Evento: Achim Ripperger e Rita Antonioli, Fuori dalle radici
23/07/2016 - 10/09/2016
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Data di inserimento: 08/07/2016 - 16:23
Luogo: Carassai (AP) - Marche
Data di inizio: 23/07/2016
Data di fine 10/09/2016
Descrizione
L’Associazione Culturale Sibilla Arte di Carassai (AP) presenta, dal 23 luglio al 10 settembre 2016, presso la storica sede di Palazzo Andreani (Via Roma, 3) e nell’annessa Cantina del Torrione, “Fuori dalle radici”, doppia personale dell’artista tedesco Achim Ripperger e della fotografa italiana Rita Antonioli.
Curata da Adriana Braga, l’esposizione sarà inaugurata sabato 23 luglio alle ore 18.00, alla presenza degli autori. L’evento è patrocinato dal Comune di Carassai (AP) e dal Comune di Pedaso (FM), che ospiterà alcune opere di Achim Ripperger.
«Una mostra che – spiega la curatrice – sebbene sia legata al territorio marchigiano che Sibilla Arte intende tutelare e valorizzare, si propone di uscire dai canoni classici, dall’uso consueto di forme e materiali, per proporre ai visitatori un percorso originale, fisicamente e metaforicamente fuori dalle radici».
In esposizione, una quarantina di opere: dipinti e sculture di Achim Ripperger che trasferiscono l’anima e l’energia della natura in forme umane e fotografie di Rita Antonioli della serie “Cloudskeeper”, dedicata alle nuvole.
Attraverso la ricerca artistica, Achim Ripperger vuole rendere visibile la natura umana e creare canali di intuizione profonda del presente e del futuro dell’umanità. Modellati in creta, i suoi corpi prendono forma da rami e radici di recupero, da legni portati dall’acqua. Le opere su tela, invece, nascono da un ricco substrato di forme e colori che si fondono in una superficie quasi pietrificata da cui emergono figure vitali.
Per molti anni Rita Antonioli ha collezionato nuvole, in giro per il mondo così come dalla finestra di casa. «Le nuvole – dichiara la fotografa – passano indisturbate sopra le nostre teste e chi le osserva, così come i bambini, immagina e crea mondi possibili». Il percorso espositivo corrisponde, dunque, ad un viaggio molto particolare perché, citando Einstein, la logica ti può portare da A a B, l’immaginazione dappertutto.
Parte del progetto è anche una grande radice recuperata da Achim Ripperger sulla spiaggia di Pedaso (FM) e lavorata dall’autore nel giardino comunale di Carassai (AP). L’opera, diretta citazione dello sradicamento provocato dalla forza del fiume, è anche metafora del percorso umano ed artistico, obbligato oppure volontario, che porta ad abbandonare sedi di origine e sicurezze per nuovi orizzonti.
La mostra è visitabile fino al 10 settembre 2016, da giovedì a domenica con orario 18.00-22.00 o su appuntamento. Per informazioni: tel. 339 6391290, info@sibilla-arte.com, www.sibilla-arte.com.
Alcune opere di Achim Ripperger saranno esposte dal 24 luglio al 3 agosto 2016 presso la Sala Bimp di Pedaso (Via De Gasperi, 41), per raccontare le “Anime del fiume”.
Nato a Francoforte sul Meno nel 1968, Achim Ripperberg ha compiuto gli studi all’Accademia di Arti Visive di Francoforte. Il focus tematico del suo lavoro è la ricerca umana della conoscenza di sé. Realizza sculture, dipinti e sta attualmente lavorando alla sua prima graphic novel. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive, nonché riconoscimenti per la realizzazione di monumenti in spazi pubblici.
Rita Antonioli vive e lavora a Milano. Dopo studi professionali di fotografia, è stata assistente di Sofia Riva e Armin Linke. Come freelance ha lavorato nei teatri milanesi sviluppando “A glance from the stage”, una ricerca personale focalizzata sui visi e le espressioni, pubblicata nel 2006 con una prefazione di Patti Smith. Altri suoi progetti sono “Normal but Special”, “Urban Dynamism” e “Drag Queen: recognition of human variety”.
L’Associazione culturale Sibilla Arte di Carassai (AP), presieduta da Adriana Braga, ha sede dal 2014 negli spazi ottocenteschi di Palazzo Andreani (Via Roma, 3). Una dimora di famiglia aperta al pensiero e all’invenzione artistica, perché la bellezza possa essere fruita da tutti. Inaugurata l’attività espositiva con i “Paesaggi umani” di Mauro Terzi ed Andrea Capucci, l’Associazione ha proposto nel primo biennio diversi progetti ponendo in dialogo artisti e fotografi.
Altri eventi dell'inserzionista
Frammenti. Venti artisti dagli anni ’50 ai giorni nostri
24/11/2017 - 31/01/2018
Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
La Galleria Bonioni Arte di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 43) presenta, dal 24 novembre 2017 al 31 gennaio 2018, “Frammenti”, esposizione collettiva con opere realizzate da venti artisti attivi dagli anni ’50 ai giorni nostri.
La mostra trae il titolo – “Frammenti” – da una tela di Franco Angeli riferibile ai primi anni ‘70. Un percorso che, attraverso opere selezionate, intende ripercorre la storia dell’arte italiana a partire dal secondo Dopoguerra, riservando particolare attenzione anche alle nuove generazioni e alla ricerca artistica contemporanea.
Gli anni ’50 e ’60 sono rappresentati in mostra da un lavoro polimaterico di Roberto Crippa legato al Movimento Nucleare, da una carta intelata di Tancredi, da un “Diario” di Arturo Vermi, da una tela e da un sicofoil di Carla Accardi e da un’incisione all’acquatinta di Lucio Fontana, oltre ad un olio geometrico di Luigi Veronesi riferibile alla seconda metà del decennio precedente.
Sono ascrivibili agli anni ’70 e ’80, oltre all’opera di Franco Angeli che dà il titolo alla mostra, anche un dipinto di Paolo Cotani denominato “Dagli occhi della tigre” e una scultura sferica di Arnaldo Pomodoro. La sezione è inoltre completata da due lavori di Paolo Minoli, artista cui la Galleria ha recentemente dedicato un’ampia retrospettiva.
Si riferiscono agli anni ’90 e Duemila ancora un dittico di Paolo Minoli (“Per il poeta”, 1996), un dipinto a tecnica mista su carta di Alighiero Boetti, un rilievo su pvc di Alberto Biasi e una spiaggia in poliuretano espanso di Piero Gilardi.
La scultura contemporanea è indagata, per finire, da Eduard Habicher, Rudy Pulcinelli, Luca Freschi, Renata e Cristina Cosi; la pittura da Mirko Baricchi e Simone Pellegrini.
Curata da Federico Bonioni, la collettiva sarà inaugurata venerdì 24 novembre, dalle 10.00 alle 20.00, in occasione della festa patronale di San Prospero. L’esposizione sarà visitabile fino al 31 gennaio 2018, da martedì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00; 16 e 17 dicembre ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 435765, www.bonioniarte.it, info@bonioniarte.it, www.facebook.com/bonioniarte, www.instagram.com/bonioniarte.
“Frammenti” è parte della quarta edizione di “In Contemporanea”, rassegna che nel 2017 è diventata rete di gallerie, con un maggior numero di proposte distribuite nel corso dell’anno. Tra i primi appuntamenti, “In Contemporanea a Palazzo Magnani”, una serie di incontri dedicati ai mestieri dell’arte. Federico Bonioni sarà ospite a Palazzo Magnani, insieme allo staff di Vicolo Folletto Art Factories, venerdì 1 dicembre, alle ore 18.30, con l’intervento “La Galleria fuori dalla Galleria. Mostre pubbliche e progetti curatoriali”. Sempre nell’ambito di “In Contemporanea”, il 16 e il 17 dicembre 2017 si terrà “In Contemporanea fiera diffusa”, weekend all’insegna dell’arte con apertura delle gallerie aderenti ad orario continuato, dalle 10.00 alle 20.00.
Federica Rossi, The living cell
05/08/2017 - 24/09/2017
Rimini (RN) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
“The living cell”: la nuova produzione pittorica di Federica Rossi in mostra, dal 5 agosto al 24 settembre 2017, nella Manica Lunga del Museo della Città “Luigi Tonini” di Rimini.
Curata da Francesca Baboni e Stefano Taddei, la personale sarà inaugurata sabato 5 agosto alle ore 18.00. L’esposizione è promossa dal Comune di Rimini con il patrocinio della Biennale del Disegno, in collaborazione con la Galleria Annovi di Sassuolo (MO).
Dedicata alla cellula, nel suo divenire vita pulsante in viaggio verso l’eternità, la serie “The living cell”, da cui trae il titolo la mostra stessa, raccoglie una quarantina di opere inedite su tela e su carta che, rispetto alle precedenti ricerche, si differenziano per la significativa sottrazione di materia e per una scelta concettuale tesa a sviscerare pregnanti tematiche sul femminile e sulla maternità.
L’indagine di Federica Rossi – scrive Massimo Pulini, Assessore alle Arti del Comune di Rimini – «tenta di esasperare quel crinale che sta tra la determinazione dell’artista e la constatazione del combinato di elementi e fattori coinvolti. Federica conduce la barca dell’opera fino al centro del lago per poi lasciarsi guidare dalla corrente. Il risultato di quel viaggio, la traccia lasciata dal pigmento sulla superficie dopo che il lago si è prosciugato, evoca sia il minuscolo che l’immenso».
Come spiega Francesca Baboni, «Giocando su cromatismi che rispecchiano le tinte naturali della terra, sublimati dall’impasto di colori miscelati e inchiostri, e dall’atto creatore che assume forma e consistenza diversificate a seconda che l’autrice operi sulla carta o sulla tela, Federica Rossi ci trasporta all’interno del suo universo fluido e luminoso, in cui le cellule si muovono e si avvicendano pulsanti di vitalità come se fluttuassero nel liquido amniotico, lasciando le tracce del loro viaggio infinito e quindi ancora più sorprendente».
«Nelle sue opere – conclude Stefano Taddei – è la cellula la protagonista. Non solo però. Tale centralità non blocca il magma creativo proposto dall’autrice, che si dipana in numerosi rivoli e pare amplificarsi ulteriormente, non limitandosi assolutamente e meramente nello spazio dell’elaborazione. La profondità coloristica delle composizioni lascia trasparire vari fenomeni cellulari che prendono vita, manifestandosi in tutta la loro estrinseca potenzialità vigorosa ed energica. Grazie all’indagine creativa di Federica Rossi la vita ci scorre davanti, la possiamo cogliere o solo osservare. Tutto ciò ci rimanda al nostro fluire al mondo, una potenza in atto che nessuno può evitare e cancellare».
L’esposizione sarà visitabile fino al 24 settembre 2017, nel mese di agosto da martedì a sabato ore 10.00-19.00, mercoledì ulteriore apertura serale ore 21.00-23.00, domenica e festivi ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00, chiuso il lunedì; nel mese di settembre da martedì a sabato ore 9.30-13.00 e 16.00-19.00, domenica e festivi ore 10.00-19.00, chiuso il lunedì. Ingresso libero. Catalogo in mostra con prefazione di Massimo Pulini e testi critici di Francesca Baboni e Stefano Taddei. Per informazioni: tel. +39 0541 793851/704414/704416, musei@comune.rimini.it, www.museicomunalirimini.it.
Federica Rossi nasce a Parma nel 1972. Si diploma al Liceo d’Arte di Parma e successivamente frequenta l’Accademia di Comunicazione di Milano. La prima svolta decisiva nel compiersi della sua identità di artista avviene nel 2004. Già dagli esordi ha avuto la fortuna di collaborare con importanti esponenti del mondo artistico, grazie ai quali, dal 2006 inizia a partecipare a diverse mostre collettive e personali, dapprima a livello locale e nazionale e, ben presto, a livello internazionale. Dal 2009 comincia, infatti, un’intensa attività espositiva che la vede protagonista in mostre personali a Londra, Miami, Ankara, Copenaghen, Bruxelles, Vienna, Stoccarda presso Gallerie, Istituti Italiani di Cultura e Musei. In collettive espone in Europa, America ed Emirati Arabi Uniti. Attualmente le sue opere trovano spazio in collezioni pubbliche e private. Le sue opere sono caratterizzate, come spiega Philippe Daverio, da un gesto “sciamanico”, che sa percepire “gli esordi del mondo creato” e che “percorre fisicamente il paesaggio, dal magma primordiale alla prima genesi della vita”. Per approfondimenti: www.federicarossi.it.
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Cromie
12/03/2016 - 09/04/2016
Rimini (RN) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
La Galleria 8,75 Artecontemporanea di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 4) presenta, dal 12 marzo al 9 aprile 2016, la collettiva “Cromie”, con opere realizzate dagli artisti iscritti all’omonima associazione, da oltre vent’anni luogo d’incontro e confronto.
In esposizione, opere pittoriche di Giorgio Bonilauri, Attilio Braglia, Antonella Davoli, Gino Di Frenna, Giovanna Magnani, Maurizio Magnani e Francesco Andrea Zambuto, autori diversi per esperienza e linguaggio, ma accomunati dall’interesse per il colore.
Giorgio Bonilauri nasce nel 1940 a Reggio Emilia. Pittore che ama la figura ed il corpo, espone una selezione di opere dedicate al paesaggio urbano. Dipinti ad acrilico su tavola, quasi astratti, caratterizzati dalla massima attenzione rivolta alla forma e alla sperimentazione cromatica.
Attilio Braglia, nato nel 1943 sulle colline reggiane, analizza paesaggi naturali e scenari marini all’interno di partiture definite. Una ricerca caratterizzata dalla definizione calligrafica del dettaglio. Illusioni ottiche che trovano compimento nelle opere tridimensionali, quinte teatrali e teche della memoria.
Antonella Davoli, nata a Reggio Emilia, da anni si dedica al tema del corpo, scomposto e ricomposto sulla tela secondo costruzioni visive che, attraverso lievi sfasamenti, fanno eco allo stato di generale alienazione che caratterizza la società contemporanea.
Gino Di Frenna, nato in Sicilia nel 1940, vive a Reggio Emilia. La sua pittura di paesaggio nasce da una ricognizione aerea del territorio ed, in particolare, delle terre ferrose dell’Etna. Suggestioni tradotte in chiave astratta con interventi a tempera ed applicazioni di plastica, retaggio di civiltà industriali.
Giovanna Magnani nasce a Reggio Emilia, dove vive e lavora. Le sue tele, caratterizzate da un olio estremamente rarefatto, descrivono paesaggi incantati e figure femminili la cui dominante cromatica è data dall’uso di colori caldi e terrosi. Busti e mezzi busti immersi in una luce ovattata che si accende sulle chiome.
Maurizio Magnani, nato a Montecchio Emilia (RE) nel 1961, vive e lavora a Bibbiano (RE). Da anni conduce una ricerca pittorica sulla figura femminile, scomposta in una texture cromatica che rivela continue sovrapposizioni di colore e tensioni di sottofondo.
Francesco Andrea Zambuto, nato a Comiso (RG) nel 1971, vive e lavora a Reggio Emilia. Un moderato iperrealismo che si rivolge a giocattoli ed oggetti, ma anche a figure umane, ritratte dal vero attraverso una tecnica pittorica di matrice rinascimentale, ottenuta per velature successive.
La collettiva, che sarà inaugurata sabato 12 marzo alle ore 17.30, sarà visitabile fino al 9 aprile 2016, di martedì, mercoledì, venerdì e sabato con orario 17.30-19.30, oppure su appuntamento. Per informazioni: tel. 340 3545183, ginodifrenna875arte@yahoo.it, www.csart.it/875.
8 Opere e un luogo - Giuseppe Alletto
18/07/2015 - 30/10/2015
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Giuseppe Alletto
8 Opere e un luogo
di
GIUSEPPE ALLETTO

Testo in catalogo di Alfonso Leto


L’ARTE IN SCENA

In esposizione nel “Teatro Andromeda”
il pregevole “Icaro morente” dello scultore Giuseppe Agnello



18 Luglio – 30 Ottobre


Fattoria dell’Arte
(contrada Rocca, Santo Stefano di Quisquina - Agrigento)


INAUGURAZIONE SABATO 18 LUGLIO ORE 19


Otto opere del giovane pittore bagherese Giuseppe Alletto (Palermo, 1990) fanno il loro ingresso nell’incantevole cornice della “Fattoria dell’arte” dello scultore Lorenzo Reina, tra le colline di Santo Stefano di Quisquina, in provincia di Agrigento.
L’inaugurazione, che avrà luogo sabato18 Luglio alle ore 19.00, ha il pregio di presentare una serie di ritratti di raffinatissima fattura, prova inesauribile di virtuosismo tecnico che nell’uso della grafite trova il suo acme. Qui è un insieme di volti a coagularsi in una rosa di illustri personaggi della cultura e dell’arte di ogni tempo. Ora di scorcio, ora emergenti da conturbanti ombre caravaggesche, sempre essi appaiono custodi di enigma: Luigi Pirandello, Renato Guttuso, Charles Baudelaire, Louis Ferdinand Céline (solo per citarne alcuni), il cui messaggio va oltre la parola, oltre lo specchio dell’anima, oltre lo sguardo che, in effetti, spesso viene celato. «Di certo- scrive Alfonso Leto nel catalogo della mostra- questi ritratti sono i fantocci che il ventriloquo Alletto fa “muovere” a suo piacimento per interpretare il suo personale monologo noire sul simulacro figurabile del ritratto».
Lungi dall’indulgere a mero citazionismo, i ritratti di Alletto sono facies simboliche e simbiotiche, nella misura in cui permettono allo spettatore una riflessione sul senso ultimo dell’essere Uomo, con le proprie inquietudini, con le proprie angosce, finanche con i propri furori, in un bisogno di ultima resistenza alla realtà, che si imprime sul nostro viso- come accade nel Ritratto di Giorgio De Chirico «pietrificato in una smorfia di sdegno come una statua di neve sporca pronta a sciogliersi sotto i raggi obliqui della luce» (Alfonso Leto).
Corona la giornata di eventi l’esposizione di un’opera scultorea di Giuseppe Agnello (Racalmuto, 1962). L’Icaro morente, una scultura in resina poliestere di dimensioni imponenti raffigurante il mitico personaggio precipitato rovinosamente al suolo per aver volato troppo vicino al sole, sarà posto nello spazio del Teatro Andromeda (un piccolo “teatro greco” creato dallo stesso Lorenzo Reina) ad inaugurare l’apertura della nuova stagione de “L’Arte in scena”. Scrive Cetta Brancato: «C’è un rogo mai acceso nella sua intuizione, una contemporanea coscienza della sconfitta, il metafisico segno del nulla. Nel sonno o nella morte di Icaro ritorna la nuda innocenza della sfinita caducità dell’amore (…) una lievità struggente e metafisica, un torpore di grazia, irreversibile». L’Icaro morente di Agnello appare sereno dopo la caduta. Egli giace circondato, quasi sacralmente aureolato, dai simboli/reliquie della sua stessa hybris. L’uomo, sempre teso a superare i propri limiti, trova finalmente la quiete nella perdita, nella sconfitta, nell’annullamento. Nello scultore di Racalmuto il riferimento al Mito è sempre strumento atto a leggere la condizione dell’uomo contemporaneo travolto dal flusso del tempo, devastato dal peso del passato e dalla nostalgia di una purezza perduta.
Quel Mito intriso di lutto tragico, che fa da sostrato comune all’immaginario “sublimamente romantico” di Giuseppe Alletto e a quello di Giuseppe Agnello, nell’uno, il senso di perdita è connesso al sentimento sovrastante che si prova di fronte ai ritratti, a questo «ideale Olimpo degli Dèi del nostro tempo» (Leto), che siede solenne, eternamente immobile, come adunanza muta di grandi avi estinti. Nell’altro, ogni fragore tragico viene attutito e smorzato con toni elegiaci, rendendo persino il fallimento sublime e la sconfitta, dolce e incosciente, come la fanciullezza di Icaro.
La mostra, con il testo in catalogo di Alfonso Leto, sarà visitabile dalle ore 09:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 20:00; per info: 328 767 19 14 - fattoriadellarte@gmail.com