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Evento: In Contemporanea a Palazzo Magnani
17/11/2017 - 01/12/2017
Dettagli
Data di inserimento: | 15/11/2017 - 14:23 |
Luogo: | Reggio Emilia () - |
Data di inizio: | 17/11/2017 |
Data di fine | 01/12/2017 |
Descrizione
A partire da novembre 2017 “In Contemporanea” si trasforma e passa dall’essere un evento annuale a strutturarsi in una rete di Gallerie d’Arte Contemporanea di Reggio Emilia attiva tutto l’anno con mostre incontri ed eventi.
Patrocinata come di consueto dal Comune di Reggio Emilia, la manifestazione si arricchirà nel 2017 con una nuova collaborazione istituzionale con la Fondazione Palazzo Magnani.
Una sinergia che il presidente della Fondazione, Davide Zanichelli, vede nell’ottica di un potenziamento delle attività culturali a partire dal coinvolgimento, più ampio e intenso, tra i soggetti che operano nel campo dell’arte, quindi gallerie e istituzioni, al fine di contribuire allo sviluppo delle iniziative del territorio, fondamentali per la crescita culturale e la salute del corpo sociale. La Fondazione inaugura così le attività raccolte sotto il programma “Art Around”, dialoghi e incontri con chi sul territorio si occupa di arte per professione.
Nei mesi di novembre e dicembre proprio a Palazzo Magnani, si terranno tre incontri con i galleristi della rete sul tema del mestiere di gallerista, sul mercato dell’arte e il suo funzionamento e sulle professioni che ruotano intorno alle gallerie d’arte.
Il ciclo di incontri “Art Around”, declinato nello specifico “In Contemporanea a Palazzo Magnani”, è realizzato con il sostegno di Miselli, accessories for hydraulic components e Zuliani Impresa Edile. Le serate si terranno ogni venerdì alle 18.30, dal 17 novembre al 1 dicembre 2017, nella sala A. Gualdi al secondo piano di Palazzo Magnani (Corso Giuseppe Garibaldi 29). A moderare gli incontri sarà Marta Santacatterina, giornalista e storica dell’arte.
Primo appuntamento, il 17 novembre, con la Galleria de’ Bonis. Stanislao de’ Bonis e Margherita Fontanesi con l’incontro “Il gallerista, una guida nel mercato dell’Arte” illustreranno come il gallerista possa aiutare il collezionista o l’aspirante tale a districarsi nella giungla del mercato dell’Arte, evitando di incappare in incauti acquisti e strutturando una collezione che possa anche diventare un piccolo o grande investimento.
Venerdì 24 novembre sarà poi la volta di 1.1_ZENONEcontemporanea e di Galleria 8,75 Artecontemporanea con il tema “Esordienti & Esorditi”. Antonio Malagoli, Sebastiano Simonini e Gino Di Frenna racconteranno le loro esperienze vissute con artisti emergenti, illustrando come si lavora con giovani che si affacciano sul mercato, magari anche per la prima volta, e come ci si possa avvicinare, da collezionisti, al loro lavoro. Parteciperanno all’incontro anche alcuni giovani artisti che potranno suggerire il loro punto di vista, le aspirazioni, le difficoltà e le modalità usate per approcciare il mercato dell’arte.
Venerdì 1 dicembre saranno a Palazzo Magnani Bonioni Arte e Vicolo Folletto Art Factories. Federico Bonioni tratterà il tema “La Galleria fuori dalla Galleria. Mostre pubbliche e progetti curatoriali”, mentre lo staff di Vicolo Folletto con “Think Different: un approccio diverso all’arte contemporanea”, racconterà quale possa essere lo spazio di movimento per una galleria che solo in tempi molto recenti si è presentata alla città.
Sabato 16 e domenica 17 dicembre farà seguito al ciclo di incontri a Palazzo Magnani un weekend in cui le gallerie resteranno aperte con orario continuato dalle 10.00 alle 20.00 per accogliere i visitatori nei propri spazi e raccontare i dietro le quinte del proprio lavoro. Si tratterà di una ideale “fiera diffusa” il cui contenitore sarà il centro di Reggio Emilia e gli stand le gallerie partecipanti.
Nei diversi spazi espositivi aderenti il pubblico si potranno trovare le seguenti mostre:
Galleria de’ Bonis (viale dei Mille 44, www.galleriadebonis.com), “La Pittura in Italia, anni ’30 - anni ’50” (Guttuso, Sironi, Morandi, Birolli, Gianquinto, Maccari, Morlotti, Sughi, Vespignani). Fino al 13 gennaio 2018.
Bonioni Arte (Corso Garibaldi 43, www.bonioniarte.it), “Frammenti. Venti artisti dagli anni ’50 ai giorni nostri” (Accardi, Angeli, Baricchi, Biasi, Boetti, Bonzanos Art Group, Capogrossi, Cosi, Cotani, Festa, Fontana, Freschi, Gilardi, Habicher, Minoli, Pellegrini, Pomodoro, Pulcinelli, Vermi, Veronesi). Dal 24 novembre 2017 al 31 gennaio 2018.
Galleria 8,75 Artecontemporanea (Corso G. Garibaldi 4, www.csart.it/875), “Formazione visiva” (Arcangelo, Bornefeld, Bramante, Ferrari, Forgioli, Stefanini e altri). Dal 9 dicembre 2017 al 13 gennaio 2018.
1.1_ZENONEcontemporanea (Via San Zenone 11, www.zenonecontemporanea.it), Alessandro Turoni, “Alterazioni Naturali”, fino al 26 novembre 2017. La mostra rimarrà anche aperta il 16 ed il 17 dicembre 2017.
Vicolo Folletto Art Factories (Vicolo del Folletto 1, www.vicolofolletto.it), Mimmo Paladino, “Opera Grafica 1984 - 2008”, fino al 14 gennaio 2018.
Tutte le informazioni sul progetto, le gallerie, le mostre e gli eventi sono disponibili sul sito www.incontemporanea.eu. Sono attivi anche i social della rete: www.facebook.com/InContemporaneaRE, http://tw
Patrocinata come di consueto dal Comune di Reggio Emilia, la manifestazione si arricchirà nel 2017 con una nuova collaborazione istituzionale con la Fondazione Palazzo Magnani.
Una sinergia che il presidente della Fondazione, Davide Zanichelli, vede nell’ottica di un potenziamento delle attività culturali a partire dal coinvolgimento, più ampio e intenso, tra i soggetti che operano nel campo dell’arte, quindi gallerie e istituzioni, al fine di contribuire allo sviluppo delle iniziative del territorio, fondamentali per la crescita culturale e la salute del corpo sociale. La Fondazione inaugura così le attività raccolte sotto il programma “Art Around”, dialoghi e incontri con chi sul territorio si occupa di arte per professione.
Nei mesi di novembre e dicembre proprio a Palazzo Magnani, si terranno tre incontri con i galleristi della rete sul tema del mestiere di gallerista, sul mercato dell’arte e il suo funzionamento e sulle professioni che ruotano intorno alle gallerie d’arte.
Il ciclo di incontri “Art Around”, declinato nello specifico “In Contemporanea a Palazzo Magnani”, è realizzato con il sostegno di Miselli, accessories for hydraulic components e Zuliani Impresa Edile. Le serate si terranno ogni venerdì alle 18.30, dal 17 novembre al 1 dicembre 2017, nella sala A. Gualdi al secondo piano di Palazzo Magnani (Corso Giuseppe Garibaldi 29). A moderare gli incontri sarà Marta Santacatterina, giornalista e storica dell’arte.
Primo appuntamento, il 17 novembre, con la Galleria de’ Bonis. Stanislao de’ Bonis e Margherita Fontanesi con l’incontro “Il gallerista, una guida nel mercato dell’Arte” illustreranno come il gallerista possa aiutare il collezionista o l’aspirante tale a districarsi nella giungla del mercato dell’Arte, evitando di incappare in incauti acquisti e strutturando una collezione che possa anche diventare un piccolo o grande investimento.
Venerdì 24 novembre sarà poi la volta di 1.1_ZENONEcontemporanea e di Galleria 8,75 Artecontemporanea con il tema “Esordienti & Esorditi”. Antonio Malagoli, Sebastiano Simonini e Gino Di Frenna racconteranno le loro esperienze vissute con artisti emergenti, illustrando come si lavora con giovani che si affacciano sul mercato, magari anche per la prima volta, e come ci si possa avvicinare, da collezionisti, al loro lavoro. Parteciperanno all’incontro anche alcuni giovani artisti che potranno suggerire il loro punto di vista, le aspirazioni, le difficoltà e le modalità usate per approcciare il mercato dell’arte.
Venerdì 1 dicembre saranno a Palazzo Magnani Bonioni Arte e Vicolo Folletto Art Factories. Federico Bonioni tratterà il tema “La Galleria fuori dalla Galleria. Mostre pubbliche e progetti curatoriali”, mentre lo staff di Vicolo Folletto con “Think Different: un approccio diverso all’arte contemporanea”, racconterà quale possa essere lo spazio di movimento per una galleria che solo in tempi molto recenti si è presentata alla città.
Sabato 16 e domenica 17 dicembre farà seguito al ciclo di incontri a Palazzo Magnani un weekend in cui le gallerie resteranno aperte con orario continuato dalle 10.00 alle 20.00 per accogliere i visitatori nei propri spazi e raccontare i dietro le quinte del proprio lavoro. Si tratterà di una ideale “fiera diffusa” il cui contenitore sarà il centro di Reggio Emilia e gli stand le gallerie partecipanti.
Nei diversi spazi espositivi aderenti il pubblico si potranno trovare le seguenti mostre:
Galleria de’ Bonis (viale dei Mille 44, www.galleriadebonis.com), “La Pittura in Italia, anni ’30 - anni ’50” (Guttuso, Sironi, Morandi, Birolli, Gianquinto, Maccari, Morlotti, Sughi, Vespignani). Fino al 13 gennaio 2018.
Bonioni Arte (Corso Garibaldi 43, www.bonioniarte.it), “Frammenti. Venti artisti dagli anni ’50 ai giorni nostri” (Accardi, Angeli, Baricchi, Biasi, Boetti, Bonzanos Art Group, Capogrossi, Cosi, Cotani, Festa, Fontana, Freschi, Gilardi, Habicher, Minoli, Pellegrini, Pomodoro, Pulcinelli, Vermi, Veronesi). Dal 24 novembre 2017 al 31 gennaio 2018.
Galleria 8,75 Artecontemporanea (Corso G. Garibaldi 4, www.csart.it/875), “Formazione visiva” (Arcangelo, Bornefeld, Bramante, Ferrari, Forgioli, Stefanini e altri). Dal 9 dicembre 2017 al 13 gennaio 2018.
1.1_ZENONEcontemporanea (Via San Zenone 11, www.zenonecontemporanea.it), Alessandro Turoni, “Alterazioni Naturali”, fino al 26 novembre 2017. La mostra rimarrà anche aperta il 16 ed il 17 dicembre 2017.
Vicolo Folletto Art Factories (Vicolo del Folletto 1, www.vicolofolletto.it), Mimmo Paladino, “Opera Grafica 1984 - 2008”, fino al 14 gennaio 2018.
Tutte le informazioni sul progetto, le gallerie, le mostre e gli eventi sono disponibili sul sito www.incontemporanea.eu. Sono attivi anche i social della rete: www.facebook.com/InContemporaneaRE, http://tw
Altri eventi dell'inserzionista
Gli anni della passione, Paolo Baratella
20/02/2016 - 10/03/2016
Pedaso (FM) - Marche
Inserito da CSArt Serri
A dieci anni dalla mostra inaugurale, la Galleria Marcantoni Arte Contemporanea di Pedaso (FM) festeggia il decennale con una nuova personale dell’artista bolognese Paolo Baratella ripartita su due sedi: negli spazi della galleria, un approfondimento dedicato a “Gli anni della passione”, nella Sala Cola dell’Amatrice nel complesso francescano di Ascoli Piceno, la sezione “Compianto – quattordicidiciotto – la Grande Guerra”, allestita con il patrocinio del Comune di Ascoli Piceno.
Curata da Claudio Marcantoni, la mostra sarà inaugurata sabato 20 febbraio, alle ore 18.00, in galleria e domenica 21 febbraio, alle ore 18.00, nella Sala Colla dell’Amatrice. In occasione del vernissage, sarà presentato al pubblico il catalogo, arricchito da un dvd multimediale con le opere esposte ed una selezione di brani scritti appositamente dal compositore siciliano Dario Arcidiacono.
«La pittura di Baratella – scrive il curatore – è un racconto per immagini della storia socio-politica dell’Europa venuta fuori da due grandi totalitarismi, quali il fascismo e il nazismo, e proiettata a vivere il periodo utopistico “dell’uguaglianza di classe” avvallato dall’Unione Sovietica. Il suo è un punto di vista critico, una presa di coscienza, di giudizio. […] Nel corso della sua lunga carriera, fa sue tutte le esperienze e le innovazioni tecnologiche che incontra. Le possiede e le converte sottoforma di linguaggio artistico. I suoi quadri sono delle enormi lenti di ingrandimento, dei fermo-immagine che fanno parte di un più grande schermo che è quello del reale […]».
La sezione della mostra allestita in galleria comprende dipinti su tela riferibili agli anni ’60 e ’70, “Gli anni della passione”, un periodo fervido e fecondo di idee rivoluzionarie, di cambiamenti sociali, di lotte che hanno notevolmente influenzato il mondo artistico e culturale. Opere che raccontano la sofferenza, il non riconoscersi in una realtà stretta e bugiarda, la continua ricerca di giustizia di un artista colto e sensibile. Un costante rimando alla mitologia, ad eroi parafrasati e smitizzati, figure moderne che rivivono in un mondo antico, idilliaco, popolato da fiere e personalità meschine, dittatori del mondo contemporaneo.
La sezione della mostra allestita ad Ascoli Piceno è dedicata al “quattordicidiciotto”, gli anni della “Grande Guerra”. Il motivo dell’interesse artistico per questo lacerante periodo storico va ricercato nella storia personale dell’autore, cresciuto in una famiglia toccata direttamente da questo sinistro evento del quale si evocava in continuazione il dramma. Opere di grande formato di recente produzione attraverso le quali l’artista vuole fare riemergere dal vuoto buio del tempo la temperie del dramma e, soprattutto, intonare attraverso le immagini un “compianto” per le vittime di un conflitto tra popoli che ha cancellato una generazione di giovani, cosiddetta “carne da cannone”. L’attenzione di Baratella è rivolta, inoltre, ai sopravvissuti, “feriti nella mente”, ai soldati che hanno patito la condizione traumatica della staticità nelle trincee di tutta Europa a fronte della dinamica tecnologica del bombardamento incessante sulle postazioni nemiche.
Con la mostra di Paolo Baratella la Galleria Marcantoni festeggia dieci anni di coerenza, di scelte artistiche difficili, ma coscienziosamente volute, mai orientate alle mode del momento. La qualità e la consapevolezza dell’importanza storica degli autori affrontati è garanzia di un lavoro serio e costante che la galleria continuerà a proporre nel tempo.
L’esposizione sarà visitabile fino al 10 marzo 2016, alla Galleria Marcantoni da martedì a domenica ore 17.00-20.00, chiuso il lunedì, nella Sala Cola dell’Amatrice da venerdì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00. Ingresso libero. Catalogo con testo di Claudio Marcantoni e dvd multimediale con musiche di Dario Arcidiacono. Per informazioni: tel. 349 4306492, info@galleriamarcantoni.it, www.galleriamarcantoni.it.
Paolo Baratella nasce a Bologna nel 1935. Artista militante nel senso culturale e creativo del termine, è figlio della Milano post bellica, dell’atmosfera di ricostruzione intellettuale della Brera anni ‘60. Inserito storicamente nel “Gruppo dei milanesi”, insieme ad Umberto Mariani, Giangiacomo Spadari e Fernando de Filippi, dai primi anni ’70 intraprende un’intensa attività espositiva che lo porta nelle principali città italiane ed internazionali. Hanno scritto del suo lavoro Enrico Crispolti, Walter Guadagnini, Giorgio Di Genova e numerose figure di intellettuali, critici e storici dell’arte. Le sue opere sono esposte in diversi musei nazionali ed in importanti collezioni private.
Curata da Claudio Marcantoni, la mostra sarà inaugurata sabato 20 febbraio, alle ore 18.00, in galleria e domenica 21 febbraio, alle ore 18.00, nella Sala Colla dell’Amatrice. In occasione del vernissage, sarà presentato al pubblico il catalogo, arricchito da un dvd multimediale con le opere esposte ed una selezione di brani scritti appositamente dal compositore siciliano Dario Arcidiacono.
«La pittura di Baratella – scrive il curatore – è un racconto per immagini della storia socio-politica dell’Europa venuta fuori da due grandi totalitarismi, quali il fascismo e il nazismo, e proiettata a vivere il periodo utopistico “dell’uguaglianza di classe” avvallato dall’Unione Sovietica. Il suo è un punto di vista critico, una presa di coscienza, di giudizio. […] Nel corso della sua lunga carriera, fa sue tutte le esperienze e le innovazioni tecnologiche che incontra. Le possiede e le converte sottoforma di linguaggio artistico. I suoi quadri sono delle enormi lenti di ingrandimento, dei fermo-immagine che fanno parte di un più grande schermo che è quello del reale […]».
La sezione della mostra allestita in galleria comprende dipinti su tela riferibili agli anni ’60 e ’70, “Gli anni della passione”, un periodo fervido e fecondo di idee rivoluzionarie, di cambiamenti sociali, di lotte che hanno notevolmente influenzato il mondo artistico e culturale. Opere che raccontano la sofferenza, il non riconoscersi in una realtà stretta e bugiarda, la continua ricerca di giustizia di un artista colto e sensibile. Un costante rimando alla mitologia, ad eroi parafrasati e smitizzati, figure moderne che rivivono in un mondo antico, idilliaco, popolato da fiere e personalità meschine, dittatori del mondo contemporaneo.
La sezione della mostra allestita ad Ascoli Piceno è dedicata al “quattordicidiciotto”, gli anni della “Grande Guerra”. Il motivo dell’interesse artistico per questo lacerante periodo storico va ricercato nella storia personale dell’autore, cresciuto in una famiglia toccata direttamente da questo sinistro evento del quale si evocava in continuazione il dramma. Opere di grande formato di recente produzione attraverso le quali l’artista vuole fare riemergere dal vuoto buio del tempo la temperie del dramma e, soprattutto, intonare attraverso le immagini un “compianto” per le vittime di un conflitto tra popoli che ha cancellato una generazione di giovani, cosiddetta “carne da cannone”. L’attenzione di Baratella è rivolta, inoltre, ai sopravvissuti, “feriti nella mente”, ai soldati che hanno patito la condizione traumatica della staticità nelle trincee di tutta Europa a fronte della dinamica tecnologica del bombardamento incessante sulle postazioni nemiche.
Con la mostra di Paolo Baratella la Galleria Marcantoni festeggia dieci anni di coerenza, di scelte artistiche difficili, ma coscienziosamente volute, mai orientate alle mode del momento. La qualità e la consapevolezza dell’importanza storica degli autori affrontati è garanzia di un lavoro serio e costante che la galleria continuerà a proporre nel tempo.
L’esposizione sarà visitabile fino al 10 marzo 2016, alla Galleria Marcantoni da martedì a domenica ore 17.00-20.00, chiuso il lunedì, nella Sala Cola dell’Amatrice da venerdì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00. Ingresso libero. Catalogo con testo di Claudio Marcantoni e dvd multimediale con musiche di Dario Arcidiacono. Per informazioni: tel. 349 4306492, info@galleriamarcantoni.it, www.galleriamarcantoni.it.
Paolo Baratella nasce a Bologna nel 1935. Artista militante nel senso culturale e creativo del termine, è figlio della Milano post bellica, dell’atmosfera di ricostruzione intellettuale della Brera anni ‘60. Inserito storicamente nel “Gruppo dei milanesi”, insieme ad Umberto Mariani, Giangiacomo Spadari e Fernando de Filippi, dai primi anni ’70 intraprende un’intensa attività espositiva che lo porta nelle principali città italiane ed internazionali. Hanno scritto del suo lavoro Enrico Crispolti, Walter Guadagnini, Giorgio Di Genova e numerose figure di intellettuali, critici e storici dell’arte. Le sue opere sono esposte in diversi musei nazionali ed in importanti collezioni private.
Antonella De Nisco, POrta
29/08/2016 - 15/11/2016
Piacenza (PC) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Una “POrta” sul Grande Fiume. Dal 29 agosto al 15 novembre 2016, Antonella De Nisco protagonista a Piacenza con un progetto d’arte ambientale teso a dare voce al paesaggio e segnare un percorso di riavvicinamento al Po, custode di un’identità ancestrale da riscoprire e valorizzare.
L’evento è parte della rassegna “Il Po ricorda”, vincitrice del bando “Giovani per il Territorio”, indetto dall’Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna (IBACN). La manifestazione, giunta alla quarta edizione, è promossa dall’Associazione Culturale Arti e Pensieri in collaborazione con il Comune di Piacenza, con il patrocinio del Festival Europeo della Via Francigena ed il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e del Consorzio di Bonifica, oltre all’ormai consolidata rete di collaborazioni con enti e associazioni sia pubbliche che private del territorio.
Piacenza, fondata su un terrazzo fluviale del Po, deve a questa posizione strategica la propria ragion d’essere. In città esistono diverse tracce dell’antico rapporto con il fiume, che è profondamente inscritto nell’assetto urbanistico, contenuto nella storia dei monumenti e attestato da reperti archeologici e opere d’arte. La rassegna si propone di mettere a sistema questo patrimonio culturale per riscoprire l’importanza del Po, oggi in parte dimenticata, nel processo storico di formazione dell’identità locale. A tale scopo sono organizzati spettacoli multimediali, performance artistiche, mostre tematiche, tavole rotonde, conferenze e laboratori didattici.
Il progetto di Antonella De Nisco si articola in quattro punti, accomunati dal tema dello sguardo, inteso come osservazione della realtà, ma anche come visione immaginifica e mentale, radicata nella memoria individuale e collettiva. Punto di partenza, la veduta di Piacenza dal Po che si trova nel dipinto raffigurante “La Beata Vergine e Cristo intercedenti” (1603) di Giovanni Battista Trotti detto il Malosso, conservato presso la Pinacoteca dei Musei Civici di Palazzo Farnese. Secondo punto di interesse, il “Binocolo”, collocato nel cortile di Palazzo Farnese. Un’opera che invita a rivolgere lo sguardo verso le rive del fiume, che in linea d’aria distano poche centinaia di metri, ma che risultano di fatto lontane a causa delle barriere architettoniche, del traffico e, soprattutto, dell’abitudine a non considerare questo spazio naturale come una risorsa reale. Il terzo punto del percorso individuato da Antonella De Nisco è dislocato alla Porta del Soccorso, situata lungo il tracciato delle mura cinquecentesche e significativamente rivolta verso il Po. Anche in questo caso l’installazione, che si intitola “Periscopio”, rimanda al tema della visione, sottolineandone le valenze storiche, in quanto l’atto di guardare è soggetto ai condizionamenti culturali delle diverse epoche. La tappa finale del processo fisico e ideale di riavvicinamento al fiume è costituita da un’ulteriore installazione collocata tra gli alberi sulla riva del fiume e intitolata “Spiatoio”. Ancora una volta, si tratta di un dispositivo pensato per creare un punto di vista privilegiato sulle acque del Grande Fiume.
«Come artista – scrive Antonella De Nisco – non realizzo sculture dentro al paesaggio ma cerco tracce che trasformino lo spazio in scultura. La pratica manuale è il mezzo, l’intervento operativo attraverso il quale esprimere un pensiero sottile e, a volte, provocatorio. Mi piace lavorare sull’ambiente e con le persone, che diventano così parte integrante dell’opera che realizzo durante i laboratori. Il “fare” serve a capire, cambiare, trasformare lo spazio per arricchire, ritrovare, riconoscere il senso dell’artificiale e del naturale. Si tratta di interventi temporanei in quanto realizzare l’effimero, il transitorio, comporta quella leggerezza estetica che io vedo come una grande qualità».
Il progetto sarà presentato alla stampa lunedì 29 agosto, alle ore 11.00, nella Pinacoteca di Palazzo Farnese, “sala del Malosso”, alla presenza della direttrice dei Musei Civici, Antonella Gigli, e dell’Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Piacenza, Tiziana Albasi. A seguire, visita guidata gratuita aperta al pubblico.
Fino al 15 novembre 2016 sarà possibile fruire autonomamente del percorso installativo mediante le mappe in distribuzione presso i Musei di Palazzo Farnese. Visite guidate gratuite saranno organizzate ogni sabato di settembre e ottobre (programma completo ed orari: www.artiepensieri.com). Sabato 17 settembre, in particolare, sarà dedicato al progetto “POrta” con visita guidata mattutina alla presenza dell’artista e tavola rotonda, alle ore 16.00, su Lungo Po, dedicata al tema del paesaggio fluviale indagato attraverso vari punti di vista: dalla Land Art all’ecologia, sino alla progettazione urbanistica. A seguire, laboratori, bicitour e navigazioni fluviali.
Per informazioni: tel. 333 6738327, tel. 340 6160854, artiepensieri@virgilio.it, www.artiepensieri.com.
L’evento è parte della rassegna “Il Po ricorda”, vincitrice del bando “Giovani per il Territorio”, indetto dall’Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna (IBACN). La manifestazione, giunta alla quarta edizione, è promossa dall’Associazione Culturale Arti e Pensieri in collaborazione con il Comune di Piacenza, con il patrocinio del Festival Europeo della Via Francigena ed il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e del Consorzio di Bonifica, oltre all’ormai consolidata rete di collaborazioni con enti e associazioni sia pubbliche che private del territorio.
Piacenza, fondata su un terrazzo fluviale del Po, deve a questa posizione strategica la propria ragion d’essere. In città esistono diverse tracce dell’antico rapporto con il fiume, che è profondamente inscritto nell’assetto urbanistico, contenuto nella storia dei monumenti e attestato da reperti archeologici e opere d’arte. La rassegna si propone di mettere a sistema questo patrimonio culturale per riscoprire l’importanza del Po, oggi in parte dimenticata, nel processo storico di formazione dell’identità locale. A tale scopo sono organizzati spettacoli multimediali, performance artistiche, mostre tematiche, tavole rotonde, conferenze e laboratori didattici.
Il progetto di Antonella De Nisco si articola in quattro punti, accomunati dal tema dello sguardo, inteso come osservazione della realtà, ma anche come visione immaginifica e mentale, radicata nella memoria individuale e collettiva. Punto di partenza, la veduta di Piacenza dal Po che si trova nel dipinto raffigurante “La Beata Vergine e Cristo intercedenti” (1603) di Giovanni Battista Trotti detto il Malosso, conservato presso la Pinacoteca dei Musei Civici di Palazzo Farnese. Secondo punto di interesse, il “Binocolo”, collocato nel cortile di Palazzo Farnese. Un’opera che invita a rivolgere lo sguardo verso le rive del fiume, che in linea d’aria distano poche centinaia di metri, ma che risultano di fatto lontane a causa delle barriere architettoniche, del traffico e, soprattutto, dell’abitudine a non considerare questo spazio naturale come una risorsa reale. Il terzo punto del percorso individuato da Antonella De Nisco è dislocato alla Porta del Soccorso, situata lungo il tracciato delle mura cinquecentesche e significativamente rivolta verso il Po. Anche in questo caso l’installazione, che si intitola “Periscopio”, rimanda al tema della visione, sottolineandone le valenze storiche, in quanto l’atto di guardare è soggetto ai condizionamenti culturali delle diverse epoche. La tappa finale del processo fisico e ideale di riavvicinamento al fiume è costituita da un’ulteriore installazione collocata tra gli alberi sulla riva del fiume e intitolata “Spiatoio”. Ancora una volta, si tratta di un dispositivo pensato per creare un punto di vista privilegiato sulle acque del Grande Fiume.
«Come artista – scrive Antonella De Nisco – non realizzo sculture dentro al paesaggio ma cerco tracce che trasformino lo spazio in scultura. La pratica manuale è il mezzo, l’intervento operativo attraverso il quale esprimere un pensiero sottile e, a volte, provocatorio. Mi piace lavorare sull’ambiente e con le persone, che diventano così parte integrante dell’opera che realizzo durante i laboratori. Il “fare” serve a capire, cambiare, trasformare lo spazio per arricchire, ritrovare, riconoscere il senso dell’artificiale e del naturale. Si tratta di interventi temporanei in quanto realizzare l’effimero, il transitorio, comporta quella leggerezza estetica che io vedo come una grande qualità».
Il progetto sarà presentato alla stampa lunedì 29 agosto, alle ore 11.00, nella Pinacoteca di Palazzo Farnese, “sala del Malosso”, alla presenza della direttrice dei Musei Civici, Antonella Gigli, e dell’Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Piacenza, Tiziana Albasi. A seguire, visita guidata gratuita aperta al pubblico.
Fino al 15 novembre 2016 sarà possibile fruire autonomamente del percorso installativo mediante le mappe in distribuzione presso i Musei di Palazzo Farnese. Visite guidate gratuite saranno organizzate ogni sabato di settembre e ottobre (programma completo ed orari: www.artiepensieri.com). Sabato 17 settembre, in particolare, sarà dedicato al progetto “POrta” con visita guidata mattutina alla presenza dell’artista e tavola rotonda, alle ore 16.00, su Lungo Po, dedicata al tema del paesaggio fluviale indagato attraverso vari punti di vista: dalla Land Art all’ecologia, sino alla progettazione urbanistica. A seguire, laboratori, bicitour e navigazioni fluviali.
Per informazioni: tel. 333 6738327, tel. 340 6160854, artiepensieri@virgilio.it, www.artiepensieri.com.
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An Eye Wide Open
21/01/2017 - 18/02/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
An Eye Wide Open
DEVIN KOVACH
a cura di
Pia Candinas
Dal 21 gennaio 2017 al 18 febbraio 2017
Intragallery, Napoli
Opening
Sabato 21 gennaio 2017
Dalle ore 11.00 alle 13.30
NAPOLI - La galleria d’arte contemporanea Intragallery di Napoli ha il piacere di annunciare il secondo appuntamento della serie di mostre “Giovani artisti americani in Italia”, presentando il lavoro di Devin Kovach, "An eye wide open". La mostra, curata da Pia Candinas, sarà inaugurata presso Intragallery, in via Cavallerizza a Chiaia 57, il 21 gennaio 2017 alle 11.00, e rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2017.
L'artista ha trasformato lo spazio della galleria in un'installazione che manipola la luce dirigendo la nostra attenzione verso proiezioni filmiche, stampe, disegni, fotografie e oggetti tridimensionali. Un piccolo modello di un panorama arrotondato ci ricorda che il nostro campo visivo è in realtà l’interno di una sfera, dal cui centro noi guardiamo verso l’esterno.
La rappresentazione bidimensionale è resa possibile dal posizionamento di un piano (“picture plane”) che serve ad appiattire un piccolo ritaglio in un’ampia sfera. Tracciando un paesaggio su una lastra di plexiglas con un attrezzo fatto in casa, Devin crea un’immagine unica per un occhio diretto lungo una determinata linea visiva attraverso quella specifica finestra.
Utilizzando materiali semplici e un equipaggiamento rudimentale secondo lo spirito del fai da te, dimostra che nessuna realtà oggettiva e classica può esistere al di fuori dell'esperienza-corpo registrata in un istante spaziale e temporale particolare. Il suo lavoro mostra anche come uno specifico punto di osservazione riveli la soggettività ed evenienza nell'esperienza umana.
Le parole dell’artista, che vive e lavora a Roma: “... E' noioso e scomodo. L’occhio comincia a bagnarsi di lacrime sotto lo sforzo di una prolungata messa a fuoco. L’inspirazione e l’espirazione o una casuale brezza o una folata di vento sono sufficienti a far perdere il punto di osservazione e a dover ricominciare la procedura da capo. Ciò nondimeno, quando l’occhio si distoglie e l’osservatore si allontana, rimane sulla lastra una trascrizione delle particolari condizioni spaziali del punto di osservazione dal quale si stava guardando”.
Kovach è affascinato dal modo in cui la luce rende le forme visibili nello spazio. Al contrario dei suoi disegni, che utilizzano il linguaggio astratto e "spirituale" della linea, le sue stampe fotografiche di semplici oggetti e di spazi interni, resi entrambi visibili e quasi invisibili da una luce accecante ed obliqua, si basano sul blu chiaroscuro della antica tecnica della cianotipo. Il sorprendente risultato è assicurato dal contrasto tra le cose reali e solide catturate dalla fotocamera in un momento reale del tempo-spazio, e l’astratta tensione ottenuta attraverso una composizione classica, quasi costruttivista.
Nato nel 1987 a Tuba City, Arizona, Devin Kovach ha concluso il suo Master of Fine Arts presso la Tyler School of Art, Temple University di Filadelfia e di Roma. Dal 2015 insegna incisione e disegno presso la Temple University a Roma. I suoi lavori sono stati esibiti sia in Italia che negli Stati Uniti; ha ricevuto diverse borse di studio e di ricerca, incluse quelle presso l’Anderson Ranch in Colorado, la Kala Art Insitute of California, il Printmaking Centre in New Jersey, e infine l’Officina Stamperia del Notaio in Tusa, Sicilia.
DEVIN KOVACH
a cura di
Pia Candinas
Dal 21 gennaio 2017 al 18 febbraio 2017
Intragallery, Napoli
Opening
Sabato 21 gennaio 2017
Dalle ore 11.00 alle 13.30
NAPOLI - La galleria d’arte contemporanea Intragallery di Napoli ha il piacere di annunciare il secondo appuntamento della serie di mostre “Giovani artisti americani in Italia”, presentando il lavoro di Devin Kovach, "An eye wide open". La mostra, curata da Pia Candinas, sarà inaugurata presso Intragallery, in via Cavallerizza a Chiaia 57, il 21 gennaio 2017 alle 11.00, e rimarrà aperta fino al 18 febbraio 2017.
L'artista ha trasformato lo spazio della galleria in un'installazione che manipola la luce dirigendo la nostra attenzione verso proiezioni filmiche, stampe, disegni, fotografie e oggetti tridimensionali. Un piccolo modello di un panorama arrotondato ci ricorda che il nostro campo visivo è in realtà l’interno di una sfera, dal cui centro noi guardiamo verso l’esterno.
La rappresentazione bidimensionale è resa possibile dal posizionamento di un piano (“picture plane”) che serve ad appiattire un piccolo ritaglio in un’ampia sfera. Tracciando un paesaggio su una lastra di plexiglas con un attrezzo fatto in casa, Devin crea un’immagine unica per un occhio diretto lungo una determinata linea visiva attraverso quella specifica finestra.
Utilizzando materiali semplici e un equipaggiamento rudimentale secondo lo spirito del fai da te, dimostra che nessuna realtà oggettiva e classica può esistere al di fuori dell'esperienza-corpo registrata in un istante spaziale e temporale particolare. Il suo lavoro mostra anche come uno specifico punto di osservazione riveli la soggettività ed evenienza nell'esperienza umana.
Le parole dell’artista, che vive e lavora a Roma: “... E' noioso e scomodo. L’occhio comincia a bagnarsi di lacrime sotto lo sforzo di una prolungata messa a fuoco. L’inspirazione e l’espirazione o una casuale brezza o una folata di vento sono sufficienti a far perdere il punto di osservazione e a dover ricominciare la procedura da capo. Ciò nondimeno, quando l’occhio si distoglie e l’osservatore si allontana, rimane sulla lastra una trascrizione delle particolari condizioni spaziali del punto di osservazione dal quale si stava guardando”.
Kovach è affascinato dal modo in cui la luce rende le forme visibili nello spazio. Al contrario dei suoi disegni, che utilizzano il linguaggio astratto e "spirituale" della linea, le sue stampe fotografiche di semplici oggetti e di spazi interni, resi entrambi visibili e quasi invisibili da una luce accecante ed obliqua, si basano sul blu chiaroscuro della antica tecnica della cianotipo. Il sorprendente risultato è assicurato dal contrasto tra le cose reali e solide catturate dalla fotocamera in un momento reale del tempo-spazio, e l’astratta tensione ottenuta attraverso una composizione classica, quasi costruttivista.
Nato nel 1987 a Tuba City, Arizona, Devin Kovach ha concluso il suo Master of Fine Arts presso la Tyler School of Art, Temple University di Filadelfia e di Roma. Dal 2015 insegna incisione e disegno presso la Temple University a Roma. I suoi lavori sono stati esibiti sia in Italia che negli Stati Uniti; ha ricevuto diverse borse di studio e di ricerca, incluse quelle presso l’Anderson Ranch in Colorado, la Kala Art Insitute of California, il Printmaking Centre in New Jersey, e infine l’Officina Stamperia del Notaio in Tusa, Sicilia.
IN ART nel segno del contemporaneo
03/09/2016 - 18/09/2016
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
“IN ART nel segno del contemporaneo”: dal 3 al 18 settembre 2016 le stanze seicentesche di Villa Genesio a San Polo d’Enza (RE) si aprono per il secondo anno all’arte contemporanea con opere di diciotto artisti, diversi per esperienza e linguaggio. Curata da Lia Bedogni, Elisabetta Margini e Riccardo Varini, l’esposizione sarà inaugurata sabato 3 settembre alle ore 17.00. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza, prevede anche visite guidate, incontri e dibattiti.
«La mostra – spiegano i curatori – si propone di realizzare, attraverso le varie esperienze artistiche generazionali, una “contaminazione”, dove il gesto creativo e la parola si intersecano senza interruzione di continuità tra le varie personalità. Un dialogo aperto a confronti ed approfondimenti in un luogo in cui si respira un passato, un passato diventato contemporaneo».
Il percorso espositivo si articola in tre sezioni: nelle stanze recentemente recuperate dall’ex casa del custode gli artisti definiti “postmoderni”, nelle camere al primo piano della villa le giovani generazioni, al secondo piano la fotografia. Il salone al piano terra ospita, invece, un’esposizione collettiva per facilitare quella “contaminazione” auspicata dagli organizzatori.
Coordinata da Elisabetta Margini, la prima sezione ospita le opere di Oscar Accorsi, Luciano Bertoli, Oscar Ferrari, Augusto Giuffredi, Giordano Montorsi, Sandra Moss, Pietro Mussini, Enzo Silvi e Wal, artisti nati negli anno ’40 e ’50 ed attivi sul territorio reggiano. Ricerche che affondano le loro radici nelle avanguardie storiche, senza soffermarsi sul concetto di “stile” così caro al mercato. Dall’informale alla pop art, dal concettuale alla neofigurazione, dai media alle ultime contaminazioni dei linguaggi, ma sempre rielaborati in chiave personale. Tratto comune, la concettualità, evidente anche nell’approccio interdisciplinare tra pittura, scultura e design.
La seconda sezione, coordinata da Lia Bedogni, comprende opere di Mirko Baricchi, Alle Basso, Carlo Cane, Antonella Cinelli, Laura Forghieri e Matteo Messori. Attraverso la ricerca artistica di alcuni protagonisti del panorama italiano, la storica dimora si arricchisce di nuove storie: dai paesaggi di Mirko Baricchi, che invitano all’ascolto e alla riflessione, alle fotografie surreali di Alle Basso, dalle atmosfere visionarie di Carlo Cane alle installazioni di Antonella Cinelli sul tema della memoria, fino alle carte di Laura Forghieri che raccontano lo scorrere del tempo.
La fotografia è, infine, protagonista della terza sezione, coordinata da Riccardo Varini. In mostra, opere di Gian Franco Iori, Maurizio Strippoli e dello stesso Varini. Dalla “Fantacittà” di Iori, i cui palazzi sono ripresi di notte da punti di vista insoliti e stampati in bianco e nero, “À la Maison” di Strippoli, in cui l’autore scavalca con ironia la malinconia di oggetti abbandonati, sino alle “Assenze” di Varini, esposte nel 2014 alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia. Stanze vuote, personaggi distanti che ricordano Hopper, dove aleggia però sempre un fiato di mistero.
Villa Genesio (Via Don P. Borghi 14, San Polo d’Enza, Reggio Emilia) sarà aperta al pubblico da lunedì a venerdì ore 16.00-20.00, 10 e 11 settembre ore 10.00-22.00, 17 e 18 settembre ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Nell’ambito della mostra, si terranno i seguenti eventi: domenica 4 settembre, ore 17.00, “Esperienze nel Postmoderno”, Tullio Masoni dialoga con gli artisti; sabato 10 settembre, ore 17.00, visita guidata con Lia Bedogni; sabato 17 settembre, ore 17.00, “Fotografia lenta”, Lara Ferrari e Tullio Masoni dialogano con Riccardo Varini; domenica 18 settembre, ore 17.00, “Tullio Masoni: qualche poesia” ed aperitivi d’arte dalle ore 18.00. Per informazioni: tel. 0522 241729, biblioteca@comune.sanpolodenza.re.it, www.comune.sanpolodenza.re.it, www.facebook.com/villagenesio.
Villa Genesio è un’antica dimora residenziale con giardino risalente al XVII secolo di proprietà della famiglia Margini-Villa, il cui cognome ha origine dal luogo di provenienza “Villa delle Ville”. Tommaso Villa e successivamente il figlio Genesio modificarono in piccola parte, nel corso del XIX secolo, l’impianto originale. L’attuale configurazione risale ad ulteriori interventi eseguiti nel XX secolo ad opera degli eredi. La grande cantina con il pozzo e la raccolta di reperti lapidei sono documento storico di notevole interesse. Nel 2015 Villa Genesio ha ospitato la mostra d’arte contemporanea “Who Où. Arte fuori luogo”, promossa dall’Associazione Culturale Merende d’Artista in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza.
«La mostra – spiegano i curatori – si propone di realizzare, attraverso le varie esperienze artistiche generazionali, una “contaminazione”, dove il gesto creativo e la parola si intersecano senza interruzione di continuità tra le varie personalità. Un dialogo aperto a confronti ed approfondimenti in un luogo in cui si respira un passato, un passato diventato contemporaneo».
Il percorso espositivo si articola in tre sezioni: nelle stanze recentemente recuperate dall’ex casa del custode gli artisti definiti “postmoderni”, nelle camere al primo piano della villa le giovani generazioni, al secondo piano la fotografia. Il salone al piano terra ospita, invece, un’esposizione collettiva per facilitare quella “contaminazione” auspicata dagli organizzatori.
Coordinata da Elisabetta Margini, la prima sezione ospita le opere di Oscar Accorsi, Luciano Bertoli, Oscar Ferrari, Augusto Giuffredi, Giordano Montorsi, Sandra Moss, Pietro Mussini, Enzo Silvi e Wal, artisti nati negli anno ’40 e ’50 ed attivi sul territorio reggiano. Ricerche che affondano le loro radici nelle avanguardie storiche, senza soffermarsi sul concetto di “stile” così caro al mercato. Dall’informale alla pop art, dal concettuale alla neofigurazione, dai media alle ultime contaminazioni dei linguaggi, ma sempre rielaborati in chiave personale. Tratto comune, la concettualità, evidente anche nell’approccio interdisciplinare tra pittura, scultura e design.
La seconda sezione, coordinata da Lia Bedogni, comprende opere di Mirko Baricchi, Alle Basso, Carlo Cane, Antonella Cinelli, Laura Forghieri e Matteo Messori. Attraverso la ricerca artistica di alcuni protagonisti del panorama italiano, la storica dimora si arricchisce di nuove storie: dai paesaggi di Mirko Baricchi, che invitano all’ascolto e alla riflessione, alle fotografie surreali di Alle Basso, dalle atmosfere visionarie di Carlo Cane alle installazioni di Antonella Cinelli sul tema della memoria, fino alle carte di Laura Forghieri che raccontano lo scorrere del tempo.
La fotografia è, infine, protagonista della terza sezione, coordinata da Riccardo Varini. In mostra, opere di Gian Franco Iori, Maurizio Strippoli e dello stesso Varini. Dalla “Fantacittà” di Iori, i cui palazzi sono ripresi di notte da punti di vista insoliti e stampati in bianco e nero, “À la Maison” di Strippoli, in cui l’autore scavalca con ironia la malinconia di oggetti abbandonati, sino alle “Assenze” di Varini, esposte nel 2014 alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia. Stanze vuote, personaggi distanti che ricordano Hopper, dove aleggia però sempre un fiato di mistero.
Villa Genesio (Via Don P. Borghi 14, San Polo d’Enza, Reggio Emilia) sarà aperta al pubblico da lunedì a venerdì ore 16.00-20.00, 10 e 11 settembre ore 10.00-22.00, 17 e 18 settembre ore 10.00-20.00. Ingresso libero. Nell’ambito della mostra, si terranno i seguenti eventi: domenica 4 settembre, ore 17.00, “Esperienze nel Postmoderno”, Tullio Masoni dialoga con gli artisti; sabato 10 settembre, ore 17.00, visita guidata con Lia Bedogni; sabato 17 settembre, ore 17.00, “Fotografia lenta”, Lara Ferrari e Tullio Masoni dialogano con Riccardo Varini; domenica 18 settembre, ore 17.00, “Tullio Masoni: qualche poesia” ed aperitivi d’arte dalle ore 18.00. Per informazioni: tel. 0522 241729, biblioteca@comune.sanpolodenza.re.it, www.comune.sanpolodenza.re.it, www.facebook.com/villagenesio.
Villa Genesio è un’antica dimora residenziale con giardino risalente al XVII secolo di proprietà della famiglia Margini-Villa, il cui cognome ha origine dal luogo di provenienza “Villa delle Ville”. Tommaso Villa e successivamente il figlio Genesio modificarono in piccola parte, nel corso del XIX secolo, l’impianto originale. L’attuale configurazione risale ad ulteriori interventi eseguiti nel XX secolo ad opera degli eredi. La grande cantina con il pozzo e la raccolta di reperti lapidei sono documento storico di notevole interesse. Nel 2015 Villa Genesio ha ospitato la mostra d’arte contemporanea “Who Où. Arte fuori luogo”, promossa dall’Associazione Culturale Merende d’Artista in collaborazione con il Comune di San Polo d’Enza.