Evento: “NEUTRAL-ISM, INTERNATIONAL ART MOVEMENT”, ESPOSIZIONE COLLETTIVA PRESSO Galleria MAG, Padova
11/11/2016 - 12/12/2016
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Inserzionista
Altro , Padova
Dettagli
Data di inserimento: 07/11/2016 - 0:46
Luogo: Padova (PD) - Veneto
Data di inizio: 11/11/2016
Data di fine 12/12/2016
Descrizione
Venerdì 11 novembre alle ore 18,00, presso la Galleria MAG – Mediolanum Art Gallery, Piazzetta Bussolin 21, 35137 Padova, inaugurerà la collettiva degli artisti appartenenti al Movimento Artistico Internazionale “Neutral-ism”.
A cura di Francesco Perilli (artista e fondatore del Movimento) e del critico e storico dell’arte Prof. Giorgio Grasso.
L’esposizione “Neutral-ism, International Art Movement” di prossima inaugurazione presso la Galleria Mag – Mediolanum Art Gallery di Padova, presenta le opere di 63 artisti provenienti da 32 paesi, appartenenti al Movimento artistico, critico e culturale omonimo, voluto e fondato da Francesco Perilli, pittore e scultore di fama internazionale.
I partecipanti agiscono producendo i loro lavori in una comunità d’intenti che rispecchia chiaramente le dichiarazioni programmatiche e i valori espressi nel Manifesto del Neutral-ism, redatto dallo stesso Perilli: superare e armonizzare e differenze, avvicinare le diverse tendenze dovute alle varie origini, mantenendo comunque il rispetto e la coscienza della propria identità, personale e nazionale.
In un’arte che prescinda dalle evoluzioni intellettualistiche concettuali, o dalla fredda e apersonale esecuzione informale, come dalla bizzarra contingenza consumistica dell’opera pop per restituire al creatore la sua magica valenza di autore di un prodotto assolutamente originale e magico, nel suo carattere di completa autenticità.
Le opere in mostra esprimono la complessa, affascinante, e allo stesso tempo spontanea e primordiale spinta neo-umanistica che è alla base di questa corrente, e che coniuga passione e ragione, spiritualità e talento, in esiti in cui il segno e lo stile, l’agire, di ciascun artefice, risultano valorizzati e non bloccati dall’abilità tecnica e dalla forma.
Possiamo ammirare opere ricche di movimento e vibrazioni cromatiche, un fondersi di generi e materiali dove la figurazione si dissolve e si riproduce, reidentificandosi nell’auspicata generazione di un mondo nuovo, che rinasca sorgendo da una rinnovata coscienza sociale e culturale, dalla necessaria e positiva integrazione e conciliazione fra i popoli. 05.11.2016 Maria Palladino
Curriculum di Francesco Perilli
Francesco Perilli, è un artista che opera a livello internazionale. In quarant’anni di carriera ha esposto in numerosissime mostre, nazionali e internazionali, sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. E’ suo il “Monumento al Multiculturalismo”, ad oggi installato già in quattro città rappresentative dei Cinque Continenti: Toronto, Canada, 1985; Sarajevo, Bosnia Herzegovina, 1997; Changchun, Cina, 2002; East London (Buffalo City), Sudafrica, 2006, dove Nelson Mandela ne volle scrivere e firmare l'epigrafe posta alla base del simbolo monumentale.
Francesco Perilli, approfondendo la filosofia del Multiculturalismo, giunge alla conclusione che il dialogo pacifico tra ogni diversità sia l'unica via per tentare di superare qualsiasi incomprensione interculturale.
A partire da queste riflessioni fonda il Movimento Artistico Internazionale del NEUTRAL-ISM e ne redige il Manifesto. A questo Movimento aderiscono centinaia di artisti da oltre quaranta nazioni e molti altri chiedono di aderirvi. Nasce dunque il primo movimento interculturale di dimensione planetaria: esponenti da ogni parte del mondo che condividono la necessità di confrontarsi e dialogare attraverso l'arte. Ne consegue la disponibilità al dialogo tra rappresentanti israeliani e iracheni, arabi ed europei, appartenenti anche a nazioni tra loro in conflitto, per la cancellazione di ogni odio sia vecchio che nascente. Questo si esplicita in espressioni metamorfiche e di cambiamento evolutivo, nella preparazione di un mondo nuovo e migliore, alla costante ricerca di nuove strategie di convivenza pacifica tra ogni differenza artistica e culturale, pena la crescente e cocente invivibilità del nostro pianeta.
Hanno parlato di Francesco Perilli numerosissime importanti emittenti, e notiziari di massimo rilievo, nazionali ed internazionali, così come riviste e quotidiani in diverse parti del globo hanno dato ampio spazio alla sua opera ed al suo pensiero. Moltissime sono le guide turistiche che scelgono di pubblicare suoi lavori, così come tanta editoria distribuita nelle librerie o nelle edicole, sue opere sono riprodotte sulle copertine di libri e addirittura di elenchi telefonici.
Recentemente il “Simbolo Monumentale del Multiculturalismo” di Francesco Perilli è stato annoverato dall'Academy For Cultural Diplomacy dell'UNESCO, tra i ventotto monumenti più significativi della storia dell'umanità.
La mostra resterà visitabile fino al 12 dicembre 2016.
Orario di apertura: lunedì - venerdì 15,00 – 19,00.
Ingresso libero.
Per informazioni: Francesco Perilli: info@francescoperilli.it
MAG – Mediolanum Art Gallery:
Elisabetta Maistrello: elisabetta.maistrello@gmail.com
Maria Palladino: +393341695479 audramsa@outlook.it
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Mostra Collettiva Internazionale "La Follia della Ragione"
16/10/2021 - 30/10/2021
Venezia (VE) - Veneto
Inserito da Maria Palladino
“LA FOLLIA DELLA RAGIONE”
Mostra Collettiva Internazionale
Presentazione dello Storico e Critico d'Arte Prof. Giorgio Grasso
Evento a cura del Critico d'Arte Maria Palladino
Inaugurazione Sabato 16 Ottobre ore 16:00
“La Follia della Ragione” esplora il dilemma insolvibile della conoscibilità del reale e della traduzione di questo attraverso l'opera d'arte, e il genio di chi si fa carico della responsabilità di esserne interprete.
Fin da tempi ancestrali l'artista portava in sé il marchio di una doppia identità: quella di veggente e profeta, ispirato da una natura superiore e in grado di propiziare eventi fausti, e quella di folle e dissennato operatore di un processo creativo incomprensibile, tale da suscitare timore e determinare talora il suo allontanamento dalla comunità.
A tutt'oggi il procedimento che conduce alla nascita di un'opera d'arte conserva intatto il mistero di qualcosa che si origina e si sviluppa al di là dei canoni dell'intelletto, affondando le sue radici in una selva di segni e simboli che si annidano nell'inconscio, e che permettono lo sviluppo di un'originale universo espressivo. L'inconscio “personale” e “collettivo” di Jung costituisce una valida spiegazione in questo senso: determinando da una parte la sedimentazione delle esperienze individuali di cui non si conserva memoria, e dall'altra definendo il portato collettivo degli “archetipi” ovvero quelle categorie universali degli affetti comuni all'intera specie e che vanno oltre il nostro vissuto singolare, per risalire ai primordi.
Tutto questo è materia ispiratrice per l'artista, che, sempre secondo Jung, attinge a tale sorgente immaginifica fruendo di allucinazioni che gli consentono di connettersi a questa dimensione della psiche, sia personale che universale: “Spesso accade che le mani sappiano svelare un segreto attorno a cui l'intelletto si affanna inutilmente”.
Ciascuno attraverso le sue proprie figure retoriche, grafemi, forme, soluzioni cromatiche e stilistiche, dà vita ad un originale alfabeto che ne porta alla luce il mondo interiore e lo mette a confronto con l'altro, per operare un rispecchiamento, per riconoscere e offrire gli strumenti per riconoscersi, in uno scambio talora chiarificante, talora sottilmente intuitivo, ma comunque edificante e coadiuvante nella ricerca di un equilibrio fra opposte tensioni e sbilanciamenti, che si generano essenzialmente nell'infanzia e lasciano la loro impronta permanente in ciascuno di noi.
Se non è possibile in definitiva una visione univoca della realtà, e la presa di coscienza di una verità ultima delle cose, attraverso l'arte e la creatività l'individuo ha l'opportunità di liberarsi, almeno momentaneamente, dei suoi fardelli interiori e trasmettere questa condizione di meditativo sollievo a chi guarda e può apprezzare il portato emotivo e culturale del prodotto artistico.
A rafforzamento di questa tesi l'”Elogio della follia”, saggio redatto in latino, nel 1509, dal filosofo e teologo umanista olandese Erasmo da Rotterdam, per cui è la follia stessa ad arrivare in soccorso degli uomini, in tutte quelle situazioni della vita in cui la razionalità e la logica renderebbero troppo gravoso il vivere quotidiano, e l'accettazione di condizioni condivise e per nulla spiacevoli se affrontate con una condotta non troppo rigida, statica e lineare.
In esposizione opere degli artisti:
Alexandra Van Der Leeuw, Anna Tedone, Barbara Zaccheo, Catello Esposito, Domenico Zullo, Fiorella Brenna, Floarea Tutuianu, Giorgio Trinciarelli, Giovanna Cutrone, Giovanni Mauceri, Giuseppe Ariu, Letizia Novelli, Lisa Sabbadini, Malugho, Marco Bagatin, Mariagrazia Zanetti, Monica Isabella Bonaventura, Noel B., Orietta Sartori, Paola Emanuela Salvestrini, Paolo Scafetti, Piergiorgio Dessì, Riccardo Passuello, Görlig Stig, Valeria Disabato, Vesna Faiazza.

Durante l'inaugurazione, avrà luogo un intervento dello Psichiatra Dott. Giorgio Trinciarelli, sul tema “Arte e psiche, alcune riflessioni” .

Venice Art Gallery, Calle del Tragheto 2799, Dorsoduro (fra Campo San Barnaba e Ca' Rezzonico).
La mostra resterà visitabile fino al 30 Ottobre.
Orari di apertura: martedì – domenica 15:00 – 19:00. Ingresso libero nel rispetto delle attuali norme anti-Covid.

Per informazioni:
Maria Palladino
3341695479
audramsa@outlook.it
MOSTRA “RIENTRO”, PERSONALE DI PITTURA DELL’ARTISTA MARIA MAKAROV
16/09/2016 - 30/09/2016
Padova (PD) - Veneto
Inserito da Maria Palladino
Venerdì 16 settembre alle ore 18,00, presso il Caffè Boetto di Padova, Via dei Tadi 55, inaugurerà la mostra personale di pittura “Rientro” dell’artista Maria Makarov.
A cura di Maria Palladino.
Maria Makarov è un’artista completa, la cui esperienza spazia attraverso tutti i generi e le tecniche, per esplorare ogni possibilità espressiva e di scoperta, di avvicinamento operativo, concettuale ed emotivo alla realtà. Quest’ultima viene riprodotta in maniera realistica nella sua grafica e pittura, al fine di riviverla, dall’esterno e dall’interno, farla propria e restituirla al pubblico filtrata e arricchita dalla gradevole ironia, comprensione umana e capacità di cogliere l’essenza, lo spirito delle cose, che è l’aspetto fondamentale della sua personalità di donna e di pittrice.
I dipinti ad acquerello e china su carta esposti nella personale “Rientro”, sono in gran parte ispirati ai paesaggi e agli interni della città di Padova - in cui risiede da quattro anni - e in particolare al Caffè Boetto a cui la mostra è dedicata. Caffè storico della città, il Boetto, che l’autrice frequenta assiduamente da un anno e che rappresenta un luogo ideale d’ispirazione e di ritrovo di temi e motivi già cari e importanti per il suo mondo poetico, di quella familiarità e consuetudine che costituiscono parte della sua storia stessa e della memoria.
I luoghi, gli ambienti, gli oggetti e le nature morte, i tipi umani raffigurati dall’artista, sono esplorati e riprodotti con segno grafico allo stesso tempo rapido e incisivo, immediatezza espressiva, capacità di sintesi che non prescinde da una chiara definizione delle linee, dei contorni e degli aspetti caratteristici di ogni soggetto. La forma, come l’ombreggiatura e la sfumatura del tratto, contribuiscono in gran parte a creare il contenuto. 07.09.2016 Maria Palladino
Curriculum di Maria Makarov
Nata a Mosca il 18/09/1980, emigra in Israele nel 1990, per poi venire a vivere in Italia nel 2013.
L’artista si è formata frequentando corsi di pittura, scultura, illustrazione, grafica, in Israele e in Austria, è stata allieva della famosa artista e arteterapeuta Edith Kramer, i cui principi di insegnamento erano derivati dalla scuola del Bauhaus di Johannes Itten e hanno influenzato poi il suo stesso metodo come docente di pittura e disegno. Ha inoltre frequentato, nel 2012 – 2013, la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Ha realizzato e realizza inoltre installazioni e video, dal progetto, alla produzione, comunicazione, promozione e messa in opera.
Si è occupata di scenografia e produzione teatrale, cinematografica e televisiva.
Fra le esposizioni più importanti:
Mostre all'estero : ( sviluppo concept del progetto, produzione, realizzazione )
Boarding Pass to Paradise 2005 -2010 - Draw - Perez Beda Meyer - mostra itinerante in Europa. Mostra sull’emigrazione di due amici pittori in Europa negli anni ’30 in Palestina, da cui furono costretti ad allontanarsi per decisione del governo inglese e deportati in un campo di concentramento alle Mauritius: raccolta di dipinti ad olio degli artisti e rappresentazione di un viaggio che include immagini e 7 video che raccontano la loro storia.
Si è occupata della produzione, dello sviluppo del concept, della progettazione, della costruzione - reclutamento manodopera, marketing e pubbliche relazioni, comunicazione - attività di sviluppo e di mantenimento relazioni in Europa ( Repubblica Ceca in particolare), approfondimento delle public relations. La mostra è tuttora in corso nella Repubblica Ceca, a Theresienstadt, Ostrova, Praga, Vienna, Tz'skyi Krumlov, Kibbutz Ein Harod e Lohmei House. Direzione personale come: assistente designer, progettazione, sviluppo di concetti, dell’installazione.
2009 - Mostra personale del pittore, designer e poeta Franz Peter Kien, perito nel campo di concentramento " Theresienstadt " La mostra è stata presentata a: Theresienstadt, Repubblica Ceca. Incarico: designer, sviluppo del concept, installazione.
2010 – Mostra a Riga, Museo del Ghetto – mostra sugli ebrei uccisi in Lituania, consistente in un’installazione composta da 108 lampade appese al soffitto ad altezza d’uomo: ciascuna lampada rappresentava sul rivestimento esterno le immagini e la storia di persone singole e famiglie.
Mostre Personali : 2002 - Alternative Space, Tel - Aviv : disegni e dipinti.
2009 - Museo di Ramat Gan ( Tel- Aviv) : disegni " Florentin perioud ", dipinti, installazioni e video.
2012 - " Fishka " Gallery, Tel - Aviv: disegni per il progetto " Ciao Tel - Aviv " , dipinti , installazioni
2013-2014 – Lax jazz bar, Padova
2014-2016 – Zu-Bar, , Palazzo Zuckermann; Caffe Boetto, Padova.
2015 – “Znamia”, Mosca, spazio dell’organizzazione degli scrittori russi.
2016- Auditorium Haifa, Israele.
La mostra resterà visitabile fino al 30 settembre in orario: lunedì – venerdì 07,00 – 19,00. Sabato 07,00 – 15,00. Ingresso libero. Per informazioni: mankate4@gmail.com, mariamakarov999(fb)
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Elisa Bertaglia, Out of the blue
15/12/2016 - 29/01/2017
Padova (PD) - Veneto
Inserito da CSArt Serri
L’immaginario onirico e fiabesco di Elisa Bertaglia in mostra, dal 15 dicembre 2016 al 29 gennaio 2017, presso Officine dell’Immagine di Milano (Via Atto Vannucci, 13). Curata da Matteo Galbiati, l’esposizione sarà inaugurata giovedì 15 dicembre alle ore 19.00.
Vincitrice del Premio Speciale Officine dell’Immagine ad Arteam Cup 2015, l’artista presenta in galleria una trentina di opere inedite, realizzate nel 2016 in America, durante la residenza d’artista promossa dalla ESKFF (Eileen S. Kaminsky Family Foundation) presso il MANA Contemporary di Jersey City.
Il titolo della mostra – “Out of the blue” – è tratto dall’omonima serie, esposta per la prima volta al pubblico. Un’espressione, parafrasabile in “Un fulmine a ciel sereno”, che Elisa Bertaglia ha rintracciato in un libro di Patricia Highsmith, letto durante il soggiorno americano. Da un lato il rimando alla letteratura, che da sempre accompagna il percorso dell’artista, dall’altro il colore blu, predominante nella sua nuova produzione.
Il progetto si articolerà in due sezioni: a piano terra, una selezione di opere pittoriche di medie e grandi dimensioni; al piano sottostante, lavori di piccolo formato progressivamente sostituiti da una pittura parietale site-specific che trasformerà il sotterraneo in un larario, luogo sacro, intimo e raccolto, dedicato alle divinità familiari. In questo contesto, saranno installate anche due opere tridimensionali, legate al vissuto dell’artista.
Un linguaggio lirico, evanescente ed altamente simbolico, quello di Elisa Bertaglia, che attraverso un vocabolario mitologico maturato negli anni propone una riflessione sul tema del doppio e della metamorfosi, alla ricerca di un’identità personale e collettiva.
Protagonisti delle sue opere, tutte realizzate a tecnica mista e collage su carta, tavola e faesite, sono bambine in età preadolescenziale ed animali, immersi in un paesaggio straniante, dove le regole prospettiche e compositive lasciano campo all’immaginazione.
«I personaggi di queste narrazioni – spiega Elisa Bertaglia – stanno tra loro in relazioni atipiche, inconsuete, portatrici di molteplici valenze simboliche: piccole bimbe-tuffatrici, attorcigliate da serpi, irte su rocce o avviluppate da edere e piante carnivore, alludono al difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta. Qui tutto è in metamorfosi; l’identità, e non solo il corpo, è in trasformazione e rinascita. Cani e lupi, corvi e aironi sono i garanti di quello stesso passaggio di crescita, protettori di un sottile squarcio di intimità».
Come sottolinea Matteo Galbiati, le opere della serie “Out of the blue” si differenziano dalla precedente produzione sia per la scelta cromatica che per l’impaginato: se i colori sono più intensi e nitidi, meno legati alla tradizione pittorica italiana, la composizione è più libera, svincolata da elementi paesaggistici, mentre il segno viene utilizzato in maniera pittorica, in dialogo con le campiture e gli inserti a colla875ge.
Apparentemente semplice e piacevole allo sguardo, la pittura di Elisa Bertaglia nasconde significati profondi e particolari spiazzanti: elementi duri, a tratti violenti, che spingono la narrazione oltre il piano dell’immaginazione, riportandola alla società contemporanea.
La personale sarà visitabile da martedì a venerdì con orario 15.00-19.00, sabato 11.00-19.00, altri orari, lunedì e festivi su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo Vanilla Edizioni con testo di Matteo Galbiati. I visitatori potranno incontrare l’artista e seguire la realizzazione della pittura parietale site-specific il mercoledì ore 17.00-19.00 e il sabato ore 15.00-19.00. Per informazioni: tel. +39 02 91638, info@officinedellimmagine.it, www.officinedellimmagine.it.
Elisa Bertaglia nasce a Rovigo nel 1983. Si iscrive nel 2002 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, presso l’Atelier di Pittura del professor Carlo Di Raco, conseguendo la Laurea di I livello nel 2006 e la Laurea di II livello in Pittura nel 2009. Dal 2008 inizia una ricca attività espositiva, instaurando diverse collaborazioni con critici, curatori e giornalisti. Tra le mostre principali: “Lo stato dell’arte” (54. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione Accademie, Tese di San Cristoforo - Arsenale, Venezia, 2011), “Dolomiti contemporanee” (Sospirolo, 2011; Taibon Agordino, 2012; Casso, 2013; Borca di Cadore, 2014), “Elisa Bertaglia” (MZ Gallery, Augsburg, 2014), “Bindwood” (Banca Sistema, Milano, 2015), “Arteam Cup” (Officina delle Zattere, Venezia, 2015; Palazzo del Monferrato, Alessandria, 2016). Nell’ambito di Arteam Cup 2016 si è aggiudicata il Premio Speciale Residenza Officine Saffi Milano. Vive e lavora a Rovigo.
Gianni Bertini - Antologica
26/01/2017 - 30/01/2017
Padova (PD) - Veneto
Inserito da Raffaella Caruso
Gianni Bertini, “le Mec du Mec art”, è il protagonista della Solo Show con cui Eidos Immagini Contemporanee inaugura a Bologna Arte Fiera (padiglione 26 Stand A 88) la collaborazione con l’Associazione Gianni Bertini (www.associazionegiannibertini.com). Si tratta di una vera e propria antologica -a cura di Raffaella A. Caruso- che contrappunta i momenti salienti della produzione dell’Artista con un allestimento inedito e davvero site specific. I visitatori di Arte Fiera saranno accolti nello stand da uno scritto-manifesto autografo su legno (Gentile visitatore… ) con cui Gianni Bertini invita ad entrare nel mondo della pittura liberandosi da ogni preconcetto, pronti a sovvertire le regole per comprendere nuove possibilità narrative. In parallelo la proiezione di video assolutamente inediti, proprietà di Thierry Bertini –presidente dell’Associazione- e in comodato d’uso al Centre Pompidou, che non mancheranno di catturare lo spettatore per ironia ed energia. È forse questa una delle parole chiave del lavoro di Gianni Bertini, comune denominatore per i lavori in mostra che pur appartengono a periodi ben distinti. Si parte dai capolavori degli anni 40 presentati su una tappezzeria di locandine d’epoca, di per se stesse materiale di enorme valore documentario. I Gridi, MAC, Nucleare, Informale tutta la storia dei movimenti italiani ed europei del dopoguerra sino all’intuizione e alla rivelazione della Mec Art. Dopo l’esordio figurativo nel 1946 e i Gridi del ’48-’49, con cui anticipa di vent’anni il lavoro di Robert Indiana, pitture astratte attraversate da numeri e cifre, tra la denuncia e il dada, Bertini aderisce nel 1950 al MAC, partecipando alla biennale di Venezia dello stesso anno. Cogliendo però poi subito il rischio di un’involuzione del linguaggio concretista, realizza già nel 1951 pitture con sgocciolatura che sono tra le prime manifestazioni di pittura informale e nucleare realizzata in Italia. Sul finire del 1951 si trasferisce a Parigi dove nel maggio 1952 ha luogo la sua prima mostra personale parigina alla Galerie Arnaud. A Parigi conosce Atlan, Hartung, Soulages, Poliakoff, Schneider, De Stäel e inaugura con la partecipazione al Salon de Mai, cui sarà sempre successivamente invitato, la sua vita parigina. Tra il ’54 e il ’59 produce opere gestuali, dalle quali affiora prepotente il mondo della macchina: con queste partecipa alla Biennale del ’58. Nel ’54 incontra Pierre Restany, compagno del cammino verso Nouveau Réalism e Mec-Art, e così nel 1960 stufo di un informale che ha inevitabilmente perso la propria vis, introduce nel suo campo visivo la realtà, preparando la tela con immagini tratte dai giornali (in mostra un rarissimo esempio del ’62 con Minos au travail) . Da questo momento le sue opere, a latere di quelle dei neo-dadaisti statunitensi e dei Nouveaux Réalistes francesi, pongono le basi per lo sviluppo della stagione d’oro della Pop Art italiana. Scoperto il concetto classico della contaminazione, Bertini decide di ampliare le già notevoli possibilità combinatorie del proprio linguaggio trasferendo sulla tela mediante emulsione l’immagine fotografica, meccanica. Così all’aspetto per così dire epico del suo lavoro, sottolineato dall’uso ironico dei titoli, si sovrappongono lucide e feroci critiche al contemporaneo con quella molteplicità di piani narrativi che il pop statunitense non ebbe. Qui ne sono chiaro esempio per tutti il celeberrimo Succede qualche cosa. Bertini conduce sino alla fine questa forte linea narrativa, anticipando la piega sociale e politica che il pop italiano prende dal 1966, assecondandola con un apparente classicismo antropologico dal 1976 con la serie dell'Abbaco e un sorprendente ritorno alla pittura “classica”, spiazzante e pronta ad addolcire temi di una crudezza assoluta. È per alcuni versi così anche nelle tele anni 90 di Per non dimenticare, sulla Guerra del Golfo: in un'attualità ancora oggi assolutamente disarmante il rombo futurista e scanzonato dell’automobile è sostituito da quello sinistro di aerei, carrarmati ed elicotteri. Nello stesso decennio e con l’avvento del Millennio nuovo, Bertini sempre attento al nuovo, che sempre anticipa se non addirittura inventa, capisce che la riproduzione meccanica e fissa può e deve essere sostituita dall’elaborazione digitale, più veloce e “morbida” , in grado paradossalmente di riprodurre le trasparenze e l’imprevedibilità del pennello. Ma soprattutto lo schermo del computer gli permette di assecondare quei continui affastellamenti del pensiero con cui riesce in progressione ad arricchire la composizione, in un furor creativo che possiede ancora tutta l’energia beffarda della giovinezza. Ecco che Bertini riprende via via tutte le tessere del suo puzzle: donne, motori, ingranaggi, dee e semidei, eroi, vizi e virtù, pronto a suggerire al visitatore di raccogliere la tessera caduta. Sì qui, proprio qui a terra, mentre lui guardava il cielo.