Evento: Riccardo Varini, Fotografie 1979 – 2016
10/12/2016 - 08/01/2017
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Data di inserimento: 01/12/2016 - 15:46
Luogo: Reggio Emilia () -
Data di inizio: 10/12/2016
Data di fine 08/01/2017
Descrizione
Chiarore diffuso, lunghi silenzi, profondissima quiete. I Chiostri di San Domenico (Via Dante Alighieri 11, Reggio Emilia) ospitano, dal 10 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, la mostra fotografica di Riccardo Varini, a cura di Arturo Carlo Quintavalle. Realizzata in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, l’esposizione sarà inaugurata sabato 10 dicembre alle ore 17.00.
In mostra, oltre 170 fotografie stampate su carta cotone. Immagini che documentano il percorso di Riccardo Varini dal 1979 ad oggi, attraverso le serie fotografiche – “Bianchi”, “Chiari”, “Stanze”, “Notturni”, “Persone in pausa”, “Paesaggio urbano” – che corrono parallele all’interno della sua ampia produzione. Il percorso espositivo si arricchisce, inoltre, con una selezione di immagini inedite, anteprima di due nuovi cicli, “Wabisabi” e “Still life”, in fase di realizzazione.
Raggiunta una certa maturità artistica, dopo l’archiviazione al CSAC di Parma, la monografia Skira e le tante mostre in Italia e in Europa, l’autore ha sentito l’esigenza di selezionare le immagini che meglio rappresentano la sua poetica (lontana dall’essere meramente descrittiva, come potrebbe sembrare da alcune fotografie “eclatanti”, volutamente escluse) e di presentarle, attraverso un progetto organico, alla città che ha accompagnato il suo percorso, dall’amore per la natura condiviso con il padre Luigi agli esordi fotografici legati alla scuola di Stanislao Farri, dall’interesse per i pittori chiaristi (Guidi, Morandi e il reggiano Gandini) all’incontro nel 1984 con Luigi Ghirri, che ha contribuito alla sua formazione e che ancora oggi considera il suo maestro, nonostante si sia progressivamente distaccato da una lingua comune per portare avanti una ricerca personale.
Se i “Bianchi” portano l’osservatore, attraverso distese di neve, dal visibile reale all’invisibile astratto, i “Chiari” (“Silenzi” e “Marine”) rendono il tempo lungo della fotografia, dove ogni intento descrittivo lascia campo all’introspezione, mentre le “Stanze”, attraverso tagli di luce e prospettive di interni, parlano di attese e abbandoni, così come i “Notturni” di matrice hopperiana, che rivendicano il valore della solitudine, e le “Persone in pausa”, in attesa della prima battuta, tra teatro e memoria. Infine la geometria, presente nel “Paesaggio urbano” con contrappunti taglienti di luce. Tra le anticipazioni, alcune fotografie della serie “Wabisabi” che, guardando all’imperfezione come valore, registra piccole lacerazioni e fratture, ed alcuni “Still life”, tra colori, riflessi e trasparenze.
«Riccardo Varini ha uno sguardo lento – scrive il curatore – uno sguardo obliquo, che scopre i dettagli, che mette insieme spazi, personaggi, luci ma anche ombre. Le sue foto sono in apparenza immagini immediate del vero, ma in realtà sono fotografie a lungo studiate, composte, costruite attraverso lunghe attese, anche quando sono scattate rapidamente cogliendo magari una tempesta di neve in riva al mare, dunque qualcosa di diverso, di affascinante, di nuovo».
La personale sarà visitabile di martedì, venerdì, sabato, domenica e festivi con orario 10.00-13.00 e 16.30-19.30 (apertura a richiesta per le scuole). Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 456477, musei@municipio.re.it, www.musei.re.it. Per approfondimenti: www.riccardovarini.it.
Riccardo Varini nasce nel 1957 a Reggio Emilia. Fondamentali nel suo percorso sono Luigi Ghirri (1984) e il “chiarismo” della scuola di Guidi e Morandi. Nel 2006 fonda a Reggio Emilia una galleria dedicata esclusivamente alla fotografia, luogo d’incontro e formazione, dove tiene corsi di composizione e comunicazione. Nel 2007 le sue opere sono archiviate da Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, fra i grandi nomi della fotografia italiana. Nel 2009 espone nell’ambito di “Fotografia Europea” (Galleria Parmeggiani, Reggio Emilia, prefazione di Arturo Carlo Quintavalle) e le sue opere sono archiviate dalla Fototeca della Biblioteca Panizzi. Espone successivamente in diverse città italiane, partecipando al “MIA Fair” (Milano, 2012, 2013, 2014), con immagine su “Le Monde”, e a “Photissima” (Torino, 2013). Le sue opere sono raccolte nei libri “Silenzi” (Meridiana, 2008, prefazione di Arturo Carlo Quintavalle), “Luoghi Comuni” (AbaoAQu, 2013, testi di Pierluigi Tedeschi ed Emanuele Ferrari), “Da Mare a Mare” (NFC Edizioni, Rimini, 2013, testi di Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta). Nel 2013 partecipa al simposio su Luigi Ghirri organizzato dalla British School di Roma. Nel 2014 esce la sua monografia, curata da Arturo Carlo Quintavalle per Skira. Dalla collaborazione con diverse gallerie, nascono mostre internazionali a Berlino, Monaco, Montecarlo, Parigi e Tokio. Nel 2016 si dedica maggiormente ai suoi seminari, tenendo mostre alla Reggia di Colorno (PR) e ai Chiostri di San Domenico a Reggio Emilia.
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Tante sfumature di grigio…
10/10/2015 - 15/11/2015
Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Sabato 10 ottobre 2015, aderendo all’iniziativa “In Contemporanea” – un percorso espositivo che unisce diverse gallerie d’arte moderna e contemporanea di Reggio Emilia – la Galleria d’Arte 2000 & NOVECENTO inaugurerà alle ore 18.00, nella sua nuova sede, la mostra “Tante sfumature di grigio…”.
L'esposizione ammicca senza dubbio al noto libro da cui è anche stato tratto un film di successo, soprattutto per le sue valenze erotiche ma, in questo caso, le sfumature di grigio che si leggono nelle opere di Marco Gastini, Giorgio Griffa, Nunzio, Giuseppe Spagnulo e Walter Valentini, esprimono ben altre emozioni e ben altri concetti.
Oltre a ricordarci il nostro fumoso presente, ci parlano del grigio come colore dell’urbanistica contemporanea per la natura dei suoi materiali, di regni impenetrabili, di spazi inviolati, di mondi cosmici, che sono così da sempre, di un elemento privo di consistenza e di spessore come la cenere, residuo di fuochi che ardono altrove.
Quando però il grigio accenna alle tonalità dell’argento, allora ritroviamo le cifre dell’energia, del brio e della velocità delle luci che connotano questo metallo, creando mutevolezza e movimento.
Non ci dimentichiamo anche che l’infinito labirinto del nostro inconscio ci viene incontro con i toni di un grigio profondo e stimolante. Le immagini che troviamo nelle opere dei sopraddetti artisti appartengono dunque a una lingua lontana dalla nostra quotidianità, anche da quella muta delle cose che ci assalgono, e del corpo. Eppure queste emozioni cromatiche spesso convergono in un punto, o in un luogo mentale a noi prossimo, legate indissolubilmente al vissuto della memoria e ad un mistero che regola le vicende sotterranee di questo vissuto.
La mostra avrà luogo nella nuova sede espositiva della Galleria che, dopo quasi sedici anni trascorsi nella storica sede di Via Emilia San Pietro si é trasferita in Via Sessi 1/F, nel cuore pulsante della città.


Con questa esposizione la Galleria partecipa all’undicesima edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI.
La collettiva sarà visitabile fino al 15 novembre 2015 con orario 10.00-12.30 e 16.00.19.30, aperto anche domenica e festivi. Per informazioni: tel. 0522 580143, duemilanovecento@tin.it, www.duemilanovecento.it, www.facebook.com/duemilanovecento.
Sabato 31 ottobre, alle ore 18.00, si terrà la presentazione del libro “La strada collettiva” di Francesca Proia, Anastasia Mostacci, Adele Cacciagrano (Il Vicolo Editore, collana “Le Ricordanze”, 2015). Volume con introduzione di Hshewa Sinbeauti, Luigi De Angelis e postfazione di Marisa Zattini. Un libro a tre voci che parla di differenti percezioni, di sogno lucido, di corpi sottili, di punto-sorgente e del soffio, capace di modificare ciò che crediamo essere la realtà.
Ermanno Foroni, Se questi sono uomini
13/05/2016 - 25/11/2016
Reggio Emilia
Inserito da CSArt Serri
Volti sublimi e dignità dolente dell’umano nelle immagini di Ermanno Foroni, autore reggiano che da oltre trent’anni ha fatto della fotografia la ragione della sua vita, girando il mondo alla ricerca della verità, impressa sui volti e sulle mani di milioni di persone che vivono in povertà e sofferenza.
Dal 13 maggio al 25 novembre 2016, BFMR & Partners Dottori Commercialisti, studio professionale che dal 2010 sostiene “Fotografia Europea” promuovendo anche esposizioni fotografiche presso la propria sede in Piazza Vallisneri 4 a Reggio Emilia, ospita una quarantina di fotografie analogiche in bianco e nero, oltre ad alcuni scatti a colori, realizzati dal 1986 ad oggi.
Presentata da Sandro Parmiggiani, la mostra s’intitola “Se questi sono uomini” in riferimento alla celebre opera memorialistica di Primo Levi, punto di partenza per una riflessione che si estende, più in generale, alla condizione umana.
«Ermanno Foroni (Reggio Emilia, 1958) – scrive Sandro Parmiggiani – si è incamminato, per la prima volta trent’anni fa e poi con tenacia e passione fino a fare della fotografia la ragione e il destino della propria vita, sulle strade aspre, spesso ostili, di un mondo in cui la fatica e la sofferenza ancora sono il pane quotidiano di milioni di persone, non certo per scelte e colpe nitidamente loro attribuibili. Partendo dal Brasile dei garimpeiros, che cercano l’oro in un ambiente che pare avere trasformato in realtà i gironi dell’Inferno immaginati da Dante, Ermanno si è calato con i “dannati della terra” nelle viscere di altre miniere (di carbone in Romania, d’argento in Bolivia, di zaffiri in Madagascar, d’oro e di coltan in Congo, di diamanti in Sierra Leone), e si è messo sulle tracce degli offesi e degli umiliati, dei vinti, a Sarajevo, in Palestina, Romania, Turchia, Marocco, Salvador, India, Bangladesh, Yemen, Kenia, Saharawi, Sierra Leone, Sud Africa, Afghanistan, Portogallo, e in “città-universo” quali New York, Parigi e Napoli. Non insegue, questo globetrotter, nella sua immersione “senza rete” nel reale, il fascino formale di immagini edulcorate, né la ricerca della “posa” o della “bella fotografia” – né tantomeno fa ricorso alle manipolazioni dell’elettronica –, ma la verità e l’immediatezza di occhi, visi, mani, corpi di persone che vivono immersi nel dramma della guerra e della povertà, e che davanti al suo obiettivo rivelano il volto sublime e la dignità dolente dell’umano».
In occasione del vernissage su invito, previsto per venerdì 13 maggio a partire dalle ore 19.00, sarà presentata l’anteprima della mostra, visitabile da lunedì a venerdì con orario 10.00-12.00 e 16.00-18.00. Per informazioni: www.bfmr.it - info@bfmr.it - tel. 0522 455000.
Ermanno Foroni nasce a Reggio Emilia nel 1958. Si accosta alla fotografia negli anni ‘80 e da subito evidenzia una particolare attenzione ai temi sociali, compiendo ricerche intorno all’emarginazione, allo sfruttamento e al disagio di vivere delle popolazione del così detto terzo e quarto mondo. Nel 1986 un viaggio in Brasile trasforma l’interesse per la fotografia in passione ed impegno sociale. Seguono negli anni successivi veri e propri reportage. Tra i tanti, Sud Africa, India, Romania, Afghanistan, Palestina, Sierra Leone e Congo. Le sue fotografie sono raccolte nei volumi “La fatica di vivere: immagini dal Bangladesh” (FIAF, 2000), “Uomini senza” (Unesco Reggio Emilia, 2002), “Lukanga” (2003), “Madagascar. I colori del nero” (Diocesi, Centro Missionario, 2005), “Sighetu Marmatiei - Il ritorno del sogno” (2006), “E le stelle stanno a guardare” (Galleria Mazzoli Editore, 2014). Fra i temi più indagati è il lavoro nelle miniere, che conta ben sette diverse ricerche distribuite tra il 1986 e il 2008. Alcune sue opere sono apparse sui più diffusi quotidiani nazionali. Vive e lavora a Reggio Emilia.
BFMR & Partners è uno studio di Dottori Commercialisti fondato da Gian Matteo Bonomo, Silvio Facco, Luigi Attilio Mazzocchi e Leonardo Riccio. Accanto all’attività professionale, sostengono da anni l’arte e la cultura attraverso la promozione di esposizioni dedicate ad artisti e fotografi (Daniele Vezzani, Carlo Mastronardi, Nani Tedeschi, Angelo Davoli, Nadia Rosati, Wal, Toni Contiero, Riccardo Varini, Richard B. Datre, Giuliano Della Casa, Marco Paoli, Carlo Ferrari, Luca Gilli, Corrado Tagliati, Stanislao Farri, Carlo Vannini, Domenico Grenci) e la sponsorizzazione di rilevanti iniziative culturali (Attività di Palazzo Magnani 2009 e 2010, “Fotografia Europea” 2010-2016).
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Presentazione del Catalogo “LE STANZE D’ARAGONA - Pratiche pittoriche in Italia ...
09/02/2016 - 09/02/2016
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da Tiziana Pantaleo
Sarà presentato martedì 9 febbraio alle ore 18.30 presso la RizzutoGallery di Palermo (via Monte Cuccio 30) il volume LE STANZE D’ARAGONA - Pratiche pittoriche in Italia all’alba del nuovo millennio, dedicato al progetto organizzato dalla RizzutoGallery e dall’associazione culturale “Le stanze d’Aragona”, sotto la cura di Helga Marsala e Andrea Bruciati, realizzato in collaborazione con il MIUR Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la Soprintendenza Regionale dei Beni Culturali e Ambientali di Palermo, l’Assessorato del Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana, il Comune di Palermo Assessorato Cultura, ed Ersu Palermo (Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario), con il patrocinio dell’Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana della Regione Siciliana, e con il supporto di Elenk’Art.

Il progetto - nato con l’intento di avviare una ricognizione della scena pittorica italiana degli ultimi anni, con un’attenzione particolare rivolta alle nuove tendenze dell’astrazione e della pittura concettuale - si è articolato attraverso tre mostre divise in capitoli, due prime collettive, composte da otto artisti ciascuna e ospitate negli spazi di RizzutoGallery - a marzo e maggio 2015 - e infine il terzo e ultimo appuntamento di settembre al Villino Favaloro, dove si è data vita ad una grande mostra che ha coinvolto trentacinque artisti italiani di diverse generazioni, fra maestri e mid-career di livello internazionale, e giovani artisti emergenti del panorama contemporaneo, oltre a sancire la riconsegna alla cittadinanza dell’importante gioiello Liberty palermitano.
Il catalogo presenta un’ampia selezione di immagini e testi critici relativi all’intera trilogia.



INFO:
LE STANZE D’ARAGONA – Pratiche pittoriche all’alba del nuovo millennio - Catalogo a colori, 208 pagine
ARTISTI: Giuseppe Adamo, Paola Angelini, Stefano Arienti, Domenico Bianchi, Renata Boero, Jacopo Casadei, Antonio Catelani, Manuele Cerutti, Paolo Chiasera, Stefano Cumia, Matteo Fato, Giulio Frigo, Anna Gramaccia, Andrea Grotto, Gaia Fugazza, Tiziano Martini, Andrea Mastrovito, Cristiano Menchini, Maria Morganti, Lorenzo Morri, Nunzio, Paolo Parisi, Alessandro Pessoli, Lucio Pozzi, Barbara Prenka, Riccardo Previdi, Pietro Roccasalva, Alessandro Roma, Giovanni Sartori Braido, Vito Stassi, Massimo Stenta, Marco Tirelli, Sulltane Tusha, Marco Useli, Claudio Verna, Serena Vestrucci.
TESTI di: Andrea Cusumano, Maria Elena Volpes, Alberto Firenze, Davide Faraone, Andrea Bruciati, Helga Marsala.
Martedì 9 febbraio 2016, ore 18.30
RizzutoGallery – Palermo
Via Monte Cuccio 30
091.526843 | +39 347.1769901
Ingresso libero.
Utopia e progetto. Sguardi sulla scultura del Novecento
20/05/2017 - 23/09/2017
Palermo (PA) - Sicilia
Inserito da CSArt Serri
“Utopia e progetto. Sguardi sulla scultura del Novecento” dal 20 maggio al 23 settembre 2017 alla Galleria Open Art di Prato (Viale della Repubblica, 24). Curata da Mauro Stefanini e accompagnata da una monografia Carlo Cambi Editore con un testo di Beatrice Buscaroli, la mostra sarà inaugurata sabato 20 maggio, alle ore 17.30.
In esposizione, tra le altre, opere di Mirko e Dino Basaldella, Agenore Fabbri, Nino Franchina, Quinto Ghermandi, Emilio Greco, Bruno Innocenti, Ji?í Kolá?, Luigi Mainolfi, Giuseppe Maraniello, Marino Marini, Fausto Melotti, Guido Pinzani, Francesco Somaini, Giuseppe Spagnulo, Mauro Staccioli.
«Il secolo scorso – spiega Beatrice Buscaroli –, in scultura, nacque già nettamente diviso da una forte tendenza all’astrazione che veniva dall’Europa e attraversava il Futurismo con la mitica parabola di Boccioni e la solitudine appartata di Modigliani, e il tradizionale, seppur declinato in decine di maniere diverse, legame che questa tecnica manteneva con le sue origini, con l’antico e la bellezza, con la figura. Naturalmente oggi non è più il tempo di queste distinzioni, che hanno però una loro valenza didattica e storica. Dopo la seconda guerra mondiale, dopo la desolazione dell’Arturo Martini del doloroso pamphlet su “La scultura lingua morta”, infatti, si dovette in qualche modo ricominciare da capo: ed ecco da una parte il ritorno alla figura al ritratto, al paesaggio, come l’apparizione di una tensione verso l’impalpabile richiamo della forma, del materiale, del gesto e dello spazio. Rivedere le sculture dei tanti protagonisti di questa mostra, di tutte le scuole e di tutte le tendenze, italiane ed europee, significa davvero gettare uno sguardo sulla complessa evoluzione di un linguaggio che nel nostro paese dovette soffrire il peso di un ottocento svaporato nella pur necessaria richiesta dei monumenti bellici che, tanto dopo la prima, quanto dopo la seconda, misero a prova la vera capacità della scultura italiana. Così, questa mostra segna una sorta di rinascita della scultura italiana, ormai non necessariamente legata alla narrazione o alla raffigurazione, ma semplicemente originata dallo studio e dalla conoscenza della tecnica. Figurativi e astrattisti, quindi, si confrontano accostandosi in situazioni spiritualmente affini, natura e gesto, dall’altra parte, riaprono orizzonti nuovi sui quali ancora la scultura d’oggi si confronta. Diverse le scuole, diversi i linguaggi, diversi i fini, ma una sola la qualità che distingue le opere in mostra. Una qualità che sembra davvero il filo conduttore di un percorso che accosta storie e strade diverse ma che davvero riesce a raccontare la vicenda non sempre facile di una tecnica non sempre semplice».
La presenza di quasi una decina di opere di Quinto Ghermandi, artista che a un anno dalla celebrazione del centenario della nascita sembra risalire la meritata fama, s’intende come una sorta di omaggio che la Galleria Open Art vuole dedicargli. È Ghermandi una sorta di simbolo della storia della scultura del Novecento, sospeso tra biografia e storia, studio e personali intuizioni, eredità difficili.
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La collettiva è visitabile fino al 23 settembre 2017, da lunedì a venerdì con orario 15.00-19.30, sabato ore 10.30-12.30 e 15.00-19.30, chiuso domenica e festivi. Nel mese di agosto la Galleria Open Art osserverà la chiusura estiva. Ingresso libero. Monografia Carlo Cambi Ed. ITA/ENG con testo critico di Beatrice Buscaroli. Per informazioni: tel. + 39 0574 538003, galleria@openart.it, www.openart.it.