Culturale
via Isidoro La Lumia 22 – Palermo
Sabato 4 ottobre 2014, presso l’Associazione Culturale Bobez (via Isidoro La Lumia 22) si inaugura “Variazioni e capricci morali”, a cura di Tiziana Pantaleo, che presenta le opere di Dalila Belato, Roberto Calò, Luigi Citarrella, Daniele Notaro e del collettivo “La Compagnia delle Mutazioni”.
In mostra sculture, dipinti e fotografie: linguaggi eterogenei si congiungono per divenire parte di un percorso unico che si sviluppa tra capricci e variazioni, come dichiara il titolo, ossequiosamente mutuato dall’ultima opera lasciataci da Manlio Sgalambro. “Variazioni e capricci morali” (2013), raccoglie sotto forma di aforismi gli ultimi e illuminati pensieri del maestro, che nel presentarlo diceva: “Il filosofo è come un cavaturaccioli, che gira e gira e gira per fare un buco e “sturare”, in maniera che salti il tappo e vengano fuori queste cose, che io chiamo capricci e variazioni”.
Partendo da questa formula, la mostra vuole poggiare lo sguardo sull’uomo come focolaio di contrasti e bagaglio di diversità, sul suo essere effimero ma anche immortale, e sulla natura umana, ora spietata, ora disincantata, a tratti cinica e a volte annichilente, ma che sa anche essere ironica e leggèra, capace di non prendersi sul serio, sorridente e un po’ beffarda.
a cura di Tiziana Pantaleo
Dalila Belato
Roberto Calò
Luigi Citarrella
Daniele Notaro
La Compagnia delle Mutazioni
Inaugurazione sabato 4 ottobre 2014, ore 18.30
fino al 18 ottobre
dal martedì al sabato 9:30/12:30 | 16:30/19:30
lunedì 16:30/19:30
BoBeZ
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Italian Newbrow. Apocalittica
30/09/2017 - 11/11/2017
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da CSArt Serri
«Non lasciatevi ingannare dal titolo, questa mostra non è sull’iconografia dell’apocalisse. Non ci saranno piaghe, pestilenze e catastrofi che annunciano l’imminente fine dei tempi e nemmeno dotte allusioni alla celeberrima raccolta di xilografie di Albrecht Dürer (Apocalisse, 1498). Molte sono, invece, le immagini critiche e problematiche che, da un lato, registrano lo stato di crisi della società odierna, dall’altro, attestano la ricostruzione di un linguaggio narrativo adeguato alla frammentata, e quanto mai distratta, sensibilità contemporanea» (Ivan Quaroni).
LABS Gallery di Bologna presenta, dal 30 settembre all’11 novembre 2017, Italian Newbrow. Apocalittica, esposizione collettiva curata da Ivan Quaroni con opere di Silvia Argiolas, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Laurina Paperina, Giuliano Sale, Giuseppe Veneziano.
A cinque anni dalla mostra pubblica allestita al Fortino di Forte dei Marmi, Italian Newbrow torna con il progetto Apocalittica che, come di consueto, comprende alcuni artisti della compagine storica (Argiolas, Cuoghi, De Biasi, Sale, Veneziano) unitamente a nuove proposte (Laurina Paperina), nell’intento di documentare un’area della pittura figurativa italiana caratterizzata da un forte anelito comunicativo e narrativo.
«Italian Newbrow – scrive il curatore – registra la persistenza di un immaginario figurativo capace di attingere simultaneamente a una pluralità di fonti iconografiche, siano esse alte o basse, radicate nella cultura o nell’immaginario del mondo globale e connesso della contemporaneità».
Il titolo della mostra – Apocalittica – allude all’origine greca del termine “apocalisse”, ovvero “disvelamento”. L’atto del disvelamento è proprio della pittura figurativa, che si serve appunto di forme e immagini comprensibili. Questa volontà costituisce il cuore di tutte le mostre organizzate a partire dal 2009, anno di nascita di Italian Newbrow, per riallacciare una comunicazione da tempo interrotta con il pubblico e con il mondo dell’arte.
Ad accomunare le opere esposte, diverse per tema e linguaggio pittorico, è quindi la tensione narrativa, anche quando il racconto non è lineare. L’ossatura narrativa si ritrova soprattutto nelle figure dipinte da Silvia Argiolas, che abitano in una sorta di allucinata periferia geografica ed esistenziale, così come nelle icone di Giuseppe Veneziano, sospese sul crinale tra realtà e finzione e nelle ironiche visioni apocalittiche di Laurina Paperina, costellate di allusioni al mondo del cinema e dei cartoon. Strutturati come racconti sono anche i Monolocali di Vanni Cuoghi, realizzati con la tecnica dell’acquarello e del paper cutting e costruiti nella forma di piccole unità abitative. Nelle opere di Paolo De Biasi e Giuliano Sale, invece, la destrutturazione dello spazio e delle figure contribuisce alla costruzione di un ipertesto visivo disseminato di riferimenti e citazioni pretestuose.
Il percorso espositivo comprende esclusivamente opere inedite riconducibili al biennio 2016-2017. Ogni autore presenta un grande dipinto, realizzato per l’occasione, oltre ad una selezione di lavori di piccole e medie dimensioni, parte della sua ultima produzione. Sarà inoltre proiettato How to kill the artists di Laurina Paperina, ottavo episodio di una serie di animazioni in cui noti artisti contemporanei, da Ai Weiwei a Christo e Cindy Sherman, sono trattati con dissacrante ironia.
La mostra, che sarà inaugurata sabato 30 settembre alle ore 18.00, sarà visitabile fino all’11 novembre 2017, da martedì a sabato con orario 16.00-20.00, oppure su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo disponibile in Galleria con testi di Ivan Quaroni e ricco apparato iconografico. Per informazioni: M. +39 348 9325473, info@labsgallery.it, www.labsgallery.it.
Italian Newbrow nasce da un’idea, formulata per la prima volta nel 2009 durante Prague Biennale 4, evento internazionale curato da Giancarlo Politi ed Helena Kontova nella capitale della Repubblica Ceca. Successivamente, una sua rappresentativa viene inserita in SerrOne-Biennale Giovani di Monza, mostra tenutasi nell’estate 2009 presso il Serrone della Villa Reale di Monza. Nel 2012 la prima mostra pubblica è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como presso la Pinacoteca Civica Palazzo Volpi. Nello stesso anno un’altra esposizione è promossa dal Comune di Forte dei Marmi presso il Fortino di Forte Dei Marmi. La genesi di Italian Newbrow è illustrata nell’omonimo volume, pubblicato nel 2010 da Giancarlo Politi editore.
LABS Gallery nasce nel 2014 dalla passione ventennale di Stefano Bevilacqua e Alessandro Luppi per l’arte contemporanea. La sua sede si trova nel cuore di Bologna, all’interno di una chiesa sconsacrata del XII secolo. Tra le mostre principali: Pittura Analitica in Italia. Gli Anni Settanta, a cura di Marco Meneguzzo, 2014; Fernando De Filippi, Opere 1974-1979, a cura di Angela Madesani, 2015; Giulio Cassanelli, Kairos, a cura di Angela Madesani, 2015; Carlo Battaglia, Una pittura esemplare, a
LABS Gallery di Bologna presenta, dal 30 settembre all’11 novembre 2017, Italian Newbrow. Apocalittica, esposizione collettiva curata da Ivan Quaroni con opere di Silvia Argiolas, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Laurina Paperina, Giuliano Sale, Giuseppe Veneziano.
A cinque anni dalla mostra pubblica allestita al Fortino di Forte dei Marmi, Italian Newbrow torna con il progetto Apocalittica che, come di consueto, comprende alcuni artisti della compagine storica (Argiolas, Cuoghi, De Biasi, Sale, Veneziano) unitamente a nuove proposte (Laurina Paperina), nell’intento di documentare un’area della pittura figurativa italiana caratterizzata da un forte anelito comunicativo e narrativo.
«Italian Newbrow – scrive il curatore – registra la persistenza di un immaginario figurativo capace di attingere simultaneamente a una pluralità di fonti iconografiche, siano esse alte o basse, radicate nella cultura o nell’immaginario del mondo globale e connesso della contemporaneità».
Il titolo della mostra – Apocalittica – allude all’origine greca del termine “apocalisse”, ovvero “disvelamento”. L’atto del disvelamento è proprio della pittura figurativa, che si serve appunto di forme e immagini comprensibili. Questa volontà costituisce il cuore di tutte le mostre organizzate a partire dal 2009, anno di nascita di Italian Newbrow, per riallacciare una comunicazione da tempo interrotta con il pubblico e con il mondo dell’arte.
Ad accomunare le opere esposte, diverse per tema e linguaggio pittorico, è quindi la tensione narrativa, anche quando il racconto non è lineare. L’ossatura narrativa si ritrova soprattutto nelle figure dipinte da Silvia Argiolas, che abitano in una sorta di allucinata periferia geografica ed esistenziale, così come nelle icone di Giuseppe Veneziano, sospese sul crinale tra realtà e finzione e nelle ironiche visioni apocalittiche di Laurina Paperina, costellate di allusioni al mondo del cinema e dei cartoon. Strutturati come racconti sono anche i Monolocali di Vanni Cuoghi, realizzati con la tecnica dell’acquarello e del paper cutting e costruiti nella forma di piccole unità abitative. Nelle opere di Paolo De Biasi e Giuliano Sale, invece, la destrutturazione dello spazio e delle figure contribuisce alla costruzione di un ipertesto visivo disseminato di riferimenti e citazioni pretestuose.
Il percorso espositivo comprende esclusivamente opere inedite riconducibili al biennio 2016-2017. Ogni autore presenta un grande dipinto, realizzato per l’occasione, oltre ad una selezione di lavori di piccole e medie dimensioni, parte della sua ultima produzione. Sarà inoltre proiettato How to kill the artists di Laurina Paperina, ottavo episodio di una serie di animazioni in cui noti artisti contemporanei, da Ai Weiwei a Christo e Cindy Sherman, sono trattati con dissacrante ironia.
La mostra, che sarà inaugurata sabato 30 settembre alle ore 18.00, sarà visitabile fino all’11 novembre 2017, da martedì a sabato con orario 16.00-20.00, oppure su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo disponibile in Galleria con testi di Ivan Quaroni e ricco apparato iconografico. Per informazioni: M. +39 348 9325473, info@labsgallery.it, www.labsgallery.it.
Italian Newbrow nasce da un’idea, formulata per la prima volta nel 2009 durante Prague Biennale 4, evento internazionale curato da Giancarlo Politi ed Helena Kontova nella capitale della Repubblica Ceca. Successivamente, una sua rappresentativa viene inserita in SerrOne-Biennale Giovani di Monza, mostra tenutasi nell’estate 2009 presso il Serrone della Villa Reale di Monza. Nel 2012 la prima mostra pubblica è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como presso la Pinacoteca Civica Palazzo Volpi. Nello stesso anno un’altra esposizione è promossa dal Comune di Forte dei Marmi presso il Fortino di Forte Dei Marmi. La genesi di Italian Newbrow è illustrata nell’omonimo volume, pubblicato nel 2010 da Giancarlo Politi editore.
LABS Gallery nasce nel 2014 dalla passione ventennale di Stefano Bevilacqua e Alessandro Luppi per l’arte contemporanea. La sua sede si trova nel cuore di Bologna, all’interno di una chiesa sconsacrata del XII secolo. Tra le mostre principali: Pittura Analitica in Italia. Gli Anni Settanta, a cura di Marco Meneguzzo, 2014; Fernando De Filippi, Opere 1974-1979, a cura di Angela Madesani, 2015; Giulio Cassanelli, Kairos, a cura di Angela Madesani, 2015; Carlo Battaglia, Una pittura esemplare, a