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Evento: Lucio Del Pezzo- Ritorno al futuro
20/11/2015 - 30/01/2016
Dettagli
Data di inserimento: | 02/11/2015 - 18:44 |
Luogo: | Milano (MI) - Lombardia |
Data di inizio: | 20/11/2015 |
Data di fine | 30/01/2016 |
Descrizione
La Galleria Arte 92 (Milano, Via Moneta 1/A, www.arte92.it ) inaugura giovedì 19 novembre alle ore 18 la personale Lucio Del Pezzo- Ritorno al futuro a cura di Raffaella A. Caruso (20 novembre 2015 - 30 gennaio 2016, orario 10-13/ 16-19 lunedì e festivi chiuso).
In mostra un cospicuo corpus di opere che ripercorrono le tappe della produzione del Maestro e che vanno da alcuni rarissimi e fondamentali lavori storici degli anni 50 (Sole Giallo, 1958 e Frattura geologica, 1959) agli anni Sessanta in cui il linguaggio di Del Pezzo diviene particolarissimo, attuando una riflessione sui concetti di assemblage e di ready-made (Composizione, 1960 e Racconto Meccanico, 1961, Piccola Torre, 1963 e Flipper, 1967) sino al repertorio più noto dei Casellari e all’ultima produzione (Piccola mensola, Disseminazioni, 2015). In mostra anche una pregevole raccolta di chine.
L’esposizione ripercorre dunque la congruenza di un’esperienza pittorica che nasce nel dopoguerra e prosegue con un personale e sociale percorso di categorizzazione di simboli e oggetti.
Considerato grande maestro del pop europeo, Del Pezzo pur con suggestioni dada e surrealiste, organizza i suoi reperti in una dimensione architettonica, ordinata e metafisica, da archeologo, legando con il filo di un immaginario automatista le assonanze e la possibile convivenza di epoche e culture diverse e insegnandoci a parlare la lingua del mondo. In questo l’iter espositivo individua l’attualità senza tempo del suo linguaggio, analizzando formalmente epoche e contenuti differenti e svelando in opere completamente inedite una ricchezza e una vivacità del tutto impensata.
Come scrive nel testo in catalogo Raffaella A. Caruso “Del Pezzo l’archeologo che dal magma vulcanico della sua terra, dai panni stesi dei vicoli ha passato gran parte della sua vita a incasellare in edicole votive gli strumenti necessari per andare avanti e ridisegnare il mondo, traccia nuove traiettorie sparpagliando in soffio di vento, come in sogno, di nuovo le sue carte. Geniale. È come se consegnasse con queste Disseminazioni il suo lavoro nelle mani di noi spettatori chiamandoci all’agire. In prima persona. Chiedendo di ripercorrere, adesso che ci ha fornito gli strumenti, strade nuove. Invitandoci a nuove consapevolezze. In questi tempi duri dove si guarda il cielo per non combattere sulla terra, in questi tempi di astronavi e in cui si cercano segnali da pianeti lontani Del Pezzo aveva previsto tutto del necessario e umano ritorno al futuro.”
info: arte92@arte92.it
www.arte92.it
02.8052347
Catalogo in galleria con testo di Raffaella A. Caruso ita/eng e ricco apparato bibliografico e iconografico
In mostra un cospicuo corpus di opere che ripercorrono le tappe della produzione del Maestro e che vanno da alcuni rarissimi e fondamentali lavori storici degli anni 50 (Sole Giallo, 1958 e Frattura geologica, 1959) agli anni Sessanta in cui il linguaggio di Del Pezzo diviene particolarissimo, attuando una riflessione sui concetti di assemblage e di ready-made (Composizione, 1960 e Racconto Meccanico, 1961, Piccola Torre, 1963 e Flipper, 1967) sino al repertorio più noto dei Casellari e all’ultima produzione (Piccola mensola, Disseminazioni, 2015). In mostra anche una pregevole raccolta di chine.
L’esposizione ripercorre dunque la congruenza di un’esperienza pittorica che nasce nel dopoguerra e prosegue con un personale e sociale percorso di categorizzazione di simboli e oggetti.
Considerato grande maestro del pop europeo, Del Pezzo pur con suggestioni dada e surrealiste, organizza i suoi reperti in una dimensione architettonica, ordinata e metafisica, da archeologo, legando con il filo di un immaginario automatista le assonanze e la possibile convivenza di epoche e culture diverse e insegnandoci a parlare la lingua del mondo. In questo l’iter espositivo individua l’attualità senza tempo del suo linguaggio, analizzando formalmente epoche e contenuti differenti e svelando in opere completamente inedite una ricchezza e una vivacità del tutto impensata.
Come scrive nel testo in catalogo Raffaella A. Caruso “Del Pezzo l’archeologo che dal magma vulcanico della sua terra, dai panni stesi dei vicoli ha passato gran parte della sua vita a incasellare in edicole votive gli strumenti necessari per andare avanti e ridisegnare il mondo, traccia nuove traiettorie sparpagliando in soffio di vento, come in sogno, di nuovo le sue carte. Geniale. È come se consegnasse con queste Disseminazioni il suo lavoro nelle mani di noi spettatori chiamandoci all’agire. In prima persona. Chiedendo di ripercorrere, adesso che ci ha fornito gli strumenti, strade nuove. Invitandoci a nuove consapevolezze. In questi tempi duri dove si guarda il cielo per non combattere sulla terra, in questi tempi di astronavi e in cui si cercano segnali da pianeti lontani Del Pezzo aveva previsto tutto del necessario e umano ritorno al futuro.”
info: arte92@arte92.it
www.arte92.it
02.8052347
Catalogo in galleria con testo di Raffaella A. Caruso ita/eng e ricco apparato bibliografico e iconografico
Altri eventi dell'inserzionista
AIDAN - PoP ReloaD!
17/09/2016 - 16/10/2016
Ferrara (FE) - Emilia-Romagna
Inserito da Raffaella Caruso
Mazzacurati Fine Art (Ferrara, Corso Martiri della Libertà 75) apre la stagione espositiva 2016/2017 (e non a caso subito dopo la mostra dedicata a Warhol in maggio 2016) con Pop Reload! un progetto site specific a cura di Raffaella A. Caruso. Protagonista Aidan, artista multimediale ormai conosciuta e apprezzata anche all'estero (suo uno dei video proiettati nel 2013 al MoMA PS1 in Abstract Generation: Now in Print) per i lavori in realtà aumentata, leggibili dallo spettatore semplicemente con l'utilizzo di uno smartphone. Mai come oggi ci viene in aiuto l'attualità: avete presente Pokemon Go? Ecco più di tante parole ci aiutano Pikachu, Bulbasaur and company. Questa è la realtà aumentata: vedere qui e adesso, nel nostro ambiente quello che non c'è, ad esempio un Pigeot sul nostro letto. Solo che Aidan lavora le sue tele in realtà aumentata dal 2011, ben prima che la mania globale della Nintendo facesse parlare ragazzini, adulti e sociologi, e dai suoi quadri non "escono" mostriciattoli, peraltro dalla grafica involuta, ma piume d'angelo, la luce inafferrabile delle stelle, i colori dei sogni e pensieri...
In questa esposizione, fortemente voluta da Roberto Mazzacurati -direttore artistico dell'omonima galleria che si sta distinguendo per scelte molto particolari sia nello storico, sia nel contemporaneo- Aidan interpreta alcuni classici del pop storico statunitense con la cifra stilistica sua propria (sovrapposizioni, sbavature, sfocature che introducono al movimento) penetrandone l'animus, riconfigurandone i simboli, ascoltando le assonanze ma soprattutto sovvertendo i limiti cronologici di una narrazione che avviene tutta qui e adesso, mai uguale a se stessa perchè diverso è l'ambiente in cui l'opera è collocata, perché diversi sono gli occhi e le mani degli spettatori. Un progetto pop non solo per la fonte "grafica" d'ispirazione, ma perché usa quello che è oggi lo strumento popular per antonomasia, lo smatphone, il vero media del terzo millennio. D'altronde -come ricorda Raffaella A. Caruso nel testo in catalogo in cui sono ripercorse velocemente le motivazioni del pop- i primi esperimenti di connubi possibili tra arte e tecnologia furono proprio del pop statunitense, nelle collaborazioni di Rauschenberg e di Warhol con l'ingegnere Billy Kluver. "Il pop dunque, in virtù della trasversalità dei linguaggi, usò media e tecnologia, ma da allora ad oggi la differenza la fa saper utilizzare la tecnologia in proprio, piegandola alla sensibilità dell'arte". Ed è questa la forza di Aidan: lavorare senza interposta persona, trasferendo alle sue opere una doppia anima che si fa una, portando il sensazionalismo del pop verso le più dolenti riflessioni del post human. Scrive ancora Caruso in catalogo: "Credo molto nei progetti site specific perché penso che possano meglio accompagnare lo spettatore a comprendere la vera anima di un lavoro. Sfogliando dunque questo catalogo il lettore vedrà immagini simbolo del pop “storico” servite di ispirazione all’artista e l’opera contemporanea che a sua volta ha una second life in realtà aumentata. Tre livelli di analisi dunque per ragionare sulla forza dell’icona, su come essa si sia sedimentata nell’immaginario collettivo riuscendo a trasformarsi in altro, portando lo spettatore verso letture personalissime, più lievi o più profonde a seconda della propria fantasia, personalità, umore. L’interazione (lasciata dall’artista possibile anche direttamente da alcune pagine del catalogo) è facile e talmente immediata da regalare quell’oh di stupore che ahimè tante opere d’arte, imbrigliate nei meandri di falsi intellettualismi hanno perduto. Qui dunque scoprirete i colori, il movimento, la musica, il sogno, simboli che pensavate di avere dimenticato, speranze che credevate non vi appartenessero, ma soprattutto Bellezza". Una chicca ancora: la copertina del catalogo che i visitatori troveranno in galleria è ideata dall'artista e puntando su di essa il proprio smartphone...PoP Reload!
PoP Reload!
Tipo mostra: personale
Artista: Aidan
Curatore: Raffaella A. Caruso
Galleria: Roberto Mazzacurati Fine Art
Ferrara- Corso Martiri della Libertà 75
Tel +39 0532207395 mob +39 347 4820312
Info: robyarte59@gmail.com
Direttore: Roberto Mazzacurati
Periodo: 17 settembre-16 ottobre
Inaugurazione: 17 settembre ore 18
Orari: 16.30-19.30; Sabato e Domenica 10.00-12.30/ 16.30-19.30
Giovedì chiuso-Ingresso libero
Catalogo: in galleria, Ita/Eng, ricco apparato iconografico
Testi: Raffaella A. Caruso
In questa esposizione, fortemente voluta da Roberto Mazzacurati -direttore artistico dell'omonima galleria che si sta distinguendo per scelte molto particolari sia nello storico, sia nel contemporaneo- Aidan interpreta alcuni classici del pop storico statunitense con la cifra stilistica sua propria (sovrapposizioni, sbavature, sfocature che introducono al movimento) penetrandone l'animus, riconfigurandone i simboli, ascoltando le assonanze ma soprattutto sovvertendo i limiti cronologici di una narrazione che avviene tutta qui e adesso, mai uguale a se stessa perchè diverso è l'ambiente in cui l'opera è collocata, perché diversi sono gli occhi e le mani degli spettatori. Un progetto pop non solo per la fonte "grafica" d'ispirazione, ma perché usa quello che è oggi lo strumento popular per antonomasia, lo smatphone, il vero media del terzo millennio. D'altronde -come ricorda Raffaella A. Caruso nel testo in catalogo in cui sono ripercorse velocemente le motivazioni del pop- i primi esperimenti di connubi possibili tra arte e tecnologia furono proprio del pop statunitense, nelle collaborazioni di Rauschenberg e di Warhol con l'ingegnere Billy Kluver. "Il pop dunque, in virtù della trasversalità dei linguaggi, usò media e tecnologia, ma da allora ad oggi la differenza la fa saper utilizzare la tecnologia in proprio, piegandola alla sensibilità dell'arte". Ed è questa la forza di Aidan: lavorare senza interposta persona, trasferendo alle sue opere una doppia anima che si fa una, portando il sensazionalismo del pop verso le più dolenti riflessioni del post human. Scrive ancora Caruso in catalogo: "Credo molto nei progetti site specific perché penso che possano meglio accompagnare lo spettatore a comprendere la vera anima di un lavoro. Sfogliando dunque questo catalogo il lettore vedrà immagini simbolo del pop “storico” servite di ispirazione all’artista e l’opera contemporanea che a sua volta ha una second life in realtà aumentata. Tre livelli di analisi dunque per ragionare sulla forza dell’icona, su come essa si sia sedimentata nell’immaginario collettivo riuscendo a trasformarsi in altro, portando lo spettatore verso letture personalissime, più lievi o più profonde a seconda della propria fantasia, personalità, umore. L’interazione (lasciata dall’artista possibile anche direttamente da alcune pagine del catalogo) è facile e talmente immediata da regalare quell’oh di stupore che ahimè tante opere d’arte, imbrigliate nei meandri di falsi intellettualismi hanno perduto. Qui dunque scoprirete i colori, il movimento, la musica, il sogno, simboli che pensavate di avere dimenticato, speranze che credevate non vi appartenessero, ma soprattutto Bellezza". Una chicca ancora: la copertina del catalogo che i visitatori troveranno in galleria è ideata dall'artista e puntando su di essa il proprio smartphone...PoP Reload!
PoP Reload!
Tipo mostra: personale
Artista: Aidan
Curatore: Raffaella A. Caruso
Galleria: Roberto Mazzacurati Fine Art
Ferrara- Corso Martiri della Libertà 75
Tel +39 0532207395 mob +39 347 4820312
Info: robyarte59@gmail.com
Direttore: Roberto Mazzacurati
Periodo: 17 settembre-16 ottobre
Inaugurazione: 17 settembre ore 18
Orari: 16.30-19.30; Sabato e Domenica 10.00-12.30/ 16.30-19.30
Giovedì chiuso-Ingresso libero
Catalogo: in galleria, Ita/Eng, ricco apparato iconografico
Testi: Raffaella A. Caruso
MARTINO MIDALI e MIART |8_17 APRILE 2016: “GILDA” di Betty Bee allo SPAZIOCORTE MIDALI
08/04/2016 - 17/04/2016
Milano (MI) - Lombardia
Inserito da Raffaella Caruso
Martino Midali nel suo storico SPAZIOCORTE, al civico 23 di Via Bronzetti a Milano, dall’8 al 17 aprile, in occasione di MiArt 2016 presenta ”GILDA”, la video performance della sua Ambassador Betty Bee.
Lo stilista milanese accoglie tra le sue “donne ambasciatrici del suo stile”, Betty Bee, artista contemporanea tra le più forti ed eclettica del panorama artistico italiano. Lei, donna del sud, di quella Napoli che da poco ha accolto uno degli ultimi store a insegna Martino Midali, è, con il suo corpo e la sua mente, quel tutt’uno femmineo che ben si accosta alla filosofia midaliana.
In occasione di MIART, momento in cui MILANO diventa capitale dell’arte moderna e contemporanea, Martino Midali vuole accogliere nella sua “storica casa”, sempre aperta per gli eventi più importanti meneghini, ”GILDA”, la video performance simbolo di Betty Bee firmata per la prima volta nel 1995 e poi rivisitata nel 2016 “site specific” in 20 still video.
”GILDA”, prende il nome e vita proprio da quella Gilda del mitico film del 1946, dove Rita Hayworth crea la “donna desiderio” dello sguardo maschile, trasmutandola da persona a personaggio.
La Betty Bee Gilda prova a spezzare questo circolo vizioso, che spesso appaga più la donna stessa che uomo: si offre al desiderio (suo, di altri?) in una danza sensualissima e quasi tribale. Il modo, la maniera, così provocanti da, paradossalmente, creare una trasparente corazza in cui proteggere da quegli sguardi la propria anima.
Vera protagonista della performance più che Gilda è la brocca che accompagna l’artista nella sua danza. O ancora di più: protagonista è quella figura mito, formata da donna e anfora, che diventa simbolo completo della femminilità. Luogo, antro, serbatoio da cui tutti attingono, ma che nessuno è riuscito a colmare. Quella danza è lo “svuotamento”, il dono, il vuoto esistenziale - dell’artista che dona se stessa al suo estimatore, ma da lui non può ricevere. Un dono fine a se stesso.
L’intervento pittorico su ogni singolo frame fotografico, oltre a interpretare a livello semantico un’interessantissima variazione di segno e contaminazione, offre il repertorio più conosciuto e carnale di Betty Bee: i fiori, il filo spinato, le catene. Ogni simbolo isolato in un particolare, diventa focus compositivo, chiave interpretativa, elemento di distrazione da quanto accade realmente sulla scena. Lo spettatore è preso quasi in giro, con lui si gioca, irretendolo con il colore, l'ossessiva sensualità del lavoro.
Lo scarto tra l'istanza della narrazione e l'ambiguità delle immagini diventa infatti nella Bee un’analisi ironica del disadattamento contemporaneo verso la “visione” del presente.
Malessere, tentativo di benessere, derivante dal rapporto problematico con un “passato”, il suo passato, dal quale lei - come tutti noi – non può sfuggire. Ecco quindi che passato diventa presente, precedente diventa attuale. Il lavoro di Betty Bee nasce ancor prima di divenire.
Eccezionalmente, ”GILDA” di Betty Bee, rimarrà esposta anche in occasione dell’evento ”ITALIA: VIETATO SEDERSI!” del Salone del Mobile il 14 aprile 2016 (inizio h. 19).
L’Ambassador Betty Bee sarà tra i protagonisti della serata a fianco di Martino Midali
MIART
BETTY BEE in GILDA a cura di Raffaella A. Caruso
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
8 _17 aprile su appuntamento raffaellacaruso.rc@gmail.com
ITALIA: VIETATO SEDERSI! (Italian Crazy Cocktail su invito)
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
Giovedì 14 aprile 2016
Martino Midali Press & Communication
Milan, Via F.lli Bronzetti 23 |Ph. +39 02 7000 2379
MariaCristina Lani +39.335.8080574 | communication@martinomidali.com
Sara Matarrese +39.333.4296413 | pressoffice@martinomidali.com
martinomidali.com
Lo stilista milanese accoglie tra le sue “donne ambasciatrici del suo stile”, Betty Bee, artista contemporanea tra le più forti ed eclettica del panorama artistico italiano. Lei, donna del sud, di quella Napoli che da poco ha accolto uno degli ultimi store a insegna Martino Midali, è, con il suo corpo e la sua mente, quel tutt’uno femmineo che ben si accosta alla filosofia midaliana.
In occasione di MIART, momento in cui MILANO diventa capitale dell’arte moderna e contemporanea, Martino Midali vuole accogliere nella sua “storica casa”, sempre aperta per gli eventi più importanti meneghini, ”GILDA”, la video performance simbolo di Betty Bee firmata per la prima volta nel 1995 e poi rivisitata nel 2016 “site specific” in 20 still video.
”GILDA”, prende il nome e vita proprio da quella Gilda del mitico film del 1946, dove Rita Hayworth crea la “donna desiderio” dello sguardo maschile, trasmutandola da persona a personaggio.
La Betty Bee Gilda prova a spezzare questo circolo vizioso, che spesso appaga più la donna stessa che uomo: si offre al desiderio (suo, di altri?) in una danza sensualissima e quasi tribale. Il modo, la maniera, così provocanti da, paradossalmente, creare una trasparente corazza in cui proteggere da quegli sguardi la propria anima.
Vera protagonista della performance più che Gilda è la brocca che accompagna l’artista nella sua danza. O ancora di più: protagonista è quella figura mito, formata da donna e anfora, che diventa simbolo completo della femminilità. Luogo, antro, serbatoio da cui tutti attingono, ma che nessuno è riuscito a colmare. Quella danza è lo “svuotamento”, il dono, il vuoto esistenziale - dell’artista che dona se stessa al suo estimatore, ma da lui non può ricevere. Un dono fine a se stesso.
L’intervento pittorico su ogni singolo frame fotografico, oltre a interpretare a livello semantico un’interessantissima variazione di segno e contaminazione, offre il repertorio più conosciuto e carnale di Betty Bee: i fiori, il filo spinato, le catene. Ogni simbolo isolato in un particolare, diventa focus compositivo, chiave interpretativa, elemento di distrazione da quanto accade realmente sulla scena. Lo spettatore è preso quasi in giro, con lui si gioca, irretendolo con il colore, l'ossessiva sensualità del lavoro.
Lo scarto tra l'istanza della narrazione e l'ambiguità delle immagini diventa infatti nella Bee un’analisi ironica del disadattamento contemporaneo verso la “visione” del presente.
Malessere, tentativo di benessere, derivante dal rapporto problematico con un “passato”, il suo passato, dal quale lei - come tutti noi – non può sfuggire. Ecco quindi che passato diventa presente, precedente diventa attuale. Il lavoro di Betty Bee nasce ancor prima di divenire.
Eccezionalmente, ”GILDA” di Betty Bee, rimarrà esposta anche in occasione dell’evento ”ITALIA: VIETATO SEDERSI!” del Salone del Mobile il 14 aprile 2016 (inizio h. 19).
L’Ambassador Betty Bee sarà tra i protagonisti della serata a fianco di Martino Midali
MIART
BETTY BEE in GILDA a cura di Raffaella A. Caruso
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
8 _17 aprile su appuntamento raffaellacaruso.rc@gmail.com
ITALIA: VIETATO SEDERSI! (Italian Crazy Cocktail su invito)
SPAZIOCORTE Midali _ via Fratelli Bronzetti 23, Milano
Giovedì 14 aprile 2016
Martino Midali Press & Communication
Milan, Via F.lli Bronzetti 23 |Ph. +39 02 7000 2379
MariaCristina Lani +39.335.8080574 | communication@martinomidali.com
Sara Matarrese +39.333.4296413 | pressoffice@martinomidali.com
martinomidali.com
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"The shock of the news" mostra personale di Massimo Campagna.
01/04/2016 - 11/04/2016
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Gennaro Cilento
"The shock of the news" mostra personale di Massimo Campagna.
Dal 1 all'11 Aprile 2016 c/o Salvatore Serio galleria d'arte. via Oberdan 8, Napoli.
Vernissage venerdì 1 Aprile 2016 ore 18:00.
L'ansia generata da fatti di cronaca che impattano emotivamente sulle nostre vite e il turbamento che ne deriva, unitamente alle numerose immagini violente cui siamo meccanicamente esposti attraverso i media, sono il fil rouge dei lavori di Massimo Campagna. L'artista napoletano, partendo da posizioni post-impressioniste, le supera a partire dagli anni duemila, spinto dall’impulso di tradurre in termini figurativi le sue considerazioni e i suoi giudizi sulla società.
Mezzo di espressione è una tecnica mista che accosta la fotografia alla pittura prevalentemente figurativa. Si avvale dell'uso di materiali freddi, quali le lastre di zinco, per sottolineare il carattere spietato del potere mediatico nel veicolare le informazioni, e all'acidato per conferire una patina di vissuto. I colori perdono la loro brillantezza e virano verso toni più scuri e opachi.
Le opere di Campagna rafforzano la denuncia sofferta del dramma pubblico, cui assistiamo impotenti, e degli imprevedibili accadimenti che, alimentando la paura dell'ignoto, generano una profonda inquietudine nell'animo umano.
Scritte, materiali e segni diventano tutti parte di una riflessione, che cerca in chi guarda non la complicità di chi è pronto ad assecondare, ma lo spirito di chi è disposto a lottare e a scoprire.
Claudia Del Giudice
Massimo Campagna again invites us to gaze on his world of characters and drama.
His mixed approach sees fairytales disturbed, evidence tampered with and emotions drawn out.
There is always the sense that a lonely subconscious bubbles below.
At times we wonder if we are being mocked at.
Massimo Campagna shows us that serious work exploring fear, horror, detachment and derision need not sacrifice beauty: each piece is a pleasure to look at.
Massimo Campagna’s show seeks to engage with our mood and hold it in a place for the time being.
Tammie Nardone
La mostra resta aperta al pubblico dalle ore 10:30 - 13:00 e dalle 16:30 - 19:30 (esclusa la domenica).
Ingresso libero.
info: tel: 0815523193
www.galleriaserio.it
Dal 1 all'11 Aprile 2016 c/o Salvatore Serio galleria d'arte. via Oberdan 8, Napoli.
Vernissage venerdì 1 Aprile 2016 ore 18:00.
L'ansia generata da fatti di cronaca che impattano emotivamente sulle nostre vite e il turbamento che ne deriva, unitamente alle numerose immagini violente cui siamo meccanicamente esposti attraverso i media, sono il fil rouge dei lavori di Massimo Campagna. L'artista napoletano, partendo da posizioni post-impressioniste, le supera a partire dagli anni duemila, spinto dall’impulso di tradurre in termini figurativi le sue considerazioni e i suoi giudizi sulla società.
Mezzo di espressione è una tecnica mista che accosta la fotografia alla pittura prevalentemente figurativa. Si avvale dell'uso di materiali freddi, quali le lastre di zinco, per sottolineare il carattere spietato del potere mediatico nel veicolare le informazioni, e all'acidato per conferire una patina di vissuto. I colori perdono la loro brillantezza e virano verso toni più scuri e opachi.
Le opere di Campagna rafforzano la denuncia sofferta del dramma pubblico, cui assistiamo impotenti, e degli imprevedibili accadimenti che, alimentando la paura dell'ignoto, generano una profonda inquietudine nell'animo umano.
Scritte, materiali e segni diventano tutti parte di una riflessione, che cerca in chi guarda non la complicità di chi è pronto ad assecondare, ma lo spirito di chi è disposto a lottare e a scoprire.
Claudia Del Giudice
Massimo Campagna again invites us to gaze on his world of characters and drama.
His mixed approach sees fairytales disturbed, evidence tampered with and emotions drawn out.
There is always the sense that a lonely subconscious bubbles below.
At times we wonder if we are being mocked at.
Massimo Campagna shows us that serious work exploring fear, horror, detachment and derision need not sacrifice beauty: each piece is a pleasure to look at.
Massimo Campagna’s show seeks to engage with our mood and hold it in a place for the time being.
Tammie Nardone
La mostra resta aperta al pubblico dalle ore 10:30 - 13:00 e dalle 16:30 - 19:30 (esclusa la domenica).
Ingresso libero.
info: tel: 0815523193
www.galleriaserio.it
Incontri
29/09/2015 - 30/10/2015
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
Il Castello di San Pietro di Ragogna (UD) ospita, dal 29 agosto al 30 ottobre 2015, la mostra “Incontri”, promossa dal Comune di Ragogna, dall'Associazione Arte Comelico Ladino, dalla Pro Loco di Ragogna e dall'Associazione Ragogna Aiuta Ragogna.
Coordinata da Aldo Drigo (Presidente Associazione Arte Comelico Ladino), Mario Clara (Presidente Associazione Ragogna Aiuta Ragogna) e Marco Pascoli (Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Ragogna), e diretta da Gianluca Glerean (Associazione GiocArti), la manifestazione sarà presentata al pubblico sabato 19 settembre alle ore 18.00.
Il titolo del progetto – spiega Aldo Drigo – vuole sintetizzare in una sola parola «la disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Ragogna, le potenzialità del sito storico monumentale del Castello di Ragogna, la qualità del dialogo instaurato, la disponibilità delle strutture culturali ed associative che si sono incontrate […]. Una semplice parola: incontri».
In mostra, dipinti, oggetti di artigianato artistico e fotografie realizzati da Carlo Baggio, Marinella Baggio, Claudio Biason, Gianberto Centis, Giusto De Bettin, Ebe De Monte, Annamaria De Zolt, Mario Fait, Nadia Fantini, Sergio Ferraro, Donatella Fioranzato, Mauro Gentile, Gianluca Glerean, Sonia Luce, Renata Olivotto, Alfio Piccolo, Renzo Pomarè, Fosca Sacco Sonador, una ventina di artisti provenienti da Comelico e Cadore, Friuli collinare, Veneto ed Emilia Romagna.
Unica fotografa, Nadia Fantini, che presenta una selezione di opere tratte dalla mostra “Nature”, presentata a Palazzo Casotti di Reggio Emilia nel 2013 con un testo di Sandro Parmiggiani. Immagini scattate negli untimi vent’anni a partire da un’attenta osservazione della natura, che ha trovato terreno favorevole nel corso di numerosi viaggi. Visioni ravvicinate (fori, foglie, frammenti di tronchi), a volte paesaggi, diario di un personale viaggio alla scoperta del bello e del perenne mistero delle cose.
La collettiva sarà visitabile fino al 30 ottobre 2015, sabato ore 14.30-17.30, domenica ore 10.30-12.30 e 14.30-17.30. Ingresso libero. Per informazioni: www.comune.ragogna.ud.it.
Nadia Fantini nasce a Rimini, consegue studi classici a Bologna e si laurea in Architettura a Firenze. Parallelamente all’attività professionale, che la vede impegnata in ristrutturazioni, arredamenti e progettazione di giardini, indirizza il suo interesse all’osservazione della natura. Nascono, così, numerosi reportage fotografici, realizzati in orti botanici, parchi naturali, prati, boschi, aiuole cittadine e foreste pluviali. Tra le principali esposizioni, “Fiori dall’Australia” (Galleria Angelo Fabbri, Ravenna, 2004; Torre civica e Biblioteca, Molinella, 2004), “Floressence” (Orto Botanico Giardino dei Semplici, Firenze, 2005-2006), “Telinfiore” (Palazzo Ex Borsa, Ferrara, 2006), “Dal mondo naturale” (Museo di Storia Naturale, Ferrara, 2006), “I colori del verde” (Sala Viscontea, Bergamo, 2006), “Fiori & Verdi” (Centro Culturale Mercato, Argenta, 2009), “Oltre la siepe” (Galleria Comunale S. Croce, Cattolica, 2010), “Parliamo di palme” (Orto Botanico Giardino dei Semplici, Firenze, 2011), “Immagini dagli Orti Botanici” (Archivio Storico, Minerbio, 2011), “Nature” (Palazzo Casotti, Reggio Emilia, 2013, testo di Sandro Parmiggiani). Ha inoltre realizzato l’apparato fotografico per il libro “Terra nata specula Dei” di Paolo Luzzi, presentato a Firenze (2010), Lucca (2010), Boston (2011) ed all’interno dei Musei Vaticani (Città del Vaticano, 2012) con contestuale evento espositivo. Attualmente vive e lavora in provincia di Bologna.
Coordinata da Aldo Drigo (Presidente Associazione Arte Comelico Ladino), Mario Clara (Presidente Associazione Ragogna Aiuta Ragogna) e Marco Pascoli (Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Ragogna), e diretta da Gianluca Glerean (Associazione GiocArti), la manifestazione sarà presentata al pubblico sabato 19 settembre alle ore 18.00.
Il titolo del progetto – spiega Aldo Drigo – vuole sintetizzare in una sola parola «la disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Ragogna, le potenzialità del sito storico monumentale del Castello di Ragogna, la qualità del dialogo instaurato, la disponibilità delle strutture culturali ed associative che si sono incontrate […]. Una semplice parola: incontri».
In mostra, dipinti, oggetti di artigianato artistico e fotografie realizzati da Carlo Baggio, Marinella Baggio, Claudio Biason, Gianberto Centis, Giusto De Bettin, Ebe De Monte, Annamaria De Zolt, Mario Fait, Nadia Fantini, Sergio Ferraro, Donatella Fioranzato, Mauro Gentile, Gianluca Glerean, Sonia Luce, Renata Olivotto, Alfio Piccolo, Renzo Pomarè, Fosca Sacco Sonador, una ventina di artisti provenienti da Comelico e Cadore, Friuli collinare, Veneto ed Emilia Romagna.
Unica fotografa, Nadia Fantini, che presenta una selezione di opere tratte dalla mostra “Nature”, presentata a Palazzo Casotti di Reggio Emilia nel 2013 con un testo di Sandro Parmiggiani. Immagini scattate negli untimi vent’anni a partire da un’attenta osservazione della natura, che ha trovato terreno favorevole nel corso di numerosi viaggi. Visioni ravvicinate (fori, foglie, frammenti di tronchi), a volte paesaggi, diario di un personale viaggio alla scoperta del bello e del perenne mistero delle cose.
La collettiva sarà visitabile fino al 30 ottobre 2015, sabato ore 14.30-17.30, domenica ore 10.30-12.30 e 14.30-17.30. Ingresso libero. Per informazioni: www.comune.ragogna.ud.it.
Nadia Fantini nasce a Rimini, consegue studi classici a Bologna e si laurea in Architettura a Firenze. Parallelamente all’attività professionale, che la vede impegnata in ristrutturazioni, arredamenti e progettazione di giardini, indirizza il suo interesse all’osservazione della natura. Nascono, così, numerosi reportage fotografici, realizzati in orti botanici, parchi naturali, prati, boschi, aiuole cittadine e foreste pluviali. Tra le principali esposizioni, “Fiori dall’Australia” (Galleria Angelo Fabbri, Ravenna, 2004; Torre civica e Biblioteca, Molinella, 2004), “Floressence” (Orto Botanico Giardino dei Semplici, Firenze, 2005-2006), “Telinfiore” (Palazzo Ex Borsa, Ferrara, 2006), “Dal mondo naturale” (Museo di Storia Naturale, Ferrara, 2006), “I colori del verde” (Sala Viscontea, Bergamo, 2006), “Fiori & Verdi” (Centro Culturale Mercato, Argenta, 2009), “Oltre la siepe” (Galleria Comunale S. Croce, Cattolica, 2010), “Parliamo di palme” (Orto Botanico Giardino dei Semplici, Firenze, 2011), “Immagini dagli Orti Botanici” (Archivio Storico, Minerbio, 2011), “Nature” (Palazzo Casotti, Reggio Emilia, 2013, testo di Sandro Parmiggiani). Ha inoltre realizzato l’apparato fotografico per il libro “Terra nata specula Dei” di Paolo Luzzi, presentato a Firenze (2010), Lucca (2010), Boston (2011) ed all’interno dei Musei Vaticani (Città del Vaticano, 2012) con contestuale evento espositivo. Attualmente vive e lavora in provincia di Bologna.