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Evento: An Eye Wide Open
21/01/2017 - 18/02/2017
Dettagli
Data di inserimento: | 16/01/2017 - 16:59 |
Luogo: | Napoli (NA) - Campania |
Data di inizio: | 21/01/2017 |
Data di fine | 18/02/2017 |
Descrizione
An Eye Wide Open
DEVIN KOVACH
a cura di
Pia Candinas
Dal 21 gennaio 2017 al 18 febbraio 2017
Intragallery, Napoli
Opening
Sabato 21 gennaio 2017
Dalle ore 11.00 alle 13.30
NAPOLI - La galleria d’arte contemporanea Intragallery di Napoli ha il piacere di annunciare il secondo appuntamento della serie di mostre “Giovani artisti americani in Italia”, presentando il lavoro di Devin Kovach, "An eye wide open". La mostra, curata da Pia Candinas, sarà inaugurata presso Intragallery, in via Cavallerizza a Chiaia 57, il 21 gennaio 2017 alle 11.00, e rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2017.
L'artista ha trasformato lo spazio della galleria in un'installazione che manipola la luce dirigendo la nostra attenzione verso proiezioni filmiche, stampe, disegni, fotografie e oggetti tridimensionali. Un piccolo modello di un panorama arrotondato ci ricorda che il nostro campo visivo è in realtà l’interno di una sfera, dal cui centro noi guardiamo verso l’esterno.
La rappresentazione bidimensionale è resa possibile dal posizionamento di un piano (“picture plane”) che serve ad appiattire un piccolo ritaglio in un’ampia sfera. Tracciando un paesaggio su una lastra di plexiglas con un attrezzo fatto in casa, Devin crea un’immagine unica per un occhio diretto lungo una determinata linea visiva attraverso quella specifica finestra.
Utilizzando materiali semplici e un equipaggiamento rudimentale secondo lo spirito del fai da te, dimostra che nessuna realtà oggettiva e classica può esistere al di fuori dell'esperienza-corpo registrata in un istante spaziale e temporale particolare. Il suo lavoro mostra anche come uno specifico punto di osservazione riveli la soggettività ed evenienza nell'esperienza umana.
Le parole dell’artista, che vive e lavora a Roma: “... E' noioso e scomodo. L’occhio comincia a bagnarsi di lacrime sotto lo sforzo di una prolungata messa a fuoco. L’inspirazione e l’espirazione o una casuale brezza o una folata di vento sono sufficienti a far perdere il punto di osservazione e a dover ricominciare la procedura da capo. Ciò nondimeno, quando l’occhio si distoglie e l’osservatore si allontana, rimane sulla lastra una trascrizione delle particolari condizioni spaziali del punto di osservazione dal quale si stava guardando”.
Kovach è affascinato dal modo in cui la luce rende le forme visibili nello spazio. Al contrario dei suoi disegni, che utilizzano il linguaggio astratto e "spirituale" della linea, le sue stampe fotografiche di semplici oggetti e di spazi interni, resi entrambi visibili e quasi invisibili da una luce accecante ed obliqua, si basano sul blu chiaroscuro della antica tecnica della cianotipo. Il sorprendente risultato è assicurato dal contrasto tra le cose reali e solide catturate dalla fotocamera in un momento reale del tempo-spazio, e l’astratta tensione ottenuta attraverso una composizione classica, quasi costruttivista.
Nato nel 1987 a Tuba City, Arizona, Devin Kovach ha concluso il suo Master of Fine Arts presso la Tyler School of Art, Temple University di Filadelfia e di Roma. Dal 2015 insegna incisione e disegno presso la Temple University a Roma. I suoi lavori sono stati esibiti sia in Italia che negli Stati Uniti; ha ricevuto diverse borse di studio e di ricerca, incluse quelle presso l’Anderson Ranch in Colorado, la Kala Art Insitute of California, il Printmaking Centre in New Jersey, e infine l’Officina Stamperia del Notaio in Tusa, Sicilia.
DEVIN KOVACH
a cura di
Pia Candinas
Dal 21 gennaio 2017 al 18 febbraio 2017
Intragallery, Napoli
Opening
Sabato 21 gennaio 2017
Dalle ore 11.00 alle 13.30
NAPOLI - La galleria d’arte contemporanea Intragallery di Napoli ha il piacere di annunciare il secondo appuntamento della serie di mostre “Giovani artisti americani in Italia”, presentando il lavoro di Devin Kovach, "An eye wide open". La mostra, curata da Pia Candinas, sarà inaugurata presso Intragallery, in via Cavallerizza a Chiaia 57, il 21 gennaio 2017 alle 11.00, e rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2017.
L'artista ha trasformato lo spazio della galleria in un'installazione che manipola la luce dirigendo la nostra attenzione verso proiezioni filmiche, stampe, disegni, fotografie e oggetti tridimensionali. Un piccolo modello di un panorama arrotondato ci ricorda che il nostro campo visivo è in realtà l’interno di una sfera, dal cui centro noi guardiamo verso l’esterno.
La rappresentazione bidimensionale è resa possibile dal posizionamento di un piano (“picture plane”) che serve ad appiattire un piccolo ritaglio in un’ampia sfera. Tracciando un paesaggio su una lastra di plexiglas con un attrezzo fatto in casa, Devin crea un’immagine unica per un occhio diretto lungo una determinata linea visiva attraverso quella specifica finestra.
Utilizzando materiali semplici e un equipaggiamento rudimentale secondo lo spirito del fai da te, dimostra che nessuna realtà oggettiva e classica può esistere al di fuori dell'esperienza-corpo registrata in un istante spaziale e temporale particolare. Il suo lavoro mostra anche come uno specifico punto di osservazione riveli la soggettività ed evenienza nell'esperienza umana.
Le parole dell’artista, che vive e lavora a Roma: “... E' noioso e scomodo. L’occhio comincia a bagnarsi di lacrime sotto lo sforzo di una prolungata messa a fuoco. L’inspirazione e l’espirazione o una casuale brezza o una folata di vento sono sufficienti a far perdere il punto di osservazione e a dover ricominciare la procedura da capo. Ciò nondimeno, quando l’occhio si distoglie e l’osservatore si allontana, rimane sulla lastra una trascrizione delle particolari condizioni spaziali del punto di osservazione dal quale si stava guardando”.
Kovach è affascinato dal modo in cui la luce rende le forme visibili nello spazio. Al contrario dei suoi disegni, che utilizzano il linguaggio astratto e "spirituale" della linea, le sue stampe fotografiche di semplici oggetti e di spazi interni, resi entrambi visibili e quasi invisibili da una luce accecante ed obliqua, si basano sul blu chiaroscuro della antica tecnica della cianotipo. Il sorprendente risultato è assicurato dal contrasto tra le cose reali e solide catturate dalla fotocamera in un momento reale del tempo-spazio, e l’astratta tensione ottenuta attraverso una composizione classica, quasi costruttivista.
Nato nel 1987 a Tuba City, Arizona, Devin Kovach ha concluso il suo Master of Fine Arts presso la Tyler School of Art, Temple University di Filadelfia e di Roma. Dal 2015 insegna incisione e disegno presso la Temple University a Roma. I suoi lavori sono stati esibiti sia in Italia che negli Stati Uniti; ha ricevuto diverse borse di studio e di ricerca, incluse quelle presso l’Anderson Ranch in Colorado, la Kala Art Insitute of California, il Printmaking Centre in New Jersey, e infine l’Officina Stamperia del Notaio in Tusa, Sicilia.
Altri eventi dell'inserzionista
The Rebirth Triad
07/12/2016 - 08/01/2017
Caserta (CE) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
La rinascita alla Reggia di Caserta: le installazioni site-specific sulla Natività
di tre artisti contemporanei italiani
Con il patrocinio del Rebirth Day 2016, gli artisti Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni riflettono sul concetto di rinascita legato alla Natività, in un progetto di Intragallery e Uncommon
La Natività, il numero tre legato alla Trinità, ma anche un concetto laico di rinascita e rinnovamento: sono questi gli elementi del progetto espositivo The Rebirth Triad, ideato, promosso e realizzato dall’Agenzia di comunicazione Uncommon e dalla Galleria Intragallery con la curatela di Chiara Canali.
Tre installazioni site-specific elaborate da Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni per la Sala delle Battaglie di Spolverini della Reggia di Caserta, che saranno visibili dal 7 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, con il patrocinio del Rebirth Day 2016 ideato da Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto.
"Abbiamo voluto questo progetto intensamente, poiché risponde al concetto alla base del nostro lavoro come agenzia: l'arte come mezzo di rinnovamento attivo sulla società, in grado di modificare prospettive, percezioni e abitudini - ha affermato Claudio Ragni, CEO di Uncommon. Questo progetto e gli artisti coinvolti hanno acceso un riflettore su un patrimonio dell'arte italiana, rivivificandola e dialogando con la sua grandezza, fondendo presente e passato, sacro e profano, tradizione e innovazione".
“In linea con il nostro impegno per la promozione culturale del territorio campano, abbiamo accettato con entusiasmo la sfida, lanciataci dalla Direzione della Reggia di Caserta, di proporre un progetto espositivo sul
concetto di Natività in chiave contemporanea, traendo spunto dal presepe settecentesco custodito nell’Appartamento Reale della Reggia. Progetto immediatamente sostanziato dalle visioni di tre artisti da noi invitati, Calà, Marsiglia e Simeoni, che hanno interpretato il tema con linguaggi assolutamente diversi tra loro, ma con una comune energia propulsiva sull’idea di Rinascita.” – nelle parole delle galleriste Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo.
Il progetto espositivo
Il progetto nasce con lo scopo di creare un dialogo profondo tra una delle opere architettoniche più importanti in Italia, la Reggia di Caserta, la residenza reale più grande al mondo, con l'arte contemporanea, che si fa carico dell’idea di una Natività laica, portatrice di nuove energie e nuove prospettive in un luogo dal valore immortale. Una nascita e ri-nascita in senso culturale, affinché si riporti l'attenzione sulla necessità di tutelare i Beni Culturali italiani, spesso abbandonati all'incuria, attraverso le nuove generazioni di artisti, in un legame indissolubile e valorizzante. L'esposizione, organizzata non a caso in concomitanza con le festività natalizie, si affianca alla riqualificazione del Presepe Borbonico conservato nell’Appartamento vecchio della Reggia, attraverso un nuovo progetto illuminotecnico.
Nella Sala delle Battaglie di Spolverini dialogano tre grandi installazioni site-specific. Le sculture di Vincenzo Marsiglia, con la loro imponente struttura esagonale in legno, sono “forme di interazione” che contengono nel loro interno un mondo artificiale e tecnologico: captato il volto del fruitore, un software nascosto all’interno legge le emozioni umane e genera suoni e forme diverse, mutevoli e immateriali, rispettando esternamente il cambiamento interiore dell’uomo. L'opera di Anita Calà è formata da un grande ovale in resina trasparente, opaca all'interno e lucida all’esterno, che contiene al suo interno una sfera più piccola rossa; al di fuori si trova un’altra sfera rossa, identica a quella contenuta all’interno, in un rispecchiamento del dentro con il fuori. Il progetto di Lapo Simeoni è costituito invece da una struttura a forma di anello che attraverso la sua forma e il suo contenuto evoca la trasposizione concreta del virtuale tradotto in reale, rendendo tangibile e materico quel portale (Internet) che rappresenta oggi lo scollegamento tra uomo e macchina.
Al tema della Ri-Nascita si rapporta il fil rouge dei simboli del cerchio e della luce, così come quello dell’infinito, sintetizzando il gesto creativo dell’artista che nelle sue mani fa risorgere e rinascere ciò che prima non aveva significato. Queste tre opere dialogano tra loro secondo il principio, formulato da Michelangelo Pistoletto, della Trinamica, cioè la dinamica del numero tre. Il simbolo-formula del triplo offre l'energia necessaria alla trasformazione della società a partire dall'arte, in quanto essa è fondamentalmente incentrata nella creazione e può portare la creazione nella società non solo come prodotto da fruire, ma come attività a cui partecipare.
di tre artisti contemporanei italiani
Con il patrocinio del Rebirth Day 2016, gli artisti Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni riflettono sul concetto di rinascita legato alla Natività, in un progetto di Intragallery e Uncommon
La Natività, il numero tre legato alla Trinità, ma anche un concetto laico di rinascita e rinnovamento: sono questi gli elementi del progetto espositivo The Rebirth Triad, ideato, promosso e realizzato dall’Agenzia di comunicazione Uncommon e dalla Galleria Intragallery con la curatela di Chiara Canali.
Tre installazioni site-specific elaborate da Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni per la Sala delle Battaglie di Spolverini della Reggia di Caserta, che saranno visibili dal 7 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, con il patrocinio del Rebirth Day 2016 ideato da Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto.
"Abbiamo voluto questo progetto intensamente, poiché risponde al concetto alla base del nostro lavoro come agenzia: l'arte come mezzo di rinnovamento attivo sulla società, in grado di modificare prospettive, percezioni e abitudini - ha affermato Claudio Ragni, CEO di Uncommon. Questo progetto e gli artisti coinvolti hanno acceso un riflettore su un patrimonio dell'arte italiana, rivivificandola e dialogando con la sua grandezza, fondendo presente e passato, sacro e profano, tradizione e innovazione".
“In linea con il nostro impegno per la promozione culturale del territorio campano, abbiamo accettato con entusiasmo la sfida, lanciataci dalla Direzione della Reggia di Caserta, di proporre un progetto espositivo sul
concetto di Natività in chiave contemporanea, traendo spunto dal presepe settecentesco custodito nell’Appartamento Reale della Reggia. Progetto immediatamente sostanziato dalle visioni di tre artisti da noi invitati, Calà, Marsiglia e Simeoni, che hanno interpretato il tema con linguaggi assolutamente diversi tra loro, ma con una comune energia propulsiva sull’idea di Rinascita.” – nelle parole delle galleriste Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo.
Il progetto espositivo
Il progetto nasce con lo scopo di creare un dialogo profondo tra una delle opere architettoniche più importanti in Italia, la Reggia di Caserta, la residenza reale più grande al mondo, con l'arte contemporanea, che si fa carico dell’idea di una Natività laica, portatrice di nuove energie e nuove prospettive in un luogo dal valore immortale. Una nascita e ri-nascita in senso culturale, affinché si riporti l'attenzione sulla necessità di tutelare i Beni Culturali italiani, spesso abbandonati all'incuria, attraverso le nuove generazioni di artisti, in un legame indissolubile e valorizzante. L'esposizione, organizzata non a caso in concomitanza con le festività natalizie, si affianca alla riqualificazione del Presepe Borbonico conservato nell’Appartamento vecchio della Reggia, attraverso un nuovo progetto illuminotecnico.
Nella Sala delle Battaglie di Spolverini dialogano tre grandi installazioni site-specific. Le sculture di Vincenzo Marsiglia, con la loro imponente struttura esagonale in legno, sono “forme di interazione” che contengono nel loro interno un mondo artificiale e tecnologico: captato il volto del fruitore, un software nascosto all’interno legge le emozioni umane e genera suoni e forme diverse, mutevoli e immateriali, rispettando esternamente il cambiamento interiore dell’uomo. L'opera di Anita Calà è formata da un grande ovale in resina trasparente, opaca all'interno e lucida all’esterno, che contiene al suo interno una sfera più piccola rossa; al di fuori si trova un’altra sfera rossa, identica a quella contenuta all’interno, in un rispecchiamento del dentro con il fuori. Il progetto di Lapo Simeoni è costituito invece da una struttura a forma di anello che attraverso la sua forma e il suo contenuto evoca la trasposizione concreta del virtuale tradotto in reale, rendendo tangibile e materico quel portale (Internet) che rappresenta oggi lo scollegamento tra uomo e macchina.
Al tema della Ri-Nascita si rapporta il fil rouge dei simboli del cerchio e della luce, così come quello dell’infinito, sintetizzando il gesto creativo dell’artista che nelle sue mani fa risorgere e rinascere ciò che prima non aveva significato. Queste tre opere dialogano tra loro secondo il principio, formulato da Michelangelo Pistoletto, della Trinamica, cioè la dinamica del numero tre. Il simbolo-formula del triplo offre l'energia necessaria alla trasformazione della società a partire dall'arte, in quanto essa è fondamentalmente incentrata nella creazione e può portare la creazione nella società non solo come prodotto da fruire, ma come attività a cui partecipare.
Intragallery presenta Three Triptychs
29/09/2016 - 12/11/2016
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
La galleria per le arti contemporanee Intragallery presenta Three Triptychs, mostra a cura di Mario Codognato, visitabile dal 29 settembre al 12 novembre 2016 presso la sede di via Cavallerizza a Chiaia. Inaugurazione giovedì 29 settembre alle ore 19.00 alla presenza degli artisti che espongono: David Batchelor, Rachel Howard, Henrietta Labouchere. I tre britannici presenteranno tre variazioni sul tema della tradizione compositiva del trittico: a confronto generazioni e percorsi diversi, legati però da un’interpretazione critica del medium pittorico, rivisitato in chiave architettonica e tridimensionale.
Dal testo critico del curatore della mostra, Mario Codognato: “Il lavoro di David Batchelor si focalizza sul rapporto con il colore generato dell'ambiente urbano e sottolineato da come lo vediamo e reagiamo alle sollecitazioni fisiche e psicologiche nell’era tecnologica in cui viviamo. Nel trittico per la mostra di Intragallery l’artista ha raccolto una serie di vecchi light boxes, di quelli che in genere pubblicizzano negozi e ristoranti, li ha ripuliti e montati in modo da formare delle installazioni verticali. I colori provenienti dai light boxes si riflettono contro la parete e il pubblico li percepisce vedono solo attraverso il loro riflesso. Un tramonto artificiale e sublime al contempo. La potenzialità visiva e psicologica del colore caratterizza anche il lavoro di Rachel Howard, che nel trittico per la mostra da Intragallery alterna e accosta senza ruoli o gerarchie tre momenti e adagi della pittura contemporanea: figurazione, astrazione e la rappresentazione bidimensionale a parete di un oggetto tridimensionale, in questo caso una stampella per vestiti, che ironicamente richiama all’appendiabiti di Trap di Marcel Duchamp. Nel lavoro di Henrietta Labouchere, tre pannelli liberamente ispirati ai tessuti dei kosode e ai paraventi giapponesi del periodo Edo vengono esposti in una sequenza crescente, allineandoli dal basso. Partendo dall'idea degli orli dei kosode, l’artista nella preparazione dei pannelli ha scelto dodici colori tipici dei kimono d'epoca Edo, applicando molti strati di colla di coniglio, dipinti con tonalità tali che alla fine, attraverso un sofisticato processo di levigatura, comparissero piccoli segni come delle cicatrici”.
Perché questo tema? “La simbologia del numero tre è pressoché infinita e riscontrabile nei miti di tutte le civiltà in tutte le latitudini. Tre è considerato il “numero perfetto“, in quanto espressione della Triade o Trinità. È il simbolo spirituale della pianta che allunga i suoi rami (triforcazione) e i Pitagorici lo consideravano sacro perché permette di tracciare il triangolo, figura perfetta”, dice Codognato. “Il Tre, è il prodotto dell’unione tra l’Uno, il principio attivo e il Due, il grembo che accoglie la creazione. Possiamo definirlo il primo prodotto del pensiero che si moltiplica e si espande; racchiude in sé sia il concetto di unione sia quello di espansione”.
Dal testo critico del curatore della mostra, Mario Codognato: “Il lavoro di David Batchelor si focalizza sul rapporto con il colore generato dell'ambiente urbano e sottolineato da come lo vediamo e reagiamo alle sollecitazioni fisiche e psicologiche nell’era tecnologica in cui viviamo. Nel trittico per la mostra di Intragallery l’artista ha raccolto una serie di vecchi light boxes, di quelli che in genere pubblicizzano negozi e ristoranti, li ha ripuliti e montati in modo da formare delle installazioni verticali. I colori provenienti dai light boxes si riflettono contro la parete e il pubblico li percepisce vedono solo attraverso il loro riflesso. Un tramonto artificiale e sublime al contempo. La potenzialità visiva e psicologica del colore caratterizza anche il lavoro di Rachel Howard, che nel trittico per la mostra da Intragallery alterna e accosta senza ruoli o gerarchie tre momenti e adagi della pittura contemporanea: figurazione, astrazione e la rappresentazione bidimensionale a parete di un oggetto tridimensionale, in questo caso una stampella per vestiti, che ironicamente richiama all’appendiabiti di Trap di Marcel Duchamp. Nel lavoro di Henrietta Labouchere, tre pannelli liberamente ispirati ai tessuti dei kosode e ai paraventi giapponesi del periodo Edo vengono esposti in una sequenza crescente, allineandoli dal basso. Partendo dall'idea degli orli dei kosode, l’artista nella preparazione dei pannelli ha scelto dodici colori tipici dei kimono d'epoca Edo, applicando molti strati di colla di coniglio, dipinti con tonalità tali che alla fine, attraverso un sofisticato processo di levigatura, comparissero piccoli segni come delle cicatrici”.
Perché questo tema? “La simbologia del numero tre è pressoché infinita e riscontrabile nei miti di tutte le civiltà in tutte le latitudini. Tre è considerato il “numero perfetto“, in quanto espressione della Triade o Trinità. È il simbolo spirituale della pianta che allunga i suoi rami (triforcazione) e i Pitagorici lo consideravano sacro perché permette di tracciare il triangolo, figura perfetta”, dice Codognato. “Il Tre, è il prodotto dell’unione tra l’Uno, il principio attivo e il Due, il grembo che accoglie la creazione. Possiamo definirlo il primo prodotto del pensiero che si moltiplica e si espande; racchiude in sé sia il concetto di unione sia quello di espansione”.
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Baroque - Chiara Dynys
19/05/2016 - 19/06/2016
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Raffaella Caruso
Inaugura giovedì 19 maggio presso Eidos Immagini contemporanee ( www.galleriaeidos.com) Baroque personale di Chiara Dynys a cura di Raffaella A. Caruso. In mostra gli ormai celebri Poisoned Flowers declinati dall’artista in tre versioni, messe per la prima volta a confronto. I “monocromi” tout court dove l’immagine appare e scompare seguendo il movimento dello spettatore, i “pittorici” dove l’immagine fotografica ritorna alla pittura, e i “barocchi” dove la Dynys, assecondando le possibilità offerte dal lenticolare, ottiene con sofisticati passaggi un’immagine che prima di annullarsi nel monocromo conquista la terza dimensione. Il tema dello spazio, della sua percorribilità da parte dello spettatore è suggerita dalle grandi cornici in metacrilato che conferiscono all’opera l’allure della scultura facendola vivere anche di un forte momento installativo. Il percorso espositivo è accompagnato da un catalogo con testo di Raffaella A. Caruso in cui vengono evidenziati in parallelo la dimensione metafisica e onirica di questo interessantissimo ciclo e il senso quietamente drammatico dell’annullamento, della cancellazione, dell’inevitabile scomparire nel nulla, anche della Bellezza e del magnifico: “Il Barocco è un concetto molto interessante in un contemporaneo che vive di continue contaminazioni e comunque non può prescindere dalle linee guida di quanto fu nel seicento, dall’esuberanza di un colore quasi lascivo, dal senso di smarrimento e dalla conseguente estasi, dalle linee di un labirinto fisico e mentale, dal procedere per stanze di matrice plotiniana”. Il senso barocco della meraviglia è infatti l’imput iniziale fornito dal curatore allo spettatore che sarà guidato dallo stupore di fronte all’innegabile bellezza e felicità di queste opere tra alcuni dei temi più cari a Chiara Dynys: la percorribilità dello spazio pittorico che diviene con l’interazione dello spettatore spazio temporale, l’azione della luce, il duale, l’alterità, il recupero dell’identità tramite il confronto con l’opera, lo smarrimento e il labirinto. Come scrive ancora Caruso in catalogo “Visione, dualità, confine: c’è tutta l’epistemologia del contemporaneo in questi lavori.”
Chiara Dynys, una delle artiste italiane più conosciute e apprezzate nel mondo, vive e lavora a Milano. Conduce la sua ricerca su due binari, entrambi riconducibili ad un unico atteggiamento nei confronti del reale: identificare nel mondo e nelle forme la presenza e il senso dell'anomalia, della variante, del limen che consente alla mente di passare dalla realtà al metafisico. Per fare questo utilizza i materiali più vari, luce, vetro, specchi, ceramica, fusioni, tessuto e media quali video e fotografia, mantenendo ugualmente intatta una cifra stilistica fatta di equilibrio e rarefatta eleganza. Intento dell’opera è restituire allo spettatore il senso della sua presenza. Tra le principali e più recenti personali pubbliche si ricordano: Centre d’Art Contemporain, Ginevra (1996); Expression - Centre d’Exposition, Saint-Hyacinthe, Canada (1997); Museo Cantonale, Ala Est, Lugano, 2001; Museum Bochum, Bochum (2003); Kunstmuseum, Bonn (2004); Wolfsberg Executive Development Centre, Wolfsberg (2005); Rotonda di Via Besana, Milano (2007); Museo Bilotti, Roma; Palazzo Reale, Milano (2008); ZKM - Museum für Neue Kunst, Karlsruhe (2009); Archivio Centrale di Stato, Roma; Centro Italiano Arte Contemporanea, Foligno (2010); Casa della Memoria, Fondazione Mimmo Rotella, Catanzaro (2012); Museo Poldi Pezzoli, Milano (2013); Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (2014); Museo Bilotti-Aranciera di Villa Borghese; M.AR.CA, Catanzaro; Galleria Nazionale di Cosenza, Cosenza (2015). Impossibile citare seppur velocemente le personali in gallerie private e le innumerevoli collettive. Sue opere sono in importanti collezioni tra cui: Civiche Raccolte d’Arte, Milano; MART, Rovereto; UBS, Milano, Manno, Zurigo; Kunstasammlung, Weimar; Banca Intesa San Paolo, Milano; Terna Energia, Roma; Museo Cantonale, Lugano; Collezione Panza, Varese; Fondazione Rocco Guglielmo, Catanzaro; Collezione Poldi Pezzoli, Milano; VAF-Stiftung, Francoforte; Collezione Volker W. Feierabend, Francoforte; ZKM, Karlsruhe; Galleria d’Arte Moderna, Roma.
Chiara Dynys - BAROQUE
A cura di Raffaella A. Caruso
19 maggio - 19 giugno 2016
Inaugurazione giovedì 19 maggio - ore 18.30
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Asti - Piazza Roma 11
tel/fax +39 0141 354176
Orario 10.30-12.30/ 16.00-19.30
Lunedì mattina chiuso
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Introspezioni
07/02/2014 - 23/02/2014
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Inserito da Massimo Basile
Mostra Collettiva dal Titolo " Introspezioni "