Evento: Presentazione del Manifesto del Demorfismo Fotografico
30/04/2014 - 30/04/2014
0 1
Effettua l'accesso per inserire un commento
0/0 Commenti
Inserzionista
Gruppo Artisti
Dettagli
Data di inserimento: 22/04/2014 - 18:56
Luogo: Vicenza (VI) - Veneto
Data di inizio: 30/04/2014
Data di fine 30/04/2014
Descrizione
Alla Galleria Berga la prima presentazione di Giovanni Bevilacqua del Manifesto del Demorfismo Fotografico.
“Noi vogliamo usare il mezzo fotografico per muovere i palazzi, per dare un movimento a quello che sta fermo”, questa la frase che apre il Manifesto del Demorfismo Fotografico e con il quale Giovanni Bevilacqua, artista già conosciuto negli spazi della Galleria Berga grazie alla sua personale “INVISIBILIA”, introduce la sua nuova ricerca nel campo della fotografia.

Il Manifesto del demorfismo é solo un modo per affermare il nostro tempo e, con lui, la nostra arte, libera l'artista fotografo da regole e obbligazioni fotografiche, rendendolo creatore di immagini, dandogli la possibilità di esplorare il suo mondo creativo. La macchina fotografica diventa un mezzo atto non più alla semplice cattura dell'attimo, ma un pennello con il quale l'artista fotografo dipinge sulla propria tela, le sue emozioni, le sue fantasie.
Arte nel senso pieno della parola. La fotografia non può sempre essere considerata come la sorella povera delle arti, schiacciata tra la pittura e il cinema, ma deve acquistare un ruolo proprio tra le arti più pure.
A chi si oppone additando l'uso di software per modificare e costruire le immagini, ci sentiamo di rispondere che: “La scultura contemporanea si fa ancora con martello e scalpello, Cattelan "scolpisce" le sue opere, Donald Judd ha usato la lima e la raspa per fare le sue scatole perfette...chi fotografa in bianco e nero non é comunque un manipolatore visto che cancella i colori per aumentare la drammaticità dell'immagine? Non é anche questa una manipolazione della realtà che comunque é a colori?”.
L'uomo progredisce, e usa i mezzi che la sua epoca gli mette a disposizione per dare sfogo alle sue emozioni con quanto ha a portata di mano.
Il Demorfismo Fotografico consacra la sregolatezza fotografica, la libertà dell'artista nella composizione dell'immagine, i puristi dell'immagine catturata , gli street photographer, i matrimonialisti i reporter...
Il pullman é grande c'è posto per tutti chi vuol salire ....si accomodi, certo non saremo noi a denigrare chi si esprime differentemente con la macchina fotografica, sarebbe un controsenso.

Citazioni di Giovanni Bevilacqua
Altri eventi dell'inserzionista
Presentazione del Manifesto del Demorfismo Fotografico
30/04/2014 - 30/04/2014
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da galleria berga
Alla Galleria Berga la prima presentazione di Giovanni Bevilacqua del Manifesto del Demorfismo Fotografico.
“Noi vogliamo usare il mezzo fotografico per muovere i palazzi, per dare un movimento a quello che sta fermo”, questa la frase che apre il Manifesto del Demorfismo Fotografico e con il quale Giovanni Bevilacqua, artista già conosciuto negli spazi della Galleria Berga grazie alla sua personale “INVISIBILIA”, introduce la sua nuova ricerca nel campo della fotografia.

Il Manifesto del demorfismo é solo un modo per affermare il nostro tempo e, con lui, la nostra arte, libera l'artista fotografo da regole e obbligazioni fotografiche, rendendolo creatore di immagini, dandogli la possibilità di esplorare il suo mondo creativo. La macchina fotografica diventa un mezzo atto non più alla semplice cattura dell'attimo, ma un pennello con il quale l'artista fotografo dipinge sulla propria tela, le sue emozioni, le sue fantasie.
Arte nel senso pieno della parola. La fotografia non può sempre essere considerata come la sorella povera delle arti, schiacciata tra la pittura e il cinema, ma deve acquistare un ruolo proprio tra le arti più pure.
A chi si oppone additando l'uso di software per modificare e costruire le immagini, ci sentiamo di rispondere che: “La scultura contemporanea si fa ancora con martello e scalpello, Cattelan "scolpisce" le sue opere, Donald Judd ha usato la lima e la raspa per fare le sue scatole perfette...chi fotografa in bianco e nero non é comunque un manipolatore visto che cancella i colori per aumentare la drammaticità dell'immagine? Non é anche questa una manipolazione della realtà che comunque é a colori?”.
L'uomo progredisce, e usa i mezzi che la sua epoca gli mette a disposizione per dare sfogo alle sue emozioni con quanto ha a portata di mano.
Il Demorfismo Fotografico consacra la sregolatezza fotografica, la libertà dell'artista nella composizione dell'immagine, i puristi dell'immagine catturata , gli street photographer, i matrimonialisti i reporter...
Il pullman é grande c'è posto per tutti chi vuol salire ....si accomodi, certo non saremo noi a denigrare chi si esprime differentemente con la macchina fotografica, sarebbe un controsenso.

Citazioni di Giovanni Bevilacqua
"OPERE SCELTE" Da Pistoletto, Ronda a De Pisis a Schifano
14/03/2015 - 23/04/2015
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da galleria berga

In mostra alla Galleria Berga un’ antologica di opere scelte tra alcuni dei più rappresentativi artisti dell’arte moderna e contemporanea.
Saranno presenti quadri di Angeli, Cesetti, Chagall, De Chirico, De Pisis, Gentilini, Marino Marini, Mirò, Music, Pistoletto, Ronda, Schifano.
Di Omar Ronda saranno esposte due opere, una “Marylin frozen” ed una degli anni ’90, “Genetic fusion”. La ricerca di Omar Ronda è incardinata sul dicotomico binomio naturale-artificiale. L’artista parte dal presupposto che la plastica abbia un’origine naturale, in quanto derivante dal petrolio: miscuglio oleoso di idrocarburi allo stato gassoso, liquido o solido. Gli idrocarburi sono composti organici di carbonio e idrogeno prodotti dal millenario processo di sedimentazione e decomposizione di “tutto il vissuto del pianeta”.
Di Mario Schifano un’opera anni ’70, “Paesaggio anemico”. Nei Paesaggi anemici le vedute di paesaggio sono il ricordo, la memoria che costruiscono questi paesaggi, sono invenzione così come l'idea di spalancare una porta, un rettangolo in alto, di aprire come una finestra nella superficie continua di quel cielo.
Il percorso continua con Michelangelo Pistoletto, “Il coniglio”, la cui cruda immagine denuncia all’osservatore la tragicità del maltrattamento degli animali. Pistoletto, utilizzando la tecnica a specchio, conferisce dinamicità e profondità ai protagonisti dei suoi quadri, “specchianti”, in modo tale da rendere l’osservatore parte dell’opera.
Filippo de Pisis, rappresentante indiscusso dell’arte del Novecento, è autore della “Beccaccia appesa” del 1947, opera dipinta a Parigi e dedicata alla nipote Bona, che negli ultimi anni della sua vita abitò con lui. Bona per De Pisis fu il superamento di una lacuna, il completamento della sua personalità, un’esperienza umana decisiva che lo compenserà prima della morte della paternità mancata.
Eventi che potrebbero interessarti
Riccardo Varini, Fotografie 1979 – 2016
10/12/2016 - 08/01/2017
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da CSArt Serri
Chiarore diffuso, lunghi silenzi, profondissima quiete. I Chiostri di San Domenico (Via Dante Alighieri 11, Reggio Emilia) ospitano, dal 10 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, la mostra fotografica di Riccardo Varini, a cura di Arturo Carlo Quintavalle. Realizzata in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, l’esposizione sarà inaugurata sabato 10 dicembre alle ore 17.00.
In mostra, oltre 170 fotografie stampate su carta cotone. Immagini che documentano il percorso di Riccardo Varini dal 1979 ad oggi, attraverso le serie fotografiche – “Bianchi”, “Chiari”, “Stanze”, “Notturni”, “Persone in pausa”, “Paesaggio urbano” – che corrono parallele all’interno della sua ampia produzione. Il percorso espositivo si arricchisce, inoltre, con una selezione di immagini inedite, anteprima di due nuovi cicli, “Wabisabi” e “Still life”, in fase di realizzazione.
Raggiunta una certa maturità artistica, dopo l’archiviazione al CSAC di Parma, la monografia Skira e le tante mostre in Italia e in Europa, l’autore ha sentito l’esigenza di selezionare le immagini che meglio rappresentano la sua poetica (lontana dall’essere meramente descrittiva, come potrebbe sembrare da alcune fotografie “eclatanti”, volutamente escluse) e di presentarle, attraverso un progetto organico, alla città che ha accompagnato il suo percorso, dall’amore per la natura condiviso con il padre Luigi agli esordi fotografici legati alla scuola di Stanislao Farri, dall’interesse per i pittori chiaristi (Guidi, Morandi e il reggiano Gandini) all’incontro nel 1984 con Luigi Ghirri, che ha contribuito alla sua formazione e che ancora oggi considera il suo maestro, nonostante si sia progressivamente distaccato da una lingua comune per portare avanti una ricerca personale.
Se i “Bianchi” portano l’osservatore, attraverso distese di neve, dal visibile reale all’invisibile astratto, i “Chiari” (“Silenzi” e “Marine”) rendono il tempo lungo della fotografia, dove ogni intento descrittivo lascia campo all’introspezione, mentre le “Stanze”, attraverso tagli di luce e prospettive di interni, parlano di attese e abbandoni, così come i “Notturni” di matrice hopperiana, che rivendicano il valore della solitudine, e le “Persone in pausa”, in attesa della prima battuta, tra teatro e memoria. Infine la geometria, presente nel “Paesaggio urbano” con contrappunti taglienti di luce. Tra le anticipazioni, alcune fotografie della serie “Wabisabi” che, guardando all’imperfezione come valore, registra piccole lacerazioni e fratture, ed alcuni “Still life”, tra colori, riflessi e trasparenze.
«Riccardo Varini ha uno sguardo lento – scrive il curatore – uno sguardo obliquo, che scopre i dettagli, che mette insieme spazi, personaggi, luci ma anche ombre. Le sue foto sono in apparenza immagini immediate del vero, ma in realtà sono fotografie a lungo studiate, composte, costruite attraverso lunghe attese, anche quando sono scattate rapidamente cogliendo magari una tempesta di neve in riva al mare, dunque qualcosa di diverso, di affascinante, di nuovo».
La personale sarà visitabile di martedì, venerdì, sabato, domenica e festivi con orario 10.00-13.00 e 16.30-19.30 (apertura a richiesta per le scuole). Ingresso libero. Per informazioni: tel. 0522 456477, musei@municipio.re.it, www.musei.re.it. Per approfondimenti: www.riccardovarini.it.
Riccardo Varini nasce nel 1957 a Reggio Emilia. Fondamentali nel suo percorso sono Luigi Ghirri (1984) e il “chiarismo” della scuola di Guidi e Morandi. Nel 2006 fonda a Reggio Emilia una galleria dedicata esclusivamente alla fotografia, luogo d’incontro e formazione, dove tiene corsi di composizione e comunicazione. Nel 2007 le sue opere sono archiviate da Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, fra i grandi nomi della fotografia italiana. Nel 2009 espone nell’ambito di “Fotografia Europea” (Galleria Parmeggiani, Reggio Emilia, prefazione di Arturo Carlo Quintavalle) e le sue opere sono archiviate dalla Fototeca della Biblioteca Panizzi. Espone successivamente in diverse città italiane, partecipando al “MIA Fair” (Milano, 2012, 2013, 2014), con immagine su “Le Monde”, e a “Photissima” (Torino, 2013). Le sue opere sono raccolte nei libri “Silenzi” (Meridiana, 2008, prefazione di Arturo Carlo Quintavalle), “Luoghi Comuni” (AbaoAQu, 2013, testi di Pierluigi Tedeschi ed Emanuele Ferrari), “Da Mare a Mare” (NFC Edizioni, Rimini, 2013, testi di Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta). Nel 2013 partecipa al simposio su Luigi Ghirri organizzato dalla British School di Roma. Nel 2014 esce la sua monografia, curata da Arturo Carlo Quintavalle per Skira. Dalla collaborazione con diverse gallerie, nascono mostre internazionali a Berlino, Monaco, Montecarlo, Parigi e Tokio. Nel 2016 si dedica maggiormente ai suoi seminari, tenendo mostre alla Reggia di Colorno (PR) e ai Chiostri di San Domenico a Reggio Emilia.
Andrea Giovannini e Angelo Zani
14/09/2016 - 12/11/2016
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da CSArt Serri
La Casa di Cura Privata Polispecialistica Villa Verde e il Circolo degli Artisti di Reggio Emilia presentano, dal 14 settembre al 12 novembre 2016, due percorsi espositivi paralleli: all’interno della clinica, le opere pittoriche di Andrea Giovannini dedicate ai paesaggi fluviali della Bassa Reggiana; nel giardino antistante, le installazioni ambientali di Angelo Zani realizzate con elementi di scarto.
Entrambe le mostre saranno inaugurate mercoledì 14 settembre, alle ore 18.30, alla presenza di Fabrizio Franzini (Presidente Villa Verde), Enrico Manicardi (Presidente Circolo degli Artisti), Giuseppe Berti, Nicla Ferrari e Gaia Bertani (curatori), Andrea Giovannini ed Angelo Zani (artisti).
“Passeggiata” è il titolo della sezione di Andrea Giovannini, a cura di Nicla Ferrari e Gaia Bertani. In esposizione, dodici opere a tecnica mista su tavola di recente produzione, tutte dedicate alle pacate atmosfere dei paesaggi compresi tra la via Emilia e il Po. Come scrive, infatti, Nicla Ferrari, «La poetica di Giovannini contrasta con i ritmi frenetici che dominano il nostro tempo impedendoci di notare ciò che ci circonda, come la bellezza degli ambienti più semplici, quelli estranei agli effetti speciali, quelli meno frequentati dalle attività produttive, quelli capaci di suscitare struggimento e di trasformarsi in poesia».
“Le macchine gentili” è il titolo della sezione di Angelo Zani, a cura di Giuseppe Berti. Installazioni che nascono dall’assemblaggio di scarti industriali, riportati a nuova vita dall’intervento artistico, nell’ambito di un più ampio dibattito dedicato ad ecologia e sostenibilità ambientale. Come spiega Giuseppe Berti, «Zani opera con i rifiuti dell’industria trasformandoli in macchine gentili, macchine che hanno abbandonato la loro condizione di sterile celibato e che, acquisita ora una nuova identità, si riscattano dal loro status di inerte scarto industriale per recuperare una propria funzionalità: affatto opposta, però, a quella della loro prima vita, del loro originario impiego». Scarto dunque come valore positivo, opportunità e rinascita. Le installazioni “Fontana dei profumi” e “Il ciclo della vita” saranno esposte nel parco di Villa Verde oltre la data di chiusura dell’esposizione, nell’ambito di un percorso di arte ambientale che verrà a costruirsi nel tempo.
Le mostre, visitabili fino al 12 novembre 2016 negli orari di apertura della Casa di Cura, sono accompagnate da cataloghi e brochure con testi di Giuseppe Berti e Nicla Ferrari. Ingresso libero. Per informazioni: www.villaverde.it, www.circolodegliartisti.re.it.
«Il progetto – spiegano Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi – è frutto della collaborazione consolidata negli anni tra il Circolo degli Artisti e Villa Verde, da sempre attenta ad iniziative volte a migliorare la qualità dell’ambiente ospedaliero. Un dialogo che ha portato all’esposizione continuativa di quadri nei corridoi, all’organizzazione di conferenze di storia dell’arte, di mostre personali e di interventi di land art, nonché alla valorizzazione di autori reggiani del recente passato».
Andrea Giovannini nasce a Lugo di Ravenna nel 1962. Dopo gli studi artistici conseguiti a Reggio Emilia ed Urbino, ha maturato la propria ricerca espressiva collocandosi fra gli esponenti del Neovedutismo italiano delle ultime generazioni, dipingendo il paesaggio attraverso l’osservazione attenta della luce rappresentata come stato d’animo. Ha iniziato l’attività espositiva nel 1981, collaborando con diverse gallerie d’arte e partecipando ad importanti rassegne in Italia e all’estero. I viaggi in Europa e nelle regioni interne degli Stati Uniti sono stati decisivi per la ricerca espressiva dedicata alla spazialità come categoria descrittiva. Vive e lavora a Campagnola Emilia (Reggio Emilia).
Angelo Zani (Reggio Emilia, 1949), libero professionista laureato in ingegneria, si è occupato prevalentemente di pianificazione territoriale e protezione civile e, in questi campi, ha diretto progetti di livello nazionale e internazionale. In ambito artistico si è dedicato a musica, pittura, scultura e, negli ultimi anni in particolare, all'abbellimento di edifici pubblici. Sono sue le opere in ferro che decorano la facciata della scuola materna di Nave San Rocco e l’istallazione antistante la stazione dei vigili del fuoco di Pozza di Fassa (TN). Dal 2010 ha iniziato a presentare i suoi dipinti ottenendo significativi riconoscimenti in concorsi d’arte contemporanea, esponendo in Italia e all’estero. Vive e lavora a Reggio Emilia.