Evento: Corruzione Capitale- Roma ai tempi degli ingranaggi lubrificati- Arte Contemporanea Reattiva
11/06/2015 - 05/07/2015
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Inserzionista
Dettagli
Data di inserimento: 01/06/2015 - 15:51
Luogo: Roma (RM) - Lazio
Data di inizio: 11/06/2015
Data di fine 05/07/2015
Descrizione
Se è vero che uno dei motivi d'essere dell'Arte è quello di aprire gli occhi, di suscitare la crescita e
la riflessione, di accendere il dibattito sulle più scottanti tematiche coeve, allora Corruzione
Capitale è la mostra per antonomasia. Un vero e proprio percorso che parte dall'odierno ma ha le
proprie radici nel passato e abbraccia tutte le epoche del malaffare.
Mafia Capitale, altrimenti nota come Cupola Romana, è una delle organizzazioni criminali di
stampo mafioso e politico-imprenditoriale operante a Roma dal 2000. Ha come antecedenti le
rapine dei Nuclei Armati Rivoluzionari degli anni Ottanta, e successivamente la banda della
Magliana. L'inchiesta «Mondo di Mezzo» del 2014, che si spera abbia efficacemente smantellato
l'organizzazione criminale, ha rivelato la facilità con cui la corruzione e la malavita hanno potuto
inserirsi nelle attività gestite dalla Pubblica Amministrazione Italiana. O forse, semplicemente, ha
puntato i riflettori su cose che erano sotto gli occhi di tutti da chissà quanto tempo.
Che Roma sia una grande sacca, piena di virtù ma anche di radicati vizi, non è una novità. Lo
sapevano i Romani, nostri antenati, ben prima di noi. Lo gridavano senza timore i letterati della
caput mundi, lasciandocene testimonianza nei loro scritti.
Era già il primo poeta aristocratico, Lucilio (II sec a.C.), ad attaccare nelle sue satire i politici
romani e la loro corruzione. A predire ai suoi concittadini che se non avessero abbandonato l'amore
per il lusso e il denaro, avrebbero perso la propria moralità. Due secoli dopo Tacito, negli Annales,
apre il sipario su un'epoca di profondo disagio sociale, mostrandoci i veri meccanismi del potere in
una Roma sempre più distante dal mos maiorum, da quegli antichi costumi che avevano reso grande
la capitale in tutto il mondo.
L'indagine sulla corruzione, che è essenzialmente studio della natura umana e delle sue declinazioni
in prossimità del potere, continua ancora in epoca trecentesca con Dante Alighieri e la sua Divina
Commedia. Nei canti XXI e XXII dell'Inferno, il poeta tratta la casistica dei peccatori di frode.
Coloro, cioè, che a vario titolo hanno imbrogliato, rubato, tradito la fiducia altrui approfittando del
proprio carisma e della propria posizione sociale.
Li troviamo nell'ottavo cerchio dell'inferno, che ha il nome di Malebolge.
In dieci bolge - quasi borse, gole di pietra in cui gettare questi disonorevoli individui - si alternano
gli adulatori, che ingannarono i potenti con le loro lusinghe per fini personali; i barattieri che,
complice la propria posizione politica, si macchiarono del peccato di concussione; i falsari di
metalli, di persona, di parola e di monete. E ancora ladri, seminatori di discordia, indovini, ipocriti,
ruffiani e seduttori, simoniaci.
L'animo umano si deforma ad assumere ogni possibile, deviata sfumatura, e ne ricava la terribile
punizione che merita secondo la dantesca legge del contrappasso.
Incedendo tra le bolge li si sente urlare eternamente, immersi tra la pece bollente o nello sterco,
lambiti dalle fiamme, frustati e mutilati da demoni.
Una battaglia antica, una indagine sempre aperta sulle meschinità umane. Un perché al quale,
ancora oggi, si cerca risposta. L’Arte di Corruzione Capitale è in grado di raccontare la
sopraffazione e la devianza criminale che hanno insanguinato e umiliato Roma e tutta la Nazione.
Una tematica ancora viva e scottante, che i singoli artisti interpretano e modificano attraverso
scenari immaginari di mondi, però, terribilmente verosimili. Con le lenti del gioco e del colore, con
tratti onestamente disarmanti, gli artisti protagonisti dell'evento offrono un rinnovato dibattito agli
spettatori odierni, una riflessione propositiva su una questione tristemente concreta e che ci riguarda
tutti.
E così Corruzione Capitale è un percorso di idee differenti che si alternano ad indagare, tra le scelte
umane, quelle dettate dai giochi di potere, dai giochi di corruzione che passano per il sesso e il
denaro, di mano in mano fino ad avvelenare l'aria e l'acqua di una società avvizzita. A privarla della
sua linfa, in bella mostra, gli eterni difetti umani.
Corruzione Capitale lascia la parola a un'Arte che non si limita a farsi osservare, ma si fa scrutatrice
a sua volta. E guarda dall'interno il popolo romano, ma anche l'Italia tutta e il nostro tempo con le
sue logiche inquinate da quell'aria e quell'acqua. E restituisce, come un implacabile specchio, ogni
terribile deformità della morale umana.
Scheda tecnica
Progetto a cura dell’Associazione Neworld
Direzione Artistica di Antonietta Campilongo
Catalogo in sede con testi di: Collettivo Neworld, Giovanni Argan, Michela Becchis, Raffaella A. Caruso, Antonella Catini, Anna Cochetti, Umberto Croppi, Francesco Giulio Farachi, Laura Lioce, Massimo Rossi Ruben.
info:www.nwart.it / anto.camp@fastwebnet.it
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PARLARE AI MURI
27/02/2016 - 06/03/2016
Parma (PR) - Emilia-Romagna
Inserito da Raffaella Caruso
PARLARE AI MURI è tra gli eventi collaterali dell’edizione primaverile di ArtParma Fair (Viale delle Esposizioni, 393/A dalle 10 alle 19 il 27/28 febbraio e il 4/5/6 marzo dalle 10 alle 19) kermesse d’arte moderna e contemporanea concomitante al Mercante in Fiera. Maurizio Ceccarelli e Teso offrono in questo progetto inedito e site specific a cura di Raffaella A. Caruso un focus su come street art, writing e concettuale possano dare vita a interessantissime contaminazioni fresche e “veloci” che solo il pop sa offrire in maniera accattivante.
Teso (aka di Corrado La Mattina) nasce a Cava De’ Tirreni nel 1982. Dalla solida formazione accademica e dal ricco curriculum espositivo (che va da Circumwriting a Napoli nel 2004–con presentazione di Bonito Oliva- al PAN nel 2011 ad I HAVE A DREAM a Palazzo Reale a Milano nel 2014) riesce con maturità a fare convivere l’anima della tradizione pittorica di ascendenza pop e concettuale con lo spirito libero di Street e writing, ove mette abilmente a frutto l’abilità nella deformazione della figura, nella distorsione, nell’ingrandimento quasi caricaturale del particolare. Le opere di Teso sono spiazzanti proprio per quest’apparente ambiguità di segno. Non i colori fluo del sogno, non quelli acidi di speranze intuite, mai dichiarate e già disilluse, ma piccoli capolavori del concettuale. Persino commoventi per quella ruvida eleganza, per quella l’attenzione al mondo che solo Beuys sapeva donare ai suoi lavori. La superficie su cui Teso opera è una t-shirt, impregnata di resine, stucchi, olio e spray. I colori sottotono, indefiniti, sporchi di altro. Il sangue di un soldato, il sudore dello sportivo, forse l’agonia dei martiri. Scrive Raffaella A. Caruso curatore dell’esposizione: “ Parlare ai muri è una frase idiomatica di sconforto… sto parlando al muro perché tu non mi ascolti. Ma in casi fortunati, che sono quelli dell’arte e del cuore, sono i muri a parlarci, accogliendo la protesta, la vita e la sensibilità di chi passa…Ho sempre rifiutato di vedere il lavoro degli street artist compresso, costretto in dimensioni e superfici per loro innaturali. La street nasce per strada, parla ancora più velocemente la lingua meticcia del pop, è gesto, è protesta non violenta. E proprio con Teso, allora in duo con Gola, ebbi l’intuizione di riportare per strada con l’indumento più pop e più street che il mondo conosca, la voce di quest’arte... Ci fu complice –era il 2013- l’indimenticabile Elio Fiorucci che ebbe a dichiarare “la Street Art è vita, è verità”. Ecco Teso iniziò allora a ragionare su come riportare le proprie opere per strada. Nascono così questi pezzi di muro del Bronx, di Berlino, della striscia di Gaza, di Milano o di Scampia, ovunque siano poste barriere dell’uomo all’uomo. Ora divise assurde, ora travestimenti da super eroi. Ma sempre vere e da toccare, come la vita”.
Maurizio Ceccarelli da anni fa del viaggio un’esperienza intima ed emozionale, riportando le proprie sensazioni in manifesti strappati. Non è il gesto dello strappo che lo attrae, ma l’amore per la carta, la sovrapposizione, la ricomposizione della storia, il riuscire a dare un senso altro alle immagini e alle parole spesso incise su quei manifesti, a far vivere al racconto uno svolgimento diverso. Le sue storie sono sempre ricche di colore e movimento (quello dello spettatore che corre per le metropoli) e nonostante questo elemento di disturbo il lettore trova subito il focus compositivo, il significato reale, abilmente guidato dall’andamento degli strappi, dall’intensità di retini tipografici che sanno dove fare posare lo sguardo.
L’ambiguità di segno è pure un’altra chiave di lettura di questi lavori che altrove sono stati letti come esercizio di decollage. Sono passati più di 50 anni e il decollage è ormai una tecnica usata da tanti pop artist nel mondo. Ceccarelli però per essi compie sempre un viaggio: per le strade del mondo alla ricerca dei manifesti e dentro di sé, e questo gli permette di cogliere in rapidi passaggi, camminando sulle banchine dei metro piccoli particolari tra i retini tipografici e tra i colori che ingannano i grigiori metropolitani. Sulle sue carte così c’è dell’altro. Sono le tag dei writer, i sussurri delle nostre debolezze o le urla di protesta che non riusciamo più a gridare. Le raccoglie, le fa sue riuscendo a trovare una poesia rara, anche nel dolore. Dalla sua ultima esposizione a Parigi, tra dicembre 2015 e gennaio 2016, ha portato non solo la testimonianza di uomo e di artista che è andato a fare il suo lavoro nonostante, ma un commovente #JesuisCharlie che parla di sangue con la leggerezza dei Peanuts e un ruvido Paris encore, Parigi ancora e nel cuore perché non si può rinunciare anche nel dolore al gioco delle assonanze…
E intorno nani e ballerine, geishe dell’altrove ed eroi di altri mondi , cercando insieme la Rivoluzione. Eh sì, i muri parlano…
FIERE DI PARMA · viale delle Esposizioni, 393A
27- 28 febbraio e 4-5-6 marzo
dalle 10.00 alle 19.00
MUST HAVE-Proud to be Italian
28/01/2016 - 15/02/2016
Bologna (BO) - Emilia-Romagna
Inserito da Raffaella Caruso
In occasione del 40esimo anniversario di Artefiera, l’Hotel Majestic “già Baglioni” di Bologna, unico 5 stelle Lusso dell’Emilia-Romagna e parte di The Leading Hotels of the world, ospita fino al 15 febbraio 2016 la mostra di Marcello Reboani “Must Have - Proud to be italian”, curata da Melissa Proietti e patrocinata dal Comune di Bologna. L’inaugurazione (solo su invito) è prevista per giovedì 29 gennaio dalle 18 alle 21, mentre si potrà visitare l’esposizione liberamente nei giorni successivi. La mostra si svolge nelle sale dello storico Cafè Marinetti: uno spazio naturalmente vocato di arte e cultura, intitolato al fondatore del movimento futurista Filippo Tommaso Marinetti che a Bologna lo aveva eletto come suo quartier generale.

Il progetto “Must Have”, nasce da un'idea di Melissa Proietti nel 2007, e nella prima presentazione mirava a rappresentare in chiave ironica ed eco-pop le icone del consumismo, proponendo uno spunto di riflessione sul come un oggetto cult potesse diventare anche oggetto d'arte: la “ Kelly bag” di Hèrmes, il Rolex, il celebre tollino del Campari, l'intramontabile macchina fotografica Nikon, e ancora i Levi's e alcuni medicinali di largo consumo come lo Xanax vennero presentati in luoghi in e off gallery, e celebrati in una personale dell'artista al Museo Civico di Cortina d'Ampezzo nel 2012. Negli anni 2014 e 2015 il progetto “Must Have” è stato oggetto di lecture all’interno del corso di Art Managing alla Luiss di Roma e di Semiotica dell’arte e della moda allo IED, sempre nella capitale.

La nuova serie “Must Have - Proud to be italian” con una rassegna di 12 nuove opere, debutta invece nel maggio 2015 in occasione di Expo, a Milano, nella grintosa Terrazza Aperol, luogo d'incontro di un'intramontabile Milano da bere. Questa volta l'artista punta l'attenzione sulla creatività e il design italiano, celebrando oggetti che hanno fatto la storia del Made in Italy, icone di design, creatività, gusto e stile, esportati in tutto il mondo: il vasetto della Nutella e quello con rimandi Art Nouveau di Amarena Fabbri, la Vespa rossa, il tollino dell' Aperol e ancora il motoscafo Riva, la Ferrari, il celebre logo “ Con Api si Vola !”, la Moka Bialetti e tanti altri altri. Tutti rimandano alla storia dell’industria nazionale, di quello che l'Italia ha esportato nel mondo in termini di creatività ed estetica. La mostra a Bologna è accompagnata da un testo critico di Raffaella A. Caruso.

SCHEDA TECNICA:
Marcello Reboani
MUST HAVE - Proud to be italian
Grand Hotel Majestic già Baglioni, via Indipendenza 8, Bologna
dal 29 gennaio al 15 febbraio 2016
Ingresso libero
www.marcelloreboani.it
press office: info@giuliarossi.it
www.omniarelations.com


Giulia Rossi - 338/2166003 - info@giuliarossi.it

PRESS OFFICE GRAND HOTEL MAJESTIC GIA’ BAGLIONI_OMNIA RELATIONS
Lucia Portesi - 349 3692989 - lucia.portesi@omniarelations.com
Eleonora Alverà - 333 2356486 - eleonora.alvera@omniarelations.com
www.omniarelations.com




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Waiting for...
26/11/2016 - 12/01/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
WAITING FOR…
di Michele Iodice
dal 26 novembre 2016 al 12 gennaio 2017

OPENING
26 novembre 2016 dalle ore 11.30
Intragallery
Via Cavallerizza a Chiaia, 57, Interno cortile - Napoli


NAPOLI - La galleria d’arte contemporanea Intragallery ospita nel suo spazio di Napoli la mostra personale WAITING FOR… dell’artista Michele Iodice. L’opening è in programma sabato 26 novembre 2016 alle ore 11.30. Lo spazio espositivo sarà visitabile fino al 12 gennaio 2017.

“Waiting for…” è parte della mostra itinerante O.O.PARTS / OUT OF PLACE ARTIFACTS / Reperti Impossibili, presentata a Capri lo scorso luglio. Il 26 Novembre verrà presentata in galleria una selezione della collezione, in attesa della mostra outdoor che si terrà al Mann, il Museo Archeologico di Napoli.
La mostra O.O.PARTS era stata concepita appositamente per gli spazi del Centro Caprense Ignazio Cerio, quale rilettura in chiave contemporanea dei reperti conservati al Museo Cerio.
In quell’occasione, l’artista, ispirato dal piccolo antiquarium della fondazione Cerio, creò una vera installazione site specific di opere ready made, ispirate ai reperti paleontologici ed archeologici collezionati dallo studioso Ignazio Cerio, composta da sculture ispirate all’antichità, ma rese contemporanee dai materiali utilizzati: metallo riciclato, acciaio, alluminio e resine.
“L’acciaio e l’alluminio, metalli o meglio leghe che hanno forgiato e che continuano a forgiare le metropoli e gli utensili della modernità, per contrasto o partenopeamente per continuità, si appropriano delle forme e dei miti degli animali, delle forme viventi più antiche.” (Cit. Mario Codognato)

Nella seconda sala della galleria sarà presentata anche una raccolta dei lavori di design dell’eclettico artista Michele Iodice, per una lettura a più livelli del suo mondo immaginifico.

La mostra è patrocinata dal Centro Caprense Ignazio Cerio.

Michele Iodice nasce nel 1956 a Napoli, dove vive e lavora. Autore di numerosi interventi, al-lestimenti, installazioni e decorazioni in situ: il luogo è rivissuto, dall’artista come uno spazio da interpretare e del quale proporre una significativa trasformazione, non come un contenitore di cose create altrove.
Ha realizzato anche scenografie teatrali, impianti per feste, oggetti di design, con grande profusione inventiva ed una voluta alternanza fra la grande opera e il piccolo oggetto, tra il concettuale e il decorativo: affiora in lui un impulso rinascimentale riproposto in una sintesi moderna.
“La cifra autentica dell’opera di Michele Iodice è nella sua appartenenza alla modernità (nel riuso di materiali) e, nel contempo, nella nostalgia attiva del passato: da questo corto circuito nasce l’energia inventiva che ridona dignità estetica ad oggetti, arredi, fasti, frammenti, tracce che riprendono vita in una insanabile frattura temporale purificata da folklore, clichè, ingenuità apologetiche”. ( Cit. G. Merlino)

Info: info@intragallery.it
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05/04/2014 - 29/04/2014
Napoli (NA) - Campania
Inserito da galleria berga
La Galleria Berga presenta la mostra di Giovanni Bevilacqua, fotografo italiano. L'artista si propone
al pubblico vicentino negli spazi della Galleria Berga con una personale dal titolo “INVISIBILIA”.
Giancarlo Bonomo, curatore e critico, ci racconterà ciò che l'artista vede attraverso l'obiettivo delle
sue macchine fotografiche.

Giovanni Bevilacqua – Verona, 1954

Giovanni Bevilacqua è medico chirurgo e giornalista pubblicista che scopre la fotografia come
mezzo per descrivere le proprie emozioni. Artista dalla sensibilità particolare che per mezzo
dell'arte dello sguardo – con l'ausilio di lenti e obiettivi – intravede i nebulosi ed evanescenti
contorni dell'invisibile. La chiave di lettura è la sua indagine esistenziale, dove non siamo più
persone ma vivide ombre trasparenti e dissolventi, nient'altro. Nelle piste metropolitane piene di
gente, alla fine si finisce per non incontrare nessuno. La moltitudine ci impedisce di vedere
qualcuno e qualcosa. Un pò come leggere un libro con gli occhi appiccicati alle pagine: non si legge
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Curiosamente, qui le persone si confondono con le cose. Gli stessi colori, quasi le medesime forme
nel contesto di quello che sembra un fumettone surreale. Nel confronto con paesaggi monumentali
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nella loro maestosità se le mangiano proprio. Non c'è storia. Essi sono lì da secoli immutabili,
granitici e solenni......Il silenzio del senza tempo.

Giancarlo Bonomo – estratto dal catalogo “INVISIBILIA” disponibile in mostra.