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Evento: Il tempo della tutela. Servizi e sinergie per l’arte
20/05/2017 - 20/05/2017
Dettagli
Data di inserimento: | 16/05/2017 - 10:26 |
Luogo: | Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna |
Data di inizio: | 20/05/2017 |
Data di fine | 20/05/2017 |
Descrizione
A Reggio Emilia è “Il tempo della tutela”. Sabato 20 maggio, a partire dalle 15.30, Vicolo Folletto Laboratory promuove un dialogo diretto con artisti e galleristi sul concept della XII edizione di “Fotografia Europea”: la memoria, l’archivio, il futuro. Una giornata di studio aperta al pubblico sul tema della conservazione della fotografia e sullo sviluppo di nuove figure professionali e di servizi dedicati alla valorizzazione dell’arte contemporanea.
Il seminario si terrà all’interno degli spazi di Vicolo Folletto Gallery, in cui è allestita la mostra di Gabriele Basilico ed Álvaro Siza, “Matosinhos. Non c’è spazio né architettura senza luce”. Il programma prevede, dopo l’apertura dei lavori alle 15.30 a cura di Claudia Carpenito (restauratrice di dipinti e arte contemporanea, titolare di Vicolo Folletto Laboratory), alle ore 15.45 l’intervento di Maria Livia Brunelli (MLB Home Gallery, Ferrara) e le interviste agli artisti Alessandra Calò e Stefano Scheda, la cui ricerca si distingue per la complessità operativa ed installativa. A seguire, rispettivamente alle 16.15 e alle 17.00, le relazioni di Lorenza Fenzi (restauratrice e conservatrice di opere su carta e fotografie) e Benedetta Bodo di Albaretto (conservatrice e diagnosta di beni culturali, Project Marta Monitoring Art Archive). L’incontro si concluderà con un dibattito moderato da Laura Gasparini (responsabile della Fototeca della Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia).
Nell’ambito della relazione di Benedetta Bodo di Albaretto, sarà presentato “Project Marta - Monitoring Art Archive”, un innovativo sistema di schedatura e archiviazione delle opere contemporanee che utilizza l’intervista tecnica all’artista come punto di partenza per conoscere, prevenire, conservare ed eventualmente restaurare le opere d’arte contemporanea.
«L’attenzione crescente rispetto alle necessità conservative delle arti visive – spiega Claudia Carpenito – ha molto influito sullo sviluppo di nuove figure professionali e di servizi dedicati alla valorizzazione dell’arte contemporanea. Inoltre, lo studio di un’opera d’arte oggi è supportato da un numero crescente di attività strettamente interconnesse tra loro, che permettano un approfondimento mirato in ottica di tutela. La conservazione e la diagnostica dialogano in forma attiva con l’arte, non solo di ieri ma anche di domani, e nuovi sistemi di archiviazione partono direttamente da quello che sarà il futuro per ragionare con gli artisti di oggi. Il tempo della tutela è il presente di tanti professionisti che lavorano in sinergia, offrendo servizi specifici e mirati alla valorizzazione dell’arte contemporanea, servizi da conoscere e divulgare, per promuovere e sostenere la tutela del contemporaneo».
In un momento in cui la conservazione è al centro di un dibattito internazionale in cui si sottolinea l’importanza primaria della conoscenza dell’opera e di un approccio multidisciplinare, il convegno diviene occasione per promuovere una seria riflessione anche a livello nazionale. Il restauratore, citando Emilio Isgrò, è un “collaboratore di bellezza”: aiuta a leggere e a rileggere un’opera nel corso della sua vita, non solo per le sua esperienza artigianale, ma anche in un’ottica critica ed intellettuale.
L’accesso al seminario è libero e gratuito sino ad esaurimento dei posti disponibili. È gradita la prenotazione: tel. + 39 334 3931705, claudiacarpenito@vicolofolletto.it. Per informazioni ed approfondimenti: www.laboratory.vicolofolletto.it.
Claudia Carpenito lavora da venticinque anni nel settore del restauro. Dopo una lunga esperienza con le opere d’arte antiche, ha ampliato la sua competenza dai primi anni del 2000 anche alla conservazione dell’arte moderna e contemporanea ed è stata una delle ideatrici e fondatrici di Vicolo Folletto Art Factories, affiancando il suo laboratorio al contesto della Gallery.
Vicolo Folletto Art Factories è una rete di imprese: una galleria, un laboratorio di restauro e uno spazio per workshop, ai quali si affiancano, con una trasversalità creativo-ricettiva, sempre più in voga anche in Italia, un ristorante e un bed and breakfast, che presto sarà a disposizione per residenze d’artista.
Il seminario si terrà all’interno degli spazi di Vicolo Folletto Gallery, in cui è allestita la mostra di Gabriele Basilico ed Álvaro Siza, “Matosinhos. Non c’è spazio né architettura senza luce”. Il programma prevede, dopo l’apertura dei lavori alle 15.30 a cura di Claudia Carpenito (restauratrice di dipinti e arte contemporanea, titolare di Vicolo Folletto Laboratory), alle ore 15.45 l’intervento di Maria Livia Brunelli (MLB Home Gallery, Ferrara) e le interviste agli artisti Alessandra Calò e Stefano Scheda, la cui ricerca si distingue per la complessità operativa ed installativa. A seguire, rispettivamente alle 16.15 e alle 17.00, le relazioni di Lorenza Fenzi (restauratrice e conservatrice di opere su carta e fotografie) e Benedetta Bodo di Albaretto (conservatrice e diagnosta di beni culturali, Project Marta Monitoring Art Archive). L’incontro si concluderà con un dibattito moderato da Laura Gasparini (responsabile della Fototeca della Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia).
Nell’ambito della relazione di Benedetta Bodo di Albaretto, sarà presentato “Project Marta - Monitoring Art Archive”, un innovativo sistema di schedatura e archiviazione delle opere contemporanee che utilizza l’intervista tecnica all’artista come punto di partenza per conoscere, prevenire, conservare ed eventualmente restaurare le opere d’arte contemporanea.
«L’attenzione crescente rispetto alle necessità conservative delle arti visive – spiega Claudia Carpenito – ha molto influito sullo sviluppo di nuove figure professionali e di servizi dedicati alla valorizzazione dell’arte contemporanea. Inoltre, lo studio di un’opera d’arte oggi è supportato da un numero crescente di attività strettamente interconnesse tra loro, che permettano un approfondimento mirato in ottica di tutela. La conservazione e la diagnostica dialogano in forma attiva con l’arte, non solo di ieri ma anche di domani, e nuovi sistemi di archiviazione partono direttamente da quello che sarà il futuro per ragionare con gli artisti di oggi. Il tempo della tutela è il presente di tanti professionisti che lavorano in sinergia, offrendo servizi specifici e mirati alla valorizzazione dell’arte contemporanea, servizi da conoscere e divulgare, per promuovere e sostenere la tutela del contemporaneo».
In un momento in cui la conservazione è al centro di un dibattito internazionale in cui si sottolinea l’importanza primaria della conoscenza dell’opera e di un approccio multidisciplinare, il convegno diviene occasione per promuovere una seria riflessione anche a livello nazionale. Il restauratore, citando Emilio Isgrò, è un “collaboratore di bellezza”: aiuta a leggere e a rileggere un’opera nel corso della sua vita, non solo per le sua esperienza artigianale, ma anche in un’ottica critica ed intellettuale.
L’accesso al seminario è libero e gratuito sino ad esaurimento dei posti disponibili. È gradita la prenotazione: tel. + 39 334 3931705, claudiacarpenito@vicolofolletto.it. Per informazioni ed approfondimenti: www.laboratory.vicolofolletto.it.
Claudia Carpenito lavora da venticinque anni nel settore del restauro. Dopo una lunga esperienza con le opere d’arte antiche, ha ampliato la sua competenza dai primi anni del 2000 anche alla conservazione dell’arte moderna e contemporanea ed è stata una delle ideatrici e fondatrici di Vicolo Folletto Art Factories, affiancando il suo laboratorio al contesto della Gallery.
Vicolo Folletto Art Factories è una rete di imprese: una galleria, un laboratorio di restauro e uno spazio per workshop, ai quali si affiancano, con una trasversalità creativo-ricettiva, sempre più in voga anche in Italia, un ristorante e un bed and breakfast, che presto sarà a disposizione per residenze d’artista.
Altri eventi dell'inserzionista
Paolo Manganelli, Arcipelaghi
12/11/2016 - 07/12/2016
Reggio Emilia
Inserito da CSArt Serri
La Galleria 8,75 Artecontemporanea di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 4) presenta, dal 12 novembre al 7 dicembre 2016, la mostra personale dell’artista parmense Paolo Manganelli, accompagnata da un testo critico di Sandro Parmiggiani. Realizzata con il sostegno di Errevi System e Reggiana Gourmet, l’esposizione sarà inaugurata sabato 12 novembre alle ore 17.00, con una degustazione di vini offerta da Delta del Vino.
Il titolo della mostra, Arcipelaghi, fa riferimento alla ricerca del’artista, che egli stesso definisce come un organigramma pittorico che si apre ad infinite connessioni. Forme dinamiche che non possono essere ibernate, ma colte solo per frammenti, quando lo sguardo sa vedere ciò che fugacemente si mostra e presto più non potrà essere afferrato.
In esposizione, una decina di opere a tecnica mista su tela o su cartone intelaiato, oltre ad alcuni polittici, tutti realizzati dal 2014 al 2016. Dipinti in cui si alternano campiture uniformi e sfumature, ma anche effetti materici, ottenuti a partire dai fondi trattati a stucco o da carte incollate e successivamente rimosse.
«Paolo Manganelli – scrive Sandro Parmiggiani – ha disseminato, nelle opere in mostra, indizi su quelli che sono le esperienze artistiche cui ha volto lo sguardo, per nutrirsi di suggestioni affini al suo immaginario e alla sua sensibilità, rivisitando alcune stagioni della pittura italiana e internazionale del Novecento. Da un lato, ecco le forze dinamiche che si oppongono e, più spesso, dentro vortici e tangenze, arrivano a trovare un’armonica sintesi di forme e di colori, proprie dell’opera di Giacomo Balla – quasi realizzando i propositi contenuti nel Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo (1915) di Balla e Depero: “Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile”. Dall’altro, ecco riemergere la memoria di alcune delle esperienze dei “padri fondatori” dell’arte del secolo scorso (tra gli altri, Kandinskij, Mondrian, Léger, Larionov, Gon?arova): stagioni felici che sarebbero state rielaborate, in nuove versioni creative, verso la metà del Novecento, da alcuni artisti del Gruppo degli Otto (quali Afro Basaldella, Renato Birolli, Giulio Turcato), e da Mauro Reggiani e Luigi Veronesi, protagonisti assoluti dell’astrazione italiana. Altre piste di lettura, come il titolo di Pitecantropo e l’insistito fulgore del colore rosso, ci indicano che Manganelli è affascinato dalle fantasie sull’ominide primitivo, vissuto in un’età antichissima, tra il Pliocene e il Pleistocene (dunque, tra 5,332 milioni e 11.700 anni fa), il quale già aveva assunto una postura eretta e conosceva e dominava il fuoco».
La personale sarà visitabile fino al 7 dicembre 2016, di martedì, mercoledì, venerdì e sabato con orario 17.30-19.30, oppure su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo disponibile in galleria. Per informazioni: tel. 340 3545183, www.csart.it/875, ginodifrenna875arte@yahoo.it, www.facebook.com/galleria875.
Paolo Manganelli nasce a Parma nel 1964. Dopo il diploma d’Arte, sezione di Grafica, all’Istituto Paolo Toschi di Parma ed alcuni anni come grafico, dal 1997 inizia ad esporre le proprie opere prendendo parte a mostre collettive e personali. Tra le tante esposizioni, Dal Gesto al Segno. Per Verdi, sulla trasformazione della Gestualità (Galleria San Ludovico, Parma, 2001) e Translation Octet (12 Monaci, Fontevivo, Parma, 2013, nell’ambito di Mangia come Scrivi). Vive e Lavora a Noceto (PR).
Il titolo della mostra, Arcipelaghi, fa riferimento alla ricerca del’artista, che egli stesso definisce come un organigramma pittorico che si apre ad infinite connessioni. Forme dinamiche che non possono essere ibernate, ma colte solo per frammenti, quando lo sguardo sa vedere ciò che fugacemente si mostra e presto più non potrà essere afferrato.
In esposizione, una decina di opere a tecnica mista su tela o su cartone intelaiato, oltre ad alcuni polittici, tutti realizzati dal 2014 al 2016. Dipinti in cui si alternano campiture uniformi e sfumature, ma anche effetti materici, ottenuti a partire dai fondi trattati a stucco o da carte incollate e successivamente rimosse.
«Paolo Manganelli – scrive Sandro Parmiggiani – ha disseminato, nelle opere in mostra, indizi su quelli che sono le esperienze artistiche cui ha volto lo sguardo, per nutrirsi di suggestioni affini al suo immaginario e alla sua sensibilità, rivisitando alcune stagioni della pittura italiana e internazionale del Novecento. Da un lato, ecco le forze dinamiche che si oppongono e, più spesso, dentro vortici e tangenze, arrivano a trovare un’armonica sintesi di forme e di colori, proprie dell’opera di Giacomo Balla – quasi realizzando i propositi contenuti nel Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo (1915) di Balla e Depero: “Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile”. Dall’altro, ecco riemergere la memoria di alcune delle esperienze dei “padri fondatori” dell’arte del secolo scorso (tra gli altri, Kandinskij, Mondrian, Léger, Larionov, Gon?arova): stagioni felici che sarebbero state rielaborate, in nuove versioni creative, verso la metà del Novecento, da alcuni artisti del Gruppo degli Otto (quali Afro Basaldella, Renato Birolli, Giulio Turcato), e da Mauro Reggiani e Luigi Veronesi, protagonisti assoluti dell’astrazione italiana. Altre piste di lettura, come il titolo di Pitecantropo e l’insistito fulgore del colore rosso, ci indicano che Manganelli è affascinato dalle fantasie sull’ominide primitivo, vissuto in un’età antichissima, tra il Pliocene e il Pleistocene (dunque, tra 5,332 milioni e 11.700 anni fa), il quale già aveva assunto una postura eretta e conosceva e dominava il fuoco».
La personale sarà visitabile fino al 7 dicembre 2016, di martedì, mercoledì, venerdì e sabato con orario 17.30-19.30, oppure su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo disponibile in galleria. Per informazioni: tel. 340 3545183, www.csart.it/875, ginodifrenna875arte@yahoo.it, www.facebook.com/galleria875.
Paolo Manganelli nasce a Parma nel 1964. Dopo il diploma d’Arte, sezione di Grafica, all’Istituto Paolo Toschi di Parma ed alcuni anni come grafico, dal 1997 inizia ad esporre le proprie opere prendendo parte a mostre collettive e personali. Tra le tante esposizioni, Dal Gesto al Segno. Per Verdi, sulla trasformazione della Gestualità (Galleria San Ludovico, Parma, 2001) e Translation Octet (12 Monaci, Fontevivo, Parma, 2013, nell’ambito di Mangia come Scrivi). Vive e Lavora a Noceto (PR).
Carte e cartoni
03/12/2016 - 14/01/2017
Reggio nell'Emilia (RE) - Emilia-Romagna
Inserito da CSArt Serri
Per il periodo natalizio, dal 3 dicembre 2016 al 14 gennaio 2017, la Galleria de’ Bonis (viale dei Mille 44/B, Reggio Emilia) propone un’articolata collettiva di opere su carta e cartoncino dei maggiori artisti del Novecento italiano (con più di una puntata oltralpe): Afro, Pietro Annigoni, Antonio Bueno, Giuseppe Capogrossi, Nicola De Maria, Gianni Dova, Sam Francis, Virgilio Guidi, Renato Guttuso, Hans Hartung, Alberto Manfredi, Giorgio Morandi, Gino Severini, Mario Sironi.
La proposta spazia da disegni e schizzi preparatori fino a opere finite vere e proprie, da studi a matita a collage fino agli acquerelli, per indagare tutta la potenzialità del sorprendente supporto cartaceo.
Le opere scelte mettono a confronto la forza del segno propria dei disegni, che contengono tutta l’energia non ancora addomesticata dell’idea nascente dell’artista, con la delicatezza dell’acquerello o della china.
In galleria, anche molte opere insolite: il bozzetto in cartoncino dell’unica scultura mai realizzata da Guttuso: “L’edicola”, un’illustrazione satirica di Sironi per “Il Popolo d’Italia”, tre disegni di Morandi (una natura morta e due paesaggi), un collage di Capogrossi, un inusuale nudo femminile di Annigoni, una forte opera segnica di Hartung, un lavoro del 1970 di Sam Francis certificato direttamente dalla Sam Francis Foundation di Pasadena e diverse altre sorprese.
La mostra è un vero e proprio excursus attraverso il Novecento italiano, indagato a partire dagli autori che ne hanno scritto la storia. La scelta della carta permette selezionare opere particolari dei grandi della pittura in un percorso nuovo e stimolante. Le opere su carta sono, inoltre, un ottimo modo per accostarsi al collezionismo, scegliendo pezzi di grandi autori a prezzi più accessibili rispetto alle opere su tela.
L’esposizione sarà visitabile dal fino al 14 gennaio 2017, da martedì a sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00. Ingresso libero. Sabato 17 dicembre, alle ore 18.00, brindisi di auguri in galleria. Per le festività la galleria sarà chiusa i giorni 24-25-26 dicembre e dal 31 dicembre al 6 gennaio compresi.
Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
La proposta spazia da disegni e schizzi preparatori fino a opere finite vere e proprie, da studi a matita a collage fino agli acquerelli, per indagare tutta la potenzialità del sorprendente supporto cartaceo.
Le opere scelte mettono a confronto la forza del segno propria dei disegni, che contengono tutta l’energia non ancora addomesticata dell’idea nascente dell’artista, con la delicatezza dell’acquerello o della china.
In galleria, anche molte opere insolite: il bozzetto in cartoncino dell’unica scultura mai realizzata da Guttuso: “L’edicola”, un’illustrazione satirica di Sironi per “Il Popolo d’Italia”, tre disegni di Morandi (una natura morta e due paesaggi), un collage di Capogrossi, un inusuale nudo femminile di Annigoni, una forte opera segnica di Hartung, un lavoro del 1970 di Sam Francis certificato direttamente dalla Sam Francis Foundation di Pasadena e diverse altre sorprese.
La mostra è un vero e proprio excursus attraverso il Novecento italiano, indagato a partire dagli autori che ne hanno scritto la storia. La scelta della carta permette selezionare opere particolari dei grandi della pittura in un percorso nuovo e stimolante. Le opere su carta sono, inoltre, un ottimo modo per accostarsi al collezionismo, scegliendo pezzi di grandi autori a prezzi più accessibili rispetto alle opere su tela.
L’esposizione sarà visitabile dal fino al 14 gennaio 2017, da martedì a sabato con orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00, giovedì ore 10.00-13.00. Ingresso libero. Sabato 17 dicembre, alle ore 18.00, brindisi di auguri in galleria. Per le festività la galleria sarà chiusa i giorni 24-25-26 dicembre e dal 31 dicembre al 6 gennaio compresi.
Per informazioni: tel. 0522 580605, cell. 338 3731881, info@galleriadebonis.com, www.galleriadebonis.com.
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The Rebirth Triad
07/12/2016 - 08/01/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da Marco Caiazzo
La rinascita alla Reggia di Caserta: le installazioni site-specific sulla Natività
di tre artisti contemporanei italiani
Con il patrocinio del Rebirth Day 2016, gli artisti Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni riflettono sul concetto di rinascita legato alla Natività, in un progetto di Intragallery e Uncommon
La Natività, il numero tre legato alla Trinità, ma anche un concetto laico di rinascita e rinnovamento: sono questi gli elementi del progetto espositivo The Rebirth Triad, ideato, promosso e realizzato dall’Agenzia di comunicazione Uncommon e dalla Galleria Intragallery con la curatela di Chiara Canali.
Tre installazioni site-specific elaborate da Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni per la Sala delle Battaglie di Spolverini della Reggia di Caserta, che saranno visibili dal 7 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, con il patrocinio del Rebirth Day 2016 ideato da Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto.
"Abbiamo voluto questo progetto intensamente, poiché risponde al concetto alla base del nostro lavoro come agenzia: l'arte come mezzo di rinnovamento attivo sulla società, in grado di modificare prospettive, percezioni e abitudini - ha affermato Claudio Ragni, CEO di Uncommon. Questo progetto e gli artisti coinvolti hanno acceso un riflettore su un patrimonio dell'arte italiana, rivivificandola e dialogando con la sua grandezza, fondendo presente e passato, sacro e profano, tradizione e innovazione".
“In linea con il nostro impegno per la promozione culturale del territorio campano, abbiamo accettato con entusiasmo la sfida, lanciataci dalla Direzione della Reggia di Caserta, di proporre un progetto espositivo sul
concetto di Natività in chiave contemporanea, traendo spunto dal presepe settecentesco custodito nell’Appartamento Reale della Reggia. Progetto immediatamente sostanziato dalle visioni di tre artisti da noi invitati, Calà, Marsiglia e Simeoni, che hanno interpretato il tema con linguaggi assolutamente diversi tra loro, ma con una comune energia propulsiva sull’idea di Rinascita.” – nelle parole delle galleriste Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo.
Il progetto espositivo
Il progetto nasce con lo scopo di creare un dialogo profondo tra una delle opere architettoniche più importanti in Italia, la Reggia di Caserta, la residenza reale più grande al mondo, con l'arte contemporanea, che si fa carico dell’idea di una Natività laica, portatrice di nuove energie e nuove prospettive in un luogo dal valore immortale. Una nascita e ri-nascita in senso culturale, affinché si riporti l'attenzione sulla necessità di tutelare i Beni Culturali italiani, spesso abbandonati all'incuria, attraverso le nuove generazioni di artisti, in un legame indissolubile e valorizzante. L'esposizione, organizzata non a caso in concomitanza con le festività natalizie, si affianca alla riqualificazione del Presepe Borbonico conservato nell’Appartamento vecchio della Reggia, attraverso un nuovo progetto illuminotecnico.
Nella Sala delle Battaglie di Spolverini dialogano tre grandi installazioni site-specific. Le sculture di Vincenzo Marsiglia, con la loro imponente struttura esagonale in legno, sono “forme di interazione” che contengono nel loro interno un mondo artificiale e tecnologico: captato il volto del fruitore, un software nascosto all’interno legge le emozioni umane e genera suoni e forme diverse, mutevoli e immateriali, rispettando esternamente il cambiamento interiore dell’uomo. L'opera di Anita Calà è formata da un grande ovale in resina trasparente, opaca all'interno e lucida all’esterno, che contiene al suo interno una sfera più piccola rossa; al di fuori si trova un’altra sfera rossa, identica a quella contenuta all’interno, in un rispecchiamento del dentro con il fuori. Il progetto di Lapo Simeoni è costituito invece da una struttura a forma di anello che attraverso la sua forma e il suo contenuto evoca la trasposizione concreta del virtuale tradotto in reale, rendendo tangibile e materico quel portale (Internet) che rappresenta oggi lo scollegamento tra uomo e macchina.
Al tema della Ri-Nascita si rapporta il fil rouge dei simboli del cerchio e della luce, così come quello dell’infinito, sintetizzando il gesto creativo dell’artista che nelle sue mani fa risorgere e rinascere ciò che prima non aveva significato. Queste tre opere dialogano tra loro secondo il principio, formulato da Michelangelo Pistoletto, della Trinamica, cioè la dinamica del numero tre. Il simbolo-formula del triplo offre l'energia necessaria alla trasformazione della società a partire dall'arte, in quanto essa è fondamentalmente incentrata nella creazione e può portare la creazione nella società non solo come prodotto da fruire, ma come attività a cui partecipare.
di tre artisti contemporanei italiani
Con il patrocinio del Rebirth Day 2016, gli artisti Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni riflettono sul concetto di rinascita legato alla Natività, in un progetto di Intragallery e Uncommon
La Natività, il numero tre legato alla Trinità, ma anche un concetto laico di rinascita e rinnovamento: sono questi gli elementi del progetto espositivo The Rebirth Triad, ideato, promosso e realizzato dall’Agenzia di comunicazione Uncommon e dalla Galleria Intragallery con la curatela di Chiara Canali.
Tre installazioni site-specific elaborate da Vincenzo Marsiglia, Anita Calà e Lapo Simeoni per la Sala delle Battaglie di Spolverini della Reggia di Caserta, che saranno visibili dal 7 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, con il patrocinio del Rebirth Day 2016 ideato da Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto.
"Abbiamo voluto questo progetto intensamente, poiché risponde al concetto alla base del nostro lavoro come agenzia: l'arte come mezzo di rinnovamento attivo sulla società, in grado di modificare prospettive, percezioni e abitudini - ha affermato Claudio Ragni, CEO di Uncommon. Questo progetto e gli artisti coinvolti hanno acceso un riflettore su un patrimonio dell'arte italiana, rivivificandola e dialogando con la sua grandezza, fondendo presente e passato, sacro e profano, tradizione e innovazione".
“In linea con il nostro impegno per la promozione culturale del territorio campano, abbiamo accettato con entusiasmo la sfida, lanciataci dalla Direzione della Reggia di Caserta, di proporre un progetto espositivo sul
concetto di Natività in chiave contemporanea, traendo spunto dal presepe settecentesco custodito nell’Appartamento Reale della Reggia. Progetto immediatamente sostanziato dalle visioni di tre artisti da noi invitati, Calà, Marsiglia e Simeoni, che hanno interpretato il tema con linguaggi assolutamente diversi tra loro, ma con una comune energia propulsiva sull’idea di Rinascita.” – nelle parole delle galleriste Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo.
Il progetto espositivo
Il progetto nasce con lo scopo di creare un dialogo profondo tra una delle opere architettoniche più importanti in Italia, la Reggia di Caserta, la residenza reale più grande al mondo, con l'arte contemporanea, che si fa carico dell’idea di una Natività laica, portatrice di nuove energie e nuove prospettive in un luogo dal valore immortale. Una nascita e ri-nascita in senso culturale, affinché si riporti l'attenzione sulla necessità di tutelare i Beni Culturali italiani, spesso abbandonati all'incuria, attraverso le nuove generazioni di artisti, in un legame indissolubile e valorizzante. L'esposizione, organizzata non a caso in concomitanza con le festività natalizie, si affianca alla riqualificazione del Presepe Borbonico conservato nell’Appartamento vecchio della Reggia, attraverso un nuovo progetto illuminotecnico.
Nella Sala delle Battaglie di Spolverini dialogano tre grandi installazioni site-specific. Le sculture di Vincenzo Marsiglia, con la loro imponente struttura esagonale in legno, sono “forme di interazione” che contengono nel loro interno un mondo artificiale e tecnologico: captato il volto del fruitore, un software nascosto all’interno legge le emozioni umane e genera suoni e forme diverse, mutevoli e immateriali, rispettando esternamente il cambiamento interiore dell’uomo. L'opera di Anita Calà è formata da un grande ovale in resina trasparente, opaca all'interno e lucida all’esterno, che contiene al suo interno una sfera più piccola rossa; al di fuori si trova un’altra sfera rossa, identica a quella contenuta all’interno, in un rispecchiamento del dentro con il fuori. Il progetto di Lapo Simeoni è costituito invece da una struttura a forma di anello che attraverso la sua forma e il suo contenuto evoca la trasposizione concreta del virtuale tradotto in reale, rendendo tangibile e materico quel portale (Internet) che rappresenta oggi lo scollegamento tra uomo e macchina.
Al tema della Ri-Nascita si rapporta il fil rouge dei simboli del cerchio e della luce, così come quello dell’infinito, sintetizzando il gesto creativo dell’artista che nelle sue mani fa risorgere e rinascere ciò che prima non aveva significato. Queste tre opere dialogano tra loro secondo il principio, formulato da Michelangelo Pistoletto, della Trinamica, cioè la dinamica del numero tre. Il simbolo-formula del triplo offre l'energia necessaria alla trasformazione della società a partire dall'arte, in quanto essa è fondamentalmente incentrata nella creazione e può portare la creazione nella società non solo come prodotto da fruire, ma come attività a cui partecipare.
Silvio Vigliaturo, La via del vetro
08/04/2017 - 27/08/2017
Napoli (NA) - Campania
Inserito da CSArt Serri
Sculture oltre la semplice tridimensionalità plastica, alleanza tra masse e colori, riverberi e trasparenze. Il Museo del Cristallo di Colle di Val d’Elsa (Si) ospita, dall’8 aprile al 27 agosto 2017, “La via del vetro” di Silvio Vigliaturo, artista e maestro del vetro riconosciuto a livello internazionale.
La mostra, curata da Boris Brollo e Francesca Mirabelli Giordano, è promossa dal Museo del Cristallo e da ODE Oesum Digital Exhibition, con il patrocinio del Comune di Colle di Val d’Elsa e della sezione italiana dell’AIAP Unesco, nonché di alcuni dei musei in cui Vigliaturo ha esposto in passato: Erezt Israel Museum di Tel Aviv, Hsinchu City Glass-Museum, Museo dell’Arte Vetraria Altarese, Museo Civico di Sansepolcro, Muzeum Karkonoskie di Jelenia Gora, OMA Orlando Museum of Art.
L’inaugurazione si terrà sabato 8 aprile, alle ore 18.00, alla presenza di Paolo Canocchi (Sindaco del Comune di Colle di Val d’Elsa), Anna Maria Cotoloni (Assessore alla Cultura del Comune di Colle di Val d’Elsa) e Tommaso Vannini (Direttore del Museo del Cristallo), dell’artista e dei curatori.
L’esposizione s’intitola “La via del vetro” in riferimento al percorso che, negli ultimi vent’anni, ha portato Silvio Vigliaturo dallo studio-bottega di Chieri (To) ai principali musei d’arte vetraria in Europa, Asia e Stati Uniti. Ogni tappa ha segnato un momento di crescita, un nuovo modo di trattare il vetro perché, come scrive Boris Brollo, «l’artista opera una sfida continua con se stesso nella tensione al miglioramento dell’uso della materia e al controllo dell’atto creativo finale, attorniato dai suoi schizzi di luce dati dal vetro, dalle sue luccicanze mistiche, dai suoi segni cabalistici, dai suoi scudi facciali che fluenti riportano i cromatismi segnici assieme al suo sorriso».
In mostra, oltre venti sculture di grandi dimensioni, sinuose e variopinte, in dialogo con l’estrema trasparenza che caratterizza gli oggetti di cristallo presenti nelle collezioni del museo. Una sequenza di corpi e di volti ridotti a lineamenti essenziali, ma arricchiti dalla flessuosità del segno che ne traccia le sagome e dai colori vibranti che le riempiono. Il segno, origine e matrice del procedimento creativo di Silvio Vigliaturo, trova nella scultura la sua naturale destinazione, sorprendendo per le infinite possibilità di traduzione tridimensionale.
Le tematiche trattate dall’artista – spiega Francesca Mirabelli Giordano – sono di grande attualità, «perché connaturate alla specie umana e alla sua evoluzione: maternità, musica, mescolanza. In ciascuno degli aspetti, l’artista fa rivivere allegoricamente un’idea della complessità sociale escatologicamente positiva, in quanto finalizzata ad una sintesi creativa; una sorta di processo dialettico hegeliano, che vede nella sintesi il superamento dei contrari ed il conseguimento di un risultato evolutivo: nella musica, l’armonia; nella maternità, la nuova vita; nella mescolanza, quell’intreccio etnico-culturale che caratterizza le società nuove, in un costante riproporsi anche dell’antico».
«L’Antichità Classica – conclude Anselmo Villata – era colore, vivacità e pienezza estetica: aspetti che il nostro protagonista elabora in chiave contemporanea andando oltre i classici materiali e plasmando le sue opere attraverso il vetro».
Il percorso espositivo è completato da un video sul lavoro dell’artista, realizzato da Piero Muscari Comunicazione.
La personale sarà visitabile da martedì a domenica ore 10.00-13.30 e 14.00-18.30, chiuso il lunedì. Ingresso Euro 4.00, ridotto Euro 2.50. Accesso gratuito in occasione del vernissage. Catalogo Priuli & Verlucca, 2017.
Per informazioni: tel. 0577 924135, info@museodelcristallo.it, www.museodelcristallo.it. Per approfondimenti sul lavoro di Silvio Vigliaturo: info@silviovigliaturo.it, www.silviovigliaturo.it
Silvio Vigliaturo (Acri, 1949) è artista e maestro del vetro. Dalle prime esposizioni, nel ‘77, sino alla partecipazione alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, il percorso artistico di Vigliaturo si presenta in costante evoluzione. Il disegno, il dipinto, il vetro, l’acciaio, la terra cotta sono tutti trattati allo stesso tempo come materia e come scelta ideologica.
La mostra, curata da Boris Brollo e Francesca Mirabelli Giordano, è promossa dal Museo del Cristallo e da ODE Oesum Digital Exhibition, con il patrocinio del Comune di Colle di Val d’Elsa e della sezione italiana dell’AIAP Unesco, nonché di alcuni dei musei in cui Vigliaturo ha esposto in passato: Erezt Israel Museum di Tel Aviv, Hsinchu City Glass-Museum, Museo dell’Arte Vetraria Altarese, Museo Civico di Sansepolcro, Muzeum Karkonoskie di Jelenia Gora, OMA Orlando Museum of Art.
L’inaugurazione si terrà sabato 8 aprile, alle ore 18.00, alla presenza di Paolo Canocchi (Sindaco del Comune di Colle di Val d’Elsa), Anna Maria Cotoloni (Assessore alla Cultura del Comune di Colle di Val d’Elsa) e Tommaso Vannini (Direttore del Museo del Cristallo), dell’artista e dei curatori.
L’esposizione s’intitola “La via del vetro” in riferimento al percorso che, negli ultimi vent’anni, ha portato Silvio Vigliaturo dallo studio-bottega di Chieri (To) ai principali musei d’arte vetraria in Europa, Asia e Stati Uniti. Ogni tappa ha segnato un momento di crescita, un nuovo modo di trattare il vetro perché, come scrive Boris Brollo, «l’artista opera una sfida continua con se stesso nella tensione al miglioramento dell’uso della materia e al controllo dell’atto creativo finale, attorniato dai suoi schizzi di luce dati dal vetro, dalle sue luccicanze mistiche, dai suoi segni cabalistici, dai suoi scudi facciali che fluenti riportano i cromatismi segnici assieme al suo sorriso».
In mostra, oltre venti sculture di grandi dimensioni, sinuose e variopinte, in dialogo con l’estrema trasparenza che caratterizza gli oggetti di cristallo presenti nelle collezioni del museo. Una sequenza di corpi e di volti ridotti a lineamenti essenziali, ma arricchiti dalla flessuosità del segno che ne traccia le sagome e dai colori vibranti che le riempiono. Il segno, origine e matrice del procedimento creativo di Silvio Vigliaturo, trova nella scultura la sua naturale destinazione, sorprendendo per le infinite possibilità di traduzione tridimensionale.
Le tematiche trattate dall’artista – spiega Francesca Mirabelli Giordano – sono di grande attualità, «perché connaturate alla specie umana e alla sua evoluzione: maternità, musica, mescolanza. In ciascuno degli aspetti, l’artista fa rivivere allegoricamente un’idea della complessità sociale escatologicamente positiva, in quanto finalizzata ad una sintesi creativa; una sorta di processo dialettico hegeliano, che vede nella sintesi il superamento dei contrari ed il conseguimento di un risultato evolutivo: nella musica, l’armonia; nella maternità, la nuova vita; nella mescolanza, quell’intreccio etnico-culturale che caratterizza le società nuove, in un costante riproporsi anche dell’antico».
«L’Antichità Classica – conclude Anselmo Villata – era colore, vivacità e pienezza estetica: aspetti che il nostro protagonista elabora in chiave contemporanea andando oltre i classici materiali e plasmando le sue opere attraverso il vetro».
Il percorso espositivo è completato da un video sul lavoro dell’artista, realizzato da Piero Muscari Comunicazione.
La personale sarà visitabile da martedì a domenica ore 10.00-13.30 e 14.00-18.30, chiuso il lunedì. Ingresso Euro 4.00, ridotto Euro 2.50. Accesso gratuito in occasione del vernissage. Catalogo Priuli & Verlucca, 2017.
Per informazioni: tel. 0577 924135, info@museodelcristallo.it, www.museodelcristallo.it. Per approfondimenti sul lavoro di Silvio Vigliaturo: info@silviovigliaturo.it, www.silviovigliaturo.it
Silvio Vigliaturo (Acri, 1949) è artista e maestro del vetro. Dalle prime esposizioni, nel ‘77, sino alla partecipazione alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, il percorso artistico di Vigliaturo si presenta in costante evoluzione. Il disegno, il dipinto, il vetro, l’acciaio, la terra cotta sono tutti trattati allo stesso tempo come materia e come scelta ideologica.