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Evento: “TUTTO E’ MUSICA”, MOSTRA PERSONALE DI PITTURA DELL’ARTISTA GIANNI DORIGO
01/04/2017 - 15/09/2017
Dettagli
Data di inserimento: | 25/03/2017 - 22:36 |
Luogo: | Limena (PD) () - |
Data di inizio: | 01/04/2017 |
Data di fine | 15/09/2017 |
Descrizione
Sabato 1 aprile alle ore 18,00, presso la Banca Mediolanum - Family Banker Office, Via del Santo 25, 35010 Limena (Pd), inaugurerà la mostra personale di pittura “Tutto è musica” dell’artista Gianni Dorigo.
A cura di Maria Palladino.
Mostra personale di pittura ispirata al filone cinematografico dei "musicarelli", in voga fra gli anni '50 e i '70 allo scopo di promuovere e diffondere le canzoni e gli artisti del tempo, che hanno fatto storia e che a tutt'oggi costituiscono nomi di grande rilievo e pregio per la nostra nazione, nel panorama intenazionale: Mina, Celentano, Rita Pavone, Caterina Caselli, Little Tony e tanti altri.
Le opere, 30 inediti a tecnica mista su tela dell'artista Gianni Dorigo, ripercorrono, volgendo lo sguardo alle principali correnti del contemporaneo, queste pellicole, "rivissute" e arricchite attraverso la sensibilità, il gusto elaborativo e tecnico, il senso estetico e l'abilità interpretativa dell'artista.
Una esposizione che regala parte di un'epoca restituendola alla nostra attenzione e al piacere dello sguardo, alla memoria comune e, grazie alla qualità sinestetica delle opere, un viaggio introspettivo alla ricerca e alla scoperta di emozioni ritrovate.
17.03.2017 Maria Palladino
Curriculum di Gianni Dorigo
Gianni Dorigo, nato a Ferrara nel 1953, vive a Firenze ed opera come artista dalla fine degli anni Sessanta. Dal 1980 è docente di “Visual design”. Con un’ininterrotta attività, promossa e seguita da gallerie e firme di rilievo, a 21 anni, nel 1974, tiene la sua prima personale e del 1995 è già la sua prima antologica, nel Palazzo Pretorio di Certaldo ( a cura di Claudio Cerritelli). E’ stato invitato a molte delle più importanti rassegne d’arte sia in Italia che in Europa, tra le quali la “Quadriennale” di Roma. Da oltre un ventennio la sua ricerca intesse uno speciale ed originale dialogo tra pittura e cinema. Il cinema diviene non solo fonte iconografica e d’ispirazione narrativa ma riflesso di memorie ed emozioni personali.
La mostra resterà visitabile fino al 15 settembre 2017.
Orario di apertura: lunedì - venerdì 08,30 - 13,15, 14,15 - 18,30. Sabato 09,00 - 13,30.
Ingresso libero.
Per info: Banca Mediolanum Limena (Pd) 049768244
Gianni Dorigo 3478545108 giannidorigo4@gmail.com
Maria Palladino 3341695479 audramsa@outlook.it
https://www.facebook.com/tuttoemusicagiannidorigo/
https://www.facebook.com/Family-Banker-Office-di-Limena-394065624096951/
A cura di Maria Palladino.
Mostra personale di pittura ispirata al filone cinematografico dei "musicarelli", in voga fra gli anni '50 e i '70 allo scopo di promuovere e diffondere le canzoni e gli artisti del tempo, che hanno fatto storia e che a tutt'oggi costituiscono nomi di grande rilievo e pregio per la nostra nazione, nel panorama intenazionale: Mina, Celentano, Rita Pavone, Caterina Caselli, Little Tony e tanti altri.
Le opere, 30 inediti a tecnica mista su tela dell'artista Gianni Dorigo, ripercorrono, volgendo lo sguardo alle principali correnti del contemporaneo, queste pellicole, "rivissute" e arricchite attraverso la sensibilità, il gusto elaborativo e tecnico, il senso estetico e l'abilità interpretativa dell'artista.
Una esposizione che regala parte di un'epoca restituendola alla nostra attenzione e al piacere dello sguardo, alla memoria comune e, grazie alla qualità sinestetica delle opere, un viaggio introspettivo alla ricerca e alla scoperta di emozioni ritrovate.
17.03.2017 Maria Palladino
Curriculum di Gianni Dorigo
Gianni Dorigo, nato a Ferrara nel 1953, vive a Firenze ed opera come artista dalla fine degli anni Sessanta. Dal 1980 è docente di “Visual design”. Con un’ininterrotta attività, promossa e seguita da gallerie e firme di rilievo, a 21 anni, nel 1974, tiene la sua prima personale e del 1995 è già la sua prima antologica, nel Palazzo Pretorio di Certaldo ( a cura di Claudio Cerritelli). E’ stato invitato a molte delle più importanti rassegne d’arte sia in Italia che in Europa, tra le quali la “Quadriennale” di Roma. Da oltre un ventennio la sua ricerca intesse uno speciale ed originale dialogo tra pittura e cinema. Il cinema diviene non solo fonte iconografica e d’ispirazione narrativa ma riflesso di memorie ed emozioni personali.
La mostra resterà visitabile fino al 15 settembre 2017.
Orario di apertura: lunedì - venerdì 08,30 - 13,15, 14,15 - 18,30. Sabato 09,00 - 13,30.
Ingresso libero.
Per info: Banca Mediolanum Limena (Pd) 049768244
Gianni Dorigo 3478545108 giannidorigo4@gmail.com
Maria Palladino 3341695479 audramsa@outlook.it
https://www.facebook.com/tuttoemusicagiannidorigo/
https://www.facebook.com/Family-Banker-Office-di-Limena-394065624096951/
Altri eventi dell'inserzionista
Claudio Gallo, “IL GIOCO DEGLI ELEMENTI – RAKU – TERRA, ACQUA, FUOCO, ARIA”
07/11/2015 - 21/11/2015
Padova (PD) - Veneto
Inserito da Maria Palladino
COMUNICATO STAMPA
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DI CERAMICA RAKU DELL’ARTISTA CLAUDIO GALLO
“IL GIOCO DEGLI ELEMENTI – RAKU – TERRA, ACQUA, FUOCO, ARIA”
Sabato 7 novembre alle ore 17,00, presso la Galleria MoMArt, Riviera Mussato 4, Padova, inaugurerà la mostra di opere in ceramica raku “Il gioco degli elementi – Raku – terra, acqua, fuoco, aria” dell’artista Claudio Gallo.
A cura di Maria Palladino.
L'antica tecnica ceramica del raku nasce in Giappone a metà del XVI sec., nel sobborgo di Kyoto, ad opera dell’artigiano di origine coreana Chojiro, inizialmente produttore di tegole in tale materiale. Questi manufatti pare colpissero l’interesse del monaco Sen no Riky?, maestro della cerimonia del tè, che egli codificò secondo la formula filosofica detta wabi-cha, e ispirata ad un ideale estetico ed esistenziale basato sul gusto per l’estrema semplicità e il rifiuto dell’ostentazione. Di qui la nascita del raku, in sostituzione della raffinata porcellana di stampo tradizionale per preferire oggetti di fattura apparentemente grezza e modesta, ma di grande valore spirituale. Lo sviluppo di questa nuova forma ceramica prenderà le mosse da quel ramo della filosofia zen denominato “wabi-sabi”: ovvero la bellezza delle cose umili, elementari, imperfette, transitorie, irregolari, che poco apparentemente colpiscono l’occhio ma di grandissimo valore intrinseco. La codificazione degli schemi della cerimonia in gesti precisi e ripetuti, una ben scandita rappresentazione di carattere religioso, sociale ed artistico troverà spazio ed istituzionalizzazione negli spettacoli del tradizionale teatro n?.
Negli anni 60 e 70 la tecnica verrà importata in Occidente, e declinata secondo nuove maniere e procedimenti operativi: dapprima in Inghilterra, grazie al libro “The Pottery Book” del ceramista Bernhard Leach, e successivamente in America, con Warren Gilberston e Paul Soldner che ne sperimentarono le possibilità tramite soggiorni in Giappone e l’arricchirono di metodi innovativi di cottura e di colorazione.
Claudio Gallo, ceramista contemporaneo, riprende e reinterpreta, rivivificandola, la tecnica originale, con apporti dati dalla sua inventiva, dall’estro creativo e dal desiderio di sperimentazione, da quell’impulso di fattore sotteso ad ogni azione che è proprio della personalità del vero artista. Potenza espressiva e gestualità spontanea intervengono a generare una sorta di “performance” intimistica, un dialogo silenzioso con la materia la cui componente ineffabile ed inesprimibile ne costituisce il fascino potente.
Il risultato sono opere scultoree, spesso di aspetto organico - per un ovvio richiamo alla materia di cui sono foggiate - ma anche di carattere informale: strutture che derivano solo in parte dallo sviluppo e dall’evoluzione di un’idea e che in realtà seguono un percorso proprio, una genesi singolare ed individuale costituendo l’estrinsecazione fattuale di un moto dell’anima impetuoso e sincero, dall’inizio alla fine, dall’urgenza del produrre alla sua inevitabile estinzione nell’oggetto compiuto.
La sua ispirazione dà vita a pezzi unici nell’ambito del design e dell’opera d’arte, rendendo evidente come il suo campo d’azione sottenda ad una vera e propria disciplina: fisica, ma anche spirituale e mentale, in cui l’elemento umano costituisce il cardine e il principio ultimo che tiene uniti e soffonde espressione ed unicità alle quattro componenti che vi compartecipano.
31.10.2015 Maria Palladino
Curriculum Claudio Gallo
Claudio Gallo nato nel 1958 vive e lavora a Camposampiero (Pd). Si definisce autodidatta anche se ha trascorso brevi periodi a contatto con esperti ceramisti nelle botteghe artigiane toscane e in alcuni laboratori di Nove di Bassano. Crea soprattutto per la gioia che ne ricava, ha presentato le sue opere in una collettiva a San Donà' di Piave e in Giappone a Fukuoka, al museo storico del bottone intitolato a "Sandro Partesotti" a Vigorovea (Pd).
Inizia la sua ricerca nell'ambito della ceramica alla fine degli anni 80 puntando su forme realizzate con tecniche miste e rifinite tramite diversi tipi di cottura, in particolare quella 'rapida' detta Raku.
La mostra resterà visitabile fino al 21 novembre in orario: lunedì – sabato 15,30 – 19,30. Ingresso libero.
Per informazioni:
Claudio Gallo: icoppi58@gmail.com
Maria Palladino:
3341695479
audramsa@outlook.it
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DI CERAMICA RAKU DELL’ARTISTA CLAUDIO GALLO
“IL GIOCO DEGLI ELEMENTI – RAKU – TERRA, ACQUA, FUOCO, ARIA”
Sabato 7 novembre alle ore 17,00, presso la Galleria MoMArt, Riviera Mussato 4, Padova, inaugurerà la mostra di opere in ceramica raku “Il gioco degli elementi – Raku – terra, acqua, fuoco, aria” dell’artista Claudio Gallo.
A cura di Maria Palladino.
L'antica tecnica ceramica del raku nasce in Giappone a metà del XVI sec., nel sobborgo di Kyoto, ad opera dell’artigiano di origine coreana Chojiro, inizialmente produttore di tegole in tale materiale. Questi manufatti pare colpissero l’interesse del monaco Sen no Riky?, maestro della cerimonia del tè, che egli codificò secondo la formula filosofica detta wabi-cha, e ispirata ad un ideale estetico ed esistenziale basato sul gusto per l’estrema semplicità e il rifiuto dell’ostentazione. Di qui la nascita del raku, in sostituzione della raffinata porcellana di stampo tradizionale per preferire oggetti di fattura apparentemente grezza e modesta, ma di grande valore spirituale. Lo sviluppo di questa nuova forma ceramica prenderà le mosse da quel ramo della filosofia zen denominato “wabi-sabi”: ovvero la bellezza delle cose umili, elementari, imperfette, transitorie, irregolari, che poco apparentemente colpiscono l’occhio ma di grandissimo valore intrinseco. La codificazione degli schemi della cerimonia in gesti precisi e ripetuti, una ben scandita rappresentazione di carattere religioso, sociale ed artistico troverà spazio ed istituzionalizzazione negli spettacoli del tradizionale teatro n?.
Negli anni 60 e 70 la tecnica verrà importata in Occidente, e declinata secondo nuove maniere e procedimenti operativi: dapprima in Inghilterra, grazie al libro “The Pottery Book” del ceramista Bernhard Leach, e successivamente in America, con Warren Gilberston e Paul Soldner che ne sperimentarono le possibilità tramite soggiorni in Giappone e l’arricchirono di metodi innovativi di cottura e di colorazione.
Claudio Gallo, ceramista contemporaneo, riprende e reinterpreta, rivivificandola, la tecnica originale, con apporti dati dalla sua inventiva, dall’estro creativo e dal desiderio di sperimentazione, da quell’impulso di fattore sotteso ad ogni azione che è proprio della personalità del vero artista. Potenza espressiva e gestualità spontanea intervengono a generare una sorta di “performance” intimistica, un dialogo silenzioso con la materia la cui componente ineffabile ed inesprimibile ne costituisce il fascino potente.
Il risultato sono opere scultoree, spesso di aspetto organico - per un ovvio richiamo alla materia di cui sono foggiate - ma anche di carattere informale: strutture che derivano solo in parte dallo sviluppo e dall’evoluzione di un’idea e che in realtà seguono un percorso proprio, una genesi singolare ed individuale costituendo l’estrinsecazione fattuale di un moto dell’anima impetuoso e sincero, dall’inizio alla fine, dall’urgenza del produrre alla sua inevitabile estinzione nell’oggetto compiuto.
La sua ispirazione dà vita a pezzi unici nell’ambito del design e dell’opera d’arte, rendendo evidente come il suo campo d’azione sottenda ad una vera e propria disciplina: fisica, ma anche spirituale e mentale, in cui l’elemento umano costituisce il cardine e il principio ultimo che tiene uniti e soffonde espressione ed unicità alle quattro componenti che vi compartecipano.
31.10.2015 Maria Palladino
Curriculum Claudio Gallo
Claudio Gallo nato nel 1958 vive e lavora a Camposampiero (Pd). Si definisce autodidatta anche se ha trascorso brevi periodi a contatto con esperti ceramisti nelle botteghe artigiane toscane e in alcuni laboratori di Nove di Bassano. Crea soprattutto per la gioia che ne ricava, ha presentato le sue opere in una collettiva a San Donà' di Piave e in Giappone a Fukuoka, al museo storico del bottone intitolato a "Sandro Partesotti" a Vigorovea (Pd).
Inizia la sua ricerca nell'ambito della ceramica alla fine degli anni 80 puntando su forme realizzate con tecniche miste e rifinite tramite diversi tipi di cottura, in particolare quella 'rapida' detta Raku.
La mostra resterà visitabile fino al 21 novembre in orario: lunedì – sabato 15,30 – 19,30. Ingresso libero.
Per informazioni:
Claudio Gallo: icoppi58@gmail.com
Maria Palladino:
3341695479
audramsa@outlook.it
Mostra personale di fotografia di Alessandro Spadotto “Yemen. Un viaggio interrotto”
21/01/2017 - 04/02/2017
Padova (PD) - Veneto
Inserito da Maria Palladino
Sabato 21 gennaio alle ore 17,30, presso la Galleria MoMArt, Riviera Mussato 4, Padova, si inaugurerà la mostra “Yemen. Un viaggio interrotto”, personale di fotografia di Alessandro Spadotto. A cura di Maria Palladino.
La mostra “Yemen, un viaggio interrotto” racconta un viaggio compiuto dall’autore nel 2012, dal maggio all’agosto, nella repubblica dello Yemen, Stato confinante a nord con l’Arabia Saudita e a est con l’Oman. Bagnato a ovest dal Mar Rosso e a sud dal Golfo di Aden (Oceano Indiano), comprende inoltre l’arcipelago di Socotra, nell’Oceano Indiano, e gli arcipelaghi di Perim e Kamaran, nel Mar Rosso.
Il Paese, il più povero di tutta la Penisola Araba e fra i più poveri al mondo, è purtroppo teatro da marzo 2015 di una sanguinosa guerra civile, che vede coinvolti l’esercito governativo, i ribelli sciiti houthi, i miliziani di Al Qaeda e una coalizione di paesi arabi guidati dall’Arabia Saudita.
Nonostante l’estrema indigenza della popolazione, l’emergenza sanitaria e la situazione sociale e politica di grave entità, la repubblica dello Yemen rimane, dal punto di vista paesaggistico, architettonico e per storia e tradizioni uno dei paesi più affascinanti.
Già Pier Paolo Pasolini, che vi girò “Il fiore delle Mille e una notte” e dedicò alle mura di Sana’a, la capitale, un documentario nel 1971, ne descrisse l’incanto e l’assoluta necessità di preservare la bellezza dei suoi caratteristici edifici dalla distruzione del progresso dilagante, promuovendo un appello all’Unesco. Solo dopo la morte del regista, nel 1986, la città sarebbe stata dichiarata “patrimonio dell’umanità”.
Alessandro Spadotto cattura, in queste immagini di viaggio e di scoperta, lo spirito e l’anima di questo luogo, oltre a documentarne lo stato attuale e le consuetudini di vita del popolo yemenita.
La sua è una fotografia diretta, priva di orpelli, attenta alla focalizzazione dei dettagli, come ad ottenere una visione panoramica quanto più inclusiva e precisa sul paesaggio.
Le ampie distese desertiche, i monumenti architettonici e i palazzi costruiti come per tradizione secolare in mattoni d’argilla e paglia essiccata, rivestita d’intonaco chiaro e decorata con motivi fitomorfici e geometrici, i campi coltivati a qat e alberi da frutta. Si tratta di visioni senza tempo, in cui la storia si mescola alla contemporaneità, lasciando il quadro d’insieme più completo e suggestivo.
La fotografia di Alessandro Spadotto è interessata a comprendere e indagare, sempre comunque con sguardo rispettoso e discreto, le usanze e i modi di vivere delle persone ritratte: nei suoi ritratti fotografici spiccano in primissimo piano i volti, soprattutto gli occhi, che colpiscono per profondità e apparente innocenza.
Un paese di contraddizioni, un viaggio emozionante che si conclude purtroppo con la drammatica esperienza del rapimento, ma che ha lasciato ad ogni modo nel fotografo il desiderio di tornarvi, come per completare un’esperienza che da materiale e mentale diviene spirituale, che apre interessanti interrogativi sul presente e che si configura idealmente quasi quale ricerca sulle comuni origini e sulle talvolta apparentemente inconciliabili differenze esistenti fra etnie.
06.01.2017 Maria Palladino
Alessandro Spadotto nasce nel 1983 a San Vito al Tagliamento (PN). Comincia ad interessarsi alla fotografia nel 2008, e grazie al suo lavoro ha l'opportunità di conoscere luoghi accessibili a pochi, come Libano, Kosovo e Afghanistan. Nel 2012 arriva in Yemen dove resta affascinato dalla realtà locale, tesa tra i due estremi di un vivere semplice e modesto e le problematiche legate ai gravi conflitti sociali e politici che tuttora segnano la storia del Paese. La prospettiva di trascorrere sei mesi in Yemen viene bruscamente interrotta dal rapimento.
La mostra resterà visitabile fino a sabato 04 febbraio in orario: lun. - sab. 15,30 - 19,30. Ingresso libero.
Per informazioni:
www.momart.padova.it info@momartpadova.it
Alessandro Spadotto:
https://www.facebook.com/Alessandro-Spadotto-ph-486340624813127/
www.alessandrospadotto.com info@alessandrospadotto.com
Maria Palladino:
3341695479 audramsa@outlook.it
La mostra “Yemen, un viaggio interrotto” racconta un viaggio compiuto dall’autore nel 2012, dal maggio all’agosto, nella repubblica dello Yemen, Stato confinante a nord con l’Arabia Saudita e a est con l’Oman. Bagnato a ovest dal Mar Rosso e a sud dal Golfo di Aden (Oceano Indiano), comprende inoltre l’arcipelago di Socotra, nell’Oceano Indiano, e gli arcipelaghi di Perim e Kamaran, nel Mar Rosso.
Il Paese, il più povero di tutta la Penisola Araba e fra i più poveri al mondo, è purtroppo teatro da marzo 2015 di una sanguinosa guerra civile, che vede coinvolti l’esercito governativo, i ribelli sciiti houthi, i miliziani di Al Qaeda e una coalizione di paesi arabi guidati dall’Arabia Saudita.
Nonostante l’estrema indigenza della popolazione, l’emergenza sanitaria e la situazione sociale e politica di grave entità, la repubblica dello Yemen rimane, dal punto di vista paesaggistico, architettonico e per storia e tradizioni uno dei paesi più affascinanti.
Già Pier Paolo Pasolini, che vi girò “Il fiore delle Mille e una notte” e dedicò alle mura di Sana’a, la capitale, un documentario nel 1971, ne descrisse l’incanto e l’assoluta necessità di preservare la bellezza dei suoi caratteristici edifici dalla distruzione del progresso dilagante, promuovendo un appello all’Unesco. Solo dopo la morte del regista, nel 1986, la città sarebbe stata dichiarata “patrimonio dell’umanità”.
Alessandro Spadotto cattura, in queste immagini di viaggio e di scoperta, lo spirito e l’anima di questo luogo, oltre a documentarne lo stato attuale e le consuetudini di vita del popolo yemenita.
La sua è una fotografia diretta, priva di orpelli, attenta alla focalizzazione dei dettagli, come ad ottenere una visione panoramica quanto più inclusiva e precisa sul paesaggio.
Le ampie distese desertiche, i monumenti architettonici e i palazzi costruiti come per tradizione secolare in mattoni d’argilla e paglia essiccata, rivestita d’intonaco chiaro e decorata con motivi fitomorfici e geometrici, i campi coltivati a qat e alberi da frutta. Si tratta di visioni senza tempo, in cui la storia si mescola alla contemporaneità, lasciando il quadro d’insieme più completo e suggestivo.
La fotografia di Alessandro Spadotto è interessata a comprendere e indagare, sempre comunque con sguardo rispettoso e discreto, le usanze e i modi di vivere delle persone ritratte: nei suoi ritratti fotografici spiccano in primissimo piano i volti, soprattutto gli occhi, che colpiscono per profondità e apparente innocenza.
Un paese di contraddizioni, un viaggio emozionante che si conclude purtroppo con la drammatica esperienza del rapimento, ma che ha lasciato ad ogni modo nel fotografo il desiderio di tornarvi, come per completare un’esperienza che da materiale e mentale diviene spirituale, che apre interessanti interrogativi sul presente e che si configura idealmente quasi quale ricerca sulle comuni origini e sulle talvolta apparentemente inconciliabili differenze esistenti fra etnie.
06.01.2017 Maria Palladino
Alessandro Spadotto nasce nel 1983 a San Vito al Tagliamento (PN). Comincia ad interessarsi alla fotografia nel 2008, e grazie al suo lavoro ha l'opportunità di conoscere luoghi accessibili a pochi, come Libano, Kosovo e Afghanistan. Nel 2012 arriva in Yemen dove resta affascinato dalla realtà locale, tesa tra i due estremi di un vivere semplice e modesto e le problematiche legate ai gravi conflitti sociali e politici che tuttora segnano la storia del Paese. La prospettiva di trascorrere sei mesi in Yemen viene bruscamente interrotta dal rapimento.
La mostra resterà visitabile fino a sabato 04 febbraio in orario: lun. - sab. 15,30 - 19,30. Ingresso libero.
Per informazioni:
www.momart.padova.it info@momartpadova.it
Alessandro Spadotto:
https://www.facebook.com/Alessandro-Spadotto-ph-486340624813127/
www.alessandrospadotto.com info@alessandrospadotto.com
Maria Palladino:
3341695479 audramsa@outlook.it
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"Codice Arcaico" di Rodolfo Lepre
06/06/2015 - 05/07/2015
Padova (PD) - Veneto
Inserito da galleria berga
Dal 06 Giugno al 05 Luglio
Inaugurazione: Sabato 6 Giugno, ore 18.00
C.trà Porton del Luzzo, 16, VICENZA – www.galleriaberga.it - info@galleriaberga.it
Orari: Dal martedì al sabato, 16.30 – 19.30
Galleria Berga è lieta di comunicare che Sabato 6 Giugno 2015 verrà inaugurata la mostra
"Codice Arcaico" dell'artista friulano Rodolfo Lepre. Con la presentazione del critico e curatore della mostra Giancarlo Bonomo, sarà possibile avvicinarsi alla creatività di un'arte che affonda le sue radici in un'architettura antica, quella dell'antica Roma.
La suggestiva cornice del Teatro Romano che ospita la Galleria Berga appare come la naturale collocazione di questa collezione, creata da un architetto nato e formatosi ad Aquileia, un luogo noto per le importanti testimonianze archeologiche risalenti alla Roma Augustea.
Rodolfo Lepre - Friuli
L'artista comincia la sua esperienza da architetto. Fin da giovanissimo si scopre attratto dalle arti figurative, in seguito, tuttavia, sente l'esigenza di esprimersi attraverso altri mezzi, più adatti a contenere la sua emotività. Si rivolge quindi al colore, prima, affiancandolo poi a materiali e lavorazioni che richiamano inequivocabilmente il mondo dell'architettura e della costruzione: cementi, gessi, colle, stucchi, sabbie, intonaci, acrilici, ossidi, sono solo alcune delle componenti sostanziali che Lepre utilizza nelle sue opere, cui regala una nuova fierezza, libera dalle connotazioni quasi 'industriali' che questi elementi originariamente si portano dietro.
La materia non viene più intesa come "mezzo", è invece glorificata e diventa soggetto stesso dell'opera, slegata definitivamente da un ruolo che generalmente le viene attribuito a priori dallo spettatore, che, spiazzato, viene invitato a cogliere nuovi legami tra forma e sostanza.
"L’opera non più rappresentazione del reale, ma essa stessa è realtà, non dimostrazione di generica abilità, ma pura e sola concretizzazione di una breve emozione, di uno stato d’essere: traccia esistenziale; mediazione tra l’uomo ed il suo spirito, sacro ed immortale." - Rodolo Lepre.
Inaugurazione: Sabato 6 Giugno, ore 18.00
C.trà Porton del Luzzo, 16, VICENZA – www.galleriaberga.it - info@galleriaberga.it
Orari: Dal martedì al sabato, 16.30 – 19.30
Galleria Berga è lieta di comunicare che Sabato 6 Giugno 2015 verrà inaugurata la mostra
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La suggestiva cornice del Teatro Romano che ospita la Galleria Berga appare come la naturale collocazione di questa collezione, creata da un architetto nato e formatosi ad Aquileia, un luogo noto per le importanti testimonianze archeologiche risalenti alla Roma Augustea.
Rodolfo Lepre - Friuli
L'artista comincia la sua esperienza da architetto. Fin da giovanissimo si scopre attratto dalle arti figurative, in seguito, tuttavia, sente l'esigenza di esprimersi attraverso altri mezzi, più adatti a contenere la sua emotività. Si rivolge quindi al colore, prima, affiancandolo poi a materiali e lavorazioni che richiamano inequivocabilmente il mondo dell'architettura e della costruzione: cementi, gessi, colle, stucchi, sabbie, intonaci, acrilici, ossidi, sono solo alcune delle componenti sostanziali che Lepre utilizza nelle sue opere, cui regala una nuova fierezza, libera dalle connotazioni quasi 'industriali' che questi elementi originariamente si portano dietro.
La materia non viene più intesa come "mezzo", è invece glorificata e diventa soggetto stesso dell'opera, slegata definitivamente da un ruolo che generalmente le viene attribuito a priori dallo spettatore, che, spiazzato, viene invitato a cogliere nuovi legami tra forma e sostanza.
"L’opera non più rappresentazione del reale, ma essa stessa è realtà, non dimostrazione di generica abilità, ma pura e sola concretizzazione di una breve emozione, di uno stato d’essere: traccia esistenziale; mediazione tra l’uomo ed il suo spirito, sacro ed immortale." - Rodolo Lepre.
Manuel Felisi. Di terra e d'acqua
16/05/2015 - 03/06/2015
Padova (PD) - Veneto
Inserito da CSArt Serri
In occasione della decima edizione di “Fotografia Europea”, la Galleria de’ Bonis di Reggio Emilia propone, in collaborazione con Fai Giovani Reggio Emilia, “Di terra e d’acqua”, mostra personale di Manuel Felisi, artista milanese che parte da un supporto fotografico per dar vita a complesse opere d’arte multidisciplinari e polimateriche.
L’esposizione sarà allestita, dal 16 maggio al 3 giugno 2015, nella doppia sede della Galleria de’ Bonis (Viale dei Mille, 44/B) e di Palazzo Manenti (Corso Garibaldi, 5) che, sabato 16 maggio, alle ore 18.00, ospiterà il vernissage.
Accanto alla fotografia, Felisi si serve della pittura e del collage e sviluppa le sue opere attraverso diversi materiali, dalla tela alla carta, dal cemento armato alla resina.
La mostra si articola su due tematiche: la terra e l’acqua. Il primo nucleo di opere, esposte alla Galleria de’ Bonis, ha il suo cuore in una serie di pezzi su cemento armato che hanno come protagonista proprio la città di Reggio Emilia, per poi svilupparsi in opere su tela di più ampio respiro che esplorano ambiente e persone. A Palazzo Manenti sono invece presenti opere che ritraggono figure umane immerse nell’acqua in un’atmosfera rarefatta e onirica.
La collaborazione con la delegazione di Reggio Emilia del FAI Giovani ha reso possibile ambientare parte delle opere nella suggestiva cornice di Palazzo Manenti. L’edificio, dimora tardo-rinascimentale fondata su misure-simbolo e intessuta di episodi figurativi, racconta i cinque secoli di storia muraria e di eventi che lo hanno visto imprescindibile tassello e protagonista nella vita urbana, politica e artistica di Reggio Emilia. Ancor vivo nel Palazzo è un genius loci che non si disperde nelle mutate temperie culturali, ideologiche ed estetiche ma permane con forza tra le sue pietre.
È stato così possibile raddoppiare lo spazio espositivo per questo artista che sta vivendo un momento di grandissimo successo, scandito da importanti mostre in Italia e all’estero.
La mostra, realizzata con il sostegno di Reggiana Gourmet, Reggionline e Maioli Piante, sarà visitabile fino al 3 giugno 2015. La Galleria de’ Bonis è aperta da martedì a sabato ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00. Palazzo Manenti sarà eccezionalmente aperto al pubblico sabato 16 e domenica 17, sabato 23 e domenica 24 maggio ore 10.00-13.00 e 15.00-20.00. Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
Manuel Felisi nasce a Milano, dove vive e lavora. Ha partecipato, negli ultimi anni, a mostre personali e collettive a Roma, Milano, Lugano, Barcellona, Istanbul, Pechino. Le sue opere sono sempre presenti nelle principali fiere, da Bologna a Parigi e Basilea. Hanno scritto di lui Ivan Quaroni, Chiara Canali, Alberto Mattia Martini e tanti altri.
L’esposizione sarà allestita, dal 16 maggio al 3 giugno 2015, nella doppia sede della Galleria de’ Bonis (Viale dei Mille, 44/B) e di Palazzo Manenti (Corso Garibaldi, 5) che, sabato 16 maggio, alle ore 18.00, ospiterà il vernissage.
Accanto alla fotografia, Felisi si serve della pittura e del collage e sviluppa le sue opere attraverso diversi materiali, dalla tela alla carta, dal cemento armato alla resina.
La mostra si articola su due tematiche: la terra e l’acqua. Il primo nucleo di opere, esposte alla Galleria de’ Bonis, ha il suo cuore in una serie di pezzi su cemento armato che hanno come protagonista proprio la città di Reggio Emilia, per poi svilupparsi in opere su tela di più ampio respiro che esplorano ambiente e persone. A Palazzo Manenti sono invece presenti opere che ritraggono figure umane immerse nell’acqua in un’atmosfera rarefatta e onirica.
La collaborazione con la delegazione di Reggio Emilia del FAI Giovani ha reso possibile ambientare parte delle opere nella suggestiva cornice di Palazzo Manenti. L’edificio, dimora tardo-rinascimentale fondata su misure-simbolo e intessuta di episodi figurativi, racconta i cinque secoli di storia muraria e di eventi che lo hanno visto imprescindibile tassello e protagonista nella vita urbana, politica e artistica di Reggio Emilia. Ancor vivo nel Palazzo è un genius loci che non si disperde nelle mutate temperie culturali, ideologiche ed estetiche ma permane con forza tra le sue pietre.
È stato così possibile raddoppiare lo spazio espositivo per questo artista che sta vivendo un momento di grandissimo successo, scandito da importanti mostre in Italia e all’estero.
La mostra, realizzata con il sostegno di Reggiana Gourmet, Reggionline e Maioli Piante, sarà visitabile fino al 3 giugno 2015. La Galleria de’ Bonis è aperta da martedì a sabato ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00. Palazzo Manenti sarà eccezionalmente aperto al pubblico sabato 16 e domenica 17, sabato 23 e domenica 24 maggio ore 10.00-13.00 e 15.00-20.00. Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
Manuel Felisi nasce a Milano, dove vive e lavora. Ha partecipato, negli ultimi anni, a mostre personali e collettive a Roma, Milano, Lugano, Barcellona, Istanbul, Pechino. Le sue opere sono sempre presenti nelle principali fiere, da Bologna a Parigi e Basilea. Hanno scritto di lui Ivan Quaroni, Chiara Canali, Alberto Mattia Martini e tanti altri.