Evento: Gianni Bertini - Antologica
26/01/2017 - 30/01/2017
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Data di inserimento: 19/01/2017 - 11:18
Luogo: Bologna (BO) - Emilia-Romagna
Data di inizio: 26/01/2017
Data di fine 30/01/2017
Descrizione
Gianni Bertini, “le Mec du Mec art”, è il protagonista della Solo Show con cui Eidos Immagini Contemporanee inaugura a Bologna Arte Fiera (padiglione 26 Stand A 88) la collaborazione con l’Associazione Gianni Bertini (www.associazionegiannibertini.com). Si tratta di una vera e propria antologica -a cura di Raffaella A. Caruso- che contrappunta i momenti salienti della produzione dell’Artista con un allestimento inedito e davvero site specific. I visitatori di Arte Fiera saranno accolti nello stand da uno scritto-manifesto autografo su legno (Gentile visitatore… ) con cui Gianni Bertini invita ad entrare nel mondo della pittura liberandosi da ogni preconcetto, pronti a sovvertire le regole per comprendere nuove possibilità narrative. In parallelo la proiezione di video assolutamente inediti, proprietà di Thierry Bertini –presidente dell’Associazione- e in comodato d’uso al Centre Pompidou, che non mancheranno di catturare lo spettatore per ironia ed energia. È forse questa una delle parole chiave del lavoro di Gianni Bertini, comune denominatore per i lavori in mostra che pur appartengono a periodi ben distinti. Si parte dai capolavori degli anni 40 presentati su una tappezzeria di locandine d’epoca, di per se stesse materiale di enorme valore documentario. I Gridi, MAC, Nucleare, Informale tutta la storia dei movimenti italiani ed europei del dopoguerra sino all’intuizione e alla rivelazione della Mec Art. Dopo l’esordio figurativo nel 1946 e i Gridi del ’48-’49, con cui anticipa di vent’anni il lavoro di Robert Indiana, pitture astratte attraversate da numeri e cifre, tra la denuncia e il dada, Bertini aderisce nel 1950 al MAC, partecipando alla biennale di Venezia dello stesso anno. Cogliendo però poi subito il rischio di un’involuzione del linguaggio concretista, realizza già nel 1951 pitture con sgocciolatura che sono tra le prime manifestazioni di pittura informale e nucleare realizzata in Italia. Sul finire del 1951 si trasferisce a Parigi dove nel maggio 1952 ha luogo la sua prima mostra personale parigina alla Galerie Arnaud. A Parigi conosce Atlan, Hartung, Soulages, Poliakoff, Schneider, De Stäel e inaugura con la partecipazione al Salon de Mai, cui sarà sempre successivamente invitato, la sua vita parigina. Tra il ’54 e il ’59 produce opere gestuali, dalle quali affiora prepotente il mondo della macchina: con queste partecipa alla Biennale del ’58. Nel ’54 incontra Pierre Restany, compagno del cammino verso Nouveau Réalism e Mec-Art, e così nel 1960 stufo di un informale che ha inevitabilmente perso la propria vis, introduce nel suo campo visivo la realtà, preparando la tela con immagini tratte dai giornali (in mostra un rarissimo esempio del ’62 con Minos au travail) . Da questo momento le sue opere, a latere di quelle dei neo-dadaisti statunitensi e dei Nouveaux Réalistes francesi, pongono le basi per lo sviluppo della stagione d’oro della Pop Art italiana. Scoperto il concetto classico della contaminazione, Bertini decide di ampliare le già notevoli possibilità combinatorie del proprio linguaggio trasferendo sulla tela mediante emulsione l’immagine fotografica, meccanica. Così all’aspetto per così dire epico del suo lavoro, sottolineato dall’uso ironico dei titoli, si sovrappongono lucide e feroci critiche al contemporaneo con quella molteplicità di piani narrativi che il pop statunitense non ebbe. Qui ne sono chiaro esempio per tutti il celeberrimo Succede qualche cosa. Bertini conduce sino alla fine questa forte linea narrativa, anticipando la piega sociale e politica che il pop italiano prende dal 1966, assecondandola con un apparente classicismo antropologico dal 1976 con la serie dell'Abbaco e un sorprendente ritorno alla pittura “classica”, spiazzante e pronta ad addolcire temi di una crudezza assoluta. È per alcuni versi così anche nelle tele anni 90 di Per non dimenticare, sulla Guerra del Golfo: in un'attualità ancora oggi assolutamente disarmante il rombo futurista e scanzonato dell’automobile è sostituito da quello sinistro di aerei, carrarmati ed elicotteri. Nello stesso decennio e con l’avvento del Millennio nuovo, Bertini sempre attento al nuovo, che sempre anticipa se non addirittura inventa, capisce che la riproduzione meccanica e fissa può e deve essere sostituita dall’elaborazione digitale, più veloce e “morbida” , in grado paradossalmente di riprodurre le trasparenze e l’imprevedibilità del pennello. Ma soprattutto lo schermo del computer gli permette di assecondare quei continui affastellamenti del pensiero con cui riesce in progressione ad arricchire la composizione, in un furor creativo che possiede ancora tutta l’energia beffarda della giovinezza. Ecco che Bertini riprende via via tutte le tessere del suo puzzle: donne, motori, ingranaggi, dee e semidei, eroi, vizi e virtù, pronto a suggerire al visitatore di raccogliere la tessera caduta. Sì qui, proprio qui a terra, mentre lui guardava il cielo.

Altri eventi dell'inserzionista
MUST HAVE-Proud to be Italian
28/01/2016 - 15/02/2016
Bologna (BO) - Emilia-Romagna
Inserito da Raffaella Caruso
In occasione del 40esimo anniversario di Artefiera, l’Hotel Majestic “già Baglioni” di Bologna, unico 5 stelle Lusso dell’Emilia-Romagna e parte di The Leading Hotels of the world, ospita fino al 15 febbraio 2016 la mostra di Marcello Reboani “Must Have - Proud to be italian”, curata da Melissa Proietti e patrocinata dal Comune di Bologna. L’inaugurazione (solo su invito) è prevista per giovedì 29 gennaio dalle 18 alle 21, mentre si potrà visitare l’esposizione liberamente nei giorni successivi. La mostra si svolge nelle sale dello storico Cafè Marinetti: uno spazio naturalmente vocato di arte e cultura, intitolato al fondatore del movimento futurista Filippo Tommaso Marinetti che a Bologna lo aveva eletto come suo quartier generale.

Il progetto “Must Have”, nasce da un'idea di Melissa Proietti nel 2007, e nella prima presentazione mirava a rappresentare in chiave ironica ed eco-pop le icone del consumismo, proponendo uno spunto di riflessione sul come un oggetto cult potesse diventare anche oggetto d'arte: la “ Kelly bag” di Hèrmes, il Rolex, il celebre tollino del Campari, l'intramontabile macchina fotografica Nikon, e ancora i Levi's e alcuni medicinali di largo consumo come lo Xanax vennero presentati in luoghi in e off gallery, e celebrati in una personale dell'artista al Museo Civico di Cortina d'Ampezzo nel 2012. Negli anni 2014 e 2015 il progetto “Must Have” è stato oggetto di lecture all’interno del corso di Art Managing alla Luiss di Roma e di Semiotica dell’arte e della moda allo IED, sempre nella capitale.

La nuova serie “Must Have - Proud to be italian” con una rassegna di 12 nuove opere, debutta invece nel maggio 2015 in occasione di Expo, a Milano, nella grintosa Terrazza Aperol, luogo d'incontro di un'intramontabile Milano da bere. Questa volta l'artista punta l'attenzione sulla creatività e il design italiano, celebrando oggetti che hanno fatto la storia del Made in Italy, icone di design, creatività, gusto e stile, esportati in tutto il mondo: il vasetto della Nutella e quello con rimandi Art Nouveau di Amarena Fabbri, la Vespa rossa, il tollino dell' Aperol e ancora il motoscafo Riva, la Ferrari, il celebre logo “ Con Api si Vola !”, la Moka Bialetti e tanti altri altri. Tutti rimandano alla storia dell’industria nazionale, di quello che l'Italia ha esportato nel mondo in termini di creatività ed estetica. La mostra a Bologna è accompagnata da un testo critico di Raffaella A. Caruso.

SCHEDA TECNICA:
Marcello Reboani
MUST HAVE - Proud to be italian
Grand Hotel Majestic già Baglioni, via Indipendenza 8, Bologna
dal 29 gennaio al 15 febbraio 2016
Ingresso libero
www.marcelloreboani.it
press office: info@giuliarossi.it
www.omniarelations.com


Giulia Rossi - 338/2166003 - info@giuliarossi.it

PRESS OFFICE GRAND HOTEL MAJESTIC GIA’ BAGLIONI_OMNIA RELATIONS
Lucia Portesi - 349 3692989 - lucia.portesi@omniarelations.com
Eleonora Alverà - 333 2356486 - eleonora.alvera@omniarelations.com
www.omniarelations.com




Giovanni Lombardini. Messaggi
19/12/2015 - 24/01/2016
Riccione (RN) - Emilia-Romagna
Inserito da Raffaella Caruso
Parte dall’ultima serie di opere intitolata Messaggi la mostra che divisa nelle due sedi storiche di Riccione, Villa Franceschi e Villa Mussolini, sarà inaugurata sabato 19 dicembre 2015 alle ore 17. Protagonista Giovanni Lombardini, artista di lunga militanza che negli anni ha tenuto una relazione dialogante con le radici remote e impegnate della pittura sia di matrice minimalista sia con le esperienze degli anni 70 e contaminate dalle correnti concettuali e dell’arte povera.

La mostra si presenta come un’antologica di grande respiro poiché raccoglie i frutti maturati nel corso di quarant’anni di attività. Comprende i percorsi tracciati da Giovanni Lombardini che si dipanano fluenti come le braccia di un grande delta, ripercorrendo le diramazioni di una ricerca sempre tenacemente aggiornata che sembra magicamente auto costruirsi e relazionarsi con la realtà contemporanea. Realtà che si dispiega come un vasto insieme di contaminazioni, riutilizzi, mescolamenti. Lombardini, dotato di profonda misura etica e di consapevole riflessione estetica, agisce quindi su un insieme di recuperi simbolici, che provengono da una storia artistica personale dalla cui trae alimento continuo. “Dipingere più con gli occhi che con le mani” ebbe a dire l’artista qualche tempo fa: questo ha significato per lui immergersi in scelte precise, verso una pittura fatta di colore-campitura e spazio-luce. Fa dunque percorrere al colore un tragitto guidato, in forme nettamente scandite, giocato su nervature e esplosioni e scie; il suo colore è pigmento fluido e alchemico, svela la vita della materia (naturale e artificiale), mentre la somma delle sue superfici pittoriche è data dai rimbalzi di luce e dalla trasparenza e permeabilità all’aria e all’atmosfera.
La mostra comprende i cicli che partono da Géode (1990) ispirato originariamente ai cristalli contenuti nella cavità delle rocce, ma che oggi riluce come sacche amniotiche d’oro dai riflessi segreti, per proseguire con Brine del 2000, e attraversando Scie, Specchio sonoro, Rime, Pietre preziose, giunge alla poderosa serie di Inventari (2009) e infine approda alle opere recenti di Messaggi.
La mostra, curata da Annamaria Bernucci è accompagnata da un catalogo curato graficamente da Gianni Donati con testi critici di Annamaria Bernucci e Sara Bastianini.

«Cosa si celi nel contenuto dei Messaggi visivi non è dato sapere. Né Lombardini ci aiuta nel disambiguare l’immagine che ha ri-creato; anzi per doppio registro simbolico e referenziale l’icona del messaggio irrompe, deflagra con il suo potenziale celato e silente. L’artista, qui trasformandosi in agente o ricevente della comunicazione, nasconde anche la condivisione del codice che ne permetterebbe la trasmissione.
Sta allo spettatore parteciparvi e ciò accade nell’artificio che si invera nel momento in cui egli si riflette nell’opera, ne entra a far parte. Forse si nasconde anche una funzione narrativa, altrettanto segreta, e l’intera serie dei Messaggi si pone facilmente come opera aperta come testo che permette interpretazioni multiple e mediate dall’osservatore-lettore. Il colore ancora una volta è un serbatoio di energia pura in grado di strumentalizzare la percezione e la rifrangenza si trasforma in uno schermo di luce attraverso il quale accedere, penetrare o specchiarsi. Il vero legame che consente il dialogo tra l’osservatore-lettore e l’opera è questa condivisione. Lombardini innesta sul vettore cromatico la concezione portante del suo fare pittura…» (Annamaria Bernucci)

« Con l’ultimo ciclo dei Messaggi Giovanni Lombardini inventa un nuovo ambiente per la sua ricerca: un vero e proprio cosmo, in cui colore e luce creano un vortice gravitazionale che tutto cattura. Tra l’opera e il suo osservatore, che già ne diventava parte integrante, s’intesse ora un’intesa segreta che produce un’atmosfera di profondo mistero. Se l’altro mistero, caro alla letteratura, della missiva nella bottiglia abbandonata al mare, ricoperta da incrostazioni di tempo, verrà svelato, nel ritrovamento dopo un lungo viaggio, il mistero dell’opera di Lombardini, invece, si conserva intatto nell’itinerario silenzioso della propria destinazione sconosciuta. La lettera qui diventa il luogo d’incontro per l’immobile osservatore e il fluido riflesso dell’opera che tutto imprigiona, ma, al contempo, la stessa lettera s’interpone come un velo non svelabile, perché non si aprirà, resterà una distanza percettiva tra di essi, quasi fosse un’opera nell’opera…» (Sara Bastianini)

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Calligrafia d'acqua_Stevens Vaughn
04/11/2015 - 30/11/2015
Riccione (RN) - Emilia-Romagna
Inserito da Laura Scaringella
The Hafnia Foundation ha il piacere di presentare la seconda mostra personale dell’artista americano
Stevens Vaughn in Italia. Con questa esposizione negli ampi spazi della Galleria Innerspace17 di Torino
l’artista presenta una serie di lavori elaborati nell’ultimo periodo con il titolo di “Calligrafia d’acqua”,
curata da Massimo Scaringella.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Questo pensiero di Mark Rothko
riflette il lavoro di Stevens Vaughn, che esprime il senso di una essenzialita visiva, strutturalmente legata
alla visione ironica e colorata della vita, con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale,
guidata da una manuale irruenza, identita piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una
solida realta . Stevens Vaughn utilizza la tecnica del “dripping”, che non significa tirare il colore in modo
casuale, ma una “ritualita ” che in ogni opera e composta come l’espressione di un pensiero non verbale,
trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realta : macchie, colature veloci,
prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia la
ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento primordiale come e
l’acqua.
Stevens Vaughn con queste opere ci vuole persuadere che l’idea stimolante e allo stesso tempo
provocatoria di fare arte e entrare nell’anarchia dell’assenza della struttura. Ma incredibilmente, questi
lavori, pieni di luce e di colore, rinviano a una visione concreta del mondo dell’oggi, in cui l’artista ha ben
presente le assimilazioni che gli derivano dei diversi incroci culturali incontrati durante il suo percorso
formativo e creativo.
La mostra e accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens Vaughn (in
inglese, cinese e italiano).
Ufficio
IMMAGINA
13/12/2013 - 15/12/2013
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da Filippo Rolla
Studi Artistici 115 organizzano la mostra-evento dal titolo Immagina che s'inaugura venerdì 13 dicembre alle ore 18.00 in via Provinciale, 115 Nazzano – Carrara, con la presentazione di Andrea Zanetti.

Gli Artisti partecipanti sono Matteo Baldini, Francesca Bernardini, Lella Cervia, Carla Falconetti, Cinzia Rossi Ghion, Stefano Graziano, Fabrizio Lorenzani, Filippo Rolla, Dominique Stroobant, Verena Mayer-Tasch e Carlo Volpi che interpretano o rispondono, ognuno a suo modo, alla parola Immagina.

In questo contesto artistico-creativo la parola Immagina vuol esser un'esortazione alla mente, uno stimolo alla sua facoltà di produrre immagini che scaturiscono semplicemente dai sensi così come dalla relazione di persone od oggetti all'insegna della libera creatività che ogni artista sente dentro di sé.
Immagina, la mostra-evento, invita a recuperare, mediante l'interposta visione degli artisti presenti, l'archetipo universale che lega l'opera al pensiero.
Quindi ad immaginare.

Info
Studi Artistici 115
Via Provinciale, 115 Nazzano - Carrara
email: studicentoquindici@gmail.com