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Evento: IN ART Obiettivo Fotografia
08/09/2017 - 01/10/2017
Dettagli
Data di inserimento: | 28/07/2017 - 11:34 |
Luogo: | San Polo d'Enza (RE) - Emilia-Romagna |
Data di inizio: | 08/09/2017 |
Data di fine | 01/10/2017 |
Descrizione
A Villa Genesio di San Polo d’Enza (RE), dall’8 settembre al 1 ottobre 2017, un viaggio attraverso la fotografia contemporanea con “IN ART Obiettivo Fotografia”, esposizione collettiva curata da Elisabetta Margini con un testo di Toni Contiero.
La mostra, che per il terzo anno consecutivo porterà l’arte nelle stanze seicentesche di Villa Genesio, è realizzata in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza. Il vernissage si terrà venerdì 8 settembre alle ore 18.00, alla presenza degli artisti, della curatrice e dei rappresentanti delle Istituzioni.
In esposizione, le ricerche fotografiche di Fabrizio Artoni, Achille Ascani, Alle Basso, Eduardo Becchimanzi, Marco Borciani, Alessandro Brintazzoli, Alessandra Calò, Francesca Catellani, Antonio Cavicchioni, Toni Contiero (in collaborazione con Laura Cadelo, Corrado Costa, Compagnia Teatrale Pietribiasi Tedeschi), Daniele Corradini, Enzo Crispino, Marcello Grassi, Massimo Mantovani, Franco Monari, Marco Montanari, Carlo Vannini, Riccardo Varini. Nel giardino saranno inoltre presentate le sculture in ferro zincato di Oscar Accorsi.
«Scatti svelati – spiega Elisabetta Margini – dove stile e tecnica non sono lo scopo o il fine, ma un mezzo per realizzare immagini che nascono ben prima della ripresa. Negativi e positivi che riassumono una visione personale e originale della realtà a prescindere dal soggetto che, a sua volta, si trasforma in espressione d’arte e momento di storia. Obiettivi in movimento, desiderosi di scoprire, emozionare, catturare. Soggetti, luoghi, ambientazioni, geometrie, prospettive reali o surreali, ispiratrici di un progetto artistico da perpetuare nel tempo».
«Il Fotografo ai tempi della Rete – aggiunge Toni Contiero – è un essere bulimico, onnivoro, multimediale, contaminato, che non può più limitarsi e deve osare, talvolta restringendo il campo d’azione, limitando, fedele al proprio diktat interiore, la propria ricerca a ciò che conosce veramente, cioè le proprie ossessioni. Per assurdo, porsi dei limiti significa aprirsi a nuove prospettive, “alla calma, al lusso e alla voluttà” di prendersi il tempo per riflettere e capire. Ammirare la Luce: the inmost light, una luce intima, che ha a che fare con la parte più segreta e nascosta dello spirito di un artista».
Il percorso espositivo si snoderà dalle cantine di Villa Genesio sino al solaio, attraverso il salone al piano terra e le stanze del primo e del secondo piano. Una seconda parte della mostra sarà allestita all’interno dell’ex casa del custode e nell’annesso giardino.
Villa Genesio (Via Don P. Borghi 14, San Polo d’Enza, Reggio Emilia) sarà aperta al pubblico il venerdì con orario 15.00-22.00, sabato e domenica ore 10.00-22.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 241729, biblioteca@comune.sanpolodenza.re.it, www.comune.sanpolodenza.re.it, www.facebook.com/villagenesio.
Villa Genesio è un’antica dimora residenziale con giardino risalente al XVII secolo di proprietà della famiglia Margini-Villa, il cui cognome ha origine dal luogo di provenienza “Villa delle Ville”. Tommaso Villa e successivamente il figlio Genesio modificarono in piccola parte, nel corso del XIX secolo, l’impianto originale. L’attuale configurazione risale ad ulteriori interventi eseguiti nel XX secolo ad opera degli eredi. La grande cantina con il pozzo e la raccolta di reperti lapidei sono documento storico di notevole interesse. Dal 2015 Villa Genesio ha aperto le sue porte all’arte contemporanea: nel 2015 l’Associazione Culturale Merende d’Artista, in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza, ha presentato “Who Où. Arte fuori luogo”; nel 2016 Villa Genesio, in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza, ha presentato “IN ART nel segno del contemporaneo”, a cura di Lia Bedogni, Elisabetta Margini, Riccardo Varini. Nel 2016, in concomitanza con la mostra, sono state inoltre recuperate e aperte al pubblico le stanze dell’ex casa del custode.
La mostra, che per il terzo anno consecutivo porterà l’arte nelle stanze seicentesche di Villa Genesio, è realizzata in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza. Il vernissage si terrà venerdì 8 settembre alle ore 18.00, alla presenza degli artisti, della curatrice e dei rappresentanti delle Istituzioni.
In esposizione, le ricerche fotografiche di Fabrizio Artoni, Achille Ascani, Alle Basso, Eduardo Becchimanzi, Marco Borciani, Alessandro Brintazzoli, Alessandra Calò, Francesca Catellani, Antonio Cavicchioni, Toni Contiero (in collaborazione con Laura Cadelo, Corrado Costa, Compagnia Teatrale Pietribiasi Tedeschi), Daniele Corradini, Enzo Crispino, Marcello Grassi, Massimo Mantovani, Franco Monari, Marco Montanari, Carlo Vannini, Riccardo Varini. Nel giardino saranno inoltre presentate le sculture in ferro zincato di Oscar Accorsi.
«Scatti svelati – spiega Elisabetta Margini – dove stile e tecnica non sono lo scopo o il fine, ma un mezzo per realizzare immagini che nascono ben prima della ripresa. Negativi e positivi che riassumono una visione personale e originale della realtà a prescindere dal soggetto che, a sua volta, si trasforma in espressione d’arte e momento di storia. Obiettivi in movimento, desiderosi di scoprire, emozionare, catturare. Soggetti, luoghi, ambientazioni, geometrie, prospettive reali o surreali, ispiratrici di un progetto artistico da perpetuare nel tempo».
«Il Fotografo ai tempi della Rete – aggiunge Toni Contiero – è un essere bulimico, onnivoro, multimediale, contaminato, che non può più limitarsi e deve osare, talvolta restringendo il campo d’azione, limitando, fedele al proprio diktat interiore, la propria ricerca a ciò che conosce veramente, cioè le proprie ossessioni. Per assurdo, porsi dei limiti significa aprirsi a nuove prospettive, “alla calma, al lusso e alla voluttà” di prendersi il tempo per riflettere e capire. Ammirare la Luce: the inmost light, una luce intima, che ha a che fare con la parte più segreta e nascosta dello spirito di un artista».
Il percorso espositivo si snoderà dalle cantine di Villa Genesio sino al solaio, attraverso il salone al piano terra e le stanze del primo e del secondo piano. Una seconda parte della mostra sarà allestita all’interno dell’ex casa del custode e nell’annesso giardino.
Villa Genesio (Via Don P. Borghi 14, San Polo d’Enza, Reggio Emilia) sarà aperta al pubblico il venerdì con orario 15.00-22.00, sabato e domenica ore 10.00-22.00. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 241729, biblioteca@comune.sanpolodenza.re.it, www.comune.sanpolodenza.re.it, www.facebook.com/villagenesio.
Villa Genesio è un’antica dimora residenziale con giardino risalente al XVII secolo di proprietà della famiglia Margini-Villa, il cui cognome ha origine dal luogo di provenienza “Villa delle Ville”. Tommaso Villa e successivamente il figlio Genesio modificarono in piccola parte, nel corso del XIX secolo, l’impianto originale. L’attuale configurazione risale ad ulteriori interventi eseguiti nel XX secolo ad opera degli eredi. La grande cantina con il pozzo e la raccolta di reperti lapidei sono documento storico di notevole interesse. Dal 2015 Villa Genesio ha aperto le sue porte all’arte contemporanea: nel 2015 l’Associazione Culturale Merende d’Artista, in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza, ha presentato “Who Où. Arte fuori luogo”; nel 2016 Villa Genesio, in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza, ha presentato “IN ART nel segno del contemporaneo”, a cura di Lia Bedogni, Elisabetta Margini, Riccardo Varini. Nel 2016, in concomitanza con la mostra, sono state inoltre recuperate e aperte al pubblico le stanze dell’ex casa del custode.
Altri eventi dell'inserzionista
Marco Bolognesi, Blue Unnatural
02/05/2017 - 05/05/2017
Bologna (BO) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Luce blu e pioggia incessante, le astronavi sfrecciano nel cielo mentre i fasci di luce dei grandi robot guardiani pattugliano la terra. Manifesti di donne seminude e armate si stagliano sui palazzi inneggiando alla vittoria contro i “ribelli” a garanzia della pace. Sendai City wants you!
Dopo l’anteprima museale a Merano, Bologna e Napoli nell’ambito di “Sendai City”, mostra antologica di Marco Bolognesi curata da Valerio Dehò, il cortometraggio “Blue Unnatural”, nella versione definitiva (13 minuti, colore, animazione, HD Stereo, ITA, 2017), approda al “Future Film Festival” di Bologna e ad “Ibrida, festival delle arti intermediali” di Forlì.
La prima proiezione, nell’ambito della rassegna “Future Film Short”, si terrà martedì 2 maggio 2017, alle ore 23.00, nella Piazzetta Pier Paolo Pasolini di Bologna, con replica mercoledì 3 maggio alle ore 14.00; la seconda proiezione di terrà venerdì 5 maggio 2017, alle ore 19.30, nella Sala Rossa di Forlì. Sarà presente l’autore.
«Marco Bolognesi – dichiara Valerio Dehò – è uno dei pochi, se non l’unico, artista visivo contemporaneo che lavora dentro l’universo cyberpunk. La sua narrazione parte da un tema classico della letteratura cyber: immaginare un mondo in cui c’è chi controlla e chi è controllato».
All’interno del cortometraggio si ritrovano molti dei personaggi che caratterizzano la produzione di Bolognesi – donne mutanti, robot e cyborg – ma il vero cuore dell’opera è la città stessa, fantascientifica e cyberpunk, un mondo dove la libertà personale è annullata e perseguita, dove la comunicazione propagandistica si nutre dell’ossimoro della pace armata e operai privi di identità lavorano in catena di montaggio per costruire donne blu pronte a distruggere chiunque si opponga alla legge delle multinazionali.
Punto di partenza, il cinema di Antonio Margheriti. Tributo ad un grande regista di genere le cui pellicole, soprattutto horror e sci-fi, hanno fatto scuola nel b-movie italiano ed internazionale. Le scene di esterni sono state girate ex novo utilizzando il moke-up della città (proprio come si faceva negli anni ’60), con luci, mezzi volanti e pubblicità a schermo animate in post-produzione. Le scene di interni sono state realizzate a partire da piccole parti estratte dalle pellicole di Margheriti e rimontate in un mash-up complesso, stampato, fotogramma per fotogramma, sovra-dipinto a mano, digitalizzato e animato.
«Ho creato un mondo distopico – dichiara Marco Bolognesi – basato sulle “malformazioni” della nostra realtà come monito. Raccontare le proiezioni future di queste problematiche è discutere quelle contemporanee, concependo il fare politica dell’arte come analisi del sociale».
«L’universo in mutazione – conclude Valerio Dehò – vive le scorie del passato futuro, però ha in sé il germe di una forma evolutiva che si ripete. La saga continua, non termina qui, ci saranno altri episodi, altre avventure, altri blu da guardare e ricordare…».
Nelle giornate in cui sono previste le proiezioni di “Blue Unnatural” a Bologna e Forlì è, infatti, già in fase di lavorazione un nuovo cortometraggio di Marco Bolognesi in tre capitoli, nuovo tassello del Bomar Universe.
“Blue Unnatural” è la prima produzione del neo-nato Bomar Studio, realizzata in collaborazione con Abc (Bologna), Kunst Merano Arte (Merano), PAN (Napoli) e SetUp (Bologna).
Per informazioni ed approfondimenti: tel. 347 6785582, bomarstudio@gmail.com, www.marcobolognesi.co.uk, www.facebook.com/bomarstudio/.
Marco Bolognesi, artista multimediale la cui arte spazia dal disegno alla pittura, dal cinema alla fotografia e al video, nasce a Bologna nel 1974. Prima dei trent’anni, trasferitosi a Londra, vince “The Artist in Residence Award” all’Istituto Culturale Italiano dando così inizio ad una carriera internazionale: oltre a Londra, le sue opere sono esposte a Vienna, Salisburgo, Budapest, Miami, New York, Chicago e Singapore. Nel 2014, collaborando con il critico e curatore Valerio Dehò, inizia il multiarticolato progetto “Sendai City” che si sviluppa in tre mostre personali che si susseguono tra la fine del 2014 e la prima metà del 2015 presso il Kunst Meran, Abc a Bologna ed il PAN di Napoli. Sempre nel 2015 il curatore Massimo Scaringella lo seleziona per il padiglione “Perspectivas Italianas” della Bienal del Fin del Mundo in Cile ed in Argentina. Nel 2016, in occasione della Biennale Italia-Cina, parte del materiale di lavorazione del filmato d’animazione “Blue Unnatural” è presentato alla Plastik Factory di Pechino. Nel 2017, l’opera “Mock-up” è esposta nella collettiva “Our Place in Space” a Palazzo Cavalli Franchetti, Venezia. Mostra curata da Antonella Nota e Anna Caterina Bellati, in collaborazione con ESA - European Space Agency e NASA.
Dopo l’anteprima museale a Merano, Bologna e Napoli nell’ambito di “Sendai City”, mostra antologica di Marco Bolognesi curata da Valerio Dehò, il cortometraggio “Blue Unnatural”, nella versione definitiva (13 minuti, colore, animazione, HD Stereo, ITA, 2017), approda al “Future Film Festival” di Bologna e ad “Ibrida, festival delle arti intermediali” di Forlì.
La prima proiezione, nell’ambito della rassegna “Future Film Short”, si terrà martedì 2 maggio 2017, alle ore 23.00, nella Piazzetta Pier Paolo Pasolini di Bologna, con replica mercoledì 3 maggio alle ore 14.00; la seconda proiezione di terrà venerdì 5 maggio 2017, alle ore 19.30, nella Sala Rossa di Forlì. Sarà presente l’autore.
«Marco Bolognesi – dichiara Valerio Dehò – è uno dei pochi, se non l’unico, artista visivo contemporaneo che lavora dentro l’universo cyberpunk. La sua narrazione parte da un tema classico della letteratura cyber: immaginare un mondo in cui c’è chi controlla e chi è controllato».
All’interno del cortometraggio si ritrovano molti dei personaggi che caratterizzano la produzione di Bolognesi – donne mutanti, robot e cyborg – ma il vero cuore dell’opera è la città stessa, fantascientifica e cyberpunk, un mondo dove la libertà personale è annullata e perseguita, dove la comunicazione propagandistica si nutre dell’ossimoro della pace armata e operai privi di identità lavorano in catena di montaggio per costruire donne blu pronte a distruggere chiunque si opponga alla legge delle multinazionali.
Punto di partenza, il cinema di Antonio Margheriti. Tributo ad un grande regista di genere le cui pellicole, soprattutto horror e sci-fi, hanno fatto scuola nel b-movie italiano ed internazionale. Le scene di esterni sono state girate ex novo utilizzando il moke-up della città (proprio come si faceva negli anni ’60), con luci, mezzi volanti e pubblicità a schermo animate in post-produzione. Le scene di interni sono state realizzate a partire da piccole parti estratte dalle pellicole di Margheriti e rimontate in un mash-up complesso, stampato, fotogramma per fotogramma, sovra-dipinto a mano, digitalizzato e animato.
«Ho creato un mondo distopico – dichiara Marco Bolognesi – basato sulle “malformazioni” della nostra realtà come monito. Raccontare le proiezioni future di queste problematiche è discutere quelle contemporanee, concependo il fare politica dell’arte come analisi del sociale».
«L’universo in mutazione – conclude Valerio Dehò – vive le scorie del passato futuro, però ha in sé il germe di una forma evolutiva che si ripete. La saga continua, non termina qui, ci saranno altri episodi, altre avventure, altri blu da guardare e ricordare…».
Nelle giornate in cui sono previste le proiezioni di “Blue Unnatural” a Bologna e Forlì è, infatti, già in fase di lavorazione un nuovo cortometraggio di Marco Bolognesi in tre capitoli, nuovo tassello del Bomar Universe.
“Blue Unnatural” è la prima produzione del neo-nato Bomar Studio, realizzata in collaborazione con Abc (Bologna), Kunst Merano Arte (Merano), PAN (Napoli) e SetUp (Bologna).
Per informazioni ed approfondimenti: tel. 347 6785582, bomarstudio@gmail.com, www.marcobolognesi.co.uk, www.facebook.com/bomarstudio/.
Marco Bolognesi, artista multimediale la cui arte spazia dal disegno alla pittura, dal cinema alla fotografia e al video, nasce a Bologna nel 1974. Prima dei trent’anni, trasferitosi a Londra, vince “The Artist in Residence Award” all’Istituto Culturale Italiano dando così inizio ad una carriera internazionale: oltre a Londra, le sue opere sono esposte a Vienna, Salisburgo, Budapest, Miami, New York, Chicago e Singapore. Nel 2014, collaborando con il critico e curatore Valerio Dehò, inizia il multiarticolato progetto “Sendai City” che si sviluppa in tre mostre personali che si susseguono tra la fine del 2014 e la prima metà del 2015 presso il Kunst Meran, Abc a Bologna ed il PAN di Napoli. Sempre nel 2015 il curatore Massimo Scaringella lo seleziona per il padiglione “Perspectivas Italianas” della Bienal del Fin del Mundo in Cile ed in Argentina. Nel 2016, in occasione della Biennale Italia-Cina, parte del materiale di lavorazione del filmato d’animazione “Blue Unnatural” è presentato alla Plastik Factory di Pechino. Nel 2017, l’opera “Mock-up” è esposta nella collettiva “Our Place in Space” a Palazzo Cavalli Franchetti, Venezia. Mostra curata da Antonella Nota e Anna Caterina Bellati, in collaborazione con ESA - European Space Agency e NASA.
Ab umbra lumen. Galliani incontra Bibiena
01/01/1970 - 01/01/1970
Piacenza (PC) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
A Piacenza, all’interno di una chiesa barocca affrescata da Ferdinando Galli Bibiena, ha sede il Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, una realtà culturale unica al mondo che consente di toccare con mano la Poesia, collante di tutte le arti.
Il Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, in sinergia con la nascente “LABiennale POESIA e oltre”, di cui il Museo è tra i soci fondatori, presenta dal 23 aprile al 24 settembre 2022 la mostra “Ab umbra lumen. Galliani incontra Bibiena”: un dialogo affascinante, e per certi versi abissale, tra un grande maestro contemporaneo, Omar Galliani, e il maestro del quadraturismo barocco, Ferdinando Galli Bibiena, artefice dell’affresco della cupola.
Curato da Massimo Silvotti (ideatore e direttore generale del Museo), il progetto si configura come una sorta di bi-personale sui generis, in cui tutto si rovescia e moltiplica per il tramite di una grande pedana rifrangente che raddoppia i quadri e gli affreschi. Il percorso espositivo comprende una quindicina di opere di Omar Galliani, distribuite all’interno della Chiesa e negli attigui locali dell’Oratorio di San Cristoforo, sede della Biblioteca di Poesia contemporanea. Se nella Chiesa è presentata una selezione di grandi disegni su tavola, tra cui i tre inediti “Botanica della fede” (2022), “Litania del cuore” (2022) e “Oltre la croce” (2022), nella Biblioteca sono esposte alcune opere storiche su tavola e su carta che illustrano il percorso dell’artista.
«Ombra che rischiara, luce che adombra. Siamo – scrive il curatore Massimo Silvotti – nell’Oratorio di San Cristoforo e già questa Cupola del Bibiena dove l’altezza è profondità, ci disorienta. Tutto è precipiziale, eppure saldo, possente, marmoreo. E la sontuosità del Barocco che pure ci cinge di allori, appare fuori casa, spaesata. La chiesa è un teatro, la preghiera, l’acuto di una soprano. È qui che s’innesta Galliani, anch’egli a suo modo Barocco, per sottrazione. Egli ci conduce lo sguardo verso dettagli vibranti, dove parrebbe che tutto abbia inizio. Il buio si riaccende e i neri o i grigi, svestendosi della loro opacità ci invitano a un sussulto di vita. Si avverte in lontananza un sussurro, somiglia a un richiamo, una eco. La solennità del silenzio».
«Galliani – spiega Elena Pontiggia – è uno dei pochi artisti contemporanei che hanno rivalutato e praticato quella che le epoche classiche consideravano l’arte più importante, anzi l’essenza stessa dell’arte. In un mondo dove tutto è virtuale, il disegno è ancora l’arte della mano, del polso, dell’homo faber. Il disegno, con le sue ombre e i suoi contrappunti, le sue gradazioni e le sue sfumature, le sue tonalità espressive mai urlate e mai sgargianti, è una delle tecniche artistiche più capaci di parlare attraverso accenni e allusioni, cioè di rivelare. Proprio questa tecnica lenta, millimetrica, paziente, reticente, retrattile, introversa, sottocutanea, è capace di dire quello che a rigore non è possibile dire. […] La pittura di Galliani è metafisica non perché dipinge manichini e piazze straniate, come de Chirico, ma perché disegna tutto alla luce, anzi nell'oscurità, di un infinito mistero».
«Nella sua arte – conclude Giovanni Gazzaneo – Omar Galliani aspira a un disegno infinito, ma prima che senza confine è senza tempo. Non si consuma nell’ossessione del presente. Non si specchia nel nobile passato. L’arte di Galliani è aperta all’irrompere dell’Oltre, è ricerca struggente di bellezza. Una bellezza che non ti aspetti e che ti sorprende. Prima non c’era. O forse si annunciava come sogno. Di più: come speranza. Eccola che si fa volto, cuore, paesaggio, fiore, stelle, corona di spine…».
In occasione della mostra, è possibile visionare anche la collezione del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, costituita da poesie inedite, lettere autografe, libri di poesia di assoluta rarità, riviste letterarie introvabili, installazioni, quadri, sculture, opere di poesia visiva, lineare, concreta. All’interno dell’Oratorio di San Cristoforo è, inoltre, contenuta una fornitissima biblioteca di poesia contemporanea (ma non solo), italiana e internazionale.
L’esposizione è realizzata con il sostegno di Banca di Piacenza (main sponsor), Fondazione di Piacenza e Vigevano (main sponsor) e Confindustria Piacenza (sponsor), con il supporto della Diocesi di Piacenza e Bobbio, della Fondazione Crocevia, della Fondazione Donatella Ronconi - Enrica Prati, di Piacenza musei in rete e del Quotidiano Libertà (media partner).
Il Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, in sinergia con la nascente “LABiennale POESIA e oltre”, di cui il Museo è tra i soci fondatori, presenta dal 23 aprile al 24 settembre 2022 la mostra “Ab umbra lumen. Galliani incontra Bibiena”: un dialogo affascinante, e per certi versi abissale, tra un grande maestro contemporaneo, Omar Galliani, e il maestro del quadraturismo barocco, Ferdinando Galli Bibiena, artefice dell’affresco della cupola.
Curato da Massimo Silvotti (ideatore e direttore generale del Museo), il progetto si configura come una sorta di bi-personale sui generis, in cui tutto si rovescia e moltiplica per il tramite di una grande pedana rifrangente che raddoppia i quadri e gli affreschi. Il percorso espositivo comprende una quindicina di opere di Omar Galliani, distribuite all’interno della Chiesa e negli attigui locali dell’Oratorio di San Cristoforo, sede della Biblioteca di Poesia contemporanea. Se nella Chiesa è presentata una selezione di grandi disegni su tavola, tra cui i tre inediti “Botanica della fede” (2022), “Litania del cuore” (2022) e “Oltre la croce” (2022), nella Biblioteca sono esposte alcune opere storiche su tavola e su carta che illustrano il percorso dell’artista.
«Ombra che rischiara, luce che adombra. Siamo – scrive il curatore Massimo Silvotti – nell’Oratorio di San Cristoforo e già questa Cupola del Bibiena dove l’altezza è profondità, ci disorienta. Tutto è precipiziale, eppure saldo, possente, marmoreo. E la sontuosità del Barocco che pure ci cinge di allori, appare fuori casa, spaesata. La chiesa è un teatro, la preghiera, l’acuto di una soprano. È qui che s’innesta Galliani, anch’egli a suo modo Barocco, per sottrazione. Egli ci conduce lo sguardo verso dettagli vibranti, dove parrebbe che tutto abbia inizio. Il buio si riaccende e i neri o i grigi, svestendosi della loro opacità ci invitano a un sussulto di vita. Si avverte in lontananza un sussurro, somiglia a un richiamo, una eco. La solennità del silenzio».
«Galliani – spiega Elena Pontiggia – è uno dei pochi artisti contemporanei che hanno rivalutato e praticato quella che le epoche classiche consideravano l’arte più importante, anzi l’essenza stessa dell’arte. In un mondo dove tutto è virtuale, il disegno è ancora l’arte della mano, del polso, dell’homo faber. Il disegno, con le sue ombre e i suoi contrappunti, le sue gradazioni e le sue sfumature, le sue tonalità espressive mai urlate e mai sgargianti, è una delle tecniche artistiche più capaci di parlare attraverso accenni e allusioni, cioè di rivelare. Proprio questa tecnica lenta, millimetrica, paziente, reticente, retrattile, introversa, sottocutanea, è capace di dire quello che a rigore non è possibile dire. […] La pittura di Galliani è metafisica non perché dipinge manichini e piazze straniate, come de Chirico, ma perché disegna tutto alla luce, anzi nell'oscurità, di un infinito mistero».
«Nella sua arte – conclude Giovanni Gazzaneo – Omar Galliani aspira a un disegno infinito, ma prima che senza confine è senza tempo. Non si consuma nell’ossessione del presente. Non si specchia nel nobile passato. L’arte di Galliani è aperta all’irrompere dell’Oltre, è ricerca struggente di bellezza. Una bellezza che non ti aspetti e che ti sorprende. Prima non c’era. O forse si annunciava come sogno. Di più: come speranza. Eccola che si fa volto, cuore, paesaggio, fiore, stelle, corona di spine…».
In occasione della mostra, è possibile visionare anche la collezione del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, costituita da poesie inedite, lettere autografe, libri di poesia di assoluta rarità, riviste letterarie introvabili, installazioni, quadri, sculture, opere di poesia visiva, lineare, concreta. All’interno dell’Oratorio di San Cristoforo è, inoltre, contenuta una fornitissima biblioteca di poesia contemporanea (ma non solo), italiana e internazionale.
L’esposizione è realizzata con il sostegno di Banca di Piacenza (main sponsor), Fondazione di Piacenza e Vigevano (main sponsor) e Confindustria Piacenza (sponsor), con il supporto della Diocesi di Piacenza e Bobbio, della Fondazione Crocevia, della Fondazione Donatella Ronconi - Enrica Prati, di Piacenza musei in rete e del Quotidiano Libertà (media partner).
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Massimo Lagrotteria. In excelsis homo
12/09/2014 - 12/10/2014
Parma (PR) - Emilia-Romagna
Inserito da Marta Santacatterina
Venerdì 12 settembre alle ore 9.00, presso la Dark Room SilmarArtGallery di Carpi, aprirà al pubblico "In excelsis homo" di Massimo Lagrotteria, una mostra allestita in occasione del Festival Filosofia dedicato quest’anno alla “Gloria”. Sabato 13, sempre alle 18.30, l’inaugurazione ufficiale vedrà la presenza dell’artista e alle 22.30 si svolgerà la performance live Sound&Visual del Gruppo Kobayashi.
In occasione del Festival Filosofia, Dark Room SilmarArtGallery di Carpi espone "In excelsis homo", un progetto site specific realizzato da Massimo Lagrotteria e curato da Andrea Saltini.
Le opere di Lagrotteria ritraggono una gallery di personaggi “gloriosi” che sembrano transitare da un “sé minore” a un “sé superiore”. Paiono aver affrontato un'immane e ripida scalata, un'ascesa fatta di onori e azioni insigni, destinata a fama imperitura. Ma in realtà l'uomo dipinto dall’artista è sempre l'uomo d’oggi, anche quando risale a mille anni fa: un uomo piccolo, sopraffatto dall'impellenza e dalla crisi; alla ricerca di una gloria "fai da te" tipicamente warholiana. Quelli di Lagrotteria sembrano esseri cui, un tempo, era toccata in sorte una scintilla divina, una briciola di assoluto, un'impronta di quello spirito che li rendeva capaci di "dire di no" e di trascendere la realtà data; sono rimasti invece miniature tristi e sole, macerie di un’icona un tempo grandiosa.
Come scrive Alessandra Redaelli nel testo critico in catalogo, i visi di Massimo Lagrotteria “qualche volta sono appena definiti, ammantati di un’aura sacrale come sindoni contemporanee (e l’uso di lasciare spesso gli occhi chiusi enfatizza la suggestione mistica), qualche volta risultano più netti e definiti, illuminati da una luce interiore, resi icone di una quotidianità dove la gloria non è più questione di vite eroiche e leggendarie, ma è piuttosto un fatto estemporaneo, fugace, risolto (e dissolto) in pochi attimi”.
La mostra si articola in un insieme di dipinti e in una scultura raffigurante una grande testa, realizzata tramite una colata di cemento contenente polvere ferrosa che, ossidandosi, ha dato luogo a un effetto cromatico intenso e ricco di significato.
Biografia
Massimo Lagrotteria, nato a Lucerna (Svizzera) nel 1972, vive e lavora a Carpi (MO). Da sempre ha incentrato il suo lavoro sullo studio della figura, passando attraverso una continua sperimentazione dei materiali e dei supporti: tela, carta, legno, ferro e rame. Con le sue opere, dipinte prevalentemente a olio, l’artista cerca un irraggiungibile equilibrio attraverso una lenta, inesorabile sottrazione. Attualmente collabora con diverse gallerie in Emilia, Lombardia, Veneto e Liguria.
Didascalia dell’opera:
Massimo Lagrotteria, Entanglement #2, 2014, olio su tavola, 76x76 cm, courtesy l’artista
SCHEDA TECNICA
Massimo Lagrotteria. In excelsis homo
Concept e cura di Andrea Saltini
Introduzione critica di Alessandra Redaelli
Catalogo in galleria
Dal 12 settembre al 12 ottobre 2014
Dark Room SilmarArtGallery
Via Giosuè Carducci 340
41012 Carpi (MO)
Inaugurazione: sabato 13 settembre, ore 18.30
Orari: da lunedì a sabato 9.30-13.00 e 15.30-19.30; giovedì chiuso al pomeriggio
Ingresso libero
Info:
Tel. 059.686995
info@darkroomsilmar.it
www.darkroomsilmar.it
In occasione del Festival Filosofia, Dark Room SilmarArtGallery di Carpi espone "In excelsis homo", un progetto site specific realizzato da Massimo Lagrotteria e curato da Andrea Saltini.
Le opere di Lagrotteria ritraggono una gallery di personaggi “gloriosi” che sembrano transitare da un “sé minore” a un “sé superiore”. Paiono aver affrontato un'immane e ripida scalata, un'ascesa fatta di onori e azioni insigni, destinata a fama imperitura. Ma in realtà l'uomo dipinto dall’artista è sempre l'uomo d’oggi, anche quando risale a mille anni fa: un uomo piccolo, sopraffatto dall'impellenza e dalla crisi; alla ricerca di una gloria "fai da te" tipicamente warholiana. Quelli di Lagrotteria sembrano esseri cui, un tempo, era toccata in sorte una scintilla divina, una briciola di assoluto, un'impronta di quello spirito che li rendeva capaci di "dire di no" e di trascendere la realtà data; sono rimasti invece miniature tristi e sole, macerie di un’icona un tempo grandiosa.
Come scrive Alessandra Redaelli nel testo critico in catalogo, i visi di Massimo Lagrotteria “qualche volta sono appena definiti, ammantati di un’aura sacrale come sindoni contemporanee (e l’uso di lasciare spesso gli occhi chiusi enfatizza la suggestione mistica), qualche volta risultano più netti e definiti, illuminati da una luce interiore, resi icone di una quotidianità dove la gloria non è più questione di vite eroiche e leggendarie, ma è piuttosto un fatto estemporaneo, fugace, risolto (e dissolto) in pochi attimi”.
La mostra si articola in un insieme di dipinti e in una scultura raffigurante una grande testa, realizzata tramite una colata di cemento contenente polvere ferrosa che, ossidandosi, ha dato luogo a un effetto cromatico intenso e ricco di significato.
Biografia
Massimo Lagrotteria, nato a Lucerna (Svizzera) nel 1972, vive e lavora a Carpi (MO). Da sempre ha incentrato il suo lavoro sullo studio della figura, passando attraverso una continua sperimentazione dei materiali e dei supporti: tela, carta, legno, ferro e rame. Con le sue opere, dipinte prevalentemente a olio, l’artista cerca un irraggiungibile equilibrio attraverso una lenta, inesorabile sottrazione. Attualmente collabora con diverse gallerie in Emilia, Lombardia, Veneto e Liguria.
Didascalia dell’opera:
Massimo Lagrotteria, Entanglement #2, 2014, olio su tavola, 76x76 cm, courtesy l’artista
SCHEDA TECNICA
Massimo Lagrotteria. In excelsis homo
Concept e cura di Andrea Saltini
Introduzione critica di Alessandra Redaelli
Catalogo in galleria
Dal 12 settembre al 12 ottobre 2014
Dark Room SilmarArtGallery
Via Giosuè Carducci 340
41012 Carpi (MO)
Inaugurazione: sabato 13 settembre, ore 18.30
Orari: da lunedì a sabato 9.30-13.00 e 15.30-19.30; giovedì chiuso al pomeriggio
Ingresso libero
Info:
Tel. 059.686995
info@darkroomsilmar.it
www.darkroomsilmar.it
Elisa Bertaglia, Out of the blue
15/12/2016 - 29/01/2017
Parma (PR) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
L’immaginario onirico e fiabesco di Elisa Bertaglia in mostra, dal 15 dicembre 2016 al 29 gennaio 2017, presso Officine dell’Immagine di Milano (Via Atto Vannucci, 13). Curata da Matteo Galbiati, l’esposizione sarà inaugurata giovedì 15 dicembre alle ore 19.00.
Vincitrice del Premio Speciale Officine dell’Immagine ad Arteam Cup 2015, l’artista presenta in galleria una trentina di opere inedite, realizzate nel 2016 in America, durante la residenza d’artista promossa dalla ESKFF (Eileen S. Kaminsky Family Foundation) presso il MANA Contemporary di Jersey City.
Il titolo della mostra – “Out of the blue” – è tratto dall’omonima serie, esposta per la prima volta al pubblico. Un’espressione, parafrasabile in “Un fulmine a ciel sereno”, che Elisa Bertaglia ha rintracciato in un libro di Patricia Highsmith, letto durante il soggiorno americano. Da un lato il rimando alla letteratura, che da sempre accompagna il percorso dell’artista, dall’altro il colore blu, predominante nella sua nuova produzione.
Il progetto si articolerà in due sezioni: a piano terra, una selezione di opere pittoriche di medie e grandi dimensioni; al piano sottostante, lavori di piccolo formato progressivamente sostituiti da una pittura parietale site-specific che trasformerà il sotterraneo in un larario, luogo sacro, intimo e raccolto, dedicato alle divinità familiari. In questo contesto, saranno installate anche due opere tridimensionali, legate al vissuto dell’artista.
Un linguaggio lirico, evanescente ed altamente simbolico, quello di Elisa Bertaglia, che attraverso un vocabolario mitologico maturato negli anni propone una riflessione sul tema del doppio e della metamorfosi, alla ricerca di un’identità personale e collettiva.
Protagonisti delle sue opere, tutte realizzate a tecnica mista e collage su carta, tavola e faesite, sono bambine in età preadolescenziale ed animali, immersi in un paesaggio straniante, dove le regole prospettiche e compositive lasciano campo all’immaginazione.
«I personaggi di queste narrazioni – spiega Elisa Bertaglia – stanno tra loro in relazioni atipiche, inconsuete, portatrici di molteplici valenze simboliche: piccole bimbe-tuffatrici, attorcigliate da serpi, irte su rocce o avviluppate da edere e piante carnivore, alludono al difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta. Qui tutto è in metamorfosi; l’identità, e non solo il corpo, è in trasformazione e rinascita. Cani e lupi, corvi e aironi sono i garanti di quello stesso passaggio di crescita, protettori di un sottile squarcio di intimità».
Come sottolinea Matteo Galbiati, le opere della serie “Out of the blue” si differenziano dalla precedente produzione sia per la scelta cromatica che per l’impaginato: se i colori sono più intensi e nitidi, meno legati alla tradizione pittorica italiana, la composizione è più libera, svincolata da elementi paesaggistici, mentre il segno viene utilizzato in maniera pittorica, in dialogo con le campiture e gli inserti a colla875ge.
Apparentemente semplice e piacevole allo sguardo, la pittura di Elisa Bertaglia nasconde significati profondi e particolari spiazzanti: elementi duri, a tratti violenti, che spingono la narrazione oltre il piano dell’immaginazione, riportandola alla società contemporanea.
La personale sarà visitabile da martedì a venerdì con orario 15.00-19.00, sabato 11.00-19.00, altri orari, lunedì e festivi su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo Vanilla Edizioni con testo di Matteo Galbiati. I visitatori potranno incontrare l’artista e seguire la realizzazione della pittura parietale site-specific il mercoledì ore 17.00-19.00 e il sabato ore 15.00-19.00. Per informazioni: tel. +39 02 91638, info@officinedellimmagine.it, www.officinedellimmagine.it.
Elisa Bertaglia nasce a Rovigo nel 1983. Si iscrive nel 2002 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, presso l’Atelier di Pittura del professor Carlo Di Raco, conseguendo la Laurea di I livello nel 2006 e la Laurea di II livello in Pittura nel 2009. Dal 2008 inizia una ricca attività espositiva, instaurando diverse collaborazioni con critici, curatori e giornalisti. Tra le mostre principali: “Lo stato dell’arte” (54. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Accademie, Tese di San Cristoforo - Arsenale, Venezia, 2011), “Dolomiti contemporanee” (Sospirolo, 2011; Taibon Agordino, 2012; Casso, 2013; Borca di Cadore, 2014), “Elisa Bertaglia” (MZ Gallery, Augsburg, 2014), “Bindwood” (Banca Sistema, Milano, 2015), “Arteam Cup” (Officina delle Zattere, Venezia, 2015; Palazzo del Monferrato, Alessandria, 2016). Nell’ambito di Arteam Cup 2016 si è aggiudicata il Premio Speciale Residenza Officine Saffi Milano. Vive e lavora a Rovigo.
Vincitrice del Premio Speciale Officine dell’Immagine ad Arteam Cup 2015, l’artista presenta in galleria una trentina di opere inedite, realizzate nel 2016 in America, durante la residenza d’artista promossa dalla ESKFF (Eileen S. Kaminsky Family Foundation) presso il MANA Contemporary di Jersey City.
Il titolo della mostra – “Out of the blue” – è tratto dall’omonima serie, esposta per la prima volta al pubblico. Un’espressione, parafrasabile in “Un fulmine a ciel sereno”, che Elisa Bertaglia ha rintracciato in un libro di Patricia Highsmith, letto durante il soggiorno americano. Da un lato il rimando alla letteratura, che da sempre accompagna il percorso dell’artista, dall’altro il colore blu, predominante nella sua nuova produzione.
Il progetto si articolerà in due sezioni: a piano terra, una selezione di opere pittoriche di medie e grandi dimensioni; al piano sottostante, lavori di piccolo formato progressivamente sostituiti da una pittura parietale site-specific che trasformerà il sotterraneo in un larario, luogo sacro, intimo e raccolto, dedicato alle divinità familiari. In questo contesto, saranno installate anche due opere tridimensionali, legate al vissuto dell’artista.
Un linguaggio lirico, evanescente ed altamente simbolico, quello di Elisa Bertaglia, che attraverso un vocabolario mitologico maturato negli anni propone una riflessione sul tema del doppio e della metamorfosi, alla ricerca di un’identità personale e collettiva.
Protagonisti delle sue opere, tutte realizzate a tecnica mista e collage su carta, tavola e faesite, sono bambine in età preadolescenziale ed animali, immersi in un paesaggio straniante, dove le regole prospettiche e compositive lasciano campo all’immaginazione.
«I personaggi di queste narrazioni – spiega Elisa Bertaglia – stanno tra loro in relazioni atipiche, inconsuete, portatrici di molteplici valenze simboliche: piccole bimbe-tuffatrici, attorcigliate da serpi, irte su rocce o avviluppate da edere e piante carnivore, alludono al difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta. Qui tutto è in metamorfosi; l’identità, e non solo il corpo, è in trasformazione e rinascita. Cani e lupi, corvi e aironi sono i garanti di quello stesso passaggio di crescita, protettori di un sottile squarcio di intimità».
Come sottolinea Matteo Galbiati, le opere della serie “Out of the blue” si differenziano dalla precedente produzione sia per la scelta cromatica che per l’impaginato: se i colori sono più intensi e nitidi, meno legati alla tradizione pittorica italiana, la composizione è più libera, svincolata da elementi paesaggistici, mentre il segno viene utilizzato in maniera pittorica, in dialogo con le campiture e gli inserti a colla875ge.
Apparentemente semplice e piacevole allo sguardo, la pittura di Elisa Bertaglia nasconde significati profondi e particolari spiazzanti: elementi duri, a tratti violenti, che spingono la narrazione oltre il piano dell’immaginazione, riportandola alla società contemporanea.
La personale sarà visitabile da martedì a venerdì con orario 15.00-19.00, sabato 11.00-19.00, altri orari, lunedì e festivi su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo Vanilla Edizioni con testo di Matteo Galbiati. I visitatori potranno incontrare l’artista e seguire la realizzazione della pittura parietale site-specific il mercoledì ore 17.00-19.00 e il sabato ore 15.00-19.00. Per informazioni: tel. +39 02 91638, info@officinedellimmagine.it, www.officinedellimmagine.it.
Elisa Bertaglia nasce a Rovigo nel 1983. Si iscrive nel 2002 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, presso l’Atelier di Pittura del professor Carlo Di Raco, conseguendo la Laurea di I livello nel 2006 e la Laurea di II livello in Pittura nel 2009. Dal 2008 inizia una ricca attività espositiva, instaurando diverse collaborazioni con critici, curatori e giornalisti. Tra le mostre principali: “Lo stato dell’arte” (54. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Accademie, Tese di San Cristoforo - Arsenale, Venezia, 2011), “Dolomiti contemporanee” (Sospirolo, 2011; Taibon Agordino, 2012; Casso, 2013; Borca di Cadore, 2014), “Elisa Bertaglia” (MZ Gallery, Augsburg, 2014), “Bindwood” (Banca Sistema, Milano, 2015), “Arteam Cup” (Officina delle Zattere, Venezia, 2015; Palazzo del Monferrato, Alessandria, 2016). Nell’ambito di Arteam Cup 2016 si è aggiudicata il Premio Speciale Residenza Officine Saffi Milano. Vive e lavora a Rovigo.