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Evento: La semplicità eloquente
07/06/2014 - 15/07/2014
Dettagli
Data di inserimento: | 28/05/2014 - 17:35 |
Luogo: | Vicenza (VI) - Veneto |
Data di inizio: | 07/06/2014 |
Data di fine | 15/07/2014 |
Descrizione
La Galleria Berga presenta la personale di Enrico Del Rosso, esponenete del “comunicazionismo”. L'artista si propone al pubblico vicentino con la mostra dal titolo “La semplicità eloquente”, presentata dal critico e curatore Giancarlo Bonomo.
Catalogo presente in Galleria
Enrico Del Rosso – Pordenone, 1967
Enrico Del Rosso, dopo vari studi e attività relative alla fotografia, decide di tornare alla pittura, sentendo il bisogno di comunicare qualcosa che urgeva dentro di lui.
L'artista cerca di esprimere qualcosa che nell'immane confusione mediatica valga veramente la pena di essere detto, girando attorno agli stessi simboli, riuscendo, così, a rappresentare ciò che le parole non potevano dire.
Esponente del “comunicazionismo”, l'artista propone una serie di opere ispirate alla tradizione Pop americana, rivisitate con motivi iconografici che ne esaltano il carattere simbolico. Un ritorno a quella semplificazione rappresentativa che pare contrapporsi ad un mondo dominato da una babele alienante di immagini e parole che invadono la vita quotidiana.
Catalogo presente in Galleria
Enrico Del Rosso – Pordenone, 1967
Enrico Del Rosso, dopo vari studi e attività relative alla fotografia, decide di tornare alla pittura, sentendo il bisogno di comunicare qualcosa che urgeva dentro di lui.
L'artista cerca di esprimere qualcosa che nell'immane confusione mediatica valga veramente la pena di essere detto, girando attorno agli stessi simboli, riuscendo, così, a rappresentare ciò che le parole non potevano dire.
Esponente del “comunicazionismo”, l'artista propone una serie di opere ispirate alla tradizione Pop americana, rivisitate con motivi iconografici che ne esaltano il carattere simbolico. Un ritorno a quella semplificazione rappresentativa che pare contrapporsi ad un mondo dominato da una babele alienante di immagini e parole che invadono la vita quotidiana.
Altri eventi dell'inserzionista
INFINITY LOVE di OMAR RONDA
16/10/2015 - 16/10/2015
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da galleria berga
Mostra “Infinity Love”
OMAR RONDA
Dal 16 ottobre al 16 novembre 2015
a cura di Elisa Schiesari e Galleria Berga team
Luogo: sala de “Il Bacio” - Castello di Giulietta – via Montecchio Maggiore (Vi) e Galleria Berga - Contrà Porton del Luzzo, 16 - Vicenza - www.galleriaberga.it - info@galleriaberga.it - tel 0444235194
Orari: Castello: da lunedì a domenica dalle ore 10:00 alle 22:00 - giorno di chiusura: giovedì e Galleria Berga: da martedì a venerdì 16:30 - 19:30 (la mattina si riceve su appuntamento)
Galleria Berga promuove una nuova mostra di Omar Ronda, artista internazionale con cui la galleria collabora ormai da tempo. Dopo la recente mostra “Un Fiore Bianco” in cui l'artista ha eccezionalmente esposto l'opera “Desert Storm – Guerra del Golfo”, ritirata dal Padiglione Costa Rica della Biennale di Venezia ancora in corso, Ronda elabora una serie di opere del tutto inedita ispirata ad uno dei più noti romanzi d'amore, quello di Giulietta e Romeo. Dopo aver reso immortali nei sui “Frozen” icone del Bello come Marylin Monroe, Simonetta Vespucci e tante altre, ora è la volta della bella Giulietta, da cui il Castello di Montecchio che ospita la mostra, prende il nome. Pochi sanno, infatti, che la vicenda dei due amanti veronesi venne cantata per la prima volta da un letterato vicentino, Luigi da Porto, che durante il periodo della stesura della novella soggiornò non lontano da Montecchio, venendo colpito dalla visione dei due castelli arroccati, che pare si fronteggino. I due Castelli di Montecchio conservano perciò nel loro nome memoria di un fatto storico che non tutti conoscono.
La serie “Infinity Love” si allinea nel trattamento della materia plastica alle opere “Frozen”. L'artista considera nella sua poetica che la plastica abbia un'origine naturale, in quanto derivante dal petrolio, materia risultante dalla stratificazione e sedimentazione di organismi vegetali ed animali. Con il processo di “congelamento”, di qui la traduzione inglese “Frozen”, l'artista si appropria di fotografie di donne, slegandole dal modo e dall'epoca che le ha viste protagoniste, riportandole alla loro unicità umana, spogliate di ogni ruolo e vivificate per l'eternità dalla forma plastica.
Arricchiranno e renderanno ancora più suggestiva l'atmosfera le fantastiche ed ingannevoli 'Kimere' , le affascinanti creature realizzate da Omar Ronda, che invitano lo spettatore a perdersi in un mondo incantato e fuggevole.
OMAR RONDA
Omar Ronda nasce a Portula (Biella, Italia) l'11 settembre 1947. Nel 1967 conosce Gian Enzo Sperone e Lucio Amelio e con loro organizza una serie di grandi mostre dei maggiori esponenti dell'arte povera e della transavanguardia. Nel 1973-74 trascorre un intero anno a New York, dove conosce Leo Castelli e Ileana Sonnabend,e tramite loro Rauschenberg, Warhol, Dine, Wesselmann, Twombly, Lichtenstein, Indiana, Oldenburg, fino ai minimalisti Sol LeWitt, Carl Andre, Bob Morris e altri. In seguito conosce e frequenta Basquiat e Keith Haring, con il quale stringe un rapporto di vera amicizia.
Collabora con Giorgio Marconi a Milano e con Lucrezia De Domizio Durini a Pescara,e con lei organizza alcune conferenze e mostre di Joseph Beuys.
Nel 1990-91 realizza installazioni estreme sulla vetta del Monte Bianco e nelle grotte di Is Zuddas in Sardegna e vive sei giorni e sei notti in una piramide vegetale sotto il reattore del cracking catalitico nella raffineria Saras Petroli. Nel 1993 fonda un gruppo con altri artisti e organizza mostre e installazioni utilizzando animali in plastica: Epocale a Milano nel 1993, a cura di Tommaso Trini e Luca Beatrice, evidenzia l'intenzione di Ronda di cambiare radicalmente la storia dell'arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale.
Seguono centinaia di mostre, eventi e pubblicazioni che danno a Ronda una notorietà internazionale: 1994, installazioni nel Chiostro del Brunelleschi in Santa Maria degli Angeli, Firenze e alla Mole Vanvitelliana, Ancona; 1996 Mille delfini a Milano, con l'assessore alla cultura Philippe Daverio; 1998, mostre a La Posteria di Milano e alla Galleria Pananti di Firenze; 1999 Galleria Pananti, Firenze; 2001, Biennale di Venezia, su invito del curatore Harald Szeemann; 2002, inaugurazione del Centro Studi e Documentazione, Biella, e Denaro e valori, Bienne (Svizzera), a cura di H. Szeemann; 2003, Triennale d'arte del Belgio, Beaufort, a cura di W. van den Bussche, K. Bussmann, R. Fuchs, J.-H. Martin; Plastica d'artista, Museo della Scienza e della Tecnica, Milano, a cura di T. Trini; 2004, Arte Stupefacente, a cura di Ph. Daverio, Edizioni Mazzotta; 2005, Sul filo della lana, Biella, a cura di Ph. Daverio; mostra al Museo di Santa Apollonia in occasione della Biennale di Venezia, catalogo a cura di M. Corgnati e E Forin, Edizioni Mazzotta, poi a Palazzo Collicola di Spoleto, alla Fondazione Stelline e alla Galleria Cavaciuti di Milano; 2006, UFO Gallery, Ostenda; 2007, Soma Museum, Seoul; Chiostro del Bramante, Roma; Tornabuoni Arte, F
Gustavo Boldrini, "Specchio del suo tempo"
13/12/2014 - 13/01/2015
Vicenza (VI) - Veneto
Inserito da galleria berga
Mostra retrospettiva del pittore Gustavo Boldrini
"Specchio del suo tempo"
Dal 13 dicembre 2014
Inaugurazione: sabato 13 dicembre ore 18,00
Contrà Porton del Luzzo, 16 -Vicenza – www.galleriaberga.it – info@galleriaberga.it
Orari: dal martedì al sabato ore 10:00 – 13:00, 16:00 – 19:30
“Specchio del suo tempo” intende essere una mostra retrospettiva e una rivisitazione della personalità artistica e dell'opera di Gustavo Boldrini, pittore veneziano di origine, cosmopolita per vocazione e per spirito di conoscenza, la cui esistenza e la cui esperienza pittorica si collocano in un periodo particolare – dagli anni '40 agli '80 del '900 - denso di avvenimenti artistici, culturali e di rivolgimenti storici che lasceranno una forte, significativa impronta sulla sua produzione e sulle sue vicende ed influenze personali e culturali.
Nel corso della sua vita Boldrini compie numerosi viaggi e spostamenti, sia in Italia che all'estero: in Germania, Svizzera, Olanda, Francia, che gli regalano una consapevolezza e una visione d'insieme unica, la quale si traduce in un lirismo attento agli effetti atmosferici del colore e ad una incisività del segno, talora materico e corposo, talora lineare e comunque sintetico e massimamente espressivo, il quale traspone in forme originali e immediatamente identificabili gli oggetti e i luoghi, vissuti e amati.
Gustavo Boldrini è un artista da conoscere, indagare e scoprire in ogni sua particolarità, per poter ricevere e apprendere gli innumerevoli insegnamenti e spunti di riflessione che egli ci ha lasciato: sul suo tempo, sul trascorrere degli eventi umani e sulla sua esperienza d'artista, così coerente, totalizzante ed estremizzante, che non smette d'incantarci.
Gustavo Boldrini
(Gustavo Boldrin, Venezia 1927 – Salsomaggiore 1987)
Si forma presso l'Istituto d'Arte e poi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia: fra i suoi maestri ed estimatori Felice Carena, Aldo Bergamini, Virgilio Guidi e Bruno Saetti. Di questi gli ultimi due lo introdurranno nel contesto esclusivo di Palazzo Carminati, luogo di vita e di studio per i giovani talenti.
Negli stessi anni stringe amicizia con Bepi Longo e Giovanni Pontini, ma anche con Raoul Schultz, Angelo Caramel, Bruno Colussi, Girolamo De Stefani. Evidente nelle prime opere la corrispondenza intellettuale con Carlo Hollesch.
Dal '47 iniziano i suoi viaggi in Europa, alla scoperta e alla ricerca di un confronto con i grandi maestri: dapprima in Germania, dove entra a contatto con la pittura del “Bauhaus” e della “Brucke” e scopre una particolare affinità con l'opera di Oskar Kokoschka.
Partecipa a premi ed esposizioni all'estero e dal '51 espone presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, con cui continuerà a mantenere i contatti nel corso degli anni.
Nel '53 visita l'Olanda e assimila suggestioni dalla pittura di Van Gogh, destinato a lasciare un segno permanente in tutta la sua produzione.
Espone nel '54 a San Vidal, di nuovo a Venezia.
Al '55 si fa risalire il primo soggiorno parigino, a seguito di una borsa di studio del Governo Francese: espone fra l'altro al IV Salon de Jeune Peinture alla Galleria d'Arte Moderna, scopre i colori dei fauves, Utrillo e Rouault. E' in ambito parigino che cambia la firma in “Guy Boldrini”.
Nello stesso anno è presente alla VII Quadriennale di Roma, l'anno successivo è invitato alla XXVIII Biennale di Venezia, dove si consacra come uno dei più interessanti giovani artisti italiani.
Si trasferisce nel '59 a Milano, dove il contatto con la luce e i volumi del paesaggio metropolitano conferiscono nuova sintesi spaziale alla sua pittura.
Quest'ultima, dopo un avvio sperimentale di matrice astrattista, si evolve espressionisticamente fino a subire suggestioni fauviste per approdare poi ad una semplificazione formale ai limiti del figurativismo, ad una neofigurazione che prende le distanze da qualsivoglia scuola o corrente per dare vita a un linguaggio unitario e personalissimo. La sintetizzazione dei soggetti in campiture cromatiche modulari vede negli anni '70 l'introduzione nelle sue composizioni di un ulteriore elemento, lo “specchio magico”: struttura narrativa in cui inserisce oggetti d'uso comune, figure e schematici paesaggi, talora arricchiti da inserti a collage
"Specchio del suo tempo"
Dal 13 dicembre 2014
Inaugurazione: sabato 13 dicembre ore 18,00
Contrà Porton del Luzzo, 16 -Vicenza – www.galleriaberga.it – info@galleriaberga.it
Orari: dal martedì al sabato ore 10:00 – 13:00, 16:00 – 19:30
“Specchio del suo tempo” intende essere una mostra retrospettiva e una rivisitazione della personalità artistica e dell'opera di Gustavo Boldrini, pittore veneziano di origine, cosmopolita per vocazione e per spirito di conoscenza, la cui esistenza e la cui esperienza pittorica si collocano in un periodo particolare – dagli anni '40 agli '80 del '900 - denso di avvenimenti artistici, culturali e di rivolgimenti storici che lasceranno una forte, significativa impronta sulla sua produzione e sulle sue vicende ed influenze personali e culturali.
Nel corso della sua vita Boldrini compie numerosi viaggi e spostamenti, sia in Italia che all'estero: in Germania, Svizzera, Olanda, Francia, che gli regalano una consapevolezza e una visione d'insieme unica, la quale si traduce in un lirismo attento agli effetti atmosferici del colore e ad una incisività del segno, talora materico e corposo, talora lineare e comunque sintetico e massimamente espressivo, il quale traspone in forme originali e immediatamente identificabili gli oggetti e i luoghi, vissuti e amati.
Gustavo Boldrini è un artista da conoscere, indagare e scoprire in ogni sua particolarità, per poter ricevere e apprendere gli innumerevoli insegnamenti e spunti di riflessione che egli ci ha lasciato: sul suo tempo, sul trascorrere degli eventi umani e sulla sua esperienza d'artista, così coerente, totalizzante ed estremizzante, che non smette d'incantarci.
Gustavo Boldrini
(Gustavo Boldrin, Venezia 1927 – Salsomaggiore 1987)
Si forma presso l'Istituto d'Arte e poi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia: fra i suoi maestri ed estimatori Felice Carena, Aldo Bergamini, Virgilio Guidi e Bruno Saetti. Di questi gli ultimi due lo introdurranno nel contesto esclusivo di Palazzo Carminati, luogo di vita e di studio per i giovani talenti.
Negli stessi anni stringe amicizia con Bepi Longo e Giovanni Pontini, ma anche con Raoul Schultz, Angelo Caramel, Bruno Colussi, Girolamo De Stefani. Evidente nelle prime opere la corrispondenza intellettuale con Carlo Hollesch.
Dal '47 iniziano i suoi viaggi in Europa, alla scoperta e alla ricerca di un confronto con i grandi maestri: dapprima in Germania, dove entra a contatto con la pittura del “Bauhaus” e della “Brucke” e scopre una particolare affinità con l'opera di Oskar Kokoschka.
Partecipa a premi ed esposizioni all'estero e dal '51 espone presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, con cui continuerà a mantenere i contatti nel corso degli anni.
Nel '53 visita l'Olanda e assimila suggestioni dalla pittura di Van Gogh, destinato a lasciare un segno permanente in tutta la sua produzione.
Espone nel '54 a San Vidal, di nuovo a Venezia.
Al '55 si fa risalire il primo soggiorno parigino, a seguito di una borsa di studio del Governo Francese: espone fra l'altro al IV Salon de Jeune Peinture alla Galleria d'Arte Moderna, scopre i colori dei fauves, Utrillo e Rouault. E' in ambito parigino che cambia la firma in “Guy Boldrini”.
Nello stesso anno è presente alla VII Quadriennale di Roma, l'anno successivo è invitato alla XXVIII Biennale di Venezia, dove si consacra come uno dei più interessanti giovani artisti italiani.
Si trasferisce nel '59 a Milano, dove il contatto con la luce e i volumi del paesaggio metropolitano conferiscono nuova sintesi spaziale alla sua pittura.
Quest'ultima, dopo un avvio sperimentale di matrice astrattista, si evolve espressionisticamente fino a subire suggestioni fauviste per approdare poi ad una semplificazione formale ai limiti del figurativismo, ad una neofigurazione che prende le distanze da qualsivoglia scuola o corrente per dare vita a un linguaggio unitario e personalissimo. La sintetizzazione dei soggetti in campiture cromatiche modulari vede negli anni '70 l'introduzione nelle sue composizioni di un ulteriore elemento, lo “specchio magico”: struttura narrativa in cui inserisce oggetti d'uso comune, figure e schematici paesaggi, talora arricchiti da inserti a collage
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Sul sito www.setupcontemporaryart.com è già on-line l’application form
Procedono con grande entusiasmo i preparativi per la terza edizione di SetUp, la fiera indipendente dedicata all’arte contemporanea che, sempre in fascia serale, dal 23 al 25 gennaio 2015 e in occasione dell’art week a Bologna, riaccenderà gli spazi dell’Austostazione, sede confermata fin dal debutto e ormai tra i simboli dell’avanguardia culturale bolognese.
Forte del successo registrato nel 2014, conclusa con oltre 9.500 visitatori, 26 gallerie, con le straniere in forte aumento, sponsor nazionali, oltre 4.000 follower sulle piattaforme social e quattro premi d’arte, SetUp si appresta a consolidare una formula ormai vincente, senza cessare di rigenerarsi e di guardare fuori e al futuro.
La fiera, organizzata dalle curatrici e critiche Simona Gavioli e Alice Zannoni, conserva anche per questa edizione il format che punta sugli artisti emergenti e sui giovani attori del mondo dell’arte, mantenendo il trittico formato da galleria, curatore e artista entrambi under 35. SetUp terrà fede all’identità di piattaforma culturale in grado di attivare sinergie strategiche per sviluppare le potenzialità dei talenti creativi, pur rinnovandosi ancora una volta con nuovi spazi per le gallerie, nuove collaborazioni, tematiche attuali e commistioni culturali.
E’ già online l’application per gli espositori che sceglieranno di partecipare, e la superficie espositiva all’interno dell’Autostazione sarà aumentata per far fronte al crescente numero di richieste, con una particolare sezione dedicata alle realtà startup che darà spazio e rilievo anche ad attori che rientrano in diverse disponibilità budgetarie e che stanno emergendo nel mercato. La novità rimane in linea con uno dei punti di forza emersi al termine della passata edizione, in cui l’interesse dei collezionisti per i giovani artisti aveva già dimostrato quanto SetUp fosse diventata una vetrina di riferimento per le nuove tendenze del mercato dell’arte contemporanea.
Dall’altro lato la giovane fiera ha dimostrato di avere le idee chiare sul suo ruolo di fucina culturale, e anche quest’anno propone una ricca programmazione culturale, curata da Martina Cavallarin e organizzata dall’Associazione di Promozione Sociale scatolabianca, dal titolo I confini d’Europa per un’arte senza confini. Partendo dal concetto fondamentale della terra, e del nutrimento come sua declinazione, la tematica del confine verrà affrontata con un progetto ad ampio raggio che, oltre ad una rassegna di conferenze/talk con esperti di varie discipline che affrontano il tema dell’Europa e del Confine, della riqualificazione urbana e ambientale, si strutturerà in varie fasi che, prima e dopo la manifestazione, dentro e fuori l’Autostazione, metteranno fisicamente in relazione e innescheranno “a staffetta” scambi internazionali tra segmenti di società, fino ad arrivare alle quattro estremità di un’Europa in cui i confini non sono ancora risolti e disegnati. L’Autostazione di Bologna diventerà quindi luogo simbolico, punto di partenza, transito e scambio di persone ed idee. Sarà parte del programma culturale anche una rassegna video dedicata al tema dell'Europa, del confine, della terra, dell'appartenenza, del viaggio, della germinazione condivisa e partecipata.
Confermati anche gli appuntamenti della rassegna performativa In Corpo# 5 a cura di Sponge Arte Contemporanea che proporrà una riflessione sul tema terra/confini attraverso l'azione del corpo.
Da sempre attenta allo scambio con il tessuto sociale e tra le sue parti, SetUp 2015 ospiterà i vincitori di No Boundaries, inedito Premio Nazionale d‘Arte Contemporanea per giovani artisti, promosso e ideato dal movimento per l’inclusione sociale dei disabili LA SKARROZZATA, che vuole proporre un contesto creativo che produca in modo diretto, attraverso l’arte contemporanea, informazioni tecniche riguardo ambienti e soluzioni accessibili.
Tra le collaborazioni germinate in occasione della scorsa edizione torna il dialogo con un’altra giovane realtà made in Bologna di grande richiamo internazionale, il roBOt Festival, da cui SetUp selazionerà tre artisti della “Call4roBot”.
La sezione degli Special Projects non mancherà neanche per il 2015. Visitando i due piani dell’Autostazione, il pubblico di SetUp si imbatterà nei progetti di artisti “ospiti”, tra cui possiamo già citare Sendai City. Alla fine del futuro di Marco Bolognesi e a cura di Valerio Dehò. Presentato a Merano Arte lo scorso settembre, il progetto farà tappa anche a Bologna e a Napoli. La tappa di Bologna vedrà a SetUp una selezione di opere del mondo post-human e post-punk ideato dall’artista bolognese.
In attesa delle prossime novità, sono questi i primi ingredienti di una terza edizione che promette di cavalcare la fortunata ascesa di una giovane realtà che nel mondo dell’arte
SI RIPARTE
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Procedono con grande entusiasmo i preparativi per la terza edizione di SetUp, la fiera indipendente dedicata all’arte contemporanea che, sempre in fascia serale, dal 23 al 25 gennaio 2015 e in occasione dell’art week a Bologna, riaccenderà gli spazi dell’Austostazione, sede confermata fin dal debutto e ormai tra i simboli dell’avanguardia culturale bolognese.
Forte del successo registrato nel 2014, conclusa con oltre 9.500 visitatori, 26 gallerie, con le straniere in forte aumento, sponsor nazionali, oltre 4.000 follower sulle piattaforme social e quattro premi d’arte, SetUp si appresta a consolidare una formula ormai vincente, senza cessare di rigenerarsi e di guardare fuori e al futuro.
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E’ già online l’application per gli espositori che sceglieranno di partecipare, e la superficie espositiva all’interno dell’Autostazione sarà aumentata per far fronte al crescente numero di richieste, con una particolare sezione dedicata alle realtà startup che darà spazio e rilievo anche ad attori che rientrano in diverse disponibilità budgetarie e che stanno emergendo nel mercato. La novità rimane in linea con uno dei punti di forza emersi al termine della passata edizione, in cui l’interesse dei collezionisti per i giovani artisti aveva già dimostrato quanto SetUp fosse diventata una vetrina di riferimento per le nuove tendenze del mercato dell’arte contemporanea.
Dall’altro lato la giovane fiera ha dimostrato di avere le idee chiare sul suo ruolo di fucina culturale, e anche quest’anno propone una ricca programmazione culturale, curata da Martina Cavallarin e organizzata dall’Associazione di Promozione Sociale scatolabianca, dal titolo I confini d’Europa per un’arte senza confini. Partendo dal concetto fondamentale della terra, e del nutrimento come sua declinazione, la tematica del confine verrà affrontata con un progetto ad ampio raggio che, oltre ad una rassegna di conferenze/talk con esperti di varie discipline che affrontano il tema dell’Europa e del Confine, della riqualificazione urbana e ambientale, si strutturerà in varie fasi che, prima e dopo la manifestazione, dentro e fuori l’Autostazione, metteranno fisicamente in relazione e innescheranno “a staffetta” scambi internazionali tra segmenti di società, fino ad arrivare alle quattro estremità di un’Europa in cui i confini non sono ancora risolti e disegnati. L’Autostazione di Bologna diventerà quindi luogo simbolico, punto di partenza, transito e scambio di persone ed idee. Sarà parte del programma culturale anche una rassegna video dedicata al tema dell'Europa, del confine, della terra, dell'appartenenza, del viaggio, della germinazione condivisa e partecipata.
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