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Evento: Emozioni della settimana
17/12/2017 - 14/01/2018
Dettagli
Data di inserimento: | 11/12/2017 - 15:21 |
Luogo: | Carrara (MS) - Toscana |
Data di inizio: | 17/12/2017 |
Data di fine | 14/01/2018 |
Descrizione
Emozioni della settimana
Non smettere di sognare, solo chi sogna può volare
James Matthew Barrie
La pittura di Alessandro Leon si muove tra ciò che è costruito e ciò che è naturale, tra ciò che è manifesto e ciò che è nascosto. Infatti essa non si propone come rappresentazione naturalistica del mondo ma è piuttosto una pittura che abbraccia in un unico sguardo ciò che è visibile e ciò che è invisibile.
I suoi dipinti, tra acrilico e olio, hanno per oggetto il mondo visibile ed il realismo di Alessandro consiste proprio nel rendere visibile ciò che è nascosto con fantasia e creatività, nel mostrare un evento che appartiene al suo mondo interiore.
Si può parlare di una relazione tra il mondo circostante, quello interiore e la mano che insieme gli suggeriscono come affrontare una tela bianca. Quando dipinge ciò a cui aspira è riscoprire quella visione d'insieme di una lezione che a scuola lo ha incuriosito, di un particolar paesaggio o scorcio che ha visto in montagna o al mare, di un cartone animato o film che lo ha colpito, o qualsiasi vissuto che lo ha segnato interiormente in maniera indelebile.
Proprio a partire dal vissuto, un sentire frammentario del reale, da quel ricordo, da quelle emozioni della settimana che porta dentro di sé e non vede l’ora di dipingerle il venerdì a casa dei nonni. Questo è ciò che percepisco nella pittura di Alessandro Leon, il frammento e la sua sfumatura d’insieme. Perché l’insieme e tanto importante quanto il frammento, ed il frammento non è visto come parte di un tutto, ma come realtà in sé.
Nasce così Fonte creata naturalmente, una sorgente che nella memoria di Alessandro ha albergato un po' di tempo insieme ad una roccia prima di prender poi, un pomeriggio, forma e colore nella tela. Così in un quadro sono racchiuse nuove esperienze, emozioni e luoghi, come se si fosse trattato di fare del frammento un universo.
Molti aspetti dell'interiorità sono stati dipinti con velocità dalla mano, capace di raccogliere le più diverse suggestioni così il labirinto umano è concepito come un percorso da attraversare fisicamente per ritrovare se stessi ed il senso che diamo alla nostra vita.
Mentre nel quarto confine, robot nella neve sembra di assistere ad un limite territoriale oltre al quale si trova l’ignoto, terrificante da un lato per il senso di vuoto che ci condiziona ma appetibile dall’altro per la possibilità di trovare una soluzione al nostro vivere.
Così Alessandro dipingendo il suo stato d'animo, svela la sua realtà interiore, il suo vissuto che si è fatto esperienza trasformandosi in immagine. Un'immagine che diventa, poco alla volta, il punto di partenza della sua ricerca artistica e che può esser modificata dalla sua immaginazione.
Mi racconta che inizia sempre da un'immagine semplice e precisa per poi arrivare alla sua complessità, come possiamo notare in una esplosione di esplosioni, un vortice dove i colori hanno la funzione di render bello il quadro ed aiutano a creare emozioni nell'osservatore.
La sua attenzione si rivolge anche ai cambiamenti climatici essendo oramai un tema centrale e molto sentito da tutti noi e li rappresenta, senza imbarazzo né timore, con un tornado artificiale oppure si ricollega ai vari disastri ambientali col dipinto albero con fiume.
È ovvio che il vissuto dipinto su tela da Alessandro Leon è un tempo trascorso e non ancora oggetto di consapevolezza radicata in valori e credenze, ma non è detto che quel frammento vissuto in quel momento, possa poi cambiare ed assumere caratteristiche totalmente diverse così come è successo per uno spiritello di fuoco, autentico e sincero, che protegge con amore il suo ambiente.
Per questo motivo possiamo concepire la pittura di Alessandro come un itinerario, un viaggio nelle emozioni della settimana, perché lo spettatore è invitato a fondersi col quadro dimenticando se stesso, ciò a significare che l'universo pittorico del nostro, piccolo d'età ma grande artista, apre ad un realtà altra, la realtà interiore.
Filippo Rolla, Carrara 3 dicembre 2017
Biografia
Alessandro Leon Bertieri, nato a Sarzana nel 2008, oggi frequenta la classe III A dell’Istituto Paradiso di Marina di Carrara.
Non smettere di sognare, solo chi sogna può volare
James Matthew Barrie
La pittura di Alessandro Leon si muove tra ciò che è costruito e ciò che è naturale, tra ciò che è manifesto e ciò che è nascosto. Infatti essa non si propone come rappresentazione naturalistica del mondo ma è piuttosto una pittura che abbraccia in un unico sguardo ciò che è visibile e ciò che è invisibile.
I suoi dipinti, tra acrilico e olio, hanno per oggetto il mondo visibile ed il realismo di Alessandro consiste proprio nel rendere visibile ciò che è nascosto con fantasia e creatività, nel mostrare un evento che appartiene al suo mondo interiore.
Si può parlare di una relazione tra il mondo circostante, quello interiore e la mano che insieme gli suggeriscono come affrontare una tela bianca. Quando dipinge ciò a cui aspira è riscoprire quella visione d'insieme di una lezione che a scuola lo ha incuriosito, di un particolar paesaggio o scorcio che ha visto in montagna o al mare, di un cartone animato o film che lo ha colpito, o qualsiasi vissuto che lo ha segnato interiormente in maniera indelebile.
Proprio a partire dal vissuto, un sentire frammentario del reale, da quel ricordo, da quelle emozioni della settimana che porta dentro di sé e non vede l’ora di dipingerle il venerdì a casa dei nonni. Questo è ciò che percepisco nella pittura di Alessandro Leon, il frammento e la sua sfumatura d’insieme. Perché l’insieme e tanto importante quanto il frammento, ed il frammento non è visto come parte di un tutto, ma come realtà in sé.
Nasce così Fonte creata naturalmente, una sorgente che nella memoria di Alessandro ha albergato un po' di tempo insieme ad una roccia prima di prender poi, un pomeriggio, forma e colore nella tela. Così in un quadro sono racchiuse nuove esperienze, emozioni e luoghi, come se si fosse trattato di fare del frammento un universo.
Molti aspetti dell'interiorità sono stati dipinti con velocità dalla mano, capace di raccogliere le più diverse suggestioni così il labirinto umano è concepito come un percorso da attraversare fisicamente per ritrovare se stessi ed il senso che diamo alla nostra vita.
Mentre nel quarto confine, robot nella neve sembra di assistere ad un limite territoriale oltre al quale si trova l’ignoto, terrificante da un lato per il senso di vuoto che ci condiziona ma appetibile dall’altro per la possibilità di trovare una soluzione al nostro vivere.
Così Alessandro dipingendo il suo stato d'animo, svela la sua realtà interiore, il suo vissuto che si è fatto esperienza trasformandosi in immagine. Un'immagine che diventa, poco alla volta, il punto di partenza della sua ricerca artistica e che può esser modificata dalla sua immaginazione.
Mi racconta che inizia sempre da un'immagine semplice e precisa per poi arrivare alla sua complessità, come possiamo notare in una esplosione di esplosioni, un vortice dove i colori hanno la funzione di render bello il quadro ed aiutano a creare emozioni nell'osservatore.
La sua attenzione si rivolge anche ai cambiamenti climatici essendo oramai un tema centrale e molto sentito da tutti noi e li rappresenta, senza imbarazzo né timore, con un tornado artificiale oppure si ricollega ai vari disastri ambientali col dipinto albero con fiume.
È ovvio che il vissuto dipinto su tela da Alessandro Leon è un tempo trascorso e non ancora oggetto di consapevolezza radicata in valori e credenze, ma non è detto che quel frammento vissuto in quel momento, possa poi cambiare ed assumere caratteristiche totalmente diverse così come è successo per uno spiritello di fuoco, autentico e sincero, che protegge con amore il suo ambiente.
Per questo motivo possiamo concepire la pittura di Alessandro come un itinerario, un viaggio nelle emozioni della settimana, perché lo spettatore è invitato a fondersi col quadro dimenticando se stesso, ciò a significare che l'universo pittorico del nostro, piccolo d'età ma grande artista, apre ad un realtà altra, la realtà interiore.
Filippo Rolla, Carrara 3 dicembre 2017
Biografia
Alessandro Leon Bertieri, nato a Sarzana nel 2008, oggi frequenta la classe III A dell’Istituto Paradiso di Marina di Carrara.
Altri eventi dell'inserzionista
Guardare oltre
24/06/2016 - 14/08/2016
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da Filippo Rolla
Venerdì 24 giugno alle ore 18.00 inaugura presso la Galleria Duomo in Via Finelli 22/b a Carrara (MS) la mostra personale di Pier Giorgio Balocchi dal titolo Guardare oltre a cura di Filippo Rolla e visibile fino al 14 agosto.
La mostra, patrocinata dal Comune di Carrara e dal Club UNESCO Carrara dei Marmi, vuole nelle intenzioni del curatore Filippo Rolla, riflettere sulla poetica di Pier Giorgio Balocchi come traccia concreta dell’esistenza e finestra sul mondo, dove lo scultore fissa il moto fuggevole del tempo nel marmo.
Innumerevoli le suggestioni: dal paesaggio della Val d’Orcia ai poeti giapponesi di Haiku, storie, paesaggi, personaggi, amici, amiche che diventano diari scultorei a cui attingere, dove l’atteggiamento artistico ed il gesto creativo, per descrivere la natura e le vicende umane, è svelato come essenza in cui l’attimo fuggente è perfettamente percepito e scolpito.
Una personalità raffinata con un tratto artistico caratterizzato da intime profondità, che ispira la volontà di trasmettere all’osservatore curiosità e stupore, perché l’osservazione non riguarda solo fatti ed eventi visibili ma anche e soprattutto la loro assenza, lasciando la consapevolezza di non doversi fermare sempre all’apparenza, ma di voler guardare oltre.
Pier Giorgio Balocchi originario di Siena è titolare della Cattedra di Scultura nella Accademia di Belle Arti di Carrara e Membro della Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Partecipa a partire dal 1975, anno in cui viene invitato alla X Quadriennale di Roma La Nuova Generazione, a importanti mostre in Italia ed all’estero. Nel 1981 tiene la sua prima personale presso la Galleria Toninelli di Piazza di Spagna a Roma presentato da Enzo Carli, lo storico dell’arte che fin dall’inizio ha voluto occuparsi del suo lavoro curandone ogni aspetto e segnandolo profondamente fino alla sua scomparsa.
Nel 1988 dopo varie esperienze didattiche ottiene la Cattedra di Scultura nella Accademia di Belle Arti di Carrara e sul finire di questo decennio fino ai primi anni 90 rallenta l'attività espositiva, dedicandosi particolarmente a scolpire monumenti per spazi pubblici e privati.
La mostra, patrocinata dal Comune di Carrara e dal Club UNESCO Carrara dei Marmi, vuole nelle intenzioni del curatore Filippo Rolla, riflettere sulla poetica di Pier Giorgio Balocchi come traccia concreta dell’esistenza e finestra sul mondo, dove lo scultore fissa il moto fuggevole del tempo nel marmo.
Innumerevoli le suggestioni: dal paesaggio della Val d’Orcia ai poeti giapponesi di Haiku, storie, paesaggi, personaggi, amici, amiche che diventano diari scultorei a cui attingere, dove l’atteggiamento artistico ed il gesto creativo, per descrivere la natura e le vicende umane, è svelato come essenza in cui l’attimo fuggente è perfettamente percepito e scolpito.
Una personalità raffinata con un tratto artistico caratterizzato da intime profondità, che ispira la volontà di trasmettere all’osservatore curiosità e stupore, perché l’osservazione non riguarda solo fatti ed eventi visibili ma anche e soprattutto la loro assenza, lasciando la consapevolezza di non doversi fermare sempre all’apparenza, ma di voler guardare oltre.
Pier Giorgio Balocchi originario di Siena è titolare della Cattedra di Scultura nella Accademia di Belle Arti di Carrara e Membro della Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Partecipa a partire dal 1975, anno in cui viene invitato alla X Quadriennale di Roma La Nuova Generazione, a importanti mostre in Italia ed all’estero. Nel 1981 tiene la sua prima personale presso la Galleria Toninelli di Piazza di Spagna a Roma presentato da Enzo Carli, lo storico dell’arte che fin dall’inizio ha voluto occuparsi del suo lavoro curandone ogni aspetto e segnandolo profondamente fino alla sua scomparsa.
Nel 1988 dopo varie esperienze didattiche ottiene la Cattedra di Scultura nella Accademia di Belle Arti di Carrara e sul finire di questo decennio fino ai primi anni 90 rallenta l'attività espositiva, dedicandosi particolarmente a scolpire monumenti per spazi pubblici e privati.
Emozioni della settimana
17/12/2017 - 14/01/2018
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da Filippo Rolla
Emozioni della settimana
Non smettere di sognare, solo chi sogna può volare
James Matthew Barrie
La pittura di Alessandro Leon si muove tra ciò che è costruito e ciò che è naturale, tra ciò che è manifesto e ciò che è nascosto. Infatti essa non si propone come rappresentazione naturalistica del mondo ma è piuttosto una pittura che abbraccia in un unico sguardo ciò che è visibile e ciò che è invisibile.
I suoi dipinti, tra acrilico e olio, hanno per oggetto il mondo visibile ed il realismo di Alessandro consiste proprio nel rendere visibile ciò che è nascosto con fantasia e creatività, nel mostrare un evento che appartiene al suo mondo interiore.
Si può parlare di una relazione tra il mondo circostante, quello interiore e la mano che insieme gli suggeriscono come affrontare una tela bianca. Quando dipinge ciò a cui aspira è riscoprire quella visione d'insieme di una lezione che a scuola lo ha incuriosito, di un particolar paesaggio o scorcio che ha visto in montagna o al mare, di un cartone animato o film che lo ha colpito, o qualsiasi vissuto che lo ha segnato interiormente in maniera indelebile.
Proprio a partire dal vissuto, un sentire frammentario del reale, da quel ricordo, da quelle emozioni della settimana che porta dentro di sé e non vede l’ora di dipingerle il venerdì a casa dei nonni. Questo è ciò che percepisco nella pittura di Alessandro Leon, il frammento e la sua sfumatura d’insieme. Perché l’insieme e tanto importante quanto il frammento, ed il frammento non è visto come parte di un tutto, ma come realtà in sé.
Nasce così Fonte creata naturalmente, una sorgente che nella memoria di Alessandro ha albergato un po' di tempo insieme ad una roccia prima di prender poi, un pomeriggio, forma e colore nella tela. Così in un quadro sono racchiuse nuove esperienze, emozioni e luoghi, come se si fosse trattato di fare del frammento un universo.
Molti aspetti dell'interiorità sono stati dipinti con velocità dalla mano, capace di raccogliere le più diverse suggestioni così il labirinto umano è concepito come un percorso da attraversare fisicamente per ritrovare se stessi ed il senso che diamo alla nostra vita.
Mentre nel quarto confine, robot nella neve sembra di assistere ad un limite territoriale oltre al quale si trova l’ignoto, terrificante da un lato per il senso di vuoto che ci condiziona ma appetibile dall’altro per la possibilità di trovare una soluzione al nostro vivere.
Così Alessandro dipingendo il suo stato d'animo, svela la sua realtà interiore, il suo vissuto che si è fatto esperienza trasformandosi in immagine. Un'immagine che diventa, poco alla volta, il punto di partenza della sua ricerca artistica e che può esser modificata dalla sua immaginazione.
Mi racconta che inizia sempre da un'immagine semplice e precisa per poi arrivare alla sua complessità, come possiamo notare in una esplosione di esplosioni, un vortice dove i colori hanno la funzione di render bello il quadro ed aiutano a creare emozioni nell'osservatore.
La sua attenzione si rivolge anche ai cambiamenti climatici essendo oramai un tema centrale e molto sentito da tutti noi e li rappresenta, senza imbarazzo né timore, con un tornado artificiale oppure si ricollega ai vari disastri ambientali col dipinto albero con fiume.
È ovvio che il vissuto dipinto su tela da Alessandro Leon è un tempo trascorso e non ancora oggetto di consapevolezza radicata in valori e credenze, ma non è detto che quel frammento vissuto in quel momento, possa poi cambiare ed assumere caratteristiche totalmente diverse così come è successo per uno spiritello di fuoco, autentico e sincero, che protegge con amore il suo ambiente.
Per questo motivo possiamo concepire la pittura di Alessandro come un itinerario, un viaggio nelle emozioni della settimana, perché lo spettatore è invitato a fondersi col quadro dimenticando se stesso, ciò a significare che l'universo pittorico del nostro, piccolo d'età ma grande artista, apre ad un realtà altra, la realtà interiore.
Filippo Rolla, Carrara 3 dicembre 2017
Biografia
Alessandro Leon Bertieri, nato a Sarzana nel 2008, oggi frequenta la classe III A dell’Istituto Paradiso di Marina di Carrara.
Non smettere di sognare, solo chi sogna può volare
James Matthew Barrie
La pittura di Alessandro Leon si muove tra ciò che è costruito e ciò che è naturale, tra ciò che è manifesto e ciò che è nascosto. Infatti essa non si propone come rappresentazione naturalistica del mondo ma è piuttosto una pittura che abbraccia in un unico sguardo ciò che è visibile e ciò che è invisibile.
I suoi dipinti, tra acrilico e olio, hanno per oggetto il mondo visibile ed il realismo di Alessandro consiste proprio nel rendere visibile ciò che è nascosto con fantasia e creatività, nel mostrare un evento che appartiene al suo mondo interiore.
Si può parlare di una relazione tra il mondo circostante, quello interiore e la mano che insieme gli suggeriscono come affrontare una tela bianca. Quando dipinge ciò a cui aspira è riscoprire quella visione d'insieme di una lezione che a scuola lo ha incuriosito, di un particolar paesaggio o scorcio che ha visto in montagna o al mare, di un cartone animato o film che lo ha colpito, o qualsiasi vissuto che lo ha segnato interiormente in maniera indelebile.
Proprio a partire dal vissuto, un sentire frammentario del reale, da quel ricordo, da quelle emozioni della settimana che porta dentro di sé e non vede l’ora di dipingerle il venerdì a casa dei nonni. Questo è ciò che percepisco nella pittura di Alessandro Leon, il frammento e la sua sfumatura d’insieme. Perché l’insieme e tanto importante quanto il frammento, ed il frammento non è visto come parte di un tutto, ma come realtà in sé.
Nasce così Fonte creata naturalmente, una sorgente che nella memoria di Alessandro ha albergato un po' di tempo insieme ad una roccia prima di prender poi, un pomeriggio, forma e colore nella tela. Così in un quadro sono racchiuse nuove esperienze, emozioni e luoghi, come se si fosse trattato di fare del frammento un universo.
Molti aspetti dell'interiorità sono stati dipinti con velocità dalla mano, capace di raccogliere le più diverse suggestioni così il labirinto umano è concepito come un percorso da attraversare fisicamente per ritrovare se stessi ed il senso che diamo alla nostra vita.
Mentre nel quarto confine, robot nella neve sembra di assistere ad un limite territoriale oltre al quale si trova l’ignoto, terrificante da un lato per il senso di vuoto che ci condiziona ma appetibile dall’altro per la possibilità di trovare una soluzione al nostro vivere.
Così Alessandro dipingendo il suo stato d'animo, svela la sua realtà interiore, il suo vissuto che si è fatto esperienza trasformandosi in immagine. Un'immagine che diventa, poco alla volta, il punto di partenza della sua ricerca artistica e che può esser modificata dalla sua immaginazione.
Mi racconta che inizia sempre da un'immagine semplice e precisa per poi arrivare alla sua complessità, come possiamo notare in una esplosione di esplosioni, un vortice dove i colori hanno la funzione di render bello il quadro ed aiutano a creare emozioni nell'osservatore.
La sua attenzione si rivolge anche ai cambiamenti climatici essendo oramai un tema centrale e molto sentito da tutti noi e li rappresenta, senza imbarazzo né timore, con un tornado artificiale oppure si ricollega ai vari disastri ambientali col dipinto albero con fiume.
È ovvio che il vissuto dipinto su tela da Alessandro Leon è un tempo trascorso e non ancora oggetto di consapevolezza radicata in valori e credenze, ma non è detto che quel frammento vissuto in quel momento, possa poi cambiare ed assumere caratteristiche totalmente diverse così come è successo per uno spiritello di fuoco, autentico e sincero, che protegge con amore il suo ambiente.
Per questo motivo possiamo concepire la pittura di Alessandro come un itinerario, un viaggio nelle emozioni della settimana, perché lo spettatore è invitato a fondersi col quadro dimenticando se stesso, ciò a significare che l'universo pittorico del nostro, piccolo d'età ma grande artista, apre ad un realtà altra, la realtà interiore.
Filippo Rolla, Carrara 3 dicembre 2017
Biografia
Alessandro Leon Bertieri, nato a Sarzana nel 2008, oggi frequenta la classe III A dell’Istituto Paradiso di Marina di Carrara.
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DIECIMARZO46
08/10/2016 - 06/11/2016
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da CSArt Serri
Il Circolo degli Artisti e Kairos art & projects presentano, dall’8 ottobre al 6 novembre 2016, presso lo Spazio Art È di Reggio Emilia (Via Battaglione Toscano, 1b), “DieciMarzo46”, esposizione collettiva che, attraverso le opere di otto artiste provenienti da diverse città, ricorda il primo voto delle donne in Italia, nonostante le discriminazioni di genere che, settant’anni dopo, non sono state ancora del tutto eliminate.
In mostra, le ultime ricerche di Maddalena Barletta, Giorgia Beltrami, Simonetta Berruti, Valentina Biasetti, Myriam Cappelletti, Emanuela Cerutti, Cristina Iotti e Susy Manzo. Curata da Nicla Ferrari e patrocinata dal Comune di Reggio Emilia, l’esposizione sarà inaugurata sabato 8 ottobre, alle ore 18.00, con una presentazione di Giuseppe Berti.
«L’elemento che accomuna quasi tutte le autrici – scrive Nicla Ferrari – è la capacità di raccontarsi e di dare voce, attraverso il proprio corpo, le proprie memorie ed una tecnica consolidata negli anni, a valori universali».
Pittura, segno grafico, scultura, fotografia, installazione, in qualche caso sperimentazioni riconducibili alla tessitura e al cucito, al riciclo, o ancora ad operazioni di grande perizia e pazienza come il papercutting.
Opere di grandi dimensioni, come le lenzuola di Valentina Biasetti, alternate a lavori di piccolissimo formato, come le carte di Susy Manzo, particolarmente attenta alla tutela dell’infanzia e della donna. Poesia visiva e stratificazioni per Myriam Cappelletti, sculture in grès smaltato per Simonetta Berruti, fotografie rielaborate per Maddalena Barletta, che in alcuni casi apre anche all’installazione. Dagli autoritratti e dalle “allucinazioni visive” di Emanuela Cerutti alle matite colorate di Cristina Iotti, che descrivono ciò che di straordinario c’è nell’ordinario, sino alle riflessioni sull’identità e sul territorio di Giorgia Beltrami, i cui dipinti nascono da archivi fotografici di famiglia.
Nel corso della mostra si terranno due eventi collaterali: sabato 15 ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, “Art È – Atelier”, ovvero una dimostrazione aperta al pubblico, con orario 17.00-19.00, sulle tecniche e i percorsi creativi che conducono dall’idea all’opera; sabato 22 ottobre, alle ore 18.00, conversazione con la fotografa Antonella Monzoni che presenterà il suo libro “Madame” (Polyorama Edizioni, 2012), la cui protagonista è Henriette Niépce, nipote di uno dei padri della fotografia e prima moglie del regista Gillo Pontecorvo.
L’esposizione è visitabile tutti i giorni con orario con orario 9.00-19.00, chiuso il mercoledì. Ingresso libero. Per informazioni: 346 9428813, spazioart_e@libero.it.
In mostra, le ultime ricerche di Maddalena Barletta, Giorgia Beltrami, Simonetta Berruti, Valentina Biasetti, Myriam Cappelletti, Emanuela Cerutti, Cristina Iotti e Susy Manzo. Curata da Nicla Ferrari e patrocinata dal Comune di Reggio Emilia, l’esposizione sarà inaugurata sabato 8 ottobre, alle ore 18.00, con una presentazione di Giuseppe Berti.
«L’elemento che accomuna quasi tutte le autrici – scrive Nicla Ferrari – è la capacità di raccontarsi e di dare voce, attraverso il proprio corpo, le proprie memorie ed una tecnica consolidata negli anni, a valori universali».
Pittura, segno grafico, scultura, fotografia, installazione, in qualche caso sperimentazioni riconducibili alla tessitura e al cucito, al riciclo, o ancora ad operazioni di grande perizia e pazienza come il papercutting.
Opere di grandi dimensioni, come le lenzuola di Valentina Biasetti, alternate a lavori di piccolissimo formato, come le carte di Susy Manzo, particolarmente attenta alla tutela dell’infanzia e della donna. Poesia visiva e stratificazioni per Myriam Cappelletti, sculture in grès smaltato per Simonetta Berruti, fotografie rielaborate per Maddalena Barletta, che in alcuni casi apre anche all’installazione. Dagli autoritratti e dalle “allucinazioni visive” di Emanuela Cerutti alle matite colorate di Cristina Iotti, che descrivono ciò che di straordinario c’è nell’ordinario, sino alle riflessioni sull’identità e sul territorio di Giorgia Beltrami, i cui dipinti nascono da archivi fotografici di famiglia.
Nel corso della mostra si terranno due eventi collaterali: sabato 15 ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, “Art È – Atelier”, ovvero una dimostrazione aperta al pubblico, con orario 17.00-19.00, sulle tecniche e i percorsi creativi che conducono dall’idea all’opera; sabato 22 ottobre, alle ore 18.00, conversazione con la fotografa Antonella Monzoni che presenterà il suo libro “Madame” (Polyorama Edizioni, 2012), la cui protagonista è Henriette Niépce, nipote di uno dei padri della fotografia e prima moglie del regista Gillo Pontecorvo.
L’esposizione è visitabile tutti i giorni con orario con orario 9.00-19.00, chiuso il mercoledì. Ingresso libero. Per informazioni: 346 9428813, spazioart_e@libero.it.
AIDAN - PoP ReloaD!
17/09/2016 - 16/10/2016
Carrara (MS) - Toscana
Inserito da Raffaella Caruso
Mazzacurati Fine Art (Ferrara, Corso Martiri della Libertà 75) apre la stagione espositiva 2016/2017 (e non a caso subito dopo la mostra dedicata a Warhol in maggio 2016) con Pop Reload! un progetto site specific a cura di Raffaella A. Caruso. Protagonista Aidan, artista multimediale ormai conosciuta e apprezzata anche all'estero (suo uno dei video proiettati nel 2013 al MoMA PS1 in Abstract Generation: Now in Print) per i lavori in realtà aumentata, leggibili dallo spettatore semplicemente con l'utilizzo di uno smartphone. Mai come oggi ci viene in aiuto l'attualità: avete presente Pokemon Go? Ecco più di tante parole ci aiutano Pikachu, Bulbasaur and company. Questa è la realtà aumentata: vedere qui e adesso, nel nostro ambiente quello che non c'è, ad esempio un Pigeot sul nostro letto. Solo che Aidan lavora le sue tele in realtà aumentata dal 2011, ben prima che la mania globale della Nintendo facesse parlare ragazzini, adulti e sociologi, e dai suoi quadri non "escono" mostriciattoli, peraltro dalla grafica involuta, ma piume d'angelo, la luce inafferrabile delle stelle, i colori dei sogni e pensieri...
In questa esposizione, fortemente voluta da Roberto Mazzacurati -direttore artistico dell'omonima galleria che si sta distinguendo per scelte molto particolari sia nello storico, sia nel contemporaneo- Aidan interpreta alcuni classici del pop storico statunitense con la cifra stilistica sua propria (sovrapposizioni, sbavature, sfocature che introducono al movimento) penetrandone l'animus, riconfigurandone i simboli, ascoltando le assonanze ma soprattutto sovvertendo i limiti cronologici di una narrazione che avviene tutta qui e adesso, mai uguale a se stessa perchè diverso è l'ambiente in cui l'opera è collocata, perché diversi sono gli occhi e le mani degli spettatori. Un progetto pop non solo per la fonte "grafica" d'ispirazione, ma perché usa quello che è oggi lo strumento popular per antonomasia, lo smatphone, il vero media del terzo millennio. D'altronde -come ricorda Raffaella A. Caruso nel testo in catalogo in cui sono ripercorse velocemente le motivazioni del pop- i primi esperimenti di connubi possibili tra arte e tecnologia furono proprio del pop statunitense, nelle collaborazioni di Rauschenberg e di Warhol con l'ingegnere Billy Kluver. "Il pop dunque, in virtù della trasversalità dei linguaggi, usò media e tecnologia, ma da allora ad oggi la differenza la fa saper utilizzare la tecnologia in proprio, piegandola alla sensibilità dell'arte". Ed è questa la forza di Aidan: lavorare senza interposta persona, trasferendo alle sue opere una doppia anima che si fa una, portando il sensazionalismo del pop verso le più dolenti riflessioni del post human. Scrive ancora Caruso in catalogo: "Credo molto nei progetti site specific perché penso che possano meglio accompagnare lo spettatore a comprendere la vera anima di un lavoro. Sfogliando dunque questo catalogo il lettore vedrà immagini simbolo del pop “storico” servite di ispirazione all’artista e l’opera contemporanea che a sua volta ha una second life in realtà aumentata. Tre livelli di analisi dunque per ragionare sulla forza dell’icona, su come essa si sia sedimentata nell’immaginario collettivo riuscendo a trasformarsi in altro, portando lo spettatore verso letture personalissime, più lievi o più profonde a seconda della propria fantasia, personalità, umore. L’interazione (lasciata dall’artista possibile anche direttamente da alcune pagine del catalogo) è facile e talmente immediata da regalare quell’oh di stupore che ahimè tante opere d’arte, imbrigliate nei meandri di falsi intellettualismi hanno perduto. Qui dunque scoprirete i colori, il movimento, la musica, il sogno, simboli che pensavate di avere dimenticato, speranze che credevate non vi appartenessero, ma soprattutto Bellezza". Una chicca ancora: la copertina del catalogo che i visitatori troveranno in galleria è ideata dall'artista e puntando su di essa il proprio smartphone...PoP Reload!
PoP Reload!
Tipo mostra: personale
Artista: Aidan
Curatore: Raffaella A. Caruso
Galleria: Roberto Mazzacurati Fine Art
Ferrara- Corso Martiri della Libertà 75
Tel +39 0532207395 mob +39 347 4820312
Info: robyarte59@gmail.com
Direttore: Roberto Mazzacurati
Periodo: 17 settembre-16 ottobre
Inaugurazione: 17 settembre ore 18
Orari: 16.30-19.30; Sabato e Domenica 10.00-12.30/ 16.30-19.30
Giovedì chiuso-Ingresso libero
Catalogo: in galleria, Ita/Eng, ricco apparato iconografico
Testi: Raffaella A. Caruso
In questa esposizione, fortemente voluta da Roberto Mazzacurati -direttore artistico dell'omonima galleria che si sta distinguendo per scelte molto particolari sia nello storico, sia nel contemporaneo- Aidan interpreta alcuni classici del pop storico statunitense con la cifra stilistica sua propria (sovrapposizioni, sbavature, sfocature che introducono al movimento) penetrandone l'animus, riconfigurandone i simboli, ascoltando le assonanze ma soprattutto sovvertendo i limiti cronologici di una narrazione che avviene tutta qui e adesso, mai uguale a se stessa perchè diverso è l'ambiente in cui l'opera è collocata, perché diversi sono gli occhi e le mani degli spettatori. Un progetto pop non solo per la fonte "grafica" d'ispirazione, ma perché usa quello che è oggi lo strumento popular per antonomasia, lo smatphone, il vero media del terzo millennio. D'altronde -come ricorda Raffaella A. Caruso nel testo in catalogo in cui sono ripercorse velocemente le motivazioni del pop- i primi esperimenti di connubi possibili tra arte e tecnologia furono proprio del pop statunitense, nelle collaborazioni di Rauschenberg e di Warhol con l'ingegnere Billy Kluver. "Il pop dunque, in virtù della trasversalità dei linguaggi, usò media e tecnologia, ma da allora ad oggi la differenza la fa saper utilizzare la tecnologia in proprio, piegandola alla sensibilità dell'arte". Ed è questa la forza di Aidan: lavorare senza interposta persona, trasferendo alle sue opere una doppia anima che si fa una, portando il sensazionalismo del pop verso le più dolenti riflessioni del post human. Scrive ancora Caruso in catalogo: "Credo molto nei progetti site specific perché penso che possano meglio accompagnare lo spettatore a comprendere la vera anima di un lavoro. Sfogliando dunque questo catalogo il lettore vedrà immagini simbolo del pop “storico” servite di ispirazione all’artista e l’opera contemporanea che a sua volta ha una second life in realtà aumentata. Tre livelli di analisi dunque per ragionare sulla forza dell’icona, su come essa si sia sedimentata nell’immaginario collettivo riuscendo a trasformarsi in altro, portando lo spettatore verso letture personalissime, più lievi o più profonde a seconda della propria fantasia, personalità, umore. L’interazione (lasciata dall’artista possibile anche direttamente da alcune pagine del catalogo) è facile e talmente immediata da regalare quell’oh di stupore che ahimè tante opere d’arte, imbrigliate nei meandri di falsi intellettualismi hanno perduto. Qui dunque scoprirete i colori, il movimento, la musica, il sogno, simboli che pensavate di avere dimenticato, speranze che credevate non vi appartenessero, ma soprattutto Bellezza". Una chicca ancora: la copertina del catalogo che i visitatori troveranno in galleria è ideata dall'artista e puntando su di essa il proprio smartphone...PoP Reload!
PoP Reload!
Tipo mostra: personale
Artista: Aidan
Curatore: Raffaella A. Caruso
Galleria: Roberto Mazzacurati Fine Art
Ferrara- Corso Martiri della Libertà 75
Tel +39 0532207395 mob +39 347 4820312
Info: robyarte59@gmail.com
Direttore: Roberto Mazzacurati
Periodo: 17 settembre-16 ottobre
Inaugurazione: 17 settembre ore 18
Orari: 16.30-19.30; Sabato e Domenica 10.00-12.30/ 16.30-19.30
Giovedì chiuso-Ingresso libero
Catalogo: in galleria, Ita/Eng, ricco apparato iconografico
Testi: Raffaella A. Caruso